When my eyes met yours.

By tisdalesvoice

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Uno sguardo. Era bastato un solo sguardo per far si che gli sforzi di Zayn andassero in frantumi dopo anni. ... More

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Through
Warning
Voice
Lips
Dream
Jealousy
Daisy
Black
Heart
Outburst
Candle
Fire
Mistake
Trapped
Naked
Halo
Panic
Mine
Touch
Hold
Left wrist
Leaving
Silence
Breakout
Fight
Points
Costellations
Tomorrow
حرية
Again

Weak

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By tisdalesvoice

Weak.

Can't see when I'm falling
losing myself
but there I hear you calling

There you are - Zayn


Zayn stava quasi accettando realmente l'idea di Lydia lavorare.
Più che altro, doveva farlo per forza, o avrebbero dovuto litigare sempre. Lydia era stata brava a capire in poco tempo come tenergli testa. Forse, in realtà, non lo sapeva nemmeno: timida, ma con carattere. Chi l'avrebbe detto? Lui non di certo, ma si era rivelata una bella scoperta.
Oramai ci pensava tutti i giorni.
Gli era così strano pensare a questo. Addirittura pensare che, lei, così umanamente fragile, potesse accettare un demone come lui, o ancor di più, proteggerlo.
Ancora non se lo spiegava. Gli era così impossibile quella situazione. Avrebbe potuto far ridere chiunque, perché troppo surreale... una barzelletta. Eppure, lei era ancora lì.
Ricordava ancora i suoi occhi dopo averlo visto nella sua parte peggiore. Erano passati mesi, certo, ma li aveva davanti a sé ogni giorno. Quel pensiero era costante, tanto da fargli male quasi come quella volta. Questo, però, solo quando era da solo. Non si era mai sentito così insicuro nella sua vita, verso una persona. A volte, rideva di se stesso, proprio come stava facendo in quel momento, mentre aspettava fuori la biblioteca accendendosi una sigaretta.
Rideva perché ricordava come era una volta, prima di tutto questo, prima di Lydia. Così diverso, così menefreghista, così.. libero. Ricordava di avere la sensazione di avere il mondo tra le sue mani, e di poter fare qualsiasi cosa, col suo migliore amico accanto.
Quelle sensazioni gli erano mancate fino ad un anno fa.
Riuscire a controllare i suoi poteri, per quanto potesse provarci, gli aveva quasi dato l'illusione di poter davvero avere il mondo. Potrebbe davvero averlo, ne è consapevole. Con poteri così, con un mostro indomabile che vive dentro di sé, un po' egoisticamente ci si sentiva invincibile. Ma non libero, questo il suo demone non glielo permetteva, non gliel'ha mai permesso.
Solo Lydia era stata in grado di farlo sentire così.
Questo pensiero lo faceva sorridere ancor di più, mentre aspirava dalla sua sigaretta.
Quella ragazza era capace di portargli via ogni pensiero negativo, nonostante quella sua drastica realtà, come se nulla fosse, anche solo pensando a quanto lei fosse in grado di farlo stare bene, senza il sesso, senza doppi fini.
Era la concretezza di una realtà che non si era reso conto di voler avere. Riusciva a realizzare ciò giorno dopo giorno, anche quando lei non c'era. Si sentiva così stupido nel pensare che un mostro come lui poteva essere annientato da una sola frase e dal suo conseguente abbandono: "non ti voglio più".
Si sentiva un quindicenne, uno stupido quindicenne. Non aveva mai pensato a cose del genere, non ne aveva mai avuto bisogno; era sempre stato lui ad avere il controllo su qualsiasi ragazza, su qualsiasi situazione.
Lydia aveva un potere su di lui che ancora non si rendeva conto di avere.
A volte, preso da questi suoi momenti di riflessione, avrebbe voluto prenderla e confessarle questi stupidi pensieri, chiederle se ci pensava anche lei, se si sentiva così vuota al solo pensiero di separarsi. Poi realizzava che si, lei lo faceva, forse non direttamente. Era lui che riusciva a capire quando si faceva condizionare dalle sue insicurezze. Si sentiva così fiero nel rassicurarla ogni volta, perché non era mai stato bravo in queste cose. Eppure, in tutti quei mesi aveva imparato ad esserlo.
Non avrebbe perso la sua Lydia, non per queste cose così banali.
Poi però arrivava alla solita conclusione, sempre la stessa e cruda verità.
Lydia non poteva essere il suo per sempre, ed era una realtà che entrambi non potevano accettare, ma che entrambi non ne parlavano.
Lui per non essere troppo schietto, lei per continuare ad illudersi.
Provava sempre a distrarsi dopo il finale di quei pensieri, cosa che iniziò a fare in quel momento, prendendo il cellulare e vedendo come stavano andando gli affari, mentre finiva di consumare la sua sigaretta.
Una volta finita, si avvicinò alla porta d'entrata della biblioteca.
Lydia non sapeva del suo arrivo. Le aveva detto che non ce l'avrebbe fatta ad andare a prenderla, e all'inizio era così. I suoi problemi lavorativi si era risolti prima del previsto.
La biblioteca non era così grande, Lydia gliel'aveva raccontato una volta, ma non sembrava male, anche perché era la prima in cui entrava in tutti quegli anni.
La cercava con lo sguardo tra quella marea di libri, mentre camminava nel piccolo corridoio pieno di grandi scaffali. Quando sorpassava qualche banco, ancora vedeva qualcuno spaventarsi per la sua presenza. Questo, a volte, ancora gli faceva male. Oggi però era il giorno in cui non ci pensava tanto.
Poi la vide: era nell'ultima stanza, intenta a posare dei libri con accanto a sé un carrello con altri due sopra.
Doveva ammetterlo, la vedeva a suo agio in quel posto. Dopo aver posato il libro dava un'occhiata al titolo di un altro. La sua solita curiosa.
«Posso aiutarti?»
Una donna quasi lo fermò, bloccandosi davanti a lui.
Un paio di occhi verdi quasi nascosti dietro a degli occhiali lo studiavano da testa a piedi, forse anche oltre ciò che era il suo corpo.
Zayn si sentì a disagio che istintivamente fece un piccolo passo indietro, come a difendersi.
«No, grazie, sto aspettando una persona.»
Non seppe nemmeno lui dove trovò quella sicurezza anche solo nel risponderla. Nessuno lo aveva guardato in quel modo sospetto tanto da farlo restare sulle sue. Si sentì strano, colpevole di qualcosa che non aveva fatto. Ma nonostante ciò, riuscì a reggere quello scambio di sguardi, duri e penetranti.
«So chi stai aspettando.» rispose la donna, fredda.
«Non darò nessuno disturbo.» si sentì in dovere di dire il moro, come per giustificarsi.

