Bitter Heart | ✔ (Italian Tra...

By -Happy23-

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Caden Miller. Attraente, cinico e da tutti conosciuto come il cattivo ragazzo della Crestmont High. Chi cerca... More

Non so che titolo mettere ma leggete!
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Bitter Heart
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Cinque

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By -Happy23-

Skylar's POV:

Quando mi svegliai, mamma e papà erano già andati via, come sempre. Il che era meglio perché non avrebbero apprezzato il mio disastroso stato mattutino.

Non il solito sguardo assonnato del mattino. Era molto peggio di così. I miei capelli si erano trasformati in un nido durante le poche ore in cui avevo dormito. Non mi ero nemmeno resa conto che indossavo ancora le mie scarpe da ginnastica sporche di fango, caduta a faccia in giù sul letto. Avevo piccoli tagli e graffi sulle mie braccia perché ero saltata giù dalla finestra e per l'arrampicata al ritorno. Inoltre, mi faceva davvero male la testa.

Tutto sommato, sembravo uno zombie privato del sonno, tanto che rimasi scossa per qualche secondo quando mi guardai allo specchio. I miei capelli erano un disastro, i miei occhi castani erano segnati dalla stanchezza e la mia pelle sembrava quasi pallida e malaticcia.

Ancora una volta, ero estremamente grata che i miei genitori fossero ormai partiti per il loro piccolo viaggio. Mia madre non avrebbe davvero reagito adeguatamente se mi avesse visto così.

Anche se avevo voglia di sdraiarmi di nuovo sul letto, mi costrinsi a fare una doccia veloce e feci tutto il possibile per sistemarmi. Sapevo che Alex sarebbe venuto a prendermi di lì a pochi minuti e non volevo spiegargli niente della notte scorsa.

L'unica cosa che avevo ottenuto da quella piccola gita di mezzanotte era stato un raffreddore, un dolore alla nuca e un piccolo danno al mio orgoglio. Uscire a mezzanotte e non prendere un brutto raffreddore era praticamente impossibile quando vivevi a Crestmont Hill.

Entrai nella doccia calda, pensando che potesse aiutare il mio raffreddore, ma finii per sibilare di dolore mentre mi scendeva lungo la testa.

La vita era ingiusta.

Mi toccai lentamente la parte posteriore della testa con la punta delle dita. Grazie a Dio non avevo avuto una commozione cerebrale, sfortunatamente sapevo cosa fosse una commozione cerebrale.

La punta del mio naso era diventata tutta rossa e gocciolante quando uscii dal bagno, vestita e profumata. Avevo appena fatto colazione quando sentii l'auto di Alex fermarsi nel vialetto.

"Giorno." Lo salutai tirando su col naso, chiudendo la portiera mentre mi accasciavo sul sedile del passeggero.

Alex mi guardò con un lieve cipiglio preoccupato. "Hai preso un raffreddore?" Chiese. "Non ce l'avevi quando mi hai parlato al telefono ieri sera."

Era un po' normale da parte sua preoccuparsi per me senza alcuna ragione, e questo mi scaldò il cuore. Non oggi però. Ero privata del sonno e un po' irritabile.

"Ho mangiato un sacco di gelato ieri sera." Mentii, tirando le estremità del mio trench.

Avviò l'auto e uscì dal vialetto, ancora accigliato sul viso.

"Potresti ritrovarti con un congelamento del cervello. Quanto hai mangiato comunque? Tre vaschette? Cinque?"

Lo guardai incredula. Pensava davvero che avessi mangiato così tanto?

Cosa succedeva ai ragazzi e alle loro audaci supposizioni in questi giorni?

"Sette." Lo fissai.

Gli occhi di Alex si spalancarono e rise.

"Stai zitto, Alex." Gli diedi una spinta.

Quel giorno le lezioni andarono allo stesso modo, tranne fisica. La lezione del professor Frank oggi era stata un po' troppo noiosa e, con il dolore leggermente pulsante dietro la testa e il naso che cola, era davvero difficile concentrarmi.

Poi finalmente arrivò l'ora di pranzo.

