Just Saying || Muke (WAYF seq...

De lhemmonade

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Non potevo permettere che il ricordo mi buttasse ancora giù. Perché adesso la mia vita era perfetta, e Luke n... Mais

2 - Miserable
3 - Memories
4 - Trying to come clean
5 - Am I really over it?
6 - Ashton's graduation
7 - Luke vs. Jamie
8 - Fading
9 - Birthday
10 - Still do
11 - Maybe I was wrong
12 - Back to the start
13 - Mark
14 - Someone like you
15 - Truth
16 - Broken Pieces
17 - Confessions
18 - Proposal planning
19 - Saved
20 - Finally free
21 - Innocent
22 - Proposal
23 - To the moon and back
24 - Wedding

1 - Eight years

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De lhemmonade

Six months since I went away

And I know, everything has changed


Michael's pov


«Dopo l'uscita del suo album disco di platino e un World Tour sold out, la rockstar Michael Clifford ha deciso di prendersi un meritato periodo di pausa e si vocifera che-»

Alzai lo sguardo dal mio cellulare, fissando male Jamie. «Perché hai spento la radio?».

Il biondo fece spallucce. «Non sopporto quando parlano di te. Non ho bisogno che i media mi ricordino che il mio ragazzo è una star di fama mondiale».

Ridacchiai. «I contro dell'essere famosi, tesoro».

Ok, vi starete chiedendo come ho fatto a diventare famoso e chi è questo Jamie. Le risposte sono semplici: sono diventato famoso per caso e Jamie è il mio ragazzo. Come ci siamo arrivati, a questo, è una storia un po' più lunga.

È iniziato tutto, paradossalmente, la sera del ballo della scuola. Tornato in palestra dopo essere stato fuori a finire il mio pacchetto di sigarette - e dopo un'opera di convincimento non indifferente da parte di Lowe ed Ashton - mi ero seduto di nuovo accanto ad Alex. Non riuscivo a non notare il suo ghigno compiaciuto, quindi gli chiesi cosa avesse combinato di tanto divertente.

"Niente", mi aveva risposto, "ho solo postato un video di te che canti Wrapped Around Your Finger su YouTube".

Alex se l'è cavata con un pugno sull'occhio destro, solo perché Ashton mi aveva fermato. Ma comunque, considerato come sono andate le cose, gli ho chiesto scusa per quel pugno almeno una settantina di volte.

Inizialmente, ero furioso. Avevo detto che quella canzone sarebbe dovuta essere un segreto, non che sarebbe dovuta stare su YouTube alla mercé di chiunque! Poi, pensandoci meglio, mi tranquillizzai, perché chi cavolo l'avrebbe cercata?

Ovviamente mi sbagliavo.

Due settimane dopo il ballo, mentre nuotavo beato nella piscina di Ashton, mi squillò il telefono. Numero sconosciuto. Ovviamente risposi, scoprendo che Alex aveva dato il mio numero a un produttore di Sydney che aveva visto la mia canzone su YouTube e se n'era innamorato, così come della mia voce, e voleva propormi un contratto. La prima reazione fu quella di chiedere se fosse uno scherzo. E beh, non era uno scherzo. Mi stavano davvero proponendo un contratto. Dopo averne parlato con Ashton, i miei, Alex, Chase e Lowe, decisi che valeva la pena tentare. Così, dopo aver compiuto diciotto anni, sono partito per Los Angeles. E non sono tornato più. Almeno fino ad oggi.

Dal giorno in cui partii sono passati otto anni, io ho pubblicato quattro album che sono stati tutti un successo planetario, fatto quattro tour mondiali sold out e ho trovato la mia felicità: Jamie.

Ci siamo conosciuti a Los Angeles, sul set di un mio video musicale. Anche lui è di Sydney e abbiamo la stessa età, eppure non l'avevo mai visto prima perché viveva dall'altra parte della città e, quando aveva dodici anni, si era trasferito a Los Angeles. Ci è voluto un sacco per avere quello che abbiamo adesso; io ero ancora confuso e disorientato dopo quella faccenda lì e lui, semplicemente, aveva paura di me. Perché incuto timore alla gente, non l'ho ancora capito. Ashton dice sempre che è perché sono scontroso, pallido come un cadavere e sembro un emo vestito sempre tutto di nero. Beh, saranno fatti miei come voglio vestirmi.

Arrivammo davanti alla mia vecchia casa; dopo che Jamie ebbe parcheggiato corsi fuori dall'auto tra le braccia di mia madre, che mi aspettava in veranda. Non la vedevo dalla mia ultima tappa a Sydney, e mi mancava da morire. Anche mio padre mi mancava, ma potevo dire di essere più legato alla mamma.

«La mia piccola rockstar», mormorò, scompigliandomi i capelli, «Diventerai calvo se continui a tingere i capelli».

Ridacchiai, stringendola nella mia stretta più che potevo. «Me lo dici tutte le volte che passo a trovarti, eppure i miei capelli sono sempre più scuri e sempre di meno».

