Il miglior nemico di mio frat...

By DariaTelandro

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È passato più di un anno da quando Ashley e Nathan si sono conosciuti, evento che ha cambiato le loro vite sc... More

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By DariaTelandro

<vedrai che andrà tutto bene, sembri più nervosa tu di lui> dice Francesca mentre tira fuori dall'asciugatrice la sua biancheria.

<lo so ma non riesco a smettere di pensare a quale potrebbe essere la sua reazione vedendola, ho paura che alla fine si riveli essere stata una cattiva idea>rispondo allontanando la mano dalla bocca, dovrei togliermi il vizio di mangiarmi le unghie.
Francesca si alza da terra con il cestino in mano e mi guarda facendo un grande sospiro.

<lui ha deciso di volerla incontrare e sicuramente è consapevole di tutto ciò che questo comporterà, non è un bambino. È normale che tu sia preoccupata ma credo che l'ultima cosa di cui Nathan ha bisogno in questo momento è una fidanzata in preda ad una crisi> dice dandomi una leggera spinta per farla passare dalla porta e recarsi in camera di mio fratello, dove io ovviamente la seguo.

<lo so ed è per questo che adesso mi sto sfogando con te, così dopo potrò essergli di supporto senza fargli venire voglia di buttarmi giù dalla macchina> rispondo sbuffando e facendo ridacchiare Francesca.

<in effetti se in questo momento stessi guidando farei la stessa cosa> risponde prendendosi gioco di me e contemporaneamente sistema la sua biancheria nei cassetti.

<grazie del supporto, tu si che sei un'amica> le faccio il dito medio ed esco dalla stanza mentre la sento gridare e poi i suoi passi che mi inseguono.
Tra un po' Nathan dovrebbe passare a prendermi per cui devo iniziare a prepararmi.

<tralasciando gli scherzi, so che è un momento importante per Nathan e vuoi che sia un'esperienza positiva ma l'unica cosa che puoi davvero fare è essere lì per e con lui, il resto andrà come deve andare> dice sedendosi al bordo del letto e prendendomi le mani.

<cerca di rendergli il tutto il più semplice possibile>aggiunge attirandomi in abbraccio che ricambio subito, ne ho bisogno.
Annuisco tra le sue braccia sapendo che le sue parole sono vere anche se dentro di me continuo ad avere molta paura e un bruttissimo presentimento.
***
Mi chiudo la porta di casa alle spalle e corro verso la macchina di Nathan parcheggiata esattamente davanti il marciapiede.

<buongiorno amore>lo saluto entrando in macchina e dandogli un bacio.

<buongiorno angelo> mi saluta a sua volta ricambiando il bacio e guardando male la confezione di biscotti che ho tra le mani.

<è proprio necessario?> chiede alzando gli occhi al cielo.

<non credi che questi potrebbero aiutarci a evitare che tua madre chiami la polizia, dato che ci stiamo presentando davanti casa sua senza alcun preavviso, durante il periodo festivo, pretendendo di ricevere delle risposte sul perché cinque anni fa ti abbia abbandonato?> rispondo guardandolo con la faccia da "lo so che sai che ho ragione" .

<okay, non posso contraddirti> sospira scuotendo leggermente la testa e mettendo in moto la macchina.
Appoggio i biscotti ancora caldi, presi stamattina da una pasticceria in centro, sul cruscotto e mi allaccio la cintura.

<come ti senti?> domando mentre i miei occhi si posano sulla collana che solitamente porta intorno al collo e che in questo momento stringe forte nella mano che circonda il volante.

<non lo so, non ho ancora realizzato quello che sta per accadere, mi sembra ancora qualcosa di lontano> risponde appoggiando la mano libera sulla mia coscia, stringendola leggermente.
Potrei sicuramente dire tante belle parole nel tentativo di tranquillizzarlo ma so che sarebbero pressoché inutili, il suo modo di comunicare è quello fisico per cui prendo la sua mano nella mia, lasciandogli un bacio sul dorso.

