Bitter Heart | ✔ (Italian Tra...

By -Happy23-

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Caden Miller. Attraente, cinico e da tutti conosciuto come il cattivo ragazzo della Crestmont High. Chi cerca... More

Non so che titolo mettere ma leggete!
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Bitter Heart
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Quarantasette

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By -Happy23-

Skylar's POV:

Aprii la porta in vetro ed entrai in quel piccolo negozio. Era un po' soffocante. Nel momento in cui entrai, sentii il trillo di un campanello sopra di me, annunciando il mio arrivo nel negozio vuoto.

Era un tipico negozio di antiquariato, tutto qui sembrava avere qualcosa costituito da pezzi di vetro; specchi. Specchi veri, pezzi di vetro intagliati negli immensi vasi, scacciapensieri fatti con schegge in vetro.

Il venditore doveva essere davvero appassionati di specchi.

Non avevo intenzione di venire qui da sola, non dopo che mio padre mi aveva detto chiaramente che non avrei dovuto. Ma allo stesso tempo, non avevo trovato il coraggio di chiedere a qualcuno di venire con me. Avrei potuto chiedere a Caden.

Ma non lo avevo fatto.

"Ciao, ragazzina. Posso aiutarti?" Sentii una voce alle mie spalle.

Come se mi avessero interrotto da una profonda trance, mi girai di scatto per poi vedere un vecchio uomo, che non sembrava cosi vecchio, con un leggera barba bianca e senza capelli.

"Oh, ho sentito che è bravo nel fare scatole puzzle in legno, è cosi?" Iniziai, schiarendo la voce.

Alzò le sopracciglia e annuì. "Le faccio io, si. Che tipo di scatola vuoi?" Chiese, camminando dietro al bancone.

Feci scivolare le mia borsa dalla spalle e con cautela tirai fuori la scatola in legno. Facendo in modo che potesse vederla bene senza poterla toccare, gliela mostrai.

"Non ho bisogno di una scatola. Pensavo solo che forse mi avrebbe potuto aiutare ad aprire questa." Dissi speranzosa. Avevo bisogno di sapere cosa ci fosse dentro, ad ogni costo.

I suoi occhi guardarono curiosi la scatola prima di guardare me. Qualcosa nel suo sguardo non sembrava tranquillizzarmi.

"Se non puoi--" Feci un piccolo passo indietro. "--non è affatto un problema. Posso portarla a qualcun altro." 

Sospirò prima di scuotere la testa. "Non è quello. Non ricordo di aver fatto scatole del genere." Mormorò. "Ma mio fratello era solito vederne nel suo negozio."

Magari la scatola era stata comprata proprio lì.

"Quindi, potresti sapere come aprirla?" Gli chiesi. 

Allungò la mano verso di me, chiedendomi la scatola. Esitai un po' prima di dargliela.

La prese e se la girò tra le mani, ispezionandola molto da vicino. La sua fronte si aggrottò per la concentrazione e ci impiegò quasi qualche secondo prima di schiacciare qualcosa nel sotto. Sorprendentemente, vidi i meccanismi lavorare prima che il davanti della scatola si aprisse da solo.

Il vecchio uomo mi guardò, con una leggera punta di orgoglio nei suoi occhi. Non potevo biasimarlo.

"Oh, grazie mille." Parlai sorpresa. "Non avevo idea che fosse cosi semplice."

Appena mi avvicinai per riprenderla, lui la trattenne.

"Non lo è. Ci vuole molta attenzione della mente per sapere dove si apre e dove si chiude." Disse, ancora una volta stringendo lo sguardo verso di me.

"Si." Dissi, e il sorriso gentile sul mio viso iniziò a vacillare. "Come ho già detto, grazie. Adesso posso riaverla indietro?" 

"Dimmi dove l'hai trovata." 

Sbattei le palpebre sorpresa, stringendo le mani attorno cinghia della borsa. Niente di questo piccolo negozio sembrò più essere normale. 

"N-non lo so." Esitai. "Per favore, posso riaverla indietro?"

Questa volta me la diede indietro. E un involontario sospiro sfuggì dalle mie labbra appena l'afferrai. Mia madre era stata chiara quando mi aveva detto che avrei dovuto prenderne cura. Non volevo perderla nelle mani di un vecchio e inquietante venditore.