Aveva già capito che si trattasse del capo di Lydia, ma per come gliel'aveva descritta, non si aspettava fosse così severa. Insomma, stava semplicemente aspettando che la sua ragazza finisse il turno, che sarebbe accaduto in meno di qualche minuto. Sentiva, però, che fosse infastidita da altro, oltre che dalla sua presenza.
«No, farai molto peggio.» disse lei, decisa.
Il moro la guardò sospetta, ma trovò la sicurezza in sé per continuare a guardarla, sostenendo il suo sguardo.
«Hey.»
Il sussurro di Lydia riuscì a rompere quel silenzio che sembrava nascondere una sfida che Zayn non si era reso conto ancora di sostenere. O almeno, non sapeva perché la stesse facendo.
Guardò Lydia, sorridendole appena.
«Anne, lui è Zayn, il mio-»
«Si, ci siamo appena presentati. Davvero simpatico.» disse Anne, sorridendole in modo completamente finto, e il moro se ne accorse.
Lydia sorrise a sua volta, rivolgendosi poi a Zayn. «Finisco di sistemare quei libri e andiamo.»
«Non importa, posso sistemarli io, tanto ne sono solo due.» disse Anne, usando un tono di voce completamente diverso da quello che aveva usato con lui: dolce, cordiale.
«Oh, no posso sist-»
«Lydia.» la interruppe Anne. «Non preoccuparti. Hai fatto un bel lavoro oggi. Puoi andare, tranquilla.» la rassicurò la donna.
Lydia le sorrise timida. «Grazie mille.» le disse. «Prendo un attimo le mie cose.» disse rivolgendosi al moro.
Zayn le sorrise appena. «Okay, ti aspetto qui.»
La guardarono entrambi allontanarsi, finchè lo sguardo di Anne non tornò sul moro solo per lanciargli un'altra occhiataccia e andarsene altrettanto dal lato opposto della biblioteca.
Zayn non si era sentito così sotto pressione da molto e molto tempo, e in quei secondi, prima che arrivasse Lydia, non potè fare a meno di chiedersi del perché, senza però trovare una vera risposta.
«Simpatica il tuo capo.» commentò lui, quando entrarono in macchina. Piovigginava, di lì a poco sarebbe venuto un temporale e lui già sapeva che influenza avrebbe avuto su Lydia. Voleva approfittarne per ciò che aveva organizzato.
Lydia lo guardò curioso, capendolo subito. «Ti ha messo sotto torchio?» gli chiese, quasi divertita.
«Già.» rispose annoiato. «Non credo di stargli molto simpatico.»
Per un attimo si aggrappò al fatto che magari conosceva la sua nomea in città e che gli stesse antipatico per questo, conoscendo poi Lydia che era l'opposto di lui.
«Anche con me a volte così. E' molto altalenante. A volte è molto gentile, altre scontrosa. Per esempio, l'altra volta le ho fatto notare che ha dei nei che formano la costellazione Cassiopea sul braccio e mi ha risposto in modo strano, anche nei giorni seguenti.»
Zayn si sentì gelare nelle vene nere. «Davvero?» riuscì a dire, mentre guardava sulla strada.
«Si,» rispose Lydia. «poi ha iniziato ad essere di nuovo gentile. Non c'è da lamentarsi, però. Forse non vuole entrare troppo nel personale coi i suoi dipendenti.»
«Già... forse.» disse lui.
Lydia lo guardò stranita. Gli mise una mano dietro la nuca, accarezzandogli i capelli. «Tutto bene?»
Il moro si riprese dal suo stato di trance solo quando sentì la sua mano tra i capelli. Istintivamente la guardò, vedendola sorridergli appena. Sorrise a sua volta, poggiandole una mano sulla coscia. «Si, sto bene.» rispose. «Come sta andando a lavoro?»
Lei lo guardò curiosa, aggrottando le sopracciglia.
Zayn si voltò a guardarla vedendo che la risposta non arrivava. «Cosa?»
«Tu non mi chiedi mai come va a lavoro.» gli disse, con un mezzo sorriso sulle labbra.
«Beh, posso iniziare da adesso, no? Mi interessa davvero saperlo. Ti ho vista molto a tuo agio lì dentro. Ti trovi bene, giusto?»
Lydia sorrise. Sentiva che stava facendo uno sforzo a chiederlo, che stava davvero accettando il fatto che lavorasse. «Si, mi piace molto. Non devo fare neanche chissà cosa, non è assolutamente stancante. E poi, ogni giorno scopro libri nuovi che vorrei tanto leggere... oh, e alcuni ho visto che potrebbero esserci utili per il test attitudinale del mese prossimo.»
«Lydia, non farò quel test.» quasi la rimproverò.
«Si che lo farai.»
«Non andrò al college. Non sono portato.»
«Hai tutte le capacità per andare al college, Zayn. Non c'è bisogno che te lo dica io, e nemmeno un test.» gli disse lei, sincera. «Quindi, studieremo un po' di più del solito, prenderemo un bel voto e vedremo poi quale college fa per noi.»

