Death's game » l.h

Av bridgetvonblanche

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- Odiami Abigal, impara ad odiare perchè solo odiando riuscirai a salvare te stessa, - sussurra, compiaciuto... Mer

Death's game
| Prologo |
| The meeting |
| The beginning |
| Quarantaquattro |
| Library |
| Afternoon |
| Hate |
| Punch |
| Thirty |
| No one |
| Thunderstorm |
| Pride and Prejudice |
| You still have all of me |
| Graveyard |
| Truth |
| Glances |
| Necklace |
| Curse |
| Flowers for a ghost |
| Game over? |
| Epilogue |
| Little writer's corner |

| Breakfast and Books |

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Av bridgetvonblanche

-Enma-

-Enma ti prego-

-Enma aiutami-

Parole, milioni di voci che continuano a ribomabare violentemente nella mia testa mentre continuo a camminare a testa bassa cercando di trovare una via d'uscita da questo inferno.

Preghiere che non sembrano volermi dare pace.

Continuano a chiamarmi, ad invocare il mio aiuto che però io mi accorgo di non essere in grando di dare loro in questo momento. Non sono mai stata abbastanza forte per reggere tutto questo, mai abbastanza brava ad aiutare la gente ad alleviare le proprie sofferenze.

Mai abbastanza l'altezza per affrontare tutto questo.

E allora come mai avevo deciso senza essere obbligata da nessuno di venire a fare visita ad alcuni malati in ospedale? Mi sentivo forse in 'dovere' di portare avanti questa a dir poco assurda mansione? Cosa volevo dimostrare?

Aumento la velocità dei miei passi lasciandomi alle spalle urla più o meno forti di qualche anziano ospite e voci stridule di giovani infermiere che, probabilmente in pausa dopo il turno notturno, stanno sorseggiando il loro caffè mattutino con aria sbattuta e stanca. Mi lascio andare ad un sospiro liberatorio solo dopo aver raggiunto l'ascensore ed aver premuto con forza il tasto con inciso uno zero, attendendo di raggiungere l'uscita dall'ospedale il prima possibile, mentre appoggio la testa, che ora sento più pesante del previsto, contro una delle pareti biancastre massaggiandomi la fronte con una mano.

Credevo che dopo tre giorni Luke si sarebbe fatto di nuovo vivo, ma mi sbagliavo. Dopo l'ennesimo, furioso litigio che avevamo avuto in quella notte temporalesca, di lui avevo perso ogni traccia. Non solo non si era più presentato alle lezioni in università, cosa che comunque non mi stupiva affatto, visto il suo andamento durante tutto il corso del semestre, ma non si era più nemmeno preoccupato di accompagnarmi negli ospedali per controllare che stessi facendo il mio dovere, attività a cui sembrava tenere particolarmente, almeno fino a settantadue ore fa.

Forse avrei dovuto dimostrargli che non sono così debole come lui crede, forse avrei dovuto portare via con me qualche anima che silenziosamente gridava il mio nome, ma non c'è l'ho fatta.

Ho fallito miseramente un'altra volta. La verità è che non sono capace di reggere tutto questo da sola, ho bisogno di qualcuno che mi stia accanto annuendo ad ogni mio passo, confortandomi dopo ogni gesto, dopo ogni movimento.

E quel qualcuno, anche se detesto ammetterlo, è Luke.

Luke, quello spettro che da tre giorni non mi assillava più con le sue paternali, con le sue minacce e i suoi avvertimenti. Sto davvero pensando a quel maleducato, complicato, sgarbato Luke Hemmings che non si era più permesso di immischiarsi nella mia vita, lasciandomi completamente libera di decidere come e quando frequentare Ashton. Il tutto senza battere ciglio o venirmi a cercare al di fuori dell'orario scolastico per farmi una delle sue solite prediche a cui comunque non avrei mai dato troppa importanza.

Non ho idea di cosa gli sia preso e non so se gioire o preoccuparmi per questo suo repentino cambio di comportamento. Non posso davvero credere che Luke abbia ceduto di fronte alla mia presunta testardaggine che mai si era dimostrata in grado di reggere il confronto con la sua, nè tanto meno che si sia offeso per quel 'ti odio' che già gli avevo rivolto tempo prima, esternando cosi il mio unico, forte sentimento per lui.