<io sono qui per te, non sei solo> sono le uniche parole che escono dalla mia bocca e che ricevono per risposta un "è l'unica cosa di cui ho bisogno al momento".
L'intera durata del viaggio , due ore totali, passata in gran parte solo ad ascoltare la radio, è volata ed ora ci ritroviamo fermi davanti ad una villetta e con il cuore in gola.
Nathan ha lo sguardo fisso e immobile sul portone principale, le mani tremano e posso sentire il battito del suo cuore a orecchio nudo.
Chiudo gli occhi, prendo un grosso respiro, metto da parte qualsiasi siano le mie emozioni in questo momento e sono pronta ad essere il suo sostegno.

<amore prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, non avere fretta> sussurro accarezzandogli una spalla rendendomi conto che non sono solo le sue mani a tremare ma tutto il corpo.
Non posso neanche minimamente immaginare cosa stia provando in questo momento e quanto sia difficile per lui essere faccia a faccia con quello che, forse, è il suo più grande demone.

<non so se ce la faccio...> sussurra spostando il suo sguardo sul mio e tutta la paura che vedo nei suoi occhi mi investe completamente.
È terrorizzato e io mi sento impotente.
Gli prendo le mani e lo costringo a guardarmi in faccia.

<devi farlo solo se te la senti, possiamo anche tornare a casa e ritornare tra qualche giorno, oppure non venirci mai più. Tua madre e tua sorella sono lì come anche probabilmente tutte le risposte di cui hai bisogno, ciò che devi capire però è se è ciò che davvero vuoi e senti che potrà aiutarti> dico cercando di trasmettergli tutto l'amore e la forza possibile.
Nathan si distacca da me e, appoggiando la testa sullo schienale del sedile, si passa le mani sul volto pensando a cosa fare.

<tornare indietro non cambierà niente della mia vita ma rimanere, vederle, parlarle e sapere potrebbe portare un cambiamento enorme> dice girandosi nuovamente verso di me e mordendosi l'interno guancia nervosamente.

<e tu saresti pronto ad affrontare questo possibile cambiamento?> chiedo conoscendo, in realtà, già la risposta.

Non risponde.
Prende il medaglione che fino a questo momento aveva nella mano sinistra e lo apre, osservando per qualche istante la foto del padre e della sorella che sono sempre stati il suo porta fortuna e fonte di coraggio.
Sembra quasi che ci stia comunicando e guardandolo fatico a trattenere le lacrime. Vorrei tanto poterlo abbracciare, fargli capire che è in grado di superare anche questo e che suo padre sarebbe così fiero di lui, ma so che è una battaglia che deve combattere lui.
Chiude il medaglione, lo indossa e dopo aver preso un grosso respiro mi guarda.

<andiamo> dice con gli occhi lucidi e io annuisco dandogli un bacio di incoraggiamento.
Scendiamo dall'auto e mano nella mano ci avviciniamo al portone d'ingresso.
Nathan suona il campanello ed è in questo momento che si rende davvero conto che non può più scappare.

<andrà tutto bene>sussurro esattamente poco prima che la porta si apra, facendo apparire davanti ai nostri occhi una donna con un grembiule da cucina e i capelli scuri legati in uno chignon spettinato.
La osservo e per quanto Nathan sia identico al padre, gli occhi sono uguali a quelli di questa donna e non c'è alcun dubbio: è sua madre.

<Nathan?>chiede la donna lasciando cadere a terra la pezza che aveva tra le mani, rimanendo scioccata.
Nathan è pietrificato sul posto, non muove un dito; avrei paura che gli fosse venuto un'infarto se solo non mi stesse stritolando la mano.

<Mamma>risponde con un tono di voce duro e che sembra dimostrare totale distacco, ma i suoi occhi lasciano intendere tutt'altro.
La donna lo squadra per qualche istante ma prima che io possa anche solo dire una parola lei indietreggia e ci chiude la porta in faccia.