Zayn sospirò. «Lydia...»
«Zayn.» lo rimproverò lei, anche con lo sguardo quando lui la guardò.
«Va bene.» le disse, sconfitto. Tanto l'avrebbe avuta sempre vinta lei.
Lei sorrise soddisfatta, toccandogli la barba sotto al mento, sentendolo sorridere a sua volta.
Il suo compito era quello di fare credere Zayn un po' di più in se stesso, cosa che non riusciva di più a fare da quando il demone si era impossessato di lui. Lei era la prima a credere in lui, e lo avrebbe sempre fatto. Zayn le aveva davvero le capacità, credeva che potesse diventare un ingegnere, o qualsiasi altra cosa lui avesse voluto. Forse la scuola lo annoiava, ma questo non doveva impedirgli dal crearsi un vero futuro, una via d'uscita da quella realtà che sapeva non gli appartenesse davvero anche se ci stava, ormai, da troppi anni. Era molto più di quello, e voleva con tutta se stessa che lui se ne rendesse conto. Lei lo avrebbe aiutato a farlo, proprio come in quel momento, perché sapeva, e sentiva, che un po' lui ci pensava, al college.
Quando arrivarono alla riserva, Lydia non capì perché l'avesse portata lì. Era convinta di dover andare a casa. Forse Zayn aveva dimenticato qualcosa lì, ma quando la invogliò a scendere con lo sguardo, capì che non fu così.
Si affrettarono ad avvicinarsi dalla porta per non bagnarsi troppo. Aveva iniziato a diluviare, Lydia già sapeva quanto sarebbe stata tesa nei momenti seguenti, e anche Zayn.
«Perché siamo qui?» gli chiese una volta entrati, mentre lui posava le sue cose sul tavolo lì sulla destra.
Oramai sapeva che quell'appartamento era la sua palestra personale. Il sacco era stato cambiato. L'aveva capito perché troppo nuovo rispetto agli altri. Forse aveva rotto il precedente proprio ieri. I suoi guantoni rossi erano sempre lì, così come le sue fasce bianche. Ma questa volta ne vide quattro.
Quando Zayn si tolse la giacca di pelle, poggiandola anch'essa sul tavolo, prese due fasce, avvicinandosi a lei.
«Mi avevi chiesto di insegnarti a combattere. Anche se non sono ancora molto entusiasta della cosa, e lo sai.» le disse. «Ma l'idea di te che sai difenderti, un po' potrà farmi stare tranquillo.» ammise. Ed era vero.
Lydia non si aspettava che avesse accettato quest'idea. Sapeva quanto fosse rigido e molto protettivo nei suoi confronti, sapeva che anche quello era stato davvero un grande sforzo, e un'idea difficile da accettare per lui. Capiva ancor di più quanto ci tenesse a lei attraverso quei gesti che sapeva che lui mai avrebbe fatto. Eppure eccolo lì, davanti a lei, completamente sincero e disponibile.
Gli sorrise appena. «Grazie.»
«Forza Parkins, via borsa e giubbotto, e anche qualcos'altro se ti va.» le disse malizioso, provocandole una risata. «e vieni vicino a me.»
Lydia fece come le disse, posando tutto sul tavolo e posizionandosi davanti a lei. La felpa preferì lasciarsela addosso, sentiva ancora freddo per togliersela.
Il moro le prese una mano, iniziando a fasciargliela, bene e stretta. Lei prese a chiuderla a pugno, sentendosi completamente strana. Le sembrava assurdo pensare ad una situazione del genere, ancor peggio che forse avrebbe dovuto mettere in atto ciò che Zayn le avrebbe insegnato da lì in poi.
«Sono troppo strette?» le chiese, una volta che le fasciò l'altra mano.
«No, vanno bene. Credevo dossi indossare i guantoni però.»
«Quelli non ti serviranno. Non li avrei quando ti succederà qualcosa.» lo disse quasi irritato.
Lei annuì. Si sentì stupida anche solo a chiederlo.
Si posizionarono davanti al sacco. Zayn le indicò come colpirlo: sinistra, destra e poi ancora.
Le chiese di metterci più forza e lei lo fece. Riuscì a colpire ancor più forte solo quando un tuono rimbombò nel cielo, provocandole un sussultò, e anche un bel colpo, che fece sorridere il moro soddisfatto.
Solo dopo questo capì perché l'avesse portata lì, durante un temporale: l'adrenalina, il timore dei tuoni; avrebbe scaricato tutto attraverso quei pugni contro il sacco. Sorrise a sua volta dopo questo, continuando poi a colpire il sacco.
Zayn le disse poi di fare il terzo colpo da sotto, proprio come vedeva nei film. Seguiva ogni sua indicazione, prendeva alla lettera ogni sua parola. Cercava di fare al meglio ogni colpo, di scaricare quell'adrenalina che solo il temporale riusciva a darle.
Il moro, poi, la fece spostare, posizionandosi davanti a lei. «Colpisci le mie mani adesso.»
Le sembrava così strano, ma lo fece. Zayn notò che l'intensità dei colpi non era la stessa a quasi sorrise «Lydia, non mi farò male. Colpisci più forte.»
Lo fece, e quando iniziò a prenderci la mano, Zayn provò a colpirla in viso, riuscendo quasi in tempo a scansarsi.
«Hey.» lo richiamò.
«Hai quasi dei buoni riflessi. Devi provare a schivarmi.»
Lydia riprese di nuovo, e vide che Zayn si avvicinava sempre più costringendola a fare dei passi indietro. Quando Zayn provò a colpirla, lei bloccò il colpo, ma non vide arrivare l'altro, che si fermò a mezz'aria.
«Stai attenta.» la rimproverò lui, sorridendo quasi soddisfatto mentre la teneva bloccata contro il muro.
Lei sospirò, mantenendo il contatto visivo con lui e proprio mentre stava quasi per baciarla, lei uscì da quel nascondiglio.
«Oh, hai appena fatto ciò che non dovevi, Parkins.» gli disse lui, divertito.
Lydia si tolse la felpa, poggiandola sul tavolo insieme alle loro cose, restando in canotta.
