Bitter Heart | ✔ (Italian Tra...

By -Happy23-

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Caden Miller. Attraente, cinico e da tutti conosciuto come il cattivo ragazzo della Crestmont High. Chi cerca... More

Non so che titolo mettere ma leggete!
Personaggi
Bitter Heart
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Sequel: Lost Heart
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Trentotto

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By -Happy23-

Skylar's POV:

"Cosa ha detto Hanna?" Chiesi ad Alex prima di buttarmi sul suo letto e guardare il soffitto. Gettò lo zaino sulla scrivania e si sedette accanto a me, emettendo un profondo sospiro.

"Non le ho chiesto di uscire."

"Che cosa?" Gli rivolsi un'espressione confusa. "Perché? Siete entrambi buoni amici adesso. Hai bisogno che io le dica che sei innamorato di lei?"

Emise un gemito e si tirò un cuscino sul viso. "Volevo chiederglielo ma... non posso. E se–" Si fermò, perso nei suoi pensieri. Lo guardai e mi resi conto che sembrava un po' infelice per tutta quella situazione. Stressato per cosa, questo non lo sapevo. Non doveva temere il rifiuto, a differenza mia. Era piuttosto bravo quando si trattava di ragazze.

"E se impazzisce?" Chiese dopo un po'.

"E' possibile." Gli lanciai un'occhiata. "Ma non come te adesso."

Alex gemette di nuovo.

"Parla con lei, Alex," spiegai l'ovvio prima di alzarmi e dirigermi verso la sua scrivania. "Fai qualcosa di romantico. Ti ho fatto guardare tutti quegli scadenti programmi televisivi romantici solo per questo giorno."

Scosse la testa ma non si alzò.

Non rimasi sorpresa quando notai la scrivania in disordine, i libri sparsi ovunque. Riuscivo a malapena a vedere il familiare paio di cuffie tra quei libri, un bicchiere d'acqua quasi vuoto e le cartine delle barrette di cereali. "Sei ancora più incasinato di me." Gli lanciai uno sguardo di disapprovazione.

E mia madre pensava che fossi quella disordinata.

Prese il telefono dal tavolino e lo accese, dandosi da fare. Mi sorprese un po' quando Alex mi chiese di andare a casa sua subito dopo la scuola oggi. Sembrava così impegnato con gli allenamenti di football in questi giorni; passavamo a malapena del tempo insieme, a parte i momenti a scuola.

"Allora," allungai la parola e mi appoggiai allo schienale della sedia da scrivania, contemplando le mie opzioni. "Devo dirti qualcosa."

Alzò lo sguardo dal telefono e alzò un sopracciglio interrogativo.

"In realtà mi serve un favore." Riformulai.

Questa volta alzò entrambe le sopracciglia, ma prima che potessi dire altro, si alzò dal letto. "Aspetta un secondo." Fu tutto ciò che disse prima di correre fuori dalla sua stanza.

Guardai la porta dove si trovava solo un secondo prima e alzai gli occhi al cielo. Immagino che potevo aspettare ancora un po', almeno era quello che stavo facendo da ieri da quando mia madre mi aveva chiamata. Da quando mi aveva parlato di quella cassaforte, da quando mi aveva parlato di papà. Era strano che non l'avessi ancora aperta, anche se ora sapevo dov'era effettivamente.

Ero così ansiosa di sapere dov'era solo un giorno prima, di sapere di cosa si trattava prima di essere chiusa nella palestra della scuola. Avrei voluto sapere a cosa serviva quella cassaforte. Così tanto ormai da quasi settimane. Ma ora che lo sapevo, non potevo. Non riuscivo proprio a andare di sopra in soffitta. Volevo che i miei genitori fossero qui e volevo sapere da loro tutto sulla cassaforte. Una parte di me era semplicemente bloccata dalle condizioni di mio padre. Ero preoccupata. Volevo vederlo così tanto. Non aveva mai avuto quelle emicranie a meno che le cose non fossero davvero stressanti per lui.

Era stato a causa mia?

Alla fine, avevo deciso di raccontarlo ad Alex. Anche se sapevo che avrei dovuto, non potrei tenere tutto questo per me. Non volevo farlo da sola.

Aprendo uno dei cassetti della sua scrivania, cercai a caso qualcosa con cui occuparmi finché non tornava. Non c'era altro che diari, involucri e gomme da masticare appiccicate sul fondo.

Disgustoso.

Mi fermai quando sentii una struttura dura ma liscia sotto il mio palmo. Frugando lentamente tra le sue carte, mi ritrovai in mano un piccolo dischetto di metallo.

Lo fissai sorpresa. L'avevo già visto.

Proprio come quello che aveva trovato Jesse.

Aggrottando le sopracciglia, spinsi ancora di più i fogli e vidi sotto di essi quattro dischi identici.

Perché Alex li aveva?

In quel preciso momento sentii i suoi passi salire verso la stanza. Sistemai rapidamente le carte sopra quei dischetti e chiusi il cassetto, facendo del mio meglio per comportarmi nel modo più disinvolto possibile.

"Ecco." Tornò dentro con una bottiglia d'acqua in mano. "Allora di quale favore stavi parlando?"

I palmi cominciarono a farsi un po' umidi e il cuore aveva già iniziato a battere forte contro il mio petto.

"Aspetta–merda," Mi alzai immediatamente, raccogliendo lo zaino da scuola dal pavimento. "Mi ero quasi dimenticata di dare da mangiare a Chicken. Devo tornare indietro velocemente."

Non aspettai nemmeno la sua risposta prima di dirigermi verso la porta. Ma prima che potessi raggiungere la porta, mi afferrò il braccio e mi impedì di andare oltre. Mi irrigidii in risposta.

"Vuoi che ti accompagno?"

Provai a nascondere la mia sorpresa, urlando mentalmente a me stessa di comportarmi normalmente, e lentamente mi allontanai, facendo del mio meglio per non mostrare il mio reale stato interiore. "No. Non è poi così lontano, Alex. A più tardi."

E poi uscii.

•••••

Provai. Provai davvero di trovare ogni possibile ragione sul perché Alex avesse quei familiari dischetti di metallo nel suo cassetto, ma ogni volta arrivavo a conclusioni che non avevano assolutamente senso.

Perché li aveva? Era lui quello–

"No," mormorai sottovoce mentre attraversavo la strada familiare che portava a casa mia. "No."

Non sapevo nulla e non potevo trarre conclusioni improvvise, conclusioni che nella mia testa sembravano così drastiche e affrettate. Non so perché in quel momento mi ritrovai con la mente a vagare verso Caden, e anche se non volevo pensare neanche a lui, era comunque meglio che pensare ad Alex.

Anche oggi Caden non era venuto a scuola, proprio come ieri. Avevo questo strano bisogno di chiamarlo, ma sapevo che non avrebbe risposto. Ad un certo punto, a scuola, oggi avevo persino parlato con Shane, e lui e gli altri non avevano ancora idea di dove si trovasse Caden. Mi aveva detto che Caden non rispondeva alle sue chiamate. Perché avrebbe dovuto rispondere alla mia?

Probabilmente non voleva nemmeno vedermi.

Una volta arrivata davanti a casa mia, non persi tempo ad aprire la porta d'ingresso prima di entrare. Una parte di me era sollevata di essere riuscita a tornare indietro. Qualcosa nel restare a casa di Alex non sembrava più così rassicurante.

Non ero nemmeno nel salotto quando Chicken venne correndo verso di me, quasi lanciandosi contro di me, emettendo un forte miagolio.

"Whoa, calmati, Chicks. Cos'è successo?" La presi tra le braccia, accarezzandole il pelo prima di buttare giù lo zaino. "Mi dispiace di non essere venuta prima. Ero solo un po' occupata."

Miagolò di nuovo e premette il suo piccolo naso contro il mio mento. Sicuramente c'era qualcosa che non andava in questo gatto: o era semplicemente troppo affamata, anche se le avevo dato da mangiare stamattina.

"Okay, calmati... ehi, aspetta! Chicks, non il mio zaino!" Lei saltò fuori dalla mia presa e si scagliò contro il mio zaino. Dovetti staccarla prima di tirare fuori il telefono. "Smettila, Chicken."

Mi diede di nuovo una piccola spinta prima di allontanarsi verso le finestre di vetro. Strinsi lo sguardo, quasi sul punto di alzare gli occhi al cielo per le sue buffonate quando notai qualcosa.

Accigliata, mi alzai subito prima di correre verso il muro proprio accanto a quelle finestre. Lassù, dove si trovava un minuscolo sensore di movimento sopra il pad dell'allarme, notai un piccolo nastro nero sopra.

Santo cielo.

Proprio come nella palestra di scuola.

Abbassai lo sguardo su Chicken e lei mi stava già fissando. Non sapevo cosa significasse. Non avevo registrato nessun sensore di movimento. Avevo chiuso porte e finestre prima di andarmene. Nessuno sarebbe potuto entrare qui.