<ma...>sussurro incredula per ciò che è appena accaduto.
Ci ha davvero sbattuto la porta in faccia?
Mi giro verso il mio ragazzo e il cuore mi si spezza letteralmente in due nel vedere la delusione nei suoi occhi.
Ha compiuto un lavoro con se stesso immenso per poter essere qui davanti, ha messo da parte tutte le paura che lo attanagliavano per riuscire anche solo a guardarla in faccia e lei che fa? Scappa un'altra volta.

<non ci posso credere, ora vede>dico pronta a suonare anche quaranta volte il campanello pur di farla uscire e far si che possa parlare con suo figlio, quando la porta si apre di nuovo.
La donna, stavolta senza grembiule, con i capelli sciolti e gli occhi pieni di lacrime, sorride verso il figlio e inaspettatamente lo abbraccia.
Nathan rimane sbalordito e, per quanto mi renda conto che sia una scena delicata, non riesco a trattenere una risatina: lei è immersa nell'abbraccio mentre lui non ha la più pallida idea se ricambiare e sentire quell'affetto materno che gli è mancato e ha desiderato per anni, oppure seguire la sua rabbia nei suoi confronti e quindi rimanere immobile o addirittura respingerla.
Sceglie la seconda ma non la allontana, aspetta che sia lei a lasciarlo andare, il che accade piuttosto presto.

<scusami ma ho avuto bisogno di farlo. Prego, entrate> dice asciugandosi le guance dalle lacrime e facendoci spazio per entrare.
Mentre ci fa strada verso il salotto non posso fare a meno di vedere una piccola cornice con una foto in cui è presente anche Nathan. Com'è possibile che in questi anni lo abbia pensato ma non si sia mai data da fare per cercarlo?

<sedetevi pure dove preferite> ci indica il divano e due poltrone intorno ad un tavolino di vetro.
Nathan si muove come se fosse un automa, osservando tutta la casa alla ricerca di non so cosa.

<questi li abbiamo portati per voi>dico passandole la confezione dei biscotti che prende con un gran sorriso.

<che cari, grazie> sussurra mentre li appoggia al centro del tavolino, aprendoli e invitandoci a mangiarli.
Si allontana un attimo per poi tornare con tre bicchieri, dell'acqua e un succo.

<che maleducata, tutta questa emozione mi ha scombussolata e non mi sono presentata, anche se dato che sei qui insieme a lui lo sai già. Sono Adele ed è un piacere avervi entrambi qui> dice porgendomi la mano.

<il piacere è mio, io sono Ashley>rispondo ricambiando la stretta.

<è la mia ragazza> aggiunge Nathan che fino a questo momento non ha proferito parola.
Adele mi guarda teneramente e mi fa un sorriso a trentadue denti che mi ricorda subito quello di Nathan.

<sei davvero splendida Ashley>mi dice e io, un po' in imbarazzo, la ringrazio arrossendo.

La donna poi si gira verso Nathan e lo guarda incredula, quasi innamorata.

<ti ho lasciato che eri appena adolescente e ora sei un uomo bellissimo, sei la fotocopia di tuo padre> dice attirando l'attenzione del ragazzo che posa il suo sguardo duro sulla madre.

<lo so> risponde semplicemente incrociando le mani e appoggiandosi sulle ginocchia.
Adele si rende conto che sarà difficile trapassare il muro che ovviamente Nathan ha eretto e decide di lasciar perdere le moine.

<Jasmine è fuori con il mio compagno al momento ma per l'ora di pranzo dovrebbero essere qui, per cui se volete potete rimanere così puoi vederla>dice facendo finta di togliere delle briciole dal pantalone.
Non do il tempo a Nathan di rispondere o di guardarmi per decidere insieme, che decido io per entrambi.

<certo, ci farebbe piacere> rispondo ricevendo un pizzicotto sul fianco dal mio ragazzo.
So quanto ci tiene a vedere sua sorella e probabilmente è l'unico motivo per cui non è ancora scappato, non posso di certo fargli perdere quest'occasione.

<perfetto, aggiungerò due piatti in più in tavola> dice sorridendomi.

<perché l'hai fatto?> chiede Nathan rompendo, finalmente, queste chiacchiere di circostanza e arrivando dritto al punto del motivo per cui siamo qui.
Adele sospira e si sistema nervosamente sul divano.