"So che questa scatola è stata comprata dal negozio di mio fratello." Iniziò, quasi con una occhiataccia verso di me. "Sai come lo so?"

Non volevo saperlo davvero. Volevo solo andarmene via da questo negozio.

"È stato ucciso appena subito dopo che quella donna comprò la scatola." Continuò. "Quei ragazzi andarono al negozio per cercare la stessa scatola. E lo uccisero."

Un piccolo brivido corse per la mia spina dorsale mentre i miei occhi si spalancarono leggermente.

Perchè tutto doveva sempre finire con la morte? 

"Quei ragazzi?" La mia voce suonò flebile per qualche motivo.

Finalmente smise di guardarmi mentre prendeva un panno e iniziò a pulire il bancone. "Idioti senza cuore." Borbottò in una voce che chiaramente mi disse che avrei fatto bene ad andarmene. "Rovina famiglie."

Muovendomi verso la porta, rimisi la scatola nella mia borsa. Lanciai un'ultima occhiata all'uomo e uscii dal negozio. Le nuvole sembrarono tuonare nel secondo in cui misi piede in strada. Avrebbe piovuto presto. Il tempo era cosi dalla sera prima. Da quando i miei genitori erano tornati. Da quando Alex se n'era andato.

Qualcosa strinse il mio stomaco, una sensazione di agitazione che mi attanagliò lo stomaco. 

Non gli credevo. Ad Alex. Mi fidavo di Caden, no? Abbastanza da non credere a tali supposizioni su di lui. Mi aveva salvata la vita diverse volte. Mi piaceva. Forse anche qualcosa di più. A volte agiva senza cuore, ma questo non significava...

Non poteva aver ucciso i suoi genitori.

Se Blake aveva già mentito ad Alex, perchè non farlo ancora? Non mi aveva mai dato modo di credere in lui. Perchè avrei dovuto credergli ora? 

Forse Blake aveva obbligato Alex a rifilarmi queste bugie, come ogni singola altra volta.

Ma ancora una volta, chi era Kevin? Perchè Alex mi aveva detto di lui?

Spinsi via quei pensieri in un luogo remoto del mio cervello proprio come avevo fatto ieri. Proprio come avevo fatto ogni singolo secondo da quando Alex aveva lasciato casa mia. Il senso di vuoto sembrò aumentare nel mio petto.

E lo ignorai.

Alex stava mentendo.

Tutto andava bene. Tutto.

E allora perchè era come se non lo fosse?

•••••

"Speravamo che ti avrebbe fatto piacere partecipare a questo evento dato che i tuoi genitori hanno contribuito molto in questi eventi." Il preside Stewart mi guardò.

Non era la prima volta che desideravo che i miei genitori non fossero avvocati. Il loro essere avvocati e l'essere ben conosciuti in tutta la città mi rendeva difficile uscire da situazioni come queste.

"Credo di non riuscire a--"

"Sono certo che aiuterebbe i tuoi voti, signorina Anderson." Mi interruppe. Di certo non avrebbe accettato un no come risposta.

La nostra scuola stava organizzando questo evento di carità per qualche associazione. Mi sarebbe piaciuto tanto partecipare se non fosse che in questo momento avevo fin troppe cose in sospeso. Non avevo ancora avuto modo di tirar fuori la scatola dalla mia borsa, e vedere cosa ci fosse dentro. Ero presa da cosi tante cose, inclusi i miei genitori.

Fu un casino quando mia madre vide la manciata di pennelli sotto al divano in soggiorno, i quali avevo dimenticato di riportare in camera. E il casino aumentò dieci volte tanto quanto entrambe notammo il suo amato cuscino di seta con sporco di piccole macchie di pittura gialla. Un fottuto casino, credetemi.

"Okay." Annuii, soffocando la voglia di grugnire per la frustrazione. Almeno in questo modo, non mi avrebbe più disturbato. E non avevo voglia che chiamasse i miei genitori. Sarebbero stati super entusiasti nel vedermi partecipare. "Quando sarà?"

Il preside si rallegrò a quello e aprì il suo cassetto. "Domani. E non preoccuparti, ci saranno altri studenti che si sono offerti volontari per questo. Sarà domani sera."