Quando arrivai alla mensa, Alex non si vedeva da nessuna parte. Probabilmente era con l'allenatore, anche se non mi aveva esattamente scritto un messaggio a riguardo, cosa che di solito faceva se saltava il pranzo.

Presi il vassoio del pranzo e mi avvicinai al nostro solito tavolo vuoto prima di sedermi con un profondo sospiro. Alex non si sedeva mai con i suoi amici di football, solo perché sapeva quanto mi sentissi fuori posto in quel tavolo troppo affollato.

Strofinandomi il punto dolorante dietro la testa, aprii la bottiglia d'acqua.

"Ciao, Skylar."

Alzai la testa di scatto, sorpresa, quasi sussultando un po' alla mia reazione quando vidi il piccolo sorriso sulle labbra di Hanna. Non avevo alcuna difficoltà a riconoscere quella voce e anche chiunque altro nei miei panni sarebbe rimasto sorpreso. Hanna parlava raramente con qualcuno.

I suoi capelli erano pettinati in un'unica lunga treccia, quasi intonata ai suoi occhi nero carbone.

"Oh. Ehi." Le sorrisi, prima di prendere i miei libri dalla sedia di fronte a me. "Vieni dai. Puoi sederti qui. Tanto sono sola"

Esitò per un momento ma si sedette comunque, e fui felice che lo fece.

"Non sei seduto... con quel tuo amico?" Lei chiese.

Hanna non era mai stata bullizzata, cercava semplicemente di stare alla larga dal percorso di tutti, ed era qualcosa che mi piaceva di lei.

"No. Alex probabilmente è con l'allenatore." Alzai le spalle e bevvi qualche altro sorso d'acqua.

Hanna annuì e guardò il vassoio del pranzo. "Sembri un po' stanca oggi."

Era dolce, detto da lei. Sorrisi un po' per questo. Hanna e io non avevamo mai avuto conversazioni diverse dai soliti saluti.

"Ho dormito fino a tardi stanotte," risposi, in modo totalmente diverso da quello che avevo detto ad Alex. Non era esattamente una bugia, ma pur sempre una bugia. "Quindi." Spostai la conversazione verso di lei. "Come mai alla fine hai deciso di pranzare qui? Voglio dire, non ti ho mai vista qui nella mensa."

Sembrava come se la stessi attaccando personalmente, e quasi le dissi che non intendevo questo, ma lei mi precedette "Ti ho vista seduta da solo e ho pensato che probabilmente sarei dovuta uscire dal mio..."

"Guscio?" Suggerii con un sorriso comprensivo.

Lei ricambiò il sorriso e annuì.

"Bene, è fantastico. Mi piacerebbe molto avere un'amica." Feci una breve risata. In realtà, avevo solo Alex come amico e a volte la cosa arrivava a un livello estremamente irritante.

"Ho sentito che hai preso 10 in quel test di fisica," Dissi dopo un po', ricordando quando il prof aveva annunciato i voti mentre distribuiva le nostre prove, una cosa così malvagia da fare, lo so, specialmente quando gli altri ridacchiavano contro di te solo perché avevi preso tre 6 di fila.

Hanna sorrise di nuovo e annuì.

"Come hai fatto?" Le chiesi, riducendo la mia voce a un sussurro miserabile.

Una piccola risata le sfuggì dalle labbra ed era bello sapere che adesso si sentiva un po' se stessa con me.

"Non ho fatto molto. Ma ho degli appunti e–"

La guardai, inarcando le sopracciglia quando si fermò un po' troppo bruscamente.

Fu allora che mi resi conto che non era solo lei, ma anche alcune altre chiacchiere intorno a noi morirono. Mi voltai verso Hanna e la vidi guardare qualcosa dietro di me, sembrando quasi sorpresa.

Provai a catturare il suo sguardo per chiederle cosa diavolo stesse succedendo. Ma quando la curiosità ebbe la meglio su di me, strinsi il tavolo e mi voltai, solo per allargare un po' gli occhi quando vidi Caden.

Caden. Quello stronzo in persona, che guarda caso era anche un vero piacere per gli occhi, stava camminando verso il nostro tavolo. Il mio tavolo.