Eppure ora la sua prolungata assenza mi lasciava ancora più colma di dubbi che non la sua assillante presenza.

Vengo disolta da queste inutili quanto inconcludenti paranoie solo quando un'aroma di calde brioches non risveglia i miei sensi, convincendo le mie gambe a svoltare improvvisamente a destra invece che proseguire dritto verso il silenzioso viale che mi avrebbe ricondotta a casa in questo grigio sabato mattina.

'L'Eveil' è la graziosa insegna dalle sfumature arancioni e rosa che si staglia di fronte ai miei occhi e da cui sembra provenire quell'invitante profumo di brioches zuccherate. Senza aspettare un secondo di più, guidata probabilmente dal mio stomaco vuoto, porto entrambe le mani sulla porta in legno che spingo immediatamente per varcare così la soglia del grazioso locale.

Le pareti e il pavimento sono completamente rivestite in legno lucido e davvero ben curato che danno al bar l'aria di uno di quei locali inglesi dove la birra scorre a fiotti. Sorrido al pensiero che un locale cosi raffinato che vende brioches e pasticcini tanto invitanti possa trasformarsi in un affollatissimo irish pub dove omoni barbuti sono soliti incontrarsi la sera per darsi alla pazza gioia davanti ad un'entusiasmante partita di calcio.

Una nuova ondata di profumo dolciastro non fa altro che aumentare il buco che si era creato all'interno del mio stomaco, convincendomi senza ulteriori indugi a prendere così posto ad un tavolino proprio accanto alla vetrata del bar che mi permette di osservare senza essere disturbata il freddo paesaggio esterno e le persone che, proprio in questo istante, passeggiano tranquillamente per la strada più o meno sorridenti, più o meno pensierose.

Un'anziana signora porta a passeggio il suo barboncino mentre il postino del quartiere ha appena parcheggiato il suo motociclo proprio nella strada di fronte al bar e sta ora inserendo nella cassetta della posta quache lettera o cartolina proveniente da chissà quale parte del mondo. Una coppia di giovani sposi si tiene per mano mentre osserva sorridente un bambino di forse due anni correre lungo il marciapiede tenendo stretto tra le mani un aeroplano, probabilmente il suo nuovo giocattolo.

Sistemo con premura il mio enorme cappello anni cinquanta di panno nero sulla testa, cercando cosi di rendermi invisibile agli occhi degli altri, estranei clienti del locale, mentre tento di scaldare le mie mani sfregandole le une con le altre, i gomiti appoggiati al bordo del piccolo e rotondo tavolo sul quale è posto un libro dalla copertina blu che sfioro delicatamente con il polpastrello della mia mano destra, incuriosita dallo spessore di quelle pagine. Subito lo raccolgo tra le mani curiosa di scoprirne il contenuto.

Tristano ed Isotta, recita il titolo.

Il mio cuore prende a battere furiosamente non appena il mio sguardo si posa sulla prima riga del primo capitolo del libro che riporta una bellissima quanto malinconica frase.

-Miei Lord, se volete ascoltare una grande storia di amore e di morte, ecco qui quella di Tristano e Isotta Regina-

Il campanello posto all'entrata del locale suona rumorosamente, ma non ho tempo per alzare lo sguardo, tutta la mia attenzione è rivolta su quella pagina spessa ed ingiallita dal tempo.

-Il solito May, grazie!-

-Vi narrerò di come queste due anime si amassero reciprocamente, attraverso grandi gioie ma anche grandi dispiaceri, e come infine essi morirono a causa del loro stesso amore-

-Ehi-

-Lei per mano di lui e lui per mano di lei-

Non ho il coraggio di proseguire nella lettura, le mie mani tremano mentre stringo quel libro più forte del dovuto.. La mia mente sembra voler ripecorrere ogni singola parola contenuta in quella frase, cercando forse di estrapolarne un singnificato astratto che non si ricolleghi nè ad Ashton, nè a Luke, invano.

