L'Allevatrice

Galing kay Ellyma

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Quando il Male sembra essere sparito dal mondo e tutto sembra aver finalmente raggiunto un vero equilibrio, q... Higit pa

Prologo~
Capitolo 1~
Capitolo 2~
Capitolo 3~
Capitolo 4~
Capitolo 5~
Capitolo 6~
Capitolo 7~
Capitolo 8~
Capitolo 9~
Capitolo 10~
Capitolo 11~
Capitolo 12~
Capitolo 13~
Capitolo 14~
Capitolo 15~
Capitolo 16~
Capitolo 17~
Capitolo 18~
Capitolo 19~
Capitolo 20~
Capitolo 21~
Capitolo 22~
Capitolo 23~
Capitolo 24~
Capitolo 25~
Capitolo 26~
Capitolo 27~
Capitolo 28~
Capitolo 29~
Capitolo 30~
Capitolo 31~
Capitolo 32~
Capitolo 33~
Capitolo 34~
Capitolo 35~
Capitolo 36~
Capitolo 38~
Capitolo 39~
Capitolo 40~
Capitolo 41~
Capitolo 42~
Capitolo 43~
Capitolo 44~
Capitolo 45~
Capitolo 46~
Capitolo 47~
Capitolo 48~
Capitolo 49~

Capitolo 37~

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Galing kay Ellyma

Elvia portò le mani a coppa vicino alla bocca e ci soffiò sopra, cercando di riscaldarle almeno un poco. Non che servisse davvero a qualcosa, ma almeno aveva una parvenza di calore. Nija aveva avuto ragione nel consigliarle di godersi il calore della Foresta finché ne fosse stata in grado: erano già passate alcune settimane da quando aveva salutato la Signora e i suoi Custodi e rimpiangeva il clima mite che l'aveva accompagnata in quegli ultimi mesi. L'Allevatrice guardò di fronte a sé e non poté impedirsi di sospirare con angoscia: il candore della neve appena caduta si estendeva per quelli che le sembravano chilometri e chilometri, identica in ogni direzione, e contaminato solo dai solchi lasciati dai passi suoi e di Metra.

Elvia soffiò nuovamente sulle proprie mani. Le sentiva intirizzite, così come i piedi e le gambe, ma ringraziava di cuore i Lexys per averle regalato indumenti ricoperti dalla loro magia. Rabbrividì pensando che sarebbe morta assiderata non appena avesse messo piede fuori dalla Foresta senza il loro ennesimo dono.

-    Manca ancora poco, Elvia. Resisti – Krir le si strusciò contro il collo da sotto il mantello, posto in cui si era insediato al momento della partenza. Il freddo colpiva anche lui, ma in maniera meno accentuata rispetto alla ragazza umana, ed Elvia non poteva far altro che essere grata a quella piccola volpe per tutto quello che faceva per lei.

-    Non fa neanche così freddo, dai – Akemi spuntò fuori dal colletto della ragazza. Aveva trovato interessante il comportamento di Krir e lo aveva seguito a ruota, infilandosi però sotto il maglione della giovane. – Da dove vengo io questo è niente.

Akemi le aveva raccontato del proprio villaggio, e l'Allevatrice si era sorpresa nel constatare da quanto lontano l'Asfer arrivasse, soprattutto visto che aveva compiuto il viaggio da solo. Le aveva parlato di monti perennemente ricoperti di neve e ghiaccio, dove la temperatura era così bassa che in pochissimi si avventuravano per i loro boschi. Akemi le aveva anche detto che il manto della sua specie era solitamente bianco, rendendoli capaci di camuffarsi e sfuggire così ai loro predatori con grande facilità. In pochi presentavano un altro colore, e uno di loro era proprio Akemi.

"Mi hanno mandato da te per allenare i miei poteri e per rendermi un Manfeel migliore" così si era annunciato mesi prima, quando se l'era trovato alla porta di casa.

Elvia sorrise al piccolo coniglio, il cui muso si trovava solo a una manciata di centimetri dal suo volto. – Certo che sei venuto da me per una cosa e siamo finiti per fare tutt'altro, eh? – sussurrò, accarezzandone la testa.

Akemi mosse leggermente le orecchie da sotto il maglione e chiuse gli occhietti, assaporando così il gesto della ragazza. – Era il mio destino, tutto qui.

-    Esatto – concordò Krir. – Alla fine sei riuscita comunque nel tuo compito da Allevatrice. Ci hai protetti e aiutato ad allenare i nostri poteri. Cosa volevi fare di più? – aggiunse, spalancando le fauci in un piccolo sbadiglio. Il calore emanato dal corpo di Elvia gli stava mettendo addosso una tale sonnolenza... con questi pensieri per la testa, sbadigliò ancora.

La giovane si sentì toccata da quelle parole. Quanta gioia quei due piccoli Asfer erano in grado di darle prima che tutto giungesse al termine?

Aveva tenuto per sé l'incontro con Hena, matrona delle Allevatrici e Signora delle Tenebre, così come le visioni che aveva vissuto insieme a lei per non impensierire le creature che le stavano a cuore. Ma quanto sarebbe durato prima che iniziassero a comprendere a cosa stava deliberatamente andando incontro, a quale sorte le sarebbe toccata? L'orologio scorreva, inesorabile, i suoi ticchetti che le risuonavano nelle orecchie. La Profezia si sarebbe davvero avverata, lei sarebbe stata in grado di fermarla?

Si strinse a Krir ed Akemi, ripromettendosi che, una volta arrivata alla conclusione di tutta quella faccenda, li avrebbe protetti con tutta se stessa.

-    Sei cambiata, sai? – Akemi la fissava, ed Elvia non rimase sorpresa da quell'affermazione. Sapeva quanto quel coniglietto fosse sensibile e quanto fosse accorto. – Soprattutto da quando sei tornata da quella città.

Oh, quanto hai colto nel segno, pensò tra sé e sé la giovane, ma ciò che disse non diede luce ai suoi pensieri. – Damiana era solita dirmi che ogni viaggio porta con sé un cambiamento, buono o cattivo che sia. Anche tu sei cambiato – gli disse, sorridendogli. Le mani avevano smesso di accarezzarne le morbide piume a causa del freddo che stava patendo. O era il leggero senso di colpa per non aver sputato ancora il rospo a impedirle di continuare?

-    Ovviamente – borbottò Krir, gli occhi già chiusi e la mente sprofondata nel sonno. Come facesse ancora a seguire la loro conversazione, Elvia proprio non sapeva rispondersi. – Altrimenti che senso avrebbe viaggiare?

Nessuno dei due, né Akemi né Elvia, riuscì a dire altro. Metra si era insinuata tra di loro con la sua voce autoritaria.

Lady Elvia, mi duole interrompere la vostra piacevole conversazione, ma siamo quasi arrivati a destinazione.

L'Allevatrice spostò lo sguardo nella direzione indicata dalla soldatessa e sentì il proprio corpo irrigidirsi. Che fosse il freddo, l'ansia o la preoccupazione, la ragazza non lo sapeva.

Tuttavia, di una cosa era certa: Nardasia, la Città della Storia, si profilava a qualche chilometro di distanza da loro, un piccolo puntino scuro in quel mare bianco di neve.

Qualunque cosa sarebbe stata in grado di trovare, sarebbe stata decisiva per il suo viaggio e per il suo futuro, nonché di quello di centinaia e centinaia di esseri viventi.

Hena, mia Signora, mostrami la via, pregò, prendendo un respiro profondo.

-    Andiamo – disse soltanto, e proseguì a camminare, i piedi che affondavano nella soffice neve appena caduta e il cuore che non faceva altro che martellarle nel petto.



XxxX

-    Un'Allevatrice che va a Nord? – chiese Lorenzo, la sorpresa palese nella voce.

-    Perché? – Xerxes gli lanciò un'occhiata stranita. Cosa aveva il proprio maestro da essere così sorpreso?

-    Be' – l'uomo si strofinò il collo con la mano, gesto che compiva quando non si sentiva a suo agio. – È dove si dice che sia avvenuta la tragedia di mille anni fa.

-    E quindi? – il ragazzo inclinò il capo, non capendo. Dove voleva arrivare?

Lorenzo ed Erika si scambiarono uno sguardo, poi la mezzelfa sospirò.

-    In tutti questi anni – riprese Lorenzo – non si è mai sentito parlare di un'Allevatrice che si sia avvicinata a quella zona del Regno.

-    Mai? Davvero? – Era la volta di Lena di essere sorpresa.

Erika annuì, greve. – È un territorio impervio. Non molti hanno il coraggio di avventurarsi, e non sto parlando solo di esseