COR EX LAPIDE┃namkook

By yoonxixi

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Kim Namjoon, il predatore di sculture. Jeon Jungkook, il capolavoro mancante. More

❝prologo❞
❛La Pietà di San Pietro❜
❛Ercole❜
❛Il Bacco❜
❛Mosè❜
❛San Paolo❜
❛San Petronio❜
❛Il David❜

❛Schiavo Morente❜

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By yoonxixi

L'aria umida accoglieva ogni mio respiro, appena lasciavo uscire la testa dall'acqua, ma mi ci volle un po' per capire cosa stava per accadere.

Mi sfregai gli occhi velocemente, per poi nuotare in direzione dei miei amici ed avvisarli:
«Sta per piovere, non penso che rimanere in piscina sia una buona idea»

«Chi ti dice che pioverà? Magari sono nuvoloni che si sentivano soli» borbottò Jimin, adagiando meglio la schiena alla parete dell'idromassaggio e non accennando ad aprire gli occhi.

«Ha ragione, si preannuncia una bella tempesta» ribattè Seokjin, allargando le braccia e stiracchiandosi per bene, prima di avviarsi verso la rampa di scale della piscina.

«Ma cos'è tutta 'sta fretta, insomma!» si lamentò ancora Jimin, allungandosi sul bordo della vasca e tentando di afferrare la caviglia del nostro hyung con le sue piccole dita.

«Se ne stanno andando tutti, Jiminie, non fare il bambino» lo rimbeccò Seokjin, allontanandosi dalle sue mani disperate.

Una goccia mi sorprese impreparato, cadendo rovinosamente tra le mie sopracciglia, per poi scivolare lungo la linea del mio naso.
Alzai un angolo della bocca, in un sorriso soddisfatto, sfidando Jimin con lo sguardo, mentre altre gocce precipitavano su di noi.

«Preghiamo i gentili passeggeri di lasciare la piscina, il ponte e qualsiasi altro luogo all'aperto. È in arrivo una forte tempesta e rimanere fuori potrebbe rivelarsi molto pericoloso. Vi preghiamo di fare attenzione ed essere responsabili. Grazie, il vostro equipaggio.» tuonò una voce anziana, facendo sbuffare esageratamente il povero Jimin.

«D'accordo!» urlò esasperato «Uscirò da questa vasca così confortevole, rilassante, magnifica...»

Seokjin lo tirò su di peso, trasformando quel fiume di lodi in una cascata di insulti e lamenti, che non si attutirono nemmeno quando il più grande se lo caricò in spalla, usando la schiena per tappare quella bocca insolente.

Ridacchiai leggermente, trotterellando per arrivare al loro fianco, ma, sbadato com'ero, non avevo notato quanto il pavimento accanto alla piscina si fosse fatto scivoloso e quasi rischiai di assicurarmi una bella botta alle mie preziose natiche, se non fosse stato per un forte braccio ancorato alla mia vita.

«Tutto bene?» mi domandò il ragazzo, investendomi con la sua voce profonda e graffiante.

Sentii le guance accaldarsi, notando quanta poca distanza ci fosse tra i nostri corpi, e non osai alzare lo sguardo, mentre annuivo velocemente.

«Per fortuna, stavi per cadere veramente male» sorrise lui, lasciandomi la vita.

Dovetti far ricorso a tutta la mia buona forza di volontà per alzare lo sguardo ed osservare il suo viso, in modo da poterlo ringraziare.

Eppure, di fronte al meraviglioso disegno che si era formato agli angoli delle sue labbra, annaspai.

«Ehm, le mie fossette ti mettono in soggezione?» ridacchiò nervoso, passandosi una mano dietro la nuca.

«N-no, mi s-scusi» biascicai, voltando nuovamente gli occhi altrove «Grazie per prima, comunque...»

«Nulla» mormorò, prima di allontanarsi verso la piscina e immergervisi.

«Cosa fa?!» sbottai, vedendolo nuotare tra il cloro e la pioggia ancora leggera «Vuole annegare nella tempesta?!»

«Sarete voi ad annegare» lo sentii borbottare, prima che cominciasse ad intonare le note di qualche canzone che non avevo mai sentito.