Ricordo con estrema lucidità di aver letto per la prima volta quel libro a sedici anni. E mi sembra incredibile che, riprendendolo in mano adesso, rileggendo anche solo la prima riga, i miei pensieri riguardo alle vicende narrate nel libro siano completamente cambiati. Ero rimasta estasiata di fronte all'avvincente quanto triste storia d'amore impossibile tra i due protagonisti mai pensando di potermici ritrovare un giorno, quattro anni più tardi.

Solo quando sento il tocco leggero di due mani calde posarsi sulla copertina blu e permettersi cosi di chiuderlo per poi riappoggiarlo sul tavolo riprendo a respirare regolarmente, asciugando i miei occhi impercettibilmente lucidi con noncuranza, aiutandomi con la manica del mio pesante maglione.

-Abigal-

Spalanco lo sguardo e sollevo piano il mio viso quando sento il mio nome pronunciato da quelle labbra, sperando di non essermi appena immaginata ogni cosa, compreso il dolce timbro della sua voce. E posso solo sorridere quando i miei occhi incontrano finalmente i suoi, così limpidi e tersi nonostante il cielo grigio e nuvolo di questa fredda mattinata di metà gennaio.

-Ashton che cosa-

-Stavo facendo jogging questa mattina e passando davanti alla vetrina del bar ho notato il tuo viso malinconico: lo sai che questo cappello non ti nasconde per niente piccola?-

-Oh, già il cappello- mi limito a rispondere, sorridendo distrattamente di fronte alla domanda premurosa di Ashton, prima di togliermi il pesante accessorio dalla testa e scuotere un pò i miei capelli arruffati.

-Perchè hai gli occhi lucidi?-

La nuova ed incalzante domanda di Ashton mi lascia senza parole per la seconda volta nel giro di pochi minuti. Da una parte gli sono grata per tutte le attenzioni che mi sta rivolgendo; dall'altro canto però, so perfettamente che non avrei mai potuto rivelargli il mio piccolo segreto. Cerco quindi immediatamente una scusa per spiegare la mia involontaria reazione alla lettura di quell'unica frase, sperando che Ashton caschi nel tranello e cambi discorso.

-Mi rattrista il pensiero che questa prima frase in realtà contenga già il finale del libro- dico, sforzandomi di sorridere, cercando di essere il più convincente possibile.

Sto davvero diventando troppo brava a fingere.

-Già, è straziante scorrere le pagine con la consapevolezza che Tristano ed Isotta non riusciranno mai a coronare i loro sogni e le loro speranze di un futuro insieme-

-Hai letto anche tu questo libro?- domando, incuriosita e sorpresa dal fatto che anche un ragazzo come Ashton Fletcher Irwin possa dedicarsi a letture cosi sdolcinate e romantiche.

-Non fraintendermi, è molto bello, ma sono stato obbligato a leggerlo ancora ai tempi del liceo- dichiara sorridendo, e penso che probabilmente ora stia ricordando il momento in cui venne costretto a comprare il libro dalla sua professoressa di lettere.

-Parker, sei sicura vada tutto bene? Stavi tremando-

Le parole di Ashton mi colpiscono nel profondo e un forte brivido si dirama percorrendo tutta la mia schiena. Ovviamente non ci è cascato. E come avrebbe mai potuto pensare che io stessi piangendo per la frase contenuta in un libro che tra l'altro avevo già letto?

Decido di prendermi ancora un pò di tempo rivolgendo nuovamente il mio sguardo verso l'esterno del locale. Mi è impossibile non impersonificarmi nel malinconico personaggio di Isotta. Certo, non sono una splendida principessa dai capelli oro e gli occhi del colore del mare più azzurro, niente labbra carnose e color pesca e la pelle bianca come candida neve.

Non è sicuramente l'aspetto fisico che ci accomuna, ma la nostra storia. Una storia d'amore impossibile ed irrealizzabile, fatta di sbagli ed errori imperdonabili, fatta di passione ma anche di enormi sofferenze.

Isotta ha già fatto la sua scelta. Ha preferito morire piuttosto che vivere una vita senza Tristano, il suo unico, vero amore.

Io potevo ancora scegliere. Scegliere di continuare a mentire, scegliere di continuare a nascondere i miei sentimenti oppure rivelare ogni cosa accettando così di vivere per sempre nell'oblio eterno come la coraggiosa Isotta. Quale strada percorrere?

