Psychotic [h.s.] (Italian tra...

Par TheCousinsGang

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"L'amavo non per il suo modo di ballare con i miei angeli, ma per come il suono del suo nome poteva mettere a... Plus

Psychotic (Italian translation)
SONG - LIST
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 48
Epilogo
Ringraziamenti
AVVISO
THE COUSINS' GANG POV

Capitolo 47

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Par TheCousinsGang

PENULTIMO CAPITOLO

Eh già, siamo al penultimo, poi ci sarà l'ultimo e in più l'epilogo. Ma ovviamente, come sapete Psychotic ha anche un sequel, quindi state tutti tranquilli ahah.

//

Paura.

Era un termine al quale mi ero troppo abituata duranti i giorni passati a marcire dentro le mura dell'edificio. Avevo provato paura principalmente per Harry. Spaventata da quello che gli stavano facendo, da quello che aveva fatto lui, da dove lo stavano portando, da come doveva essere punito, da quali sarebbero state le conseguenze delle sue azioni. Ma questa paura non riguardava Harry.

Questa volta il mio cuore martellò con quel tipo di paura che faceva tremare le ossa e che ti svuotava la mente. Uno strano formicolio fece sì che i capelli vicino al mio collo si alzassero e che il mio stomaco sprofondasse. Questa volta l'antagonista stava chiamando me, stava seguendo me. Questa volta era troppo buio per vedere chi stesse sussurrando dietro di me.

"Rose," disse un'altra voce bassa, ma questa volta era quella di Harry. Era cauta, come se, se avesse parlato più forte, la persona anonima avrebbe attaccato. "Striscia il più fottutamente e velocemente possibile, e non guardare indietro."

Ero felice di seguire i suoi ordini. Scavai le mie mani nel fango e scalciai a terra. Costrinsi il mio corpo ad andare avanti e spinsi, letteralmente, per la mia vita. Un panico bollente si riversò nelle mie vene e non riuscivo a pensare a niente se non a strisciare più velocemente.

Anche Harry aveva aumentato il suo ritmo. "Continua così Rose," disse in delle parole affrettate e preoccupate sopra i suoni dei nostri sforzi.

Suonava spaventato e stravolto, in un modo in cui non lo avevo mai sentito prima. Dovevo ricordare a me stessa che anche lui poteva provare paura.

E sapere che era spaventato amplificò soltanto ciò che provavo. Tuttavia, la donna, pensavo si trattasse di una donna, non aveva dato ulteriori indicazioni della sua presenza. Ma sapevo che era qui. Se mi fossi fermata ad ascoltare, avrei sentito quel debole trascinamento. Ma non riuscivo a sentirlo attraverso i miei tentativi di evadere. Così per un breve momento mi domandai se mi fossi soltanto immaginata qualcuno chiamare il mio nome così come avevo immaginato lo stesso rumore dietro l'angolo delle mura del Wickendale.

Ma invece no, questo era reale. Anche Harry lo sapeva, e non solo lo aveva condiviso nelle mie osservazioni ma anche nella mia paura. O non esisteva ed io e Harry stavamo impazzendo o lei esisteva e ci stava seguendo. Non sapevo quale pensiero fosse più spaventoso.

Ma non avevo tempo per questa contemplazione e continuai a strisciare, con il cuore che martellava, e l'adrenalina che scorreva, nel modo più veloce possibile.

Mi sentivo come una bestia selvaggia, strisciando attraverso il terreno per uscire di corsa da questo tunnel. Il mio unico senso di conforto, anche se niente sarebbe potuto essere confortante in questa situazione, era il suono di Harry che si muoveva davanti a me.

Ma nonostante questa rassicurazione, riuscivo ancora a percepire quell'intensità elettrica attraverso i miei nervi e il mio cuore. Riuscivo ad immaginare e quasi a percepire lei afferrare la mia caviglia, la sua mano a pochi centimetri di distanza, strisciando per raggiungermi nel modo in cui io strisciavo per raggiungere una fine degli orrori del Wickendale.