«Qualcuno si sta innervosendo, huh?»
Quando cercò un codino nella borsa, Zayn le si avvicinò, sfilandosi il suo elastico dal polso.
«Dopo lo rivoglio.» la sfidò.
Lei ricambiò quel sorriso di sfida mentre si legava i capelli in uno chignon alto.
Ripresero di nuovo, Lydia provò a restare attenta ad ogni colpo che Zayn provava a darle. Ne stava per incassare tre e questo la fece sospirare abbastanza frustrata, mentre Zayn le sorrideva divertito.
Questo però non la fece scoraggiare e riprese a colpirle le mani del suo ragazzo, stando attenta ad ogni suo movimento, provò anche ad avanzare col passo, proprio per tenergli testa.
Zayn si accorse ancora una volta di quanto determinata fosse; certo, aveva ancora molto da migliorare, ma sapeva che non si sarebbe arresa. La vedeva molto intenzionata, un po' questo lo rassicurò. E sapeva che non era solo il temporale a darle quell'adrenalina.
Proprio mentre pensava a queste cose, non vide un colpo di lei arrivargli nello stomaco.
Non si smosse per niente, ma ciò che più si fu strano è che... riuscì a sentire quel colpo. La sua forza non gli permetteva di sentire completamente nulla, di non avvertire nessun colpo di tutti quelli che aveva ricevuto in quegli anni per via del suo demone. Per la prima volta, dopo tanto tempo, era riuscito a sentire qualcosa e quasi si sentì debole. Capì già cosa ciò volesse dire.
«Scusa.» gli disse subito Lydia, mortificata.
Lui alzò lo sguardo verso di lei, dapprima quasi sconvolto, poi si addolcì, fingendo di essersela presa. Un attimo dopo, l'aveva già presa su una spalla, facendo risuonare la sua risata per tutto l'appartamento.
La poggiò sul tavolo, mentre ancora rideva e si spostava dei ciuffi che le erano finiti sul viso. La aiutò, spostandoli dietro le orecchie mentre sentiva il suo sguardo sulla pelle, quegli occhi verdi che erano capaci di smascherarlo come se niente fosse, facendolo sentire meno sbagliato.
Quando le si avvicinò per darle un bacio, vide ancora una volta quanto lei aspettasse solo questo. Si spostò, di proposito; gli piaceva stuzzicarla e sentirla mugugnare contraria contro il suo collo.
Lui sorrise contro il suo orecchio, facendole sentire il suo respiro sulla pelle, provocandole dei brividi. A volte dimenticava anche lui quanto potere avesse su di lei, quanto in un attimo potesse renderla sua in così poco.
Tornò davanti al suo viso con un sorriso trattenuto, e divertito, solo quando le sciolse lo chignon, riprendendosi l'elastico che una volta era il suo, ma che oramai portava sempre con sé sul polso.
«Grazie.» le sussurrò.
Lydia riuscì a reggere quello sguardo di sfida solo per pochi secondi, prima di prendere il suo viso tra le mani e baciarlo, quasi come se non lo avesse fatto per molto tempo. Ogni volta che lo faceva, si sentiva così, e credeva che anche Zayn si sentisse in questo modo perché ricambiava con la stessa foga che lei non si rendeva conto di avere. Gli sorrise contro le labbra, lei lo fece a sua volta, avendo conferma di sentirlo davvero suo.
Teneva ancora il suo viso tra le sue mani, mentre le loro lingue si stuzzicavano, gli toccava la barba, per poi iniziare e toccargli i capelli, stringendoli appena, sapendo che a lui piacesse quel tocco tanto quanto a lei. Lo desiderava così tanto. Entrambi volevano le stesse cose; Zayn si costringeva a trattenersi più del dovuto, o avrebbe dovuto pensare a qualcosa di estremamente noioso per risolvere qualche problemino che Lydia non si rendeva conto di provocare. Si stupiva sempre di quanto fosse ingenua, questo però continuava a divertirlo.
«Mi sei mancata anche tu oggi.» le disse, venendo ricambiato con un timido sorriso e un veloce bacio a timbro che gli riservò.
«Possibile che vi trovo sempre avvinghiati?»
Entrambi si voltarono vedendo Louis sotto lo stipite della porta che li guardava divertito.
«Tu sei sempre ovunque, huh?» chiese retorico Zayn, staccandosi da Lydia che potè scendere dal tavolo.
«Non ti libererai mai di me.» gli disse l'amico. «Oh, qui abbiamo una nuova Mike Tyson. Fammi vedere cosa sai fare, su.» la sfidò Louis.
Lydia accolse la sfida divertita, iniziando a colpire le mani di Louis che aveva messo bene in vista. Il moro guardò la scena molto divertito, mentre si rimetteva la giacca. La sfida finì con la finta sconfitta di Louis, che si arrese chiedendo perdono. Questo la fece ridere ancora una volta. Gli piaceva il fatto che avessero un buon rapporto, entrambi erano le persone più importanti della sua vita e vederli uniti, che fossero diventati amici al di fuori di lui, lo faceva stare più tranquillo e contento. Sapeva che fosse lo stesso anche per loro.
«Caro Malik, ho bisogno di un favore.» esordì Louis.
«Te la presto la macchina, tranquillo.» gli disse subito Zayn.
L'amico si finse offeso. «Mi dai così scontato?»
«Si.»
Questo battibecco fece ridere Lydia, che dopo essersi messa la felpa, disse che sarebbe andata a salutare gli altri nella riserva.
«Louis, è successa una cosa strana.» gli disse Zayn, richiamando subito la sua attenzione. «Lydia prima mi ha colpito e quel colpo l'ho sentito.»
Louis lo guardò stupito. «Sta per succedere ciò che ti ha detto mio nonno.»
E Zayn lo sapeva. «Cosa devo fare?» glielo chiese quasi implorandolo.
Ricordava le parole del nonno di Louis. Ci pensava ogni giorno, questo si collegava ai pensieri insicuri che aveva verso Lydia. Una soluzione c'era, ma non voleva prenderla, e questo Louis lo sapeva.