Rimasi lì, con la bocca aperta dallo sconforto e dalla confusione, osservando il corpo ambrato e coperto da un misero costume color crema del ragazzo, facendo correre le iridi sui suoi capelli forse troppo lunghi, che arrivavano al collo e carezzavano le orecchie in dolci ciuffi scuri. Le mie dita tremavano dalla voglia di toccargli la cute, le mie labbra fremevano dal bisogno di sentire le sue.

Già in quel momento, in quel piccolo frangente, Kim Namjoon mi aveva stregato, e quell'innocente contatto che era avvenuto tra le nostre pelli non era mai stato casuale. Con le sue dita agili ed esperte, aveva legato un filo senza colore e consistenza attorno al mio corpo e mi aveva reso la sua adorabile marionetta.

«Jungkook! Vuoi venire a ripararti o preferisci fissare il vuoto sotto i lampi?!» mi chiamò Seokjin, irritato e preoccupato.

Solo allora, quando girai la mia testa verso di lui per dirgli che c'era ancora un ragazzo nella vasca, mi accorsi di essere completamente fradicio e che le gocce si erano fatte terribilmente grandi. Il cielo era decisamente più scuro di quanto lo fosse giusto un attimo prima e i tuoni urlavano nel bel mezzo del pianto delle nuvole, facendomi agitare.

Girai nuovamente il capo, per gridare a quel ragazzo di uscire al più presto, ma non vidi nulla, se non l'acqua martoriata della piscina.

«Ehilà?» provai a cercarlo con lo sguardo, ma non c'era neppure un'ombra.

Me l'ero forse immaginato?
No, non era possibile, avevo chiaramente sentito la sua presa ferrea sul mio addome, e ricordavo ancora il suo... no, non ricordavo più il suo aspetto!
Il suo sorriso si era fatto sfocato nella mia mente e pensai davvero d'essere impazzito, forse per colpa della tempesta, forse per qualcos'altro.

«Jungkook, vuoi muoverti o no?!» mi sgridò ancora Seokjin, facendomi correre verso di lui ㅡstavolta più cautamente.

Mi richiusi la porta alle spalle, lasciando la confusione alle prese con il diluvio, in compagnia del ricordo di quello strano ragazzo che avevo incontrato, ma che presto avrei dimenticato.

La pioggia irrompeva furente sul vetro delle finestre, precipitando con forza su tutta la superficie del ponte, mentre la nave faticava ad avanzare, tra le acque irrequiete dell'oceano.

«Vi dirò:» enunciò Taehyung, che aveva preso posto accanto a noi insieme ad Hoseok «ho una paura boia»

«Una paura boia?» ridacchiò Jimin, ripetendo quello strano accostamento di parole.

«Scusatelo, viene dalla campagna» spiegò Hoseok, sorridendo divertito, ma ricevendo uno sguardo torvo da parte del suo amico.

«Piccolo Taehyungie,» Jimin si avvicinò per carezzargli la guancia in modo dolce «non ti devi preoccupare: questa è una nave da crociera, non una barchetta qualunque»

«Certo che di tempeste come queste non ne ho mai viste» replicò Seokjin, pensieroso, sporgendo un po' il labbro inferiore ed aggrottando le sopracciglia.

«Parli come se avessi ottant'anni, hyung» sbuffò Jimin, roteando gli occhi «Cosa pensi di aver visto nei tuoi ventisette anni di vita rinchiusi in casa a studiare?!»

Vidi il nostro amico pronto a ribattere, per cui mi infilai nella conversazione prima che si facesse troppo aggressiva:
«Giochiamo a carte!»

«Non ce le ha nessuno le tue stupide carte!» replicò Jimin nervoso, scoccandomi un'occhiataccia.

«Ce le ho io, ce le ho io» intervenne Hoseok, prima di alzarsi «Vado un attimo a prenderle: sono in cabina»

«Ti accompagno» affermò Seokjin, non vedendo l'ora di andarsene.

Avevo fatto conoscere Hoseok e Taehyung ai miei amici giusto il giorno prima ed erano andati subito d'accordo l'uno con l'altro.
La sera, poi, mentre ci apprestavamo a raggiungere la nostra camera, Jimin mi aveva confidato di aver trovato anche lui il loro rapporto strano, fin troppo sospetto, per poi dire di essere tremendamente invidioso di un'amicizia del genere.
Ora, con Hoseok lontano, cercava di avvicinarsi maggiormente a Taehyung, curioso di sapere i suoi segreti e conoscere la formula di quella strana relazione.