Sembrava come se dopo milioni di battiti cardiaci, di respiri follemente irregolari, e di ore di una sensazione bruciante dei miei muscoli, fossimo arrivati ad una fine. Harry si fermò. Io mi fermai. Era una via senza uscita. Quando ci fu il silenzio, realizzai che lei non si trovava a pochi centimetri di distanza, come avevo pensato. Ma sentivamo ancora, in fondo al tunnel, quel suono raschiante; non aveva smesso di seguirci.

"Chi cazzo era?" Chiese Harry in un sussulto, cercando freneticamente una via d'uscita dalle pareti.

"Io-" iniziai, necessitando di fare un respiro. "Io non ne ho idea."

"Merda," disse. "Non lasciare che ti si avvicini; usciamo di qui e corriamo."

Annuii, la testa rivolta nella direzione dei rumori strani e dei sussurri. Non c'era niente che separarava me da quella donna. Niente. Il mio cuore batté forte con paura e panico, la testa dritta nella direzione da cui eravamo venuti.

Mi feci più vicina ad Harry, cercando qualsiasi segno di lei, il che era difficile da fare nel buio pesto. Era una paura dove tu non riuscivi a pensare a nient'altro, e qualsiasi rumore o movimento nell'oscurità si aggiungeva soltanto ai tuoi nervi agitati. Era una paura che richiedeva tutta la tua attenzione fino a quando non si sarebbe placata. E questa non si era ancora placata.

"Trovata," mormorò Harry e rilasciai un sospiro di sollievo.

Ma non riuscii a liberare la mia mente dal pensiero che lei sarebbe potuta arrivare in ogni momento, poteva avere un'arma, poteva avere un piano per ucciderci. Conosceva il mio nome.

Sobbalzai quando Harry sbatté il suo pugno su qualcosa sopra di noi. Su qualcosa di duro, tipo il legno. Era bloccato, c'era una serratura su questo buco nel terreno. Così continuò a lavorarci su per aprirla. Aspettai mentre i miei pensieri erano aggrovigliati con le fiamme di panico e paura. I sentimenti di Harry non sembravano venir fuori nei suoi pensieri come i miei ma piuttosto nelle sue azioni mentre faceva esplodere il suo pugno sul legno con tutta l'adrenalina e l'urgenza che scorreva nelle sue vene.

E dopo un altro sussurro. Gracchiante e basso, dicendo la stessa cosa di prima. "Rose."

Si stava avvicinando.

Un altro sussulto allarmante risuonò dentro di me, e mi girai verso Harry. Con le mie braccia ossute spinsi e colpii il legno insieme a lui, nessun dubbio che domani avremmo avuto entrambi dei lividi. Se fossimo riusciti ad arrivare a domani.

Era come un film horror, come se fossimo stati sepolti vivi e stessimo battendo contro il cancello per la sopravvivenza. Spingemmo, tirammo pugni e calci sulla superficie, senza riuscirci.

Così Harry provò a mettersi di schiena. Era difficile mettersi in quella posizione in uno spazio piccolo, ma ci riuscì.

"Fai attenzione," disse.

Con una forza, che io non sapevo avesse, tirò dei calci verso l'alto, usando tutto il corpo, mentre i suoi piedi colpirono il legno. A causa dell'impatto, esso si ruppe con un crack sconvolgente. Il legno si era spaccato, e qualche granello di pietra si era sparso a terra.

Eravamo così vicini, ora dovevamo solo staccare il legno. Ma ciò che non avevamo realizzato era che, durante i nostri sforzi estenuanti, lei si fosse avvicinata ancora di più.

Dalla coda del mio occhio vidi un movimento. La mia testa ruotò istintivamente a sinistra, ed eccola lì. Non vicina ma abbastanza vicina. Solo la sagoma era delineata, più luminosa rispetto all'oscurità attorno a lei.

Questa donna, dalla sua vicinanza e dall'orrore che possedeva, non era più una persona ma era diventata un mostro.

Immediatamente il mio cuore non stava battendo da solo ma il mio intero corpo sembrava pulsare insieme ad esso. I miei occhi si spalancarono, il respiro mi si smorzò in gola, ed ogni ossa del mio corpo tremò con terrore.