«Questo perché non fai mai quello che ti dico», sbraitò, staccandosi da me per abbracciare Jamie, «Sono felice che sia venuto anche tu, Jamie».

I miei sono piuttosto tolleranti con il mio orientamento sessuale, essendo la famiglia di mente aperta che sono. Per me è stato un sollievo, fui felice di sapere che mi appoggiavano e che mi volevano ancora bene, nonostante non avrei più vissuto con loro. Beh, è questo che dovrebbero fare i genitori, dopotutto. Non è la stessa cosa che è successa, purtroppo, a Lowe, i cui genitori l'hanno sbattuto fuori casa a calci dopo che lui fece outing. Adesso vive da Chase, ha un lavoro che gli piace ed è felice, ma a volte gli manca parlare con suo padre. Sua madre è stata più indulgente, dopo due anni ha ricominciato a parlargli e ogni tanto si vedono anche, ma suo padre... quella è una lunga storia.

A proposito di padri, in quel momento il mio mi stava stritolando in un abbraccio. Ogni tanto dice che gli manco, specialmente quando guarda le partite di calcio e mia madre non ci capisce niente. Come se io ci capissi qualcosa, certo, ma comunque ne capisco più della mamma.

Ad ogni modo, dopo che papà ebbe abbracciato me e dato una stretta di mano piuttosto vigorosa a Jamie, entrammo in casa. Mamma aveva apparecchiato in sala da pranzo, cosa che faceva solo nelle grandi occasioni.

«Wow, hai apparecchiato in sala solo per me, mi sento importante», ridacchiai prendendo posto; Jamie mi fissò reclutante prima di sedersi accanto a me. Gli accarezzai un ginocchio tentando di calmarlo; sapevo quanto era nervoso ad incontrare i miei. Questa era la prima volta che lo portavo a casa- beh, non ho avuto modo in tre anni.

Mamma rise e si sedette di fronte a me, mio padre a capo tavola. «Il mio unico figlio torna a casa dopo otto anni di assenza in cui ha seguito i suoi sogni», disse, guardandomi con occhi che luccicavano, «Direi che questa è un'occasione importante».

Sorrisi a trentadue denti. «Beh, grazie mamma».

Il pranzo andò meglio di quanto avessi previsto, non fu tanto imbarazzante nonostante i miei ci fecero delle domande un po'... Private. Non ebbi problemi a rispondere, ad ogni modo, e Jamie sembrò trovarsi subito a suo agio con mia madre e mio padre; i due sembravano approvare il mio ragazzo, anzi, potrei dire che sembravano innamorati di lui. Come lo era chiunque, d'altronde: un ragazzo come Jamie è impossibile non amarlo. A volte mi chiedo ancora come abbia fatto a scegliere me, tra tutte le persone che poteva avere. Sono stato fortunato, credo. È un po' di tempo che la ruota gira a mio favore dopotutto...

«Secondo te sono piaciuto ai tuoi?», mi chiese Jamie, un po' nervoso, qualche ora dopo nel silenzio di camera mia.

Feci spallucce. «A me è sembrato di sì. A chi non piaceresti, insomma», sorrisi sornione, stampando un bacio sulle sue labbra. Dopo quel bacio ce ne fu un altro, un altro ed un altro ancora, tanto che per dieci minuti l'unico rumore presente nella stanza fu quello delle nostre labbra che si univano.

«Stavo pensando... È un bene che i tuoi genitori vanno a lavoro di pomeriggio, mh mh», disse vago Jamie, facendo scorrere la mano sul mio petto.

Sorrisi malizioso, ribaltando le nostre posizioni cosicché io potessi stare sopra di lui. «Già, davvero utile», concordai, incollando le mie labbra alle sue febbrilmente. Qualche minuto dopo i nostri vestiti erano sul pavimento e i nostri gemiti e i respiri pesanti riempivano la stanza.


***


«Bah, sapevo che vi avrei trovato così».

Spalancai gli occhi di scatto; essi vagarono nella stanza cercando di mettere a fuoco quando trovai la figura longilinea del mio migliore amico appoggiata allo stipite della porta.

«Ash!», esclamai sottovoce, stando attento a non svegliare Jamie mentre mi alzavo dal letto, correndo ad abbracciarlo.

Tra tutte le persone che ho lasciato a Sydney, Ashton è di sicuro quello che mi manca di più. Passare dal vedersi tutti i giorni al non vedersi quasi mai, solo qualche conversazione su Skype al mese, è dura dopotutto. Ma siamo riusciti a tenere in piedi la nostra amicizia nonostante gli impegni da parte di entrambi. E poi, passo con lui la maggior parte del mio tempo quando vengo a Sydney. E al mio compleanno lo faccio sempre venire a Los Angeles, studio permettendo - Ashton frequenta architettura, il suo sogno di una vita. Dovrebbe laurearsi tra qualche settimana, e io non ho nessuna intenzione di perdermelo. Ragion per cui sono qui, oltre a voler passare del tempo con famiglia e amici.

«Che schifo, sei tutto sudato. E sei nudo», si lamentò il ricco quando mi staccai da lui.

Roteai gli occhi. «Ma certo, ritorno a Sydney dopo otto anni - e non ci vediamo da un anno, io e te - e quando ti abbraccio ti lamenti perché sono sudato? Bell'amico che sei!», protestai imbronciato, facendo scoppiare a ridere Ashton.

«Guarda che non sono io quello che ha preferito scoparsi il suo ragazzo anziché telefonare il proprio migliore amico storico. Ho tutto il diritto di lamentarmi».

«Come hai fatto ad entrare qui? I miei non ci sono», chiesi, afferrando i boxer ed infilandomeli.

Ashton si appoggiò di nuovo allo stipite della porta, mi guardò mentre mi rivestivo. «Sono anni che ho le chiavi», confessò, facendo spallucce, «Da quando te ne sei andato passo molto tempo qui».

Alzai un sopracciglio. «Ti chiederei il motivo, ma non mi importa», dissi francamente, facendo ridere Ashton, «Allora, ho bisogno di mettermi in pari. Cosa sta succedendo ultimamente?».

Dopo che ebbi sistemato Jamie, scendemmo di sotto. Decidemmo di fare del caffè.

«Oh, beh, dall'ultima volta che ci siamo visti, Alex e Mar si sono lasciati quindici volte, Lowe ha ripreso a parlare con suo padre, Calum-».

Lo interruppi. «Lowe ha ripreso a parlare con suo padre?», chiesi, sorpreso. Ashton annuì, «Non me l'ha detto».

«È successo due settimane fa... Lowe era felicissimo. Ha pianto molto».

«Sono contento per lui», commentai sorridendo, «Allora, cosa mi stavi dicendo di Calum?».

Calum ed Ashton sono diventati amici. Seguono gli stessi corsi all'università, quindi inizialmente era stata più una convivenza forzata. In seguito, però, hanno cominciato a godersi l'uno la compagnia dell'altro. Otto anni fa mi avrebbe dato fastidio, ma al giorno d'oggi non mi tocca per niente. Il mio odio per Calum fa parte del passato. Non riesco neanche più a ricordare perché lo odiassi, probabilmente perché ero geloso... Ma Calum è un tipo a posto, alla fine.

«Calum ha finito l'università prima del tempo, si è laureato l'anno scorso», disse Ashton vago, mettendo il latte nel suo caffè, «110 e lode. Dovevi vederlo, ci mancava poco che scoppiasse a piangere quando ha sentito il suo voto... E Luke- oh. Non dovrei parlarti di lui, scusa».

Mi irrigidii sulla sedia. Erano passati otto anni e il suo nome mi faceva ancora quell'effetto; non riuscivo a crederci. Otto anni da che ho perso il mio migliore amico, otto anni che non parlo con lui. Otto anni che mi proibisco di pensare a lui e alla nostra situazione prima che lasciassi Sydney.

«Mike?».

Alzai lo sguardo. «Che c'è? È tutto a posto, tranquillo».

Ashton mi guardò di sottecchi. «Ne sei sicuro? Hai una faccia...».

«Sto bene, Ash. Sono passati otto anni in fondo», dissi sbrigativo, «È cambiato tutto».

«È stato comunque il tuo migliore amico, Mike. La prima persona per cui hai sofferto... Puoi parlarne con me, lo sai», ribatté Ashton, rassicurante.

Sbuffai. «Ti ho detto che sto bene. L'ho superato, sono passati otto anni ed era solo una cotta adolescenziale».

«Solo una cotta adolescenziale, mh?», annuii, «Allora dimmi il suo nome».

«Perché dovrei farlo?», chiesi, scettico.

«Tu fallo. Dimmi il suo nome».

Presi un respiro profondo prima di mormorare «Luke». Sentii una fitta allo stomaco, ma cercai di non darci conto.

Non potevo permettere che il ricordo mi buttasse ancora giù. Perché adesso la mia vita era perfetta, facevo ciò che avevo desiderato, giravo il mondo, avevo degli amici e un fidanzato perfetto. E Luke non ne faceva parte. Non ne avrebbe fatto mai parte.


***


[A/N] Heilà!

Ecco a voi, come promesso, il primo capitolo di Just Saying! Non vedevo l'ora di postare, ahaha (mi gaso da sola per le mie fanfiction... male male)

Ora, non penso ci sia molto da dire sul capitolo, parla da sé. Sono passati otto anni, a detta di Michael è cambiato tutto, lui è andato avanti (e nel migliore dei modi, direi). Ma ne è davvero sicuro? Aspettate che incontri di nuovo Luke, poi ne riparliamo. ahaha

Sarà anche dal punto di vista di Luke, mi andava di farla così e me la sentivo di dare spazio anche ai pensieri ed ai sentimenti di Luke. Come se la starà passando? Beh, questo lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo che posterò sabato, lol.

Non sono riuscita a scrivere dieci capitoli come mi ero promessa di fare, ci sono vicina però, quindi posterò regolarmente... almeno finchè avrò idee, già.

Spero che questo sequel vi piaccia e che continuiate a seguire le vicende di questi due disgraziati, ahha

a sabato, xoxo

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