-Abigal?-

La voce di Ashton mi richiama nuovamente all'attenzione. Tutto ciò che riesco a carpire dal suo sguardo ora sono perplessità e confusione, date probabilmente entrambe dal mio prolungato silenzio.

-Ashton davvero, non devi preoccuparti per me, va tutto benissimo- confesso tutto d'un fiato, sfoggiando il mio sorriso più falso, mettendo cosi nuovamente in disparte le mie responsabilità, rimandando ancora una volta quella fatidica decisione. Nonstante io sappia fingere bene e nascondere alla grande la mia frustrazione, lo sguardo severo di Ashton mi fa capire che non si è affatto bevuto le mie bugie, ma a dispetto di quanto immaginavo, si limita a portare le sue braccia incrociate sul petto e sistemarsi poi un paio di sottili occhiali, particolare che fino ad ora mi era completamente sfuggito.

-E cosi fai jogging- asserisco, cambiando repentinamente discorso. Lui annuisce forse un pò infastidito, prima che una ragazza si avvicini al nostro tavolo appoggiando una tazza fumante e un'enorme brioches sul tavolo. -Grazie May- esclama cordiale Ashton, cominciando ad annusare ogni aroma che sembra provenire da quell'intruglio contenuto nella tazza, che scopro essere thè ai frutti di bosco.

-Cosa posso portare a lei signorina?-

-Le porti un cappuccino in tazza grande e una brioches alla ciliegia- risponde Ashton al posto mio prima di addentare vorace un pezzo della sua enorme brioches. Lo guardo grata e confusa allo stesso tempo: non avrei mai saputo cosa scegliere, ero stata colta completamente alla sprovvista e se non ci fosse stato lui probabilmente la gentile cameriera sarebbe rimasta ad aspettare la mia ordinazione per una decina di minuti.

-Buffo che tu conosca i miei gusti Irwin- mi permetto di sottolineare, imitando il suo gesto di poco fa, portandomi le braccia al petto e assumendo una finta aria offesa. Lo osservo sorridere divertito probabilmente dal tono sarcastico con cui ho pronunciato quella frase.

-Ti osservo tutte le mattine arrivare in università, passi sempre dal piccolo bar accanto alla nostra sede per prendere la brioches alla ciliegia, la tua preferita-

-Come sai che prendo sempre quella alla ciliegia se io non ti ho mai neanche visto mettere piede in quel bar?- Ashton se la ride di gusto vedendomi cosi sorpresa, mentre May giunge proprio in questo istante appoggiando con delicatezza la mia abbondante colazione sul tavolo. Assaporo il dolce e delizioso aroma provenire dal mio cornetto alla ciliegia prima di addentarne un pezzo, rimanendo piacevolmente sbalordita: non avevo mai assaggiato niente di più buono prima d'ora.

-Te l'ho detto Parker, ti osservo-

-Non so se ringraziarti o cominciare a preoccuparmi per quello che stai dicendo- esclamo corrucciata, continuando a sorseggiare con la dovuta calma il mio cappuccio, sotto lo sguardo sempre più divertito di Ashton.

Non avevo la minima idea di come facesse a conoscere dettagli all'apparenza così banali e a cui di solito nessuno presterebbe la benchè minima attenzione.

Ma, dopotutto, non è il primo ragazzo che si diverte a controllare i miei passi.

Ashton e Luke sono più simili di quanto avessi mai potuto immaginare.

-Se la metti cosi Irwin, allora anche io posso dire qualcosa sul tuo conto oggi- annuncio orgogliosa, portando alla mia bocca un nuovo pezzo di brioches.

-Oh, davvero Parker?- chiede, compiaciuto.

-Penso di essere la prima persona che ti vede senza bandana e con un paio di occhiali.. Magari adesso vengo a sapere che sei anche un supereroe e che di notte sorvoli i cieli della città per combattere contro le forze del male!- annuncio convinta, facendolo sorridere leggermente. Se non fosse stato per l'inconfondibile tono della sua voce, probabilmente questa mattina non lo avrei nemmeno riconosciuto.