Mi precipitai a staccare il legno come aveva già iniziato a fare Harry. La sentii avvicinarsi ancora e iniziai ad urlare. I miei occhi si colmarono di lacrime ed urlai. Urlai fino a quando l'urlo non bloccò tutto il resto, urlai per me ed Harry, urlai per far fermare la mostruosità vicino a noi, ed urlai per liberarmi dalla mia paura travolgente.

"Vai via, vai via, vai via!" Urlai freneticamente e ripetutamente, insieme alle parole ti prego e basta.

Le lacrime scesero dai miei occhi; il caos della mia voce, la forza nello staccare il legno, e i grugniti di Harry per lo sforzo, si aggiunsero ad una folle, selvaggia, incredibile paura che si sviluppò così velocemente quanto le lacrime che scendevano sulle mie guance.

Urlai fino a quando finalmente un pezzo di legno non si staccò. Dei sassolini caddero dalla crepa e si sparsero attorno a me e ad Harry. Comunque sia, continuammo fino a quando non ci fu un buco abbastanza grande per riuscire a passarci, mentre il mio corpo tremava con adrenalina.

Improvvisamente, ci fu della polvere di pietra su di me, sui miei vestiti e su di Harry. Uno strato spesso ci ricoprì ma me la tolsi di dosso velocemente e guardai in alto verso il primo cielo chiaro e aperto che non vedevo da molto.

Ma non era ancora finita qua. Harry si alzò velocemente e si arrampicò sul buco, ma ce n'erano altri due.

"HARRY!" Strillai di nuovo quando la sua sporca mano si allungò per prendermi, mancando di poco il mio braccio. Prima che lei potesse avvicinarsi maggiormente, le grandi mani di Harry mi spinsero da sotto le spalle e mi fece uscire dal tunnel soffocante, mentre granelli di pietra rotolarono via da me e ritornarono dentro la Terra.

L'ultima cosa che vidi fu una sporca e pallida mano che sporgeva dall'apertura che avevamo fatto noi, fino a che non ci girammo.

"Forza, Rose!" Harry mi incoraggiò, non appena i miei piedi toccarono terra.

E poi corremmo. Mi era già capitato di respirare irregolarmente, ma ero certa che si potessero sentire i miei rantoli mentre cercavo di far lavorare i miei polmoni per tenere il passo col mio ritmo.

Non potevamo ancora celebrare con i nostri piedi su un terreno e con delle bocche che stavano respirando ancora l'aria del Wickendale. Non potevamo ancora trovare la felicità nel fatto che fossimo evasi.

Perché c'era ancora un'orribile versione di una donna che ci seguiva. Io ed Harry rallentammo per un secondo, sentendo il bisogno di prendere fiato.

"Cosa diavolo era quella?" Chiesi.

Harry scosse la testa e inghiottì un po' d'aria. "Sembra che non siamo gli unici a voler evadere."

Entrambe le nostre teste si girarono, lentamente, nella direzione da cui eravamo venuti. E finalmente riuscimmo a vedere chi ci stava seguendo.

Era nascosta dietro l'ombra di un albero nella spaventosa oscurità. Ma si stava muovendo. Soltanto che non camminava come una persona normale ma come qualcuno che aveva qualcosa di gravemente sbagliato.

Stava trascinando le sue gambe dietro di lei.

I suoi polpacci non erano come avrebbero dovuto essere. Una cucitura accidentata e orribile li separava dalle sue gambe; come se si fosse tagliata le gambe e le avesse ricucite dietro di lei. Era una cosa sfigurata, nauseante e terrificante che nessuno avrebbe dovuto vedere. E i suoi grandi occhi spenti e i suoi movimenti con le mani di certo non aiutavano.

"Rose," Harry sussurrò accanto a me, mentre fissava lo stesso orrore che stavo fissando io.

"Sì?" Squittii.

"Corri."

E questo fu ciò che facemmo. La lasciammo indietro con una corsa folle mentre lei ondeggiava da un lato all'altro con lo sforzo di spingere le sue gambe in avanti una alla volta.

Io ed Harry distogliemmo i nostri occhi da lei e corremmo uno accanto all'altro, i suoi polmoni fumatori cercavano di restare al mio passo.