<fin da quando ti ho visto sulla porta ho capito subito il motivo per cui fossi qui anche se speravo che il momento non sarebbe mai arrivato>dice bevendo un goccio d'acqua.

<eppure è arrivato> ribatte Nathan con un tono piuttosto tagliente ed è in questo momento che mi rendo conto che potrebbe essere questione di secondi prima che scoppi totalmente; per evitare che ciò accada mi avvicino a lui, così da essere praticamente incollati, appoggio la testa sulla sua spalle e prendo la sua mano nella mia. Di certo non basterà questo per far si che non esploda ma almeno ho il tempo di farlo sbollire un po'.

<so che è difficile, ma lo è anche per lei>gli sussurro per fargli capire di allentare un po' la presa.

<Tranquilla, capisco perfettamente la sua rabbia e ha tutti i diritti per esserlo> dice avendomi sentito.

<ho passato tutti questi anni a pensare ad una risposta che avrei potuto dare a tutte le domande che mi avresti potuto fare se mai ci fossimo incontrati e ora non ho la più pallida idea da dove iniziare. Parlarne non mi è facile ma meriti delle risposte e io sono qui davanti a te per dartele> dice e non posso notare il grande nervosismo che sta cercando di nascondere.
Nathan mi stringe forte la mano, è arrivato il momento tanto atteso.

<ci sono certe cose che finché siete piccoli non vi vengono dette. Prima di quella crociera tuo padre aveva fatto un'investimento molto importante, per cui aveva impiegato tutti i nostri risparmi dato che sarebbe stato un successo assicurato; purtroppo si è rivelata essere una truffa con la conseguente perdita di tutto il denaro investito.
Avevamo iniziato a vendere delle cose valore per poter recuperare qualcosa, così da almeno poter portare il pane in tavola. Avevamo anche deciso di vendere i biglietti per la crociera se non fosse stato che, su quella stessa nave, ci sarebbe stato un CEO che ci avrebbe potuto aiutare a riavere ciò che avevamo perso> inizia a raccontare e ad ogni parola Nathan corruga la fronte, rendendosi conto che tante cose che credeva essere in un modo lo erano in tutt'altro.

Adele prende una piccola pausa, durante il quale il silenzio sembrava assordante, per poi ritornare a parlare.

<purtroppo la tragedia avvenuta non ci ha dato ovviamente modo di riprenderci quello che avevamo perduto, anzi ci ha portato via qualcosa di ancora più prezioso.
Quando sono stata salvata la prima cosa che ho chiesto è stata se Jasmine e tuo padre fossero vivi e la risposta sappiamo entrambi quale sia stata.
Tua sorella era in ospedale a causa di un danneggiamento ai polmoni mentre io sono stata rilasciata poco dopo il ritrovamento.
A quel punto mi sono ritrovata completamente persa, avevo perso un marito, ero una madre di due bambini, senza neanche un centesimo in tasca e ho fatto l'errore più grande che potessi fare: sommersa dalla rabbia, dalla paura e dal dolore mi sono confidata con una poliziotta che subito ha chiamato gli assistenti sociali e che vi hanno portato via da me. Non so sto a spiegare i procedimenti, tutte le carte che ho dovuto firmare o quanti incontri con giudici io abbia fatto per farvi restare con me ma è stato tutto inutile>  continua e piano piano la sua voce diventa sempre più tremante e piena di dolore.

L'atmosfera che si viene a creare è carica di emozioni così forti che faccio fatica a respirare.

<da quel che so però Jasmine è rimasta con te mentre io sono stato buttato in una casa famiglia> controbatte non capendo come tutto quello che gli stia raccontando spieghi il perché lui sia stato abbandonato.

<anche Jasmine è stata in una casa famiglia anche se diversa dalla tua. Ho passato un anno a lavorare, a raccogliere e a recuperare il più possibile per poter dimostrare agli assistenti sociali che ero idonea a riavere i miei figli e a mantenerli e c'ero quasi riuscita: per le mie possibilità potevo portare a casa con me solo uno di voi due> risponde asciugandosi velocemente una lacrime con un tovagliolino.
Nathan allenta la presa sulla mia mano.

