1. Il Re

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dolore
/do·ló·re/
sostantivo maschile
1.
Stato o motivo di sofferenza spirituale, spec. se provocata da una realtà ineluttabile che colpisce o condiziona duramente il corso della vita: tu vuoi ch'io rinnovelli Disperato dolor che 'l cor mi preme (Dante); avversità, sventura (per lo più al pl. ): la sua vita è stata un susseguirsi di dolori; anche, rammarico, dispiacere.

TW: autolesionismo

IVORY
presente

Un rumore assordante riempie le mie orecchie e tutta la stanza, più precisamente una mano stretta a pugno con le unghie laccate di rosso fuoco che "aggraziano" quelle lunghe dita affusolate da strega.

«Alza quel culo Ivory!»

Grugnisco tappandomi le orecchie con il cuscino ma so che ho al massimo due minuti prima che riprenda con la sua agonia.

Apro gli occhi e, come ogni mattina, la prima cosa che vedo sono le crepe sul soffitto della mia camera, mi giro di lato sentendo il letto cigolare facendomi stringere i denti tra di loro per il fastidio.

I miei occhi vengono attratti dall'unica nota di colore in questa stanza: la foto con mia sorella Adeline.

Il primo sorriso della giornata lo rivolgo a lei, lascio una carezza sul vetro impolverato e mi tiro su finalmente, sentendo le ossa scricchiolare e il mondo girare attorno a me.

Le grida al piano di sotto prendono vita e sbuffo andando verso la porta per percorrere il breve corridoio che mi porta al bagno, chiudo la porta ma non a chiave non mi è più permesso.

Sospiro appoggiata al legno e penso a quanto vorrei essere in cielo con la mia sorellona, quanto vorrei viaggiare ancora.

Alzo le maniche del pigiama puntando gli occhi su quelle strisce rosse causate la sera prima, il sangue secco le contorna e mi fa venire solo voglia di piantarci le unghie sopra e fuggire da questa vita.

Viaggiare lontano, viaggiare da te.

Vado al lavandino sciacquando via il mio gesto, premo coi polpastrelli la pelle arrossandola sempre di più finché non mi stanco e inizio a sciacquarmi il volto.

Mi guardo allo specchio con le goccioline che scendono sulle mie guance come se stessi piangendo, perché a me?.
Lavo i denti perché so che non farò colazione, butterei giù una lametta piuttosto che mangiare il cibo che prepara la strega.
Spazzolo i capelli aggrovigliati e penso a cosa farò oggi, probabilmente niente, ozierò sul letto o in soffitta dove nessuno sa cosa succede.

«Mi stai stufando esci da qua!»

Sento troppo tardi quelle parole brusche che la porta viene spalancata e uno dei tanti amanti di mia madre entra dentro facendomi nascondere il braccio dietro la schiena e indietreggiare velocemente.

«Non sei mio padre, ci metto quanto mi pare» Rispondo a tono pur sapendo che non mi conviene ma non mi importa, non mi è mai importato niente dopo la morte di mia sorella.

«Piccola disgraziata,», Un ondata di fumo mi finisce in faccia assieme alla sua risatina cattiva, «lo sai cosa ti disse tua madre riguardo quell'insulso modo per avere un minimo di attenzioni vero?»

Stringo forte il braccio mentre lui sorride con la sigaretta pendente dalle labbra, so cosa accadrà perché è già successo, mi afferra il braccio con forza e mi spinge fuori dal bagno facendomi sbattere contro il muro del corridoio, fa male, non abbastanza.

Cut MeWhere stories live. Discover now