Mi sentivo a disagio, tra i due, quasi un terzo incomodo, e non potei far altro che lasciare lo sguardo vagare per la sala pranzo, dove molti si erano rintanati in attesa della fine di quella terribile tempesta.

Decisi di abbandonare silenziosamente il tavolo, avviandomi verso l'unica altra persona che conoscevo in quella sala.

«Ciao, Yoongi-hyung!» mi apprestai al bancone, sorridendo ed inclinando leggermente la testa, alla ricerca del suo sguardo.

Yoongi indossava un grembiule bianco, dei guanti di plastica ed una cuffietta per evitare che qualche capello cadesse tra i piatti serviti. Sembrava visibilmente annoiato, a dire dalla sua espressione vuota, che avevo notato indossasse spesso. Le sue dita però tamburellavano nervosamente sul ripiano che aveva di fronte, mentre i suoi occhi correvano ovunque, quasi spaventati.

«Cosa vuoi?» borbottò, non degnandosi nemmeno di voltarsi verso di me.

«Oh, suvvia, hyung, perché dev'essere così cattivo con me?» brontolai, imbronciandomi.

«Senti, bamboccio, non ho nessuna voglia di farti da balia in questo momento, quindi va' via» gesticolò, tremando leggermente.

«Se fossi Seokjin non mi tratteresti così» sporsi ancora un po' il labbro in fuori, ma non ottenni nulla, se non un'occhiata irritata.

«A proposito, Jinnie dov'è?» chiese curioso, ma prima che io potessi anche solo ripetere il nomignolo che aveva usato, lasciò il bancone, correndo preoccupato verso qualcuno dietro di me «Hyung!»

Mi girai, insieme a tutto il resto dei passeggeri, osservando le figure tremanti e zuppe di Hoseok e Seokjin. Avevano dipinto sul viso il puro e semplice terrore ed i loro abiti erano talmente bagnati da disegnare perfettamente le loro forme e linee.

«Cos'è successo?» sentii Jimin domandare, mentre Taehyung si alzava velocemente ed andava a controllare le condizioni di Hoseok.

«I-io n-non p-penso che q-questa s-sia... u-una n-normale tem-tempesta...» sussurrò Jin tra i brividi, con gli occhi sgranati e qualche lacrima sulle guance.

Appena mi avvicinai abbastanza, notai che piccole macchie di sangue gli sporcavano i vestiti e la pelle scoperta sul lato destro.
Con un cipiglio perplesso sul volto, mi avvicinai ulteriormente e i miei occhi acchiapparono qualche scintillio, che scoprii appartenere a dei pezzi di vetro conficcati tra le sue membra.

«Ma cosa...?» mormorai, ma prima che potessi osservare meglio, Hoseok cacciò un urlo di dolore.

Alzai di scatto la testa, trovandolo tra le braccia di Taehyung, che blaterava scuse, mentre cercava di non toccare con troppa pressione la schiena del ragazzo.
Notai che anche i suoi abiti erano martoriati in piccoli punti e perdevano sangue.

«Cos'è successo, esattamente?» domandai, mentre toccavo delicatamente la camincia floreale indossata da Hoseok.

«L-la f-fine-finestra d-del-» provò a spiegare Seokjin, nonostante i tremori, prima che la luce saltasse.

I passeggeri, fino a qualche secondo prima silenziosi e seduti ad osservare il teatrino che avevamo messo su, s'alzarono in tutta fretta, cominciando a gridare e raccogliere i propri averi, in una corsa contro il panico.

«Signori passeggeri,» enunciò una voce terribilmente gravosa sulle nostre teste «la nave è in una situazione di pericolo abbastanza alto, ma vi preghiamo di mantenere la calma e di attenervi al piano di evacuazione nel caso in cui dovessimo affondare. Rimanete ai vostri posti e non uscite per nessun motivo, i membri del nostro equipaggio vi saranno d'aiuto»

Yoongi ci rivolse uno sguardo di scuse, ben sapendo di non essere stato preparato per quell'eventualità, ma non poté aprir bocca che venne sopraffatto da una marea di urla e grida, seguite da un boato.