Quando tornai a casa da scuola, realizzai quanto questa fosse una brutta decisione. Mi sarebbe piaciuto passare l'intera notte su quella cosa. E tutto questo entusiasmo solo per dare delle istruzioni a sconosciuti? No grazie.

Sembrava più un carnevale scolastico. I soldi raccolti sarebbero andati a quell'associazione di carità.

Perchè mia madre non poteva semplicemente adorare il fatto che stessi partecipando?

Grugnendo per la mia vita, mi sedetti sul letto. Chicken iniziò a gironzolare attorno ai miei piedi prima di correre verso la cesta dei vestiti sporchi. I miei genitori non sarebbero partiti fino a domani per un altro dei loro viaggi di lavoro. E ancora una volta, ero grata che fossero qui.

Feci un profondo respiro, finalmente presi la borsa che avevo appena tirato fuori dall'armadio e tirai fuori la scatola in legno. Sembrava esattamente la stessa, e grazie al cielo non si era richiusa.

La inclinai un po' e osservai il davanti che si era aperto di colpo come una porta. Sorprendentemente, ora che la osservavo da vicino, l'interno non era molto grande come mi aspettavo.

E dentro c'era una chiavetta USB. Nera.

Una volta che la tirai fuori e la tenni al centro del palmo, realizzai che mi ero immaginata qualcosa con più...valore. Non sapevo cosa aspettarmi di certo, ma sicuramente non questo.

Stavo per allungarmi verso il portatile e vedere cosa ci fosse nella chiavetta quando un bussare risuonò contro la porta della mia stanza, dandomi abbastanza tempo per richiudere la scatola e nascondere la chiavetta sotto al cuscino, prima che entrasse mia madre. 

"Mamma!" Esclamai. "Dovresti aspettare un po' dopo aver bussato alla porta di qualcuno!"

I suoi capelli biondi erano raccolti in una coda mentre teneva una grande scatola tra le mani. Era una vista meravigliosa vedere mia madre in tuta.

"Qual è il punto, Skylar?"

"Be', per dire, e se stavo facendo sesso?" Chiesi. 

Mia madre alzò un sopracciglio. "Ho trovato questa scatola in soffitta con altre scatole di documenti di tuo padre." Mi ignorò totalmente. Tipico comportamento. "C'è un po' della tua vecchia roba. Pensavo volessi averla."

Mi accigliai un po' prima di alzarmi dal letto e prendere la scatola dalle sue mani. Poi, mi sedetti sul tappeto. 

"Wow, questo è di tempo fa," sussurrai, tirando fuori una manciata di album di collage che dovevo aver fatto quando ero piccola. "Tipo, molto tempo fa."

Non notai nemmeno mia madre raggiungermi e sedersi vicino a me. Ero troppo occupata a guardare i lavoretti che avevo fatto quando ero piccola. Metà di quelli, ad essere sincera, erano davvero brutti. 

"Adoravi fare queste cose." Prese un cuore di origami. "Ne facevi tantissimi di questi e li nascondevi nell'ufficio di tuo padre."

"Sembra qualcosa che farei," mormorai con un piccolo, nostalgico sorriso, frugando tra i vari album impolverati. "Ehi, guarda questo! Ho fatto un tuo ritratto ed è orrendo."

Mia madre sorrise quando glielo mostrai e sorrisi anche io. La me di otto anni faceva schifo.

"Stavo pensando a quello che hai detto l'altro giorno." Disse.

Non la guardai abbastanza in fretta. Perché allora stava già tirando fuori da sotto il mio letto una grande tela, la quale era stata proprio davanti a noi, ora che ci pensavo.

Quasi sussultai quando fece passare lo sguardo sul dipinto.

"Sì? Uhm...di che giorno stiamo parlando?" Le presi con cura il dipinto e lo rimisi sotto il letto.

"Scelte del college. Hai detto che vuoi dedicarti all'arte."

Sbattei le palpebre sorpresa. "Non ricordo di averlo detto."

"Ho visto tutto quello che hai nascosto sotto il letto." Lei mi guardò strizzando gli occhi. "A quanto pare tuo padre ne sapeva di alcuni. Perché non mi mostri mai quei dipinti?"

La fissai senza parole.

Lei ricambiò lo sguardo.

"Beh... io... ero... pensavo che..." mi interruppi. "Odi quando dipingo."

La mamma si accigliò leggermente. "Non odio quando dipingi."

"Lo odi."

"Skylar, anche tua nonna amava dipingere." Scosse la testa in quella che penso fosse incredulità. "Sono cresciuta in quella casa. Era sempre un disastro lì dentro."

La guardai a bocca aperta. "Davvero? Non lo sapevo."

Lei alzò le spalle.

"Dovremmo esaminare insieme le tue domande per l'università." Disse. "Non voglio che tu faccia qualcosa per cui probabilmente mi odierai dopo."

Quando si strofinò i palmi delle mani sui pantaloni della tuta, alzandosi, i miei occhi si spalancarono.

"Aspetta, cosa? Quando è successo?" Dissi nel panico. "Perché sei così gentile con me? Mi hai letteralmente sgridato per aver sporcato i tuoi amati cuscini."

Lei increspò le labbra e pensai che stesse cercando di non sorridere. "Ho il diritto di sgridarti, Skylar, se sporchi di pittura i mobili di casa." Mi fece notare, poi aggiunse prima di andarsene. "E penso che dovresti tirare fuori quelle tele da sotto il letto. Tuo padre e io vorremmo vederle tutte un giorno".

Avevo la mascella aperta anche dopo che lei aveva lasciato la stanza.

•••••

Una volta aperto il portatile, velocemente inserii la chiavetta e aspettai che apparisse sullo schermo. Vidi Chicken correre fuori dalla stanza nell'esatto momento in cui una cartella apparve sullo schermo. Non sprecai tempo e ci cliccai sopra trovandomi poi a guardare l'icona di un video.

Non sapevo perchè ci impiegai quasi un minuto a decidere di farlo partire. Forse perchè sembrava un po' troppo strano per me. Prima trovavo una chiavetta dentro una scatola in legno che tutti stavano cercando, e poi trovavo solo un video salvato al suo interno?

Sembrava tutto strano.

Il video si aprì sullo schermo e mi ritrovai a vedere una stanza tutta nera. Le tende erano tutte tirate,  con solo un frammento di luce visibile dalla sottile apertura. C'era anche una sedia vuota in mezzo alla stanza, e nient'altro.

Sembrava una registrazione. Notai che la data risaliva a diversi anni fa.

Da qualche parte nel video, sentii il suono di alcuni passi leggeri. La camera si inclinò leggermente prima di riaggiustarsi da sola. Dal nulla, un uomo comparve nella visuale e si sedette sulla sedia, guardando la telecamera.

Guardando me.

Qualcosa dentro di me si sentii a disagio. Quell'uomo mi stava letteralmente fissando, come se stesse guardando direttamente nella mia anima. Sembrava avere sulla trentina d'anni, o forse più grande. Non riuscii a capire bene il suo aspetto perchè la ripresa della telecamera non era cosi nitida dati gli anni e tutto era bianco e nero.

"C'è qualcosa di importante--" Iniziò ma un suono stridente lo interruppe. Allarmato guardò alla sua destra, schiarendosi leggermente la gola. Niente di quell'uomo mi sembrava familiare.

Mi aspettai che si alzasse ancora, forse per scappare giudicando la sua espressione spaventata. Ma invece, tornò a guardare le schermo.

"Probabilmente non sarò vivo una volta finito con questo video." La sua espressione era stranamente calma ora. Avrei pensato che non ci fosse niente di strano se non avessi visto il leggero panico nei suoi occhi. Dal suo aspetto traspariva la paura e il panico. O forse lo pensavo solo io. "Devi sapere dov'è nascosto quell'oggetto."

Sbattè le palpebre appena sentii ancora quel suono acuto, sembrava provenire da dietro la telecamera.

"Devi tenerlo al sicuro."






S/A.

Eccomi!!

Perdonatemi, so di aver fatto ritardo ma ho ricominciato le lezioni universitarie e mi stanno portando via davvero molto tempo.

Sono riuscita ad aggiornare solo ora, sorry ma spero ne sia valsa la pena perché ecco qui che la storia inizia a farsi più complicata.

Caden ha davvero ucciso i suoi genitori?

Chi è Kevin?

E cos'è questa registrazione? Cosa andrà tenuto al sicuro?

Ditemi cosa ne pensate, e lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto!

Scusate per gli errori!

Xx.

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