Non ci fermammo, anche quando non riuscivo a respirare, anche quando la mia gola e i miei polmoni bruciavano, anche quando Harry ansimava per lo sforzo. La donna dalle gambe mostruose non poteva competere con la nostra velocità, ma nonostante ciò, corremmo fino a che tutta la nostra adrenalina non si bruciasse. Sapevamo che se ci fossimo fermati saremmo potuti essere inseguiti e rimessi di nuovo nelle nostre celle, anche dopo tutto ciò che avevamo fatto. Così per quel che doveva essere uno, due, tre miglia, corremmo fino a quando non ne fummo più fisicamente in grado.

Le borse procurate da Lori e Kelsey sbattevano contro la mia schiena e lo sforzo si faceva sentire sulle mie spalle. Ero tentata dal lasciarle cadere insieme al loro effetto di rallentarmi, ma realizzai che al loro interno ci fossero del cibo, acqua e soldi. Inoltre, erano sopravvissute finora.

"Non fermarti," incoraggiò Harry, anche se sembrava essere vicino ad una pausa.

Ma nessuno dei due si fermò fino a che non raggiungemmo qualcosa alla quale non ci eravamo preparati. Alle spalle del Wickendale, parte comunque della sua enorme proprietà, c'era una specie di rupe.

Ansimai per tutta l'aria che riuscii a prendere quando ci fermammo, cercando di mantenere nello stomaco quel poco di cibo che avevo mangiato oggi. Il mio battito martellò nella mia testa e la mia fronte gocciolava di sudore. E prima ancora di avere il tempo di riprenderci, la domanda su ciò che avessimo dovuto fare dopo richiese la nostra attenzione

"Cosa-" ansimai, e questo fu tutto ciò che riuscii a dire.

Harry poggiò le mani sulle sue gambe e abbassò la fronte, gli occhi chiusi mentre cercava di recuperare un po' di ossigeno.

Finalmente in grado di respirare, esaminai la rupe. Ricopriva tutto l'ambiente, in modo che in qualsiasi direzione avessimo corso, saremmo ritornati verso l'istituto.

Non c'era via d'uscita, se non davanti a noi, al largo della rupe e nell'acqua poco familiare.

HARRY'S POV

Avevo visto un sacco di roba disgustosa durante il corso della mia vita, ma quella ragazza e le sue fottute gambe, erano qualcosa di orribile. Ma almeno la rallentavano, e noi ci trovammo facilmente ad un miglio di distanza da lei. Non c'era nessuna fretta di evadere nonostante ciò che quella mente torturata avesse pianificato. Ma c'era l'urgenza, comunque, di creare la massima distanza tra noi e le persone che, se non lo stavano già facendo, ci avrebbero inseguiti.

L'unica opzione era saltare.

"Ti fidi di me, Rose?" Chiesi dopo aver preso un respiro.

E la mia bellissima ragazza, ricoperta da sporcizia e con le lacrime sulle guance, annuì. "Certo."

"Bene," dissi. "Allora stringi la mia mano." Istruii e mi girai per guardare le onde infrangersi ad una decina, decina e decina di metri più in basso.

"Salteremo?" Chiese, l'agitazione ancora presente nella sua voce.

"È l'unico modo. Siamo sopravvissuti fino ad ora, sopravviveremo ad un pochino d'acqua." Dissi.

Ma in realtà non avevo idea di quanto fosse profonda, o se ci fossero delle rocce sotto la superficie. Comunque sia, non potevamo tornare indietro. Non c'era nessuna opzione. Questa era l'unica alternativa.

"Pronta?" Le chiesi, e anche se era spaventata a morte, annuì.

Nessuno di noi due era davvero pronto, ma non c'era nulla da fare per prepararci. Beh, eccetto una cosa.

"Un secondo," dissi.

Tolsi delicatamente le cinghie della borsa dalle spalle di Rose, rimuovendo anche la mia. Le lanciai oltre la sponda e sulla riva, e atterrarono accanto all'acqua. Ci sarebbero servite dopo.