Era un po' spaventoso.

Trovare Caden nella mensa era insolito quanto guardare Hanna parlare con qualcuno. In tutti gli anni del liceo, non avevo mai visto Caden venire qui. Se fosse andato verso il tavolo della squadra di football, sarebbe stato un po' comprensibile. Ma il semplice fatto che stesse camminando verso il mio tavolo, sicuramente non era affatto previsto.

Perché diavolo veniva qui?

Guardai di nuovo Hanna che sembrava un po' in preda al panico adesso.

Forse non era verso di me che si stava dirigendo, forse era solo verso Hanna.

Ma chi volevo prendere in giro?

"Piacere di rivederti, Anderson." Sentii la sua voce familiare dietro di me.

Non l'aveva fatto.

Feci una smorfia, il che era abbastanza giustificabile, e girai la testa verso di lui.

"Chi diavolo stai chiamando Anderson?" Non mi importava nemmeno di fissare Caden Miller tra tutte le persone. Odiavo un sacco di cose ed essere chiamata con il mio cognome era tra i primi dieci.

Mi faceva sembrare un vecchio, per l'amor di Dio.

Potevo sentire alcuni sguardi diretti verso di me e non ero sorpreso. Quasi la metà della mensa era rimasta in silenzio. Tutti sapevano vagamente ciò che ruotava attorno a Caden. Una fonte perfetta per il dramma. A volte odiavo davvero questa città.

"Te, ovviamente," Rispose Caden in tono semplice, anche se il divertimento nei suoi occhi lo tradiva. Mi accigliai vedendo il modo in cui era così alto e calmo come se nemmeno un singolo sguardo lo disturbasse.

Gli insulti che mi aveva lanciato la sera prima erano ancora freschi. Sì, ero permalosa. E sì, non avevo intenzione di passare oltre. Non che fosse difficile con lui. Chiamarmi Anderson era stata la ciliegina sulla torta.

I miei occhi sfrecciarono lontano da lui e verso un atleta che aveva il telefono tirato fuori e stava registrando. Non potevo crederci, cazzo.

"Cosa vuoi, Caden?" Mi alzai e lo fronteggiai, abbassando la voce solo perché nessuno mi sentisse tranne lui. Non volevo fare una scenata. Solo una giornata tranquilla, per favore. Era chiedere troppo di questi tempi?

Un altro lampo di divertimento guizzò sui suoi lineamenti prima che tornasse lo sguardo impassibile.

"La lettera. Voglio quella lettera." Disse.

Lo guardai sbattendo le palpebre, prendendomi il tempo per registrare ciò che aveva appena detto, mentre in sottofondo ricominciavano a chiacchierare alcune persone che non erano affatto interessate alla cosa.

"Fai sul serio?" Chiedi incredula. "Mi credi adesso? Non sembravi che mi credessi ieri sera. Ricordi? Quando mi hai salvato dalla morte e dall'essere lasciato nella mia disgustosa pozza di sangue."

Wow.

Fui grata di notare alcuni sguardi staccarsi dal mio viso, probabilmente senza capire di cosa stessimo parlando.

"Riserva le lamentele per dopo, Anderson. Dammi quella lettera." Lui strinse gli occhi e non sembrava affatto felice.

"Troppo tardi, l'ho buttata nella spazzatura. Dio solo sa dov'è adesso." Mentii.

Poi incrociai le braccia con aria di sfida.

"Bene, allora non sono così sicuro che i tuoi genitori sarebbero felici di scoprire dov'era la loro figlia ieri sera."

Mi caddero quasi gli occhi dalle orbite. "Non lo faresti," Sussurrai.

Non l'avrebbe fatto davvero.

Un sorrisetto si incurvò sulle sue labbra e i miei occhi si spalancarono ancora un po'. Si avvicinò a me e sussurrò, "Lo farei sicuramente."