-Ehi vacci piano, gli occhiali sono da intellettuale, non insultarmi!- mi comunica con espressione triste, facendomi scoppiare a ridere.

-Non ho mai detto che non ti donino Irwin, ti rovini sempre con le tue stesse mani- esclamo alzando gli occhi e le mani al cielo, come a proclamare la mia innocenza. Anche Ashton adesso si lascia sfuggire una risata leggera, osservandomi finire il mio cappuccio fino all'ultima goccia con quell'aria così serena e rilassata che a volte gli invidio tanto.

-Allora, com'era?- mi domanda mentre ancora sono intenta ad assaporare l'ultimo boccone della mia brioches ripiena di deliziosa marmellata alla ciliegia. Riesco solo ad annuire più soddisfatta del previsto mentre, con una mano alla bocca cerco di pronunicare un 'Assolutamente perfetta, una delle colazioni più buone che io abbia fatto nella mia vita', passando poi la lingua sulle labbra ancora intrinseche di quell'aroma di dolce marmellata.

-Bè, sarà meglio andare adesso, devo mettermi a studiare sodo se voglio passare quel maledetto esame di biologia animale!- esclama, prima di alzarsi in modo leggermente goffo dalla sedia e dirigersi poi a passo svelto in direzione della cassa. Annuisco distrattamente alle parole di Ashton mentre raccolgo a mia volta sciarpa e cappello, cercando poi di estrarre dalla borsa il portafoglio, non senza qualche difficoltà.

-Oggi offro io- sentenzia Ashton con un tono che non ammette discussioni, porgendo cortese i soldi al ragazzo dall'altra parte del banco.

Sbuffo sonoramente di fronte a questa sua ultima affermazione: non mi piace essere in debito, soprattutto se si tratta di Ashton dato che, anche se sono sicura che lui lo ignori, ha già fatto fin troppo per me.

-Ashton ma-

-Niente ma Abigal, vorrà dire che sarai tu ad offrire la prossima volta- esclama, facendomi l'occhiolino, compiaciuto forse di vedermi sbuffare probabilmente rossa in volto.

-Ragazzi, scusate se vi interrompo-

Sia io che Ashton, ormai già prossimi all'uscita, veniamo richiamati dalla voce del ragazzo dietro il bancone, che dal suo badge riconosco chiamarsi Josh. Entrambi ci scambiamo un'occhiata perplessa, lasciando però che il ragazzo si chiarisca la voce e prosegua nel suo discorso.

-Se avete voglia di passare una serata 'diversa', volevo farvi sapere che questa sera ci sarà l'inaugurazione di questo locale a 'Cafè letterario'.. Vi lascio due inviti, nel caso decideste di passare di qui- ci comunica cortese Josh, porgendoci due piccoli fogli di carta rosa ed arancione, che ovviamente richiamano l'insegna del locale.

-Ti ringrazio, passeremo sicuramente!- esclamo estasiata, l'idea di passare almeno un sabato sera fuori casa mi aveva entusiasmata a tal punto da

essermi accorta troppo tardi di aver pronunciato quel verbo al plurale, coinvolgendo involontariamente anche Ashton che però, al contrario di ciò che pensavo, non sembrava poi così dispiaciuto di come forse voleva farmi credere.

------------

-Josh è stato gentile ad invitarci questa sera- dichiaro, una volta davanti al cancello di casa.

Il percorso al di fuori dell'Eveil era stato piuttosto silenzioso: nessuno dei due aveva trovato idee per iniziare un nuovo discorso, probabilmente persi entrambi in altri e più fitti pensieri.

Ma a me andava bene cosi. Ci eravamo limitati a percorrere la strada in silenzio, stringendoci di tanto in tanto nei nostri giubbini per proteggerci dal freddo vento invernale.

-Intendi dire che lui potrebbe essere il tuo tipo Parker?-

Inserisco le chiavi nella serratura riuscendo cosi ad aprire il cancello di casa. Mi guardo attorno solo per rendermi nuovamente conto che di Luke non c'è la benchè minima traccia: nessuno inveirà contro le mie decisioni e le mie scelte, neanche questa volta.