<mi hanno messo davanti la scelta di decidere tra i miei due figli, è stato un colpo al cuore. Ho cercato tutti i modi possibili e immaginabili per riprendervi entrambi ma non ne avevo le possibilità. Ho pensato di lasciarvi entrambi lì dove eravate, ma il desiderio di riavervi con me era troppo forte per cui sono arrivata alla decisione che avrei accettato di portare a casa solo uno di voi. Non pensare che la scelta sia stata facile, assolutamente no, senza dubbio la più difficile che io abbia mai dovuto prendere. Il ragionamento che ero arrivata a fare probabilmente non ha alcun senso ma in quel momento era l'unico modo che avevo per convincermi che ciò che stavo facendo era giusto: tu eri ormai un ometto, sapevi benissimo badare a te stesso anche senza che ci fossero mamma e papà a farlo, mentre Jasmine era piccola, non era mai stata lontana da noi e stava iniziando ad ammalarsi seriamente nella casa famiglia in cui era stata mandata quindi ho portato lei a casa con me. Ho avuto incubi per anni pensando a te, alla mancanza che provavo e al dolore che non riesco neanche a descriverti> continua il racconto con gli occhi pieni di lacrime ma è inutile dire che non è l'unica e non parlo solo di me.
Gli occhi di Nathan sono rossi e colmi di lacrime che gli rigano il volto, mentre tenta di nascondere dei piccoli singhiozzi mordendosi le unghie e battendo nervosamente il piede per terra, prima di nascondere il volto abbassando la testa.

<anche averti adesso qui davanti per me non è semplice perché mi ricorda quanto sia stata una pessima madre e quanto dolore sicuramente ti ho causato> dice cercando lo sguardo del figlio ma Nathan continua a tenere la testa bassa e guardare il pavimento.

<però ho cercato di toglierti da quel posto contattando, per miracolo, il fratello di tuo padre. Sai che non c'erano buonissimi rapporti tra di noi ma non potevo starmene con le mani in mano per cui ho pregato che ti prendesse con se e da quello che so l'ha fatto, ma da lì in poi non so più niente>  giunge al termine del suo racconto aspettando una qualche reazione da parte del figlio che finalmente alza la testa la guarda.
In questo momento davanti ai miei occhi c'è il Nathan adolescente, ancora chiuso in quel luogo infernale e che ha odiato sua madre per non averlo amato abbastanza.
Il Nathan che ha passato notti intere insonni perché ogni volta che chiudeva occhio gli incubi gli vietavano di dormire.
Il Nathan che si è sentito solo nel periodo in cui aveva più bisogno dell'abbraccio di sua madre.
Il Nathan che ha avuto paura di venire qui perché conoscere la verità l'avrebbe fatto soffrire di nuovo e forse ancora di più.
Un Nathan fragile e i cui pezzi probabilmente non potranno mai essere incollati di nuovo insieme.

<perché non mi hai cercato? Perché non sei venuta a dirmi la verità? Non sarebbe stato più facile? Almeno non avrei creduto che a mia madre non fosse fregato un cazzo di suo figlio e che avesse preferito che subisse abusi che nessun ragazzino dovrebbe mai provare in vita sua> le risponde urlando con tanta di quella rabbia che io stessa sussulto e mi allontano.

<perché mi sentivo in colpa, non sarei mai riuscita a guardarti negli occhi e dirti che sapevo in che posto di merda tu fossi e che non potevo fare nulla per portarvi via da lì. Sei stato il mio pensiero fisso di ogni attimo delle mie giornate e ho pensato così tante volte di cercarti anche solo per vedere quanto fossi cresciuto, ma non avevo il coraggio. Ho sentito di averti abbandonato e vederti e soprattutto sentirtelo dire mi avrebbe distrutta più di quanto non lo fossi già> ribatte Adele mettendosi in piedi e con la stessa quantità ira.

I due si guardando per qualche istante nel più totale silenzio e io mi sento quasi di troppo.
Nathan improvvisamente si allontana un po' passandosi nervosamente le mani tra i capelli e sul viso, asciugandosi le lacrime.

<devo andare in bagno>dice guardandosi intorno alla ricerca di una, improbabile, segnaletica.

<e al piano di sopra, la prima porta a destra alla fine del corridoio> risponde Adele buttandosi di peso sulla poltrona di fronte a me mentre Nathan scappa su per le scale dopo avermi fatto segno di rimanere qui.

Il silenzio torna, di nuovo, a circondarci ma questa volta sembra essere quasi una benedizione.
Adele si asciuga le lacrime facendo dei grandi respiri mentre cerca di evitare il mio sguardo.

<penserai che sono una pessima madre>dice.

<ammetto di averlo pensato un paio di volte prima di sentire la storia per intero ma non ho alcun diritto di giudicarla e non ho intenzione di farlo. Al posto suo non so cosa avrei fatto> le rispondo cercando di non farla sentire peggio di quanto già non si senta.

<tesoro avresti fatto quello che avrei dovuto fare io, non c'è bisogno che menti per non ferirmi> mi risponde ridacchiando mentre si asciuga le ultime lacrime.

<probabilmente si ma sono un po' di parte> dico sorridendo.
È facile parlare quando si è razionali e si guardano le situazioni dall'esterno, ma quando ci sei dentro è tutto più difficile.

<non voglio essere indiscreta ma ora che ho avuto modo rivedere Nathan e conoscere anche te, voglio sapere tutto quello che mi sono persa.
Ho visto come ti stringeva forte la mano prima o come cercava il tuo contatto, dovete essere molto legati. Come vi siete conosciuti? Da quanto state insieme?>chiede cambiando argomento e io non posso che darle ragione, rispondendo volentieri alle sue domande.

Pov's Nathan

Salgo le scale e una volta raggiunto il bagno mi ci chiudo dentro. Ho bisogno di respirare e riprendere il controllo.
Il mio cervello fa ancora fatica ad elaborare tutte le informazioni ricevute e potrei letteralmente spaccare qualsiasi cosa mi ritrovi davanti da un momento all'altro.
Ho passato cinque anni a credere che mia madre mi odiasse e che si fosse liberata di me volontariamente quando in realtà mi ha abbandonato avendo però i sensi di colpa.
Sinceramente? Non saprei quale sia peggio.
Apro l'acqua del lavandino e mi sciacquo la faccia cercando di tornare con i piedi per terra e sbollire la rabbia che aveva preso il sopravvento.

<ho bisogno che torni nella mia vita o mi basta conoscere la verità?>mi chiedo osservando il mio riflesso nello specchio.
Potrei tornare ad avere una madre e tutto quello che ho perso in questi cinque anni.
Tutti gli abbracci che avrei voluto avere, il conforto per la perdita dell'uomo più importante della mia vita, i "ti voglio bene" che avrei voluto sentirmi dire quando a nessuno importava nulla di me e una famiglia su cui poter contare.
Ma riuscirei mai a guardarla in faccia senza ripensare a tutta la merda che ho patito? Sarei in grado di non rinfacciarglielo? Riuscirei ad abbracciarla senza provare repulsione? Ho la forza di perdonarla e lasciarmi il passato alle spalle?
Non lo so.

Mi asciugo il viso con della carta igienica che butto nel cestino vicino al lavandino e mi preparo mentalmente a tornare da Ashley.
Esco dal bagno ed esattamente davanti a me, sul muro opposto alla porta, è appesa una foto in cui sono presenti mia sorella, mia madre e quello che deve essere il suo compagno.
La data è quella di quattro anni fa e sembra che questo compagno sia un marito, data la foto in chiesa e in abito da sposa.
Rimango a fissare la foto per qualche istante e in particolare la figura dell'uomo che mi sembra per qualche motivo famigliare.
Non so se sia dovuto alle lacrime, a tutte le emozioni provate o al mio essere disorientato ma finalmente il mio cervello si accende e capisco perché quell'uomo mi sembra così famigliare.