«Andiamo?»
Lydia sbucò dopo un po' di nuovo dalla porta col cappuccio della felpa in testa, mezza bagnata.
«Si, andiamo.» disse il moro, dando un'ultima occhiata a Louis, che li seguì in macchina. Gli aveva chiesto, in fine, solo un passaggio a casa.
«Quindi hai intenzione di ammazzare tutti, piccola Lydia?» gli chiese Louis.
Lei ridacchiò. «Oh si. Perciò, attento a te Tomlinson.»
Louis provò a farle il solletico quando furono fermi al semaforo, mentre lei si nascondeva dietro i sedili posteriori.
Zayn guardò quello spettacolino per un po', finchè non si fece contagiare dal silenzio che c'era in strada. Strano, troppo strano.
Non c'erano altre macchine, solo la sua. Aveva anche smesso di piovere, forse avrebbe ricominciato poco dopo. Quella strada non era mai stata così silenziosa e gli sembrò impossibile pensare che anche solo dietro di loro non ci fosse una macchina.
«Lydia, stai giù.» le disse, serio.
Lei lo guardò confuso, ancora divertita per quel combattimento con Louis. «Cosa?»
«Stai giù.» ripetè, guardandola dallo specchietto retrovisore.
Alla fine lo fece, si stese sui sedili posteriori, ancora non capendo bene perché doveva farlo.
Louis si guardò intorno, capendo perfettamente ciò che intendesse. Cacciò la pistola che teneva dietro la schiena, caricandola. La posizionò sulle gambe, mantenendola con la mano con il dito già sul grilletto.
Il cuore di Zayn battè forte, segno che Lydia si fosse spaventata. Istintivamente, portò un braccio dietro, cercando la sua mano, che subito trovò. Le accarezzava dolcemente il dorso, infondendole sicurezza.
Non sapeva cosa esattamente stesse per succedere, ma capiva dal tocco di Zayn che non era niente di buono. Era rigido, serio. Vedeva i suoi occhi dallo specchietto fermi, decisi. Sembravano bruciare.
Riuscì a vedere la luce verde del semaforo che spinse Zayn ad avanzare per proseguire sulla strada, ma lo fece lentamente, finchè non lo sentì frenare di botto. Poi, colpi di pistola schiantarsi verso i vetri della loro macchina, ripetutamente.
Istintivamente, si portò un braccio sulla testa per evitare che i pezzi di vetro le andassero sul viso, ma non lasciò la mano di Zayn, e nemmeno lui.
Solo quando i colpi cessarono, ebbe il coraggio di alzare appena il capo e vedere se lui e Louis stessero bene. Entrambi la guardarono, e lei riuscì solo ad annuire il capo. Stava bene, anche se la paura era ancora presente.
Quando tutti e tre credevano fosse finito, i colpi ripresero a puntarli, portandoli ad abbassarsi di nuovo. Solo in quel momento, sentì la mano di Zayn lasciarla e la portiera del guidatore sbattere.
Voleva chiamarlo, dirgli di restare in macchina, ma appena provò ad alzare il capo, Louis la costrinse a stare giù.
«Resta giù Lydia, resta in macchina!» le urlò, e poco dopo scese anche lui.
Lo sentì sparare. Avrebbe voluto far qualcosa, ma sapeva di essere completamente inutile in quella situazione, se non un peso da dover proteggere.
Alzò il capo solo quando riuscì a sentire i colpi un po' più distanti dalla macchina: Louis era nascosto dietro una cabina telefonica, uscendo di qualche secondo per sparare qualche colpo; Zayn era nascosto dietro un muretto, ma non aveva una pistola: aveva un tubo che aveva probabilmente staccato dal muro di fronte a lei.
Guardò in auto per vedere se ci fosse qualcosa che potesse essere d'aiuto a entrambi, ma non c'era nulla.
La portiera della macchina si aprì di scatto, facendola sobbalzare, ma si rassicurò subito vedendo che era Louis.
«Nasconditi dietro quel cassonetto in quel vicoletto. Corri!»
Scese velocemente dalla macchina, correndo poi verso il vicoletto che le aveva indicato Louis. Si nascose dietro al cassonetto, portando istintivamente le mani vicino alle orecchie. Si rese conto solo dopo un po' che stava piangendo e che non aveva mai avuto così paura, nemmeno quando riuscì a vedere il demone che si era impossessato di Zayn.
Li sentiva urlare, sparare. Solo dopo un po' sentì chiaramente la voce di Zayn che chiedeva chi li avesse mandati e perché. Poi, un colpo finale, seguito dal silenzio.
Si alzò solo dopo qualche secondo, camminando lentamente verso l'uscita del vicoletto, ma si bloccò nuovamente sentendo dei passi dietro di lei.
In fondo al muro, proprio accanto al cassonetto che aveva superato, un'ombra nera che fluttuava nell'aria sembrava avvicinarsi sempre di più.
Si strofinò ingenuamente gli occhi. Forse erano le lacrime che non le permettevano di intravedere bene cosa ci fosse davanti a lei. Ma anche quando lo fece, l'ombra era sempre la stessa; con la luce del lampione riuscì quasi a dire che fosse più densa. Ma non era umana.
«No!»
Si voltò, sentendo quell'urlo di Zayn, quasi disperato, che la guardava completamente spaventato. Non capiva, non poteva saperlo.
Prima che potesse fare un altro passo indietro, per raggiungerlo, l'ombra si scagliò contro di lei, costringendola ad appoggiarsi al muro per non cadere.
Si guardò il petto, le mani, confusa, e riuscì a malapena a sentire le mani di Zayn circondarle il corpo. Non sentì nemmeno la sua voce chiamare il suo nome.
L'ultima cosa che ricordò fu il suo viso spaventato, poi il buio e un dolore lancinante, che le prendeva tutto il corpo, tanto da farla urlare con tutta la voce e la forza che le era rimasta.

