Prologo

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"A tutte le ballerine che non possono più danzare per colpa del destino."

Londra, 14 giugno 2014

«Adeline ho messo le scarpe!»

Corro da mia sorella maggiore per mostrarle il nodo perfetto che ho fatto ai lacci delle mie vecchie nike di una taglia più grande.
Inizialmente la cosa mi scocciava, le bambine a scuola mi hanno sempre preso in giro ed ho iniziato a fare qualche capriccio fin quando la mamma non mi ha detto: "Li trovi tu i soldi Ivory?".
Ho smesso di chiedere, non mi piace far arrabbiare la mamma.

«Che brava la mia viaggiatrice» esclama mia sorella Adeline tirando fuori, dal grande giubbotto, i suoi capelli dorati come quelli della nonna Gemma.

Tende la sua mano verso di me e mi affretto ad afferrarla, «Stai sempre vicina a me okay? La mamma non deve sapere che siamo andate al Tower Bridge per una passeggiata», sorrido e annuisco facendo sbalzare ciocche dei miei capelli castani fuori dalla sciarpa.

Adeline mi accarezza la guancia e, prima di portarmi con se verso la porta di ingresso, controlla tutte le finestre nel tragitto poiché la mamma si arrabbierebbe molto se le ritrovasse aperte una volta rincasata.

L'aria londinese mi colpisce il volto facendo svolazzare i capelli che contornano il mio viso e arrossire il naso che cerco di nascondere nella grande sciarpa.

«Come mai volevi così tanto vedere il Tower Bridge sorellina?» Domanda Adeline, mi stringe forte la mano mentre camminiamo verso il ponte più famoso di Londra e faccio spallucce «Perché mi hai raccontato quella fiaba ieri sera, quella delle due sorelle che danzano sul Tower Bridge»

Adeline ridacchia e mi da un buffetto sul naso facendomelo arricciare
«Vuoi ballare sul Tower Bridge?»

Alzo gli occhi immergendoli nei suoi azzurri come il cielo, lei mi sorride ricordandomi che anche non dimostrandoli, lei ha 14 anni e io 10.
Ci hanno sempre detto che sembriamo più grandi della nostra età ma lei quando sorride mostra la sua giovinezza pura, senza maschere.

«Solo se tu balli con me» Rispondo indicando con il dito il Tower Bridge davanti a noi, stringo la sua mano ridendo e la tiro sulle strisce pedonali per raggiungerlo.. sentendo il suo grido troppo tardi.

St.Francisco, Londra, 14 giugno 2023

Il bianco mi circonda, mi fa venire il mal di testa, ho sempre odiato il bianco perché è così puro e.. perfetto.
Troppo perfetto.

Il lettino è sempre nella solita posizione, la carta strappata infondo mi fa capire che prima di me deve aver visitato una paziente là sopra mentre la scrivania sembra schiacciarmi contro la sedia, tutto qua dentro sembra schiacciarmi.

Stringo le gambe contro il petto come sono abituata a fare dalla prima volta che sono entrata qua, al tempo non pensavo che sarei rimasta a lungo ma avrei dovuto capirlo che ciò che pensavo alla fine non si sarebbe mai avverato.

«Ivory, cos'è successo dopo il grido di tua sorella?»

I miei occhi si fermano nei suoi, scuri come la pece, taglienti più dei coltelli facendomi male.. davvero male.

Tagliami, fammi fuggire da qui con i tuoi occhi.

Ricordo bene cosa successe dopo il grido di Adeline, ricordo la confusione, il caos, gli occhi addosso, il sangue..

Mia sorella non c'è più da 9 anni, mia sorella non potrà mai più ballare con me e per punirmi ho smesso di ballare da sola ma non ho mai smesso di viaggiare.

Mi scruta, mi guarda, mi capisce o mi analizza, so di essere il suo caso preferito perché sono quella che non lascia trasparire niente dagli occhi.

Prende la penna e scrive, appunta, cerca di capire ma non capisce.. alzo un angolo delle labbra e faccio scendere i piedi nudi sul pavimento freddo attirando la sua attenzione.

«Ho ballato, Javor»

Mi alzo dalla sedia infilando le mani nelle tasche della mia felpa e esco da quella stanza bianca che iniziava ad accecarmi, so che non mi seguirà, non lo fa mai anche se continuo sempre ad uscire prima della fine delle nostre sedute.

Apro la porta della mia stanza trovandola vuota, calma e silenziosa. Ciò di cui ho bisogno.

Mi siedo sulla piccola nicchia, sotto la finestra, che si affaccia sull'esterno e
appoggio la testa contro la plastica trasparente, un piccolo escamotage per non farcelo rompere e non per non farci scappare ma per non farci viaggiare.

Bussano alla porta, meccanicamente, come ogni sera, alzo lo sguardo e uno degli inservienti poggia il solito biglietto sul mio letto e in silenzio religioso, così com'è entrato, esce.

Vorrei far finta di niente, fregarmene ma sono sempre stata una persona curiosa così mi alzo e mi avvicino al mio letto, così privo di felicità, così bianco.

Afferro quel biglietto, leggo velocemente le parole riportate e scritte con quella calligrafia elegante che solo una persona può avere qua dentro ma ancora più velocemente lo accartoccio e lo getto nel cestino di fianco al mio letto..

"Torna a ballare piccola audace viaggiatrice.
-J.L"


SPAZIO AUTRICE

CI SIAMO.
Okay beh non so onestamente che dire, spero si capisca qualcosa ma allo stesso tempo spero di esser stata abbastanza misteriosa😉

Piccolo chiarimento, il prologo si apre con un evento passato e si conclude con un evento futuro che non è il presente poiché nel prossimo capitolo, ovvero il primo, inizierà la storia di Ivory nel presente.

Spero si sia capito, per qualsiasi cosa lasciatemi pure un commento qua oppure su Instagram (@defencelessdarcystories)
e ho aperto anche il mio profilo tik tok (@defenceless_darcy) vi invito a seguirli entrambi perché, sicuramente, ci sarà qualche spoiler in questi giorni per non lasciarvi senza niente!

Spero che il prologo vi sia piaciuto e che dire.. Siete pronti a viaggiare con Ivory e a trovare la direzione giusta?

Vi aspetto al primo capitolo!🤍

(lasciate una stellina se vi va, mi farebbe molto piacere)

Cut MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora