Come Pioggia D'Estate

By UnaRagazzaComeMe

292K 13.4K 5.8K

Rebecca ha ventotto anni, una relazione stabile con le gaffes e il sarcasmo che le scorre nelle vene. Condivi... More

Cast
Prologo
01
02
03
04
05
5.5
06
07
08
09 -Giò-
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22 -Giò-
23
24
25
26
27
28 -Giò-
29
30
32
33
34 -Giò-
35
36
37
38
39
40
41 -Giò-
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51-Giò-
52
53 -Giò-
54
55
56
57
58
59
Epilogo

31

4K 173 106
By UnaRagazzaComeMe


Gianlu si stiracchia sulla sedia dopo aver fatto uno sbadiglio da abbiocco post pranzo che per poco non gli si vedevano pure le budella!

«Ragazzi, andiamo a fare un pisolino?»

Ci giriamo tutti verso di lui guardandolo storto.

«Beh? Non avete sonno? Abbiamo appena pranzato» e fa spallucce.

«Certo che abbiamo sonno, ma siamo in vacanza! A Tenerife! Non possiamo sprecare tempo a dormire.» Annuiamo tutti all'affermazione di Lore tornando a guardare Gianluca.

«Ma che vi siete coalizzati? Comunque, voi andate dove volete, io vado a fare una pennichella.»

«Gianlu, noi torniamo al villaggio, andiamo a metterci il costume, e poi si va in spiaggia. E tu verrai con noi.»
Gli sorrido affettuosamente poggiando una mano sul suo braccio.

«Ma io voglio dormire un po'. E poi non si può neanche fare il bagno fino alle...» dà un'occhiata all'orologio e fa un conto rapido «...quattro!»

«Dico ma sei scemo? Ti pare che bisogna aspettare tre ore per buttarsi in acqua?»

«Certo! Mia mamma ha sempre detto così!»

Il tavolo esplode in una risata mentre lui lancia un'occhiataccia ad ognuno di noi.
Ste gli dà una pacca sulla spalla mentre si asciuga le lacrime agli occhi.
«Sì, e la mia diceva che le seghe fanno diventare sordi. Eppure eccomi qua, ci sento benissimo.»

Gianlu lo guarda arcuando un sopracciglio.
«Sordi? Ma non si diventava ciechi?»

Stefano si fa improvvisamente serio.
«Cazzo, ma veramente? Lo sai che mi mancano due gradi per occhio?» e inizia a sfregarseli.

«Guarda che non ti tornano indietro così.» lo prende in giro Cristina.

«Oh zitta un po' tu! Voi donne non avete di questi problemi! Che vi succede se praticate l'autoerotismo?»

«Ma cosa vuoi che succeda? Nulla! Esattamente come a voi uomini.» ribatte ridendo.

Il cameriere si avvicina con i nostri caffè su un vassoio e inizia a distribuire le tazzine.
Vedo Stefano osservarlo e mordersi un labbro. Apre la bocca e la richiude. Stringe di nuovo il labbro inferiore tra i denti, come se si volesse trattenere dal dire qualcosa di sconveniente. Poi esplode.
«Scusi, anche qui a Tenerife le vostre mamme vi minacciano di diventare sordi praticando la masturbazione?»

Scoppiamo tutti a ridere, Ste compreso, forte del fatto che questo povero ragazzo non avrà capito mezza parola di quello che gli ha chiesto.
«No, signore. Qui possiamo farci le seghe quando vogliamo.» Sorride e si avvia verso la sala col suo vassoio argentato in mano.

Ho i crampi allo stomaco dal ridere, e vedo il resto della tavolata asciugarsi le lacrime cercando di ritrovare un contegno.

Usciamo dal ristorante ancora sconvolti per la figuraccia e ci avviamo al villaggio, ridendo tra noi e prendendo in giro Stefano.
Domani lui e gli altri partiranno all'alba, e credo proprio che mi mancheranno. In fin dei conti mi sono divertita tanto anche grazie a loro. 

Guardo mio cugino a una decina di metri davanti a me e lo vedo scherzare con Joele e Sonia. Mi sento un po' in colpa nei suoi confronti, non è da me nascondergli qualcosa. Questa situazione con Giò è esplosa così all'improvviso che non ho avuto modo di parlarne con Lore. 

Gli racconterò tutto con calma una volta tornati a casa, magari dopo avergli preparato la sua torta preferita per farmi perdonare di non avergli detto tutto subito.
Arriviamo al villaggio e come al solito ci dividiamo, dandoci appuntamento direttamente in spiaggia alle solite brandine. Mi avvio verso gli alloggi con i tre moschettieri e prendo sotto braccio mio cugino.

«Che ne pensi dei ragazzi?» chiede all'improvviso.

«Sembrano a posto.»

«Si ma... nello specifico?»

«Cioè?»

«Cioè, cosa ne pensi di ognuno di loro.»

«Mmh... Beh le ragazze sono carine, Bea a dire la verità è proprio gnocca. E sono molto simpatiche; la sera che siamo uscite insieme mi hanno coinvolta molto nei loro discorsi e abbiamo riso parecchio. E Stefano è un bel ragazzo, simpatico anche lui.»

«E Joele?»

Scoppio a ridere e Lore mi guarda malissimo.

«Oddio, scusa! È che è talmente silenzioso che ogni tanto me ne dimentico. Sai che ieri camminavo con lui di fianco, poi ad un certo punto mi ha chiesto qualcosa ed io ho letteralmente saltato sul posto per lo spavento? Mi ero scordata che fosse ancora lì!»

«Joele non è silenzioso. È solo più... tranquillo, ecco. Rispetto a noi intendo. Forse ci farebbe bene imparare da lui. Siamo troppo casinari.»

«Beh quello è sicuro. Soprattutto oggi al ristorante. Comunque mi sembra un bravo ragazzo anche lui, anche se ci ho parlato poco. Sono contenta che li abbiamo conosciuti, abbiamo passato delle belle giornate insieme.»

«Già. Penso che rimarremo in contatto, sai?»

«Con gli altri? Fai bene, potresti fare da tramite e organizzare una cena ogni tanto, così potremmo rivederci e aggiornarci un po' sulle nostre vite. Sarebbe carino, non trovi?»

«Sì Becca, sarebbe carino.» Alza gli occhi al cielo e indica la porta della mia stanza.

«Dai, entra e va a cambiarti, ci vediamo in spiaggia.» Lascia il mio braccio ed entra nella sua camera.

Mi sfugge qualcosa.
Decisamente.

****

«Becca, è tua!»

Vedo Lore alzare la palla verso di me. Tengo lo sguardo fermo sull'obiettivo preparando il corpo all'impatto: irrigidisco le braccia allungandole in avanti e tengo le mani chiuse a pugno uno dentro l'altro rivolgendoli in alto.

Fletto un po' le ginocchia e mi preparo a ricevere la sfera rotante che sfreccia indomita verso di me e BAAM!
Non l'ho presa manco per il cazzo.

Io e la pallavolo siamo compatibili quasi quanto Superman e la kriptonite. O Gianluca e l'inglese.

«E che cazzo! Ma dovevi muovere solo un passo in avanti!» Si lamenta il buon Gianlu, guardando la palla appena caduta a pochi centimetri dal mio piede.

«Senti ciccio, io ve l'avevo detto che non sono capace a giocare, voi avete insistito ed ecco il risultato! Siamo sotto di dieci punti! Arrangiatevi!»

«Non è che non sei capace, è che non ti applichi.» Lorenzo interviene con la sua solita calma.

«Oh ma che siamo a scuola? Ma chi sei? Il prof di matematica?» metto le mani sui fianchi e passo il peso da una gamba all'altra.

«No. Infatti se ti ricordi lui disse che per te non c'era proprio speranza. Io invece ribadisco che basterebbe un po' d'impegno.»

«Beh, e se tu ricordi, quando se ne andò e arrivò la professoressa Ionne, i miei voti migliorarono di un bel po'. Quindi si può benissimo dedurre che lui fosse in torto, e non fosse nemmeno un bravo insegnante, visto che la media dell'intera classe si risollevò dopo nemmeno un trimestre. Ergo, anche voi fate schifo come allenatori di pallavolo. E mi avete stufata. E adesso vado al bar!» Incrocio le braccia al petto e mi dirigo verso le reti che delimitano il campetto a testa alta e con passo deciso.

Ma da dove cazzarola si esce? Faccio avanti e indietro più volte, tastando la rete per capire dove sia la parte che si dovrebbe aprire per farmi uscire, sentendo le risate dei ragazzi in sottofondo.

Maledetti.

Inizio a spazientirmi. Provo a infilare le mani un due dei tremilacinquecento buchi tirando a più non posso tentando di creare un varco.

La spezzo sta cazzo di trappola infernale. Se non riesco a trovare l'uscita, ne creerò una.

Giò, preso probabilmente da un moto di profonda pena, viene in mio soccorso e apre la rete a qualche metro di distanza da dove sono io, ancora intenta a strappare questa maledetta corda che mi separa dal resto della spiaggia. 

La tiene sollevata per me aspettando che io esca. Mi avvio verso di lui con assoluta indifferenza e finalmente sono fuori dal campetto.

Vado ai nostri ombrelloni per prendere il portafoglio e vedo che Joele è sveglio.
«Buongiorno dormiglione! Vado al bar, vuoi qualcosa?»

«No Becca, grazie. La partita?» e fa cenno con la testa verso i ragazzi.

«Oh... ti cedo volentieri il mio posto. Sono troppo competitivi quelli! Capirai, siamo sotto solo di dieci punti, potevamo benissimo recuperare.» Faccio spallucce e Joele scoppia in una risata. Credo sia la prima volta che lo vedo ridere così di gusto per qualcosa che ho detto io.

«Oddio, scusami Becca. È che ti ho vista giocare e non credo che sareste riusciti a rimontare, sai?»

«Beh, loro erano avvisati. Non so giocare e mi hanno voluta mettere in squadra per forza, così ci sarebbe stato un numero pari di giocatori. Non si gioca nemmeno in quattro a pallavolo. Vai tu adesso che sei sveglio, dai! Lore prima non ha voluto disturbarti perché ti eri appena appisolato. Vai, e quando avrete portato il punteggio almeno alla parità, dì che sono stata io a darti qualche consiglio utile.» ammicco a Joele alzando le sopracciglia più volte, e spalancando la bocca in un sorriso a settantacinque denti.

Per tutta risposta Joele ride ancora di più e scuote il capo.
«Ci crederanno sicuramente, Becca.»

«Beh, potrei essere pessima nella pratica e bravissima nella teoria...»

«Certo! Prendi qualcosa da bere anche per gli altri, così ti farai perdonare!»

«Ehi! Mica abbiamo perso la guerra, era solo una partita amichevole.» abbasso la testa e giocherello con la sabbia sotto i miei piedi.

Joele mi scompiglia i capelli affettuosamente e si avvia verso il campetto. Sento gli altri esultare quando annuncia che sarà lui a sostituirmi.

Traditori. Il Guttalax vi ci metto nelle bevande!

Arrivo al bar e ordino qualche bibita per i ragazzi mentre sorseggio in tutta calma un analcolico seduta al bancone. 

Questi chioschetti tondi in paglia sono veramente carini, rendono proprio l'idea di vacanza. Mescolo il mio mix di succhi con lo spiedino di frutta che la barista ha usato per decorazione. Mangio un pezzo d'ananas e per poco non mi ci strozzo quando sento una voce che, purtroppo, riconosco molto bene.

«Ma guarda chi c'è! La piccola Becky!»

Cerco di riprendere il controllo sulla mia salivazione battendomi qualche colpo sul petto, poi mi giro piano e me la ritrovo di fianco: bella come non mai, con le sue enormi tettone che per poco non mi sbattono in faccia, e quelle gambe chilometriche. Ha qualche ruga in più sul viso, si è fatta ancora più bionda, ma è sempre perfetta.

Isabella.

E di nuovo, mi ritrovo catapultata nel passato. 

Continue Reading

You'll Also Like

29K 1.1K 32
Esmeralda Ancelotti è una ragazza di 19 anni che nella vita ha raggiunto i suoi obiettivi diventando modella a Milano. Lei però, non riesce a scorda...
1.3M 46.7K 67
Sewed Hearts Iris Thomson è una ragazza solare, allegra e piena di vita. Amos Wright è un solitario, un uomo freddo e distaccato, tranne per una pers...
24.9K 667 21
Atena dopo anni di sofferenze per via degli abusi subiti prima dalla madre e dal patrigno e successivamente dal fratellastro, riesce finalmente a tro...
2K 194 45
Non conosce il suo nome, non ricorda le sue origini, ma questo ragazzo con i suoi amici e amiche non si ferma di fronte a nulla. In un mondo devastat...