---❀---

«Louis!» urlò Zayn.
Non sapeva che fare.
Non sapeva se toccarla, se prenderla in braccio, se tenerla in piedi.
Sentiva quasi che gli stesse per venire un attacco di panico. Il suo respiro era pesante, mentre reggeva Lydia con le braccia, stesa a terra su di lui.
Urlava.
Urlava tanto.
Le riconosceva quelle urla, riusciva a sentire il suo dolore che una volta era stato anche il suo.
Non voleva che lo provasse. Non doveva provarlo... non era possibile che lo sentisse.
«Cosa è successo?!»
«L'ombra, Louis...» riuscì a dire. «Non so cosa cazzo fare! Ti prego, fa qualcosa.» gli supplicò.
L'amico gli si avvicinò, guardando anche lui come Lydia si contorcesse su se stessa. La vedevano toccarsi la felpa, come a stracciarsela. Delle lacrime scorrevano sul viso, segno che una parte di lei ancora c'era: che stava combattendo.
Per Zayn era troppo. «Perché non sta guarendo?! Louis, dovrebbe essere già guarita! Perché?!»
«Zayn!» lo riprese Louis. «Ho bisogno che tu adesso stia calmo. Non farti prendere dal panico. Devi restare lucido. Hai capito?»
Il moro riuscì a stento ad annuire, costringendosi a guardarlo. Sentiva quasi gli occhi lucidi. Si sentiva debole. Si sentiva... inutile. Per qualche secondo non riuscì a sentire niente, completamente in trace mentre l'amico lo scuoteva per farlo tornare in sé. Solo quando Lydia gli strinse il braccio potè tornare alla drastica realtà. Era una richiesta di aiuto. Sentiva che tra quelle urla, la sua Lydia fosse ancora lì, ad aspettarlo, solo che non era in grado di salvarla, perché sapeva che avrebbe dovuto farlo da sola.
«Vola fino a casa mia. Veloce, Zayn. Ti raggiungo con l'auto. Non farti beccare. Hai capito?»
Lui annuì, facendo scendere una lacrima sul viso.
Non attese nemmeno che il suo amico entrasse in auto: spiegò le sue possenti ali nere e volò nel cielo rosso, con la sua ragazza tra le braccia, che ancora urlava, si contorceva... piangeva.
Si nascose tra le nuvole, in modo che nessuno potesse sospettare di niente. Il clima in quel momento gli potè essere solo d'aiuto.
«Non mollare, Lydia... non mollare.» gli supplicò.
Volò più in fretta possibile, arrivando sul tetto del palazzo di Louis. Sfondò la porta dell'attico, scendendo le scale e andando sul piano di casa sua.
«Johannah!» urlò. Non riuscì ad aprire la porta. Lydia gli faceva perdere il controllo, si muoveva troppo, e il tempo sembrava scorrere troppo velocemente. Sembrava non stesse cambiando nulla.
La porta si aprì, rivelando la madre di Louis completamente spaventata davanti a quella scena.
Zayn non riuscì a dare nessuna spiegazione, entrò in casa recandosi subito nella stanza del nonno di Louis. Lo trovò sulla sua solita poltrona, i soliti capelli, i soliti occhi color ghiaccio che sapeva stessero vedendo, e forse anche di più.
«La prego, mi aiuti.» supplicò Zayn.
«Te l'avevo detto.» disse il Guardiano.
Gli scese un'altra lacrima sulla guancia. Avrebbe voluto imprecare. «La prego.» disse tra i denti. «Non sta guarendo. Faccia qualcosa.»
«Poggiala sul letto.»
Zayn seguì la sua indicazione, poggiandola sul letto.
Tra un urlo e un altro, riuscì ad incrociare il suo sguardo: gli occhi verdi erano sempre quelli, sempre loro. Era ancora lei, poteva ancora farcela. Doveva.
Il moro sentì i passi veloci del suo migliore amico che si avvicinavano alla stanza, raggiungendolo poi con l'affanno.
Le urla di Lydia avevano costretto la mamma di Louis e i bambini ad andarsene dall'appartamento e andare dai vicini, i modo da non spaventarli maggiormente.
Stringeva a pugno le lenzuola del letto, continuava a contorcersi, per un attimo prese anche a pugni il muro. Quanto la capiva.
«Deve farcela da sola.» esordì l'uomo anziano.
Zayn si sentì andare a fuoco. «Mi aveva detto che se il demone si fosse impossessata di lei lo avrebbe sconfitto subito!» gli urlò furioso. «Non sta guarendo! Non ce la fa! Deve fare qualcosa!»
Louis gli si avvicinò. «Calmati, Zayn.»