Sospiro nuovamente di fronte a questa nuova e sconcertante realtà: il pensiero che ancora una volta Luke non si trovi nei paraggi mi solleva e mi preoccupa allo stesso tempo.

-Nessuno potrebbe mai essere il mio tipo- annuncio con fare assente, sorridendo malinconica ad Ashton, prima di chiudere il piccolo cancello alle mie spalle ed allontanarmi con un triste sorriso stampato sulle labbra. Stranamente però non percepisco il rumore dei suoi passi allontanarsi e cosi, una volta raggiunta la porta di casa mi volto, sorpresa nel ritrovare Ashton ancora immobile davanti al mio cancello.

-Sei cosi strana Parker, ma vedrai, riuscirò a scoprire cosa mi nascondi prima o poi- mi comunica sicuro di sè, prima di voltarmi le spalle e cominciare ad avviarsi verso casa.

Lo osservo camminare a passo lento e cadenzato e in fondo al cuore mi piace pensare che le sue parole siano una promessa di aiuto più che una minaccia, ma prima che possa anche solo voltarmi e cosi mettere finalmente piede in casa la sua voce mi richiama ancora una volta.

-Ti aspetto al bar per le otto e mezza, puntuale mi raccomando!- esclama, il sorriso più bello che io abbia mai visto stampato sul viso.

-E' una specie di appuntamento questo Irwin?- domando sorridendogli di rimando.

Ovviamente non ricevo alcuna risposta da parte sua; Ashton si limita ad allontanarsi da me ancora una volta, prima di estrarre una delle sue sigarette dalla tasca dei jeans e accenderla lungo la strada, lasciandomi il beneficio del dubbio.

Alzo gli occhi al cielo e scuoto piano la mia testa a destra e a sinistra cercando di immaginarmi il suo volto soddisfatto delle sua stessa 'non' risposta, prima di entrare finalmente in casa e lasciare che il timido tepore sprigionato dai caloriferi mi avvolga e mi scaldi, allontanando cosi dalla mia mente pensieri stressanti e a cui al momento non avevo voglia di prestare attenzione nonostante fossero sempre lì, al centro di ogni mio gesto, di ogni mio respiro.

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Little writer's corner

Non so perchè ho anche solo abbracciato l'idea di pubblicare questa 'cosa' che non posso nemmeno definire 'capitolo' perchè mi sembra troooppo, troppo lungo e senza un gran senso a dire la verità. O meglio, il suo senso ce l'ha, mi serviva come stacco per dare svolgimento alle vicende e, per l'amor di dio, secondo me ci voleva un pò di tenerezza (la possiamo chiamare così?) tra Ashton ed Abigal, ma mi pare che sia un pò troppo dettagliato e fuorviante.

In ogni caso, questo è quello che il mio cervello e le mie mani sono riusciti a produrre in una settimana ☺️🙌

Insomma, avrete capito che non sono molto soddisfatta del mio 'lavoro' questa volta, nonostante ci sono alcune cose (come il riferimento al libro di Tristano e Isotta) che ho voluto iserire perchè mi è capitato davvero di ritrovarmi con qesto libro tra le mani e trovavo che la prima frase calzasse a pennello con la storia (poi non sta a me giudicare, ovvio lol) 🙈🙉🙊

Spero comunque di riuscire a fare di meglio nel prossimo capitolo, nel frattempo mi scuso in anticipo con tutte quelle ragazze a cui potrà non piacere, riservandomi la possibilità di ritoccarlo per cercare di accorciarlo e sistemarlo in alcuni punti qualora lo trovassi necessario.

Sorry

Ah, Luke è davvero sparito così senza lasciare traccia? Quando si rifarà vivo? Perchè si rifà vivo giusto?

Stay tuned.

Nel frattempo vi abbraccio tutte e vi ringrazio con tutta me stessa perchè la fanfiction ha raggiunto le 1000 visualizzazioni, un traguardo davvero insperato e che mi ha lasciato senza parole, io vvb 👯👯

💕Grazie, grazie di cuore (non smetterò mai di ripetervelo, cominciate ad abituarvi all'idea) 💕

Alla prossima my sunshines,

-bridgetvonblanche

xx

Fortsett å les

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