Massaggiandomi la tempia, emisi un piccolo sospiro irritato e mi appoggiai contro le finestre. Guardai il telefono e aprii i miei contatti. Volevo chiamare Alex, ma non potevo. C'era la cassaforte, e tutta questa faccenda del nastro, e lo stesso Alex. Non potevo chiamarlo.

Caden.

Sapevo che non avrebbe risposto, lo sapevo per certo. Ma comunque premetti sul suo nome. E proprio come mi aspettavo, non rispose. La chiamata continuò a squillare e squillare finché non dovetti terminarla da sola.

Mi sentii male. Sentii un vuoto nello stomaco. Mettendo via il telefono, mi leccai via le labbra secche e mi guardai intorno nel salotto. Era silenzioso e vuoto come sempre. Niente sembrava insolito.

E se qualcuno fosse entrato mentre ero via?

Altrimenti come sarebbe potuto apparire dal nulla quel nastro nero? Ma ciò non poteva essere possibile. Guardando le finestre dietro di me, vidi che erano chiuse. Avevo tutto bloccato.

Scivolai sul pavimento e continuai a stare lì. C'erano troppe cose nella mia testa in quel momento. Volevo salire nella mia stanza e cambiarmi i vestiti. Volevo fare una lunga doccia fredda e dimenticarmi di tutto per qualche ora. Ma non potevo.

Era sbagliato. Era tutto così sbagliato. Mi sentivo stanca e stufa di questa paranoia che mi strisciava nello stomaco e mi serpeggiava intorno alla gola.

Chicken si rannicchiò contro il mio fianco prima di toccare il mio telefono. Non avevo notato cosa stesse facendo finché non vidi lo schermo del mio telefono lampeggiare. Sollevandolo, vidi una chiamata persa di Caden.

Aveva chiamato?

L'aveva fatto, proprio un minuto fa. Abbassai lo sguardo al telefono e la sensazione di disagio cresceva sempre più dentro di me. Il mio dito era sospeso sopra lo schermo quando il suo nome lampeggiò ancora una volta. Stava chiamando di nuovo.

Rispondendo entro il secondo successivo, lo misi all'orecchio.

"Caden!" La mia voce suonò affrettata e sorpresa anche alle mie stesse orecchie, e mi costrinsi a non rabbrividire di fronte a ciò. "Dove...dove sei?"

Chicken, che si stava appena abituando al silenzio, si rianimò.

"Che cosa?" Chiese, ed era un po' strano sentire la sua voce così da vicino. Lui sembrava strano.

"Non fare domande a me," sussurrai, mentre il mio sguardo vagava ancora una volta attraverso gli angoli bui della mia casa.

A questo punto rimase in silenzio.

"Tutti sono preoccupati," aggiunsi quando il silenzio diventò un po' troppo scomodo. "Ieri Jesse è passato a scuola per trovarti. E...anche Shane è preoccupato."

"Sì?" Non sembrava affatto sorpreso, cosa che immagino mi aspettassi. "È per questo che hai chiamato?"

Sbattei le palpebre e sollevai le ginocchia contro il petto. "Ero preoccupata anch'io."

"Non esserlo." Ancora non sembrava sorpreso. "Cosa mi dovrebbe succedermi?"

Non mi piacque per niente il modo in cui lo disse.

"Va bene," mormorai. Non sapevo cosa dire dopo. Perché lo avevo chiamato? Cosa avrei dovuto dire?

"E cos'altro?" Chiese.

Come faceva a sapere che c'era qualcos'altro?

"La cassaforte." Buttai fuori, chiudendo gli occhi subito dopo.

"Cosa?"

"Io... so dov'è." Esitai.

Rimase in silenzio per un po'. "Mi stai dicendo che hai scoperto cosa c'è dentro?"

"No," ho detto. "Voglio dire, non l'ho aperta."

"Aprila."

"Io–c'è qualcuno. Penso che qualcuno sia entrato in casa mia." E quando lo dissi ad alta voce, tutto iniziò a sembrare molto reale. Spaventoso. Terribile. "Voglio dire, non ne sono sicura, ma ieri a scuola sono successe delle cose. Le telecamere... penso che qualcuno sia entrato."

Non avevo senso ciò che dicevo. Non sapevo nemmeno perché gli stessi raccontando tutto questo. Ci fu solo silenzio da parte sua, facendomi pensare che anche lui avrebbe voluto lasciar perdere, non volendo avere a che fare con me in quel momento. Abbassai lo sguardo su Chicken con ansia, quasi sul punto di tirare via il telefono, quando parlò,

"Tra cinque minuti sono lì."



S/A

Cosa succederà nel prossimo capitolo?

Ditemi cosa ne pensate! Lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto :)

Scusate per gli errori!

Xx.

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