«Calmarmi?! Come cazzo faccio a calmarmi?! Guardala!»
«Mio nonno sa quello che fa! Ora datti una calmata. Lydia ce la fa.»
Non riusciva a pensare che aveva la sua Lydia in quelle condizioni e che nessuno, in quella stanza, aveva intenzione di aiutarlo. Il punto era che nemmeno lui sapeva cosa fare di preciso, lui era l'ultimo che potesse realmente aiutarla. Potè solo affidarsi alle parole di Louis, che tanto si fidavano del nonno. In quel momento non riusciva ad affidarsi spontaneamente al sommo Guardiano, ma doveva farlo. Era la sua unica scelta.
Prese ad andare avanti e indietro per la stanza, torturandosi i capelli. Si stava innervosendo, non riusciva a sopportare quelle urla e pensare che non poteva fare altro che quello: ascoltarla. Si costrinse ad appoggiare la testa contro il muro, i pugni stretti che lo colpivano, in modo da sfogare la sua rabbia.
«Ti prego, Lydia, ti prego...»
«Tieniti pronto, Louis.»
La voce dell'anziano lo fece tornare in sé, facendolo voltare di scatto. «Cosa? Perché?»
Vide il suo migliore amico far apparire il suo arco bianco, posizionando la sua freccia luccicante, pronta per essere scoccata. Quella lucentezza quasi gli bruciava la pelle, istintivamente si portò contro il muro, per stargli il più lontano possibile. Puntava davanti a sé, davanti alla finestra. Zayn non riusciva a capire, ma Louis sembrava sapere perfettamente cosa fare.
Solo dopo qualche secondo, accadde: l'ombra nera uscì dal corpo di Lydia, provando a uscappare subito dalla finestra che Louis già aveva puntato. In quel preciso istante, Louis scoccò la sua freccia, prendendola in pieno.
L'ombra nera sembrò arrotolarsi su se stessa, provocando una luce blu, come un fulmine, non appena ci fu quel contatto con la freccia luccicante. Qualche secondo dopo, cadde giù. Louis corse subito verso la porta, andando verso di lei, per assicurarsi di averla finita per sempre.
Lo sguardo di Zayn tornò su Lydia, che respirava affannosamente sul letto, completamente sfinita. La luce della lampada sul comodino potè far vedere il sudore sul suo viso. Non aveva ancora aperto gli occhi.
Le si avvicinò subito. «Lydia.» la chiamò, poggiandole una mano sul viso.
La vide aprire gli occhi con fatica, riuscendo a vedere appena quel color verde che tanto amava. Sembrò riconoscerlo perché fece un leggere sorriso, per poi richiuderli di nuovo e lasciarsi andare completamente sul letto.
«Lydia? No, no, no! Hey, Lydia, apri gli occhi!» non lo rispondeva. «Cosa è successo?» chiese all'anziano.
«E' solo svenuta per il troppo dolore.» spiegò. «Ha perso le forze, deve solo riprendersi. Stai tranquillo.»
Tirò un respiro di sollievo, togliendosi un peso di dosso che sentiva di non poter più sorreggere. Aveva creduto di averla persa per sempre, o almeno, che potesse vivere il peggior incubo della sua vita, come era successo a lui.
Le prese la mano, stringendola tra le sue. Le diede un bacio sul dorso, che durò più del previsto. Il calore era ancora il suo, la sua pelle morbida, le sue vene non erano nere. Era la sua Lydia.
«E' molto più forte di te. Non sottovalutarla mai.» gli disse il Guardiano.
Ora lo sapeva. Ora poteva davvero crederci.
«Fossi in te farei cucire quelle ferite che ti sei fatto.» gli disse ancora.
Zayn lo guardò confuso, quasi gli venne da ridere, eppure si guardò la maglia e vide le macchie rosse.
Pensò che fossero dei due che aveva ucciso un'ora fa.
Ma non appena alzò la maglietta, lo vide.
Il sangue.
Sangue, che scorreva da due lunghi tagli profondi: uno sotto al petto e uno sul fianco.
Era il suo sangue, e non era nero. Quasi si paralizzò nel guardare il suo corpo che era sempre stato, fino a quel momento, completamente intatto. Si sarebbero dovute risanare subito, era sempre successo così. Era automatico.
Era sconvolto.
Ciò che gli era sempre sembrato impossibile da poter rivedere, si era appena rivelato.
Zayn stava ritornando ad essere debole.

