2. Nella tana del lupo

115 18 80
                                    

autorità
/au·to·ri·tà/
sostantivo femminile
1.
Potere determinante che la volontà di una persona esercita (per forza propria, per consenso comune, per tradizione, ecc.) sulla volontà o sullo spirito di altre persone: l'a. paterna, l'a. del maestro sugli scolari; avere, godere, acquistare, perdere l'a; avere l'a. di fare, di ordinare, di impedire qualcosa.

IVORY

In completo silenzio cammino affianco all'inserviente lanciandogli ogni tanto delle occhiate, è così serio, composto e vestito come un maggiordomo. Che razza di ospedale è questo?

Porto il braccio sinistro dietro la schiena stringendolo con la mano destra in modo da sentire bene i tagli bruciare, ne ho bisogno, sento una strana sensazione che mi fa rabbrividire.

«Eccoci qua signorina»

Per poco non gli vado addosso quando si ferma così bruscamente di fronte ad una porta, dopo aver attraversato un piccolo salottino dove ero persa a guardare gli affreschi sui muri ma ora il mio sguardo è fisso sul legno bianco, il pomello dorato e la targhetta con su scritto "Dott. Leroy".

L'inserviente mi guarda impazientemente e sospiro pronta a girare il pomello ma, educatamente, mi scosta la mano con un sorriso un po' forzato e bussa alla porta.

Mi mordo il labbro inferiore, in effetti avrei dovuto bussare, pazienza.

«Avanti» pronuncia una voce forte, mascolina e allo stesso tempo davvero fredda come il ghiaccio.

Adesso giro il pomello e apro quella porta venendo accecata da tutto questo bianco, oh no neanche morta ci sto per tanto qua dentro.

«Grazie Fred, puoi andare ci penso io alla signorina» ed eccolo lì davanti a me, non guardo più la stanza, guardo lui e l'inserviente, o meglio Fred deve spingermi dentro prima di chiudere la porta, ma io non mi accorgo di nulla perché sono presa a scrutare l'uomo che dovrebbe analizzarmi.

Camice bianco, camicia nera al di sotto, mani da uomo che stringe fra di loro facendo risaltare le vene che le percorrono, barba perfettamente curata, dei capelli castani senza un singolo capello bianco e infine gli occhi, scuri e severi che non osano prendersi tanta confidenza come hanno appena fatto i miei.

Il famoso Re del St. Francisco.

«Ne ha per molto signorina Fernard? non ho tutto il giorno.»

Tanto bello quanto stronzo.
Insomma sono io la paziente mi prendo tutto il tempo che voglio.

«Onestamente preferisco stare in piedi» ribatto incrociando le braccia al petto e lui non sorride, come faccio io furba, si limita ad appoggiare la schiena sulla sedia e a guardarmi negli occhi come se volesse entrarci.

«Ivory Fernard, 19 anni, soffre di autolesionismo ed ha un gran bel caratterino. Sì le hanno fatto un ottimo curriculum.» Lascia dalla mia parte della scrivania un fascicolo che mi fa avvicinare per leggere sopra il mio nome, «Devono essere miei grandi fan» dico sedendomi ma non per sua richiesta.

«A me non interessa però Ivory, io voglio conoscerla per conto mio» perché mi da del "lei"? non si aspetterà mica lo stesso? Tiro su le gambe contro il mio petto notando subito quella piccola quanto veloce smorfia di disappunto sul suo volto che mi fa sorridere vittoriosa.

«Senti..», mi blocca in un secondo,«le sembro un suo parente signorina? un suo amico? non mi pare quindi la prego di darmi del lei» serio e rigido mi riprende come se fossi una bambina da sgridare e serro i denti prima di rispondere sarcastica «Speriamo di no perché in caso avrei appena conosciuto mio nonno», inaspettatamente gli strappo un sorrisino che mi fa gongolare all'interno e per poco dimentico dove mi trovo, molto poco poiché torna serio e cinico.

Cut MeWhere stories live. Discover now