<porca puttana> sussurro incredulo.
Com'è possibile che sia così sfigato? Sono mesi che faccio il possibile per sfuggirgli e ora lo ritrovo sposato con mia madre?
Devo portare Ash via di qui immediatamente, prima che lui torni a casa con Jasmine.
Dovrei avvisare Adele di chi ha sposato? Jasmine è al sicuro?
Sono sposati da quattro anni e sembrano piuttosto felici.
Che lui sappia di me? No è impossibile, i nostri problemi sono nati due anni fa, prima di allora non ci siamo mai visti e soprattutto non conosce niente della mia vita o del mio passato, per cui per Jasmine e mia madre non c'è alcun pericolo anche se farò in modo di avere sempre un occhio anche su di loro.

Scendo di corsa le scale, tirando fuori dalle tasche le chiavi della macchina e tornando in salotto.

<Mi dispiace ma io e Ash dobbiamo andare> dico interrompendo qualsiasi cosa si stessero dicendo.
Non possiamo permetterci di rimanere qui neanche un secondo di più, diventerebbe pericoloso e non voglio più che Ashley entri in contatto con il mio, ormai ex, mondo neanche una volta.
Fernando questa volta non scherza, vuole solo vendetta e farà il possibile per farmi soffrire e questo vuol dire solo una cosa: Ashley.

Pov's Ashley

<sono contenta che al fianco di mio figlio ci sia una donna meravigliosa come te e sono anche felice che sia un amore così forte tra di voi, è raro> mi dice addentando un biscotto dopo che le ho raccontato a grandi linee come da un anno a questa parte le vite, mia e di Nathan, si siano incontrate.

<grazie per essergli rimasta vicina, per averlo capito e anche per essere stata oggi qui con lui> aggiunge e io non posso fare altro che ringraziare lei per le belle parole che mi ha rivolto.
È una donna dolcissima e di una gentilezza straordinaria.

<so che prima che ci rivedremo passerà molto tempo dato che sicuramente Nathan avrà bisogno di un po' di tempo per metabolizzare il tutto, però se mai avrà bisogno di contattarmi perché vuole invitarlo qui o magari Jasmine avrà bisogno di lui, sotto al vassoio c'è il mio numero. Darvi il suo mi sembrava azzardato e soprattutto poco prudente ma io farò volentieri da tramite> le dico alzando il vassoietto d'oro e indicandole il bigliettino che si trova sotto di esso.

<grazie mille cara, spero che prima o poi non ci sarà bisogno di questi escamotage per tenersi in contatto in qualche modo e che potremmo diventare una famiglia> risponde prendendo il bigliettino e piegandolo a metà.

<sicuramente con tanta pazienza accadrà> dico facendole un sorriso incoraggiante.

<ah, mi stavi raccontando della vostra prim...> sta per tornare ai racconti quando Nathan scende velocemente dalle scale.

<Mi dispiace ma io e Ash dobbiamo andare> dice in tono serio, tanto da farmi preoccupare.
Lo guardo corrucciata e lo stesso fa Adele.

<è successo qualcosa di grave?> chiedo non capendo.
Nathan mi si avvicina e mi sussurra all'orecchio che al momento non può dirmelo ma che dobbiamo assolutamente lasciare questa casa.

<dovete proprio andarvene? Non potete rimanere neanche per il pranzo?>chiede Adele alzandosi ed è impossibile non accorgersi della delusione che traspare dalle sue parole.

<no, dobbiamo andare> risponde semplicemente Nathan pronto praticamente già ad uscire dalla porta.
Ma cosa gli prende?

<va bene allora vi accompagno alla porta> dice Adele facendoci segno di seguirla e rassegnandosi a non poter passare più tempo con il figlio.

Appena ci troviamo davanti al portone l'imbarazzo torna ad essere padrona.