Non sapevo perché il mio cuore batteva così forte. Il fatto che avrebbe detto ai miei genitori dove ero stata la notte scorsa, o era solo perché il viso di Caden era molto vicino al mio? I miei occhi guizzarono verso i suoi bellissimi occhi verdi, giù verso i suoi zigomi definiti, e quella mascella, e le sue labbra–

All'improvviso fui allontanata da Caden.

La mia ipotesi iniziale fu Hanna, il che in realtà era un po' stupido. Perché Hanna dovrebbe improvvisamente sentire il bisogno di proteggermi da Caden? E non era stata lei.

Era Alex. Il mio migliore amico Alex. L'Alex di cui ero quasi certa non si fosse avvicinato alla mensa pochi secondi prima. Mi spinse dietro di sé e quasi inciampai contro il tavolo mentre guardava Caden, come se non gli importasse affatto della sua vita.

Quasi mi scaldò il cuore.

"Stai lontano da lei, capito?" Alex gridò con quella che pensavo fosse rabbia.

Se non fosse stato per prima, adesso la gente ci stava davvero fissando. Guardai impotente Hanna che adesso sembrava un po' pallida. Probabilmente ripensando alle sue decisioni attuali.

"Perché non stai lontano da tutto questo, Carter?" Suggerì Caden con uno sguardo che passò sia come omicida che incredulo, dando una forte spinta alla spalla di Alex. Sembrava ancora più minaccioso poiché Caden lo sovrastava di qualche centimetro.

Tutti sapevano che sfidare Caden era la cosa peggiore che si potesse fare a te stesso. Poche persone che erano riuscite a farlo si erano ritrovate rapidamente contusioni dolorose, soprattutto sul viso. Ma a giudicare dal modo in cui Alex fissava Caden, non sembrava che al mio migliore amico importasse.

Proprio prima che potesse trasformarsi in un combattimento a tutto campo, cosa che mi fece prendere dal panico solo a pensarci, mi intromessi tra loro, sperando di fermare tutto prima che peggiorasse. Non volevo che Alex si facesse male a causa mia.

Caden, d'altra parte, sembrava sul punto di spingermi via da loro da un momento all'altro.

"Smettila, Caden." Gli sibilai solo per trovare il suo sguardo fisso su di me.

Adesso la testa cominciava a martellarmi, quasi febbrilmente. "Te la darò, okay?" Aggiunsi. "Non rendiamolo un grosso problema.'

"Cosa? Non gli darai niente, Skylar!" Disse Alex dietro di me.

Vidi il momento in cui lo sguardo di Caden passò da me ad Alex in appena un secondo, con la mano che si chiudeva a pugno. E avrebbe potuto anche farlo. Dare un pugno ad Alex, intendo. Non capivo perché nessuno veniva qui ad aiutarmi in questo.

"Smettila, per l'amor di Dio! Ti darò quella lettera, te lo prometto!" Dissi ad alta voce, rivolgendomi a Caden. "Non farmi cambiare idea."

Non mi aspettavo davvero che lasciasse perdere, Caden non lo faceva mai; non prendeva mai ordini. Ma non aveva nemmeno preso a pugni o afferrato Alex. Invece, mi lanciò un'ultima occhiataccia e lasciò la mensa.

"Che diavolo stavi facendo?" Mi voltai verso Alex una volta che Caden scomparve dalla vista.

Adesso la mensa cominciava a riempirsi di sussurri sommessi e mi sentivo un po' male allo stomaco.

"Io? Tu che diavolo stavi facendo? Cosa vuole da te?" Chiese in risposta, con i pugni ancora stretti.

Sarebbe andata molto peggio, lo sapevo. Non volevo nemmeno pensare in quali pettegolezzi mi trasformerò domani.

"Non è quello che pensi, va bene? Restane fuori, per favore."

Alex mi guardò in modo incredulo. "Skylar–"

"Puoi lasciarlo perdere?" Lo bloccai. "Lo apprezzerei davvero."

Sapevo di essere stata cattiva con Alex, anche se si era intromesso tra noi solo perché non si fidava di Caden. Tuttavia, non ci pensai due volte prima di voltarmi e lasciare la mensa, senza aspettare la sua risposta.

Proprio come Caden.

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Scusate per gli errori!

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