Mi ritrovai scaraventato lontano, in balia di venti freddi e forti, con l'acqua ad annegarmi le orecchie.
Cercai di mettermi almeno seduto, nonostante il terribile dolore alla schiena e al capo e vidi ciò che non avrei mai potuto pensare potesse accadere: c'era chi si trovava a terra, chi contro un muro e chi ancora era finito fuori sotto il diluvio universale. Le finestre erano esplose tutte in una volta, colpendo i più vicini e causando perdite tra i passeggeri. Diversi feriti si lamentavano, mentre l'equipaggio cercava una soluzione, correndo con l'allarme a far da colonna sonora.

Mi aggrappai ad un tavolo, nonostante il piano s'inclinasse a proprio piacimento, seguendo le dirette delle onde esageratemente grandi, e provai a mettermi in piedi, cercando i miei amici.

Urlai più volte i loro nomi, con il fiato che andava scemando, ma non riuscii neppure a scorgere i loro visi in quella strana nebbia che si era impossessata della sala.

Tra paura ed agitazione, non feci caso alle mie ferite e alla mia nuca sanguinante, ed avanzai tra i tavoli e il pavimento traballante per tornare al punto in cui mi trovavo.

Le mie iridi erano offuscate, le mie narici sentivano solamente l'odore del sale, mentre i miei poveri timpani lottavano contro le grida e l'assordante allarme che volevano spezzarli in mille pezzi.

Uomini attrezzati fecero il loro ingresso, cercando di aiutare il numero maggiore di persone e portando ciascuna di esse lontano, probabilmente su qualche barca d'emergenza.

Arrivarono anche a me, ad un certo punto, tra i tuoni e i lampi che rischiavano di invadere anche questa stanza, mentre cercavo con prepotenza i miei amici.

«Ragazzo! Dobbiamo andare, non c'è più molto tempo!» mi gridarono contro, afferrandomi le braccia e portandomi con loro.

«NO, ASPETTATE! I MIEI COMPAGNI SONO ANCORA QUI, DA QUALCHE PARTE!» ma non mi davano retta, dicendo che qualcun altro li avrebbe sicuramente presi e portati con sè.

Mi tirarono fuori, buttandomi addosso qualche protezione ed infilandomi in un giubbotto salvagente, nonostante mi stessi dibattendo il più possibile.

Quando atterrai in una delle barche, scoppiai in lacrime, in pensiero per i miei amici e terribilmente influenzato dall'agitazione altrui: ad ogni tuono coincidevano urla e disperazione, zittite per un momento da un'onda più alta delle altre prima di tornare più forti di prima.

I marinai gesticolavano a vicenda, mentre altri facevano avanti e indietro, cercando di non dimenticare nessuno.

Quando, però, la nave s'inclinò terribilmente troppo, con una sinfonia di paura in sottofondo, decisero di non esitare maggiormente, facendo partire i mezzi uno ad uno, prima gli anziani, poi le donne e i bambini ed, infine, i giovani, di numero fin troppo ridotto per i miei gusti.

Tra la tempesta e la nebbia che mi avvolgeva, non capii più nulla, non sentii più nulla, se non due braccia forti che mi arpiavano la vita, due mani di cui avevo già avuto assaggio giusto qualche ora prima, ed un sussurro che si fece strada nelle mie orecchie ghignando:
«Oh, Jeon Jungkook, finalmente sei mio»

Non ebbi il tempo di destarmi ed allontanarmi che un'onda mi travolse, facendomi sbattere la fronte contro il bordo della barca, prima che perdessi completamente i sensi.















nota autrice!
volevo solo dirvi che non sono sicura di riuscire ad aggiornare ogni due settimane, come mi ero prefissata, poiché andrò in vacanza e subito dopo parteciperò ad un viaggio studio in inghilterra
spero comunque di riuscire a scrivere+scusate se questo capitolo è decisamente più corto dello scorso, ma volevo semplicemente descrivere il naufragio, che spero di aver fatto abbastanza bene rippino

grazie per il vostro supporto!

p.s. spero veramente che il capitolo vi piaccia perché ho paura di non aver descritto gli avvenimenti in modo abbastanza decente :/

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