Rimisi la mia mano nella sua, stringendola forte in incoraggiamento. "Al tre," dissi. Condividemmo un'ultimo sguardo prima di iniziare a contare.

"Uno. . . due. . . tre."

E con la sua mano nella mia, i nostri piedi si sollevarono da terra. Eravamo nell'aria, precipitando insieme nell'ignoto. Il vento soffiò attraverso i nostri capelli e non ebbi il tempo di provare qualcosa. Ebbi solo il tempo di provare guizzi di emozione che non potevano essere decifrati prima che venni sommerso. Il mio corpo divenne freddo con l'acqua ghiacciata che scorreva attorno a me.

Invece di odiare il dolore, amai il sollievo, grato che il mio cuore stesse ancora battendo nel mio petto. Apprezzai l'acqua mentre fluiva tra i miei capelli e inzuppava i miei vestiti, inghiottendo le mie braccia e mani.

Le mie mani.

Erano vuote, quella di Rose non era più intrecciata alla mia.

Nuotai in superficie mentre ansimavo per un respiro. I miei capelli erano attaccati sulla fronte e la mia spessa uniforme rendeva difficile rimanere a galla ma non mi importava. Dovevo trovare Rose prima che queste preoccupazioni banali potessero essere affrontate.

"Rose!" Gridai.

Era introvabile tra le onde pericolose dell'acqua blu scuro. Il mio cuore affondò mentre mi guardavo intorno, cercando disperatamente in tutte le direzione. "Rose!" Gridai di nuovo.

Fui travolto da sollievo quando la sua mano finalmente spuntò fuori dall'acqua. Ansimò per un po' d'aria e tossì, ma stava bene.

"Vieni qui," boccheggiai, nuotando verso di lei mentre si avvicinava a me. "Aggrappati a me, piccola, aggrappati al mio collo," dissi.

Avvolse le sue braccia attorno a me ed io avvolsi le mie attorno al suo corpo fragile e tremante. Riuscimmo a rimanere a galla solo per alcuni minuti, mentre spingevamo e nuotavamo fino a quando non raggiungemmo le rive dell'acqua. Una volta che la mia mano toccò terra, tirai Rose mentre lei avanzava lentamente, collassando sulla sua schiena, una volta fuori dall'acqua.

Feci lo stesso, arrampicandomi sul terreno e sdraiandomi accanto a lei. Con i nostri veloci movimenti e una corsa persistente, ci eravamo meritati uno o due minuti. Solo un paio di minuti, e dopo avremmo dovuto correre di nuovo; ma avevamo bisogno di una pausa.

I miei occhi si chiusero per un breve momento, domandandomi dove saremmo potuti andare da qui. Ma il sorriso che attraversò il viso di Rose, nonostante le cose che avessimo dovuto affrontare, mi fece perdere in esso. Mi dimenticai della prossima mossa e pensai a quelle precedenti.

"Harry?" Domandò.

"SÌ?" Chiesi, sorridendo già all'idea di quello che avrebbe detto.

"Siamo liberi."

Furono queste parole, queste due semplici parole che mi fecero sentire. . . felice.

"Porca puttana," dissi.

E dopo iniziai a ridere, e Rose ridacchiò di fianco a me e non avevo mai provato una gioia così immensa.

"Siamo fottutamente liberi!" Urlai, il mio stupido dannato sorriso continuava soltanto a crescere.

Mi alzai dal mio posto e per un momento dimenticai la donna pazza che si era avvicinata al bordo della rupe, dimenticai l'orribile Direttrice che senza dubbio aveva mandato una squadra di ricerca e suo figlio che avevo appena ucciso.

Perché in questo momento, importava solo di me e Rose. Mi chinai per avvolgere le mie braccia attorno ai suoi fianchi e la sollevai. Le sue gambe avvolsero i miei fianchi e poi ridemmo soltanto, con più energia delle onde che si infrangevano dietro di noi.

Dovevamo iniziare a correre di nuovo e trovare un posto in cui dormire, e avevamo ancora tante altre difficoltà davanti a noi. Ma proprio ora, in questo istante, niente di tutto ciò aveva importanza.

Perché eravamo evasi dal Wickendale, cazzo.

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