<non so come salutarti però ci tengo a dirti che nonostante le lacrime e l'evidente odio che provi nei miei confronti, oggi è stato uno dei giorni più belli della mia vita e spero che un giorno tu possa perdonarmi> dice rivolgendosi a Nathan e porgendoli un orsetto che si trovava sul comò accanto alla porta.
L'ho già visto questo pupazzo...è quello che aveva tra le braccia nella foto che ho visto quando ho cenato da lui la prima volta!

<è qualcosa che ho tenuto con me per ricordarmi di te ma forse a te sarà più utile> dice facendogli un sorriso tenero.
Nathan annuisce e stringe il pupazzo sotto il braccio in segno di gratitudine, ma non aggiunge altro.

Adele ci apre la porta e ci fa uscire.
<ciao> ci saluta mentre percorriamo velocemente il vialetto e saliamo in macchina.

<ora puoi spiegarmi cos'è successo di così grave da dovercene andare in questo modo? Stai bene?>domando allacciandomi la cintura mentre lui mette in moto e parte.

<no, non sto bene ma non ha niente a che fare con mia madre> risponde concentrato sulla strada ma mi rendo conto che la sua testa è da tutt'altra parte.

<e hai intenzione di parlarmene o mi terrai semplicemente all'oscuro?> chiedo volendo chiaramente che mi renda partecipe di cosa lo stia preoccupando.

Picchietta con le dita sul volante e sposta un paio di volte lo sguardo dalla strada a me, da me alla strada per poi sbuffare.

<quando sono uscito dal bagno ho visto, nelle foto appese, chi è il marito di mia madre> dice mentre la presa intorno sl volante si fa sempre più forte.

<e chi è?> domando non riuscendo a capire chi possa essere così problematico.

<è Fernando> risponde e ora capisco perfettamente la sua preoccupazione.

<bene> è l'unica cosa che riesco pronunciare in questo momento.

Ovviamente non poteva andare tutto bene per più di due settimane.

The end
*DISCLAIMER*
Probabilmente non è necessario che lo scriva ma per evitare malintesi o successivi commenti poco carini ci tengo a precisarlo: quello che andrete a leggere non è basato su nessuna fonte giuridica o norma, è stato semplicemente inventato per far andare avanti la storia.
Come un po' tutta la storia, non c'è nulla di reale o coerente con il modo in cui effettivamente gira il mondo vero in quello che scrivo.
Ovviamente se voi avete delle conoscenze in più rispetto alle mie, che sono pressoché nulle, vi prego di correggermi e di darmi quindi la possibilità anche di correggere.

Hello!!!
Bentornate in un nuovo capitolo, che spero tanto vi sia piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, cosa vi aspettate che accada in futuro o cosa vorreste che succedesse.
Ovviamente ricordo, per chi volesse, ho creato un gruppo whatsapp in cui potersi conoscere, scambiare opinioni su questa storia o altre. È anche un modo per conoscervi meglio e avvisarvi quando aggiorno.
Ci tengo a precisare che si tratta ormai di un gruppo morto, sopratutto per colpa mia, ma se comunque vi piacerebbe farne parte siete ben accetti.
Nel caso in cui desideraste farne parte basta scrivermi un messaggio con il vostro numero in privato, in bacheca, su Instagram (trovate il mio nickname nella descrizione) oppure qui nei commenti (dopo avervi aggiunto, ovviamente, cancellerò il messaggio o se non lo faccio, cancellatelo voi).
Il titolo di questo sequel con grande probabilità sarà temporaneo, per cui se vi viene in mente qualcosa fatemelo sapere, mi farebbe molto piacere ricevere qualche vostra idea.
Ovviamente vi ringrazio se avete deciso di essere qui , di continuare a leggere ciò che scrivo nonostante i tempi che ci metto per farlo sono infiniti e soprattutto per sostenermi con tanto affetto.
Ci tengo anche a farvi gli auguri di natale anche se in ritardo, con la speranza che, nonostante sia stato un anno un po' particolare, lo abbiate comunque passato con serenità, in sicurezza e con tanto tanto amore.
GRAZIE, GRAZIE E GRAZIE.
Vi saluto,vi mando tanti baci e noi ci vediamo al prossimo capitolo...




Bye.

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