___________
Ebbene sì, non è un miraggio.
E' appena stato pubblicato un capitolo dopo tre anni. E anche nel giorno di Pasqua.
Questa cosa fa abbastanza ridere, potete trovare voi le coincidenze.
So che non riuscirò a farmi perdonare abbastanza. Diciamo che non ho scuse per quest'assenza, semplicemente mi è successa la vita. Tra i vari impegni, il tempo di scrivere non c'era, o se c'era, non ero ispirata.
Scrivere richiede tempo, e soprattutto tanta voglia di farlo. Purtroppo in questi anni ho dovuto pensare ad altre cose e Zayn e Lydia erano diventati gli ultimi dei miei pensieri. Però c'erano.
A volte avrei voluto scrivere prima, di loro.
Zayn e Lydia non sono mai usciti del tutto dalla mia testa, li amo troppo per lasciarli.
Effettivamente ne abbiamo passate troppe per dimenticarli subito.
Voi li avete dimenticati?
Ma soprattutto, come state, care lettrici?
Spero bene. Se volete, contattatemi per una chiacchierata, sarei felice di parlare con voi, di qualsiasi cosa.
Torniamo un attimo alla storia.
Che ne pensate?
Avete colto bene gli indizi? Cosa sta succedendo a Zayn?
Raccontatemi tutte le vostre idee, sono qui per ascoltarle.
Non sono brava con le promesse, oramai lo sapete.
Non so dirvi quando riaggiornerò, ma che ho intenzione di finire la storia quello si.
Spero come voi di farlo presto, anche perché riscrivere di loro mi ha emozionata abbastanza. E' stato strano, in senso buono.
Vedrò di aggiornare non facendovi aspettare così tanto. Ci proverò sul serio.
Se volete parlare con me:
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Facebook: Tisdalesvoice Efp
Instagram: halfhumoon

Aspetto i vostri commenti sulla storia.
Questo è il mio uovo di Pasqua per voi.
Tanti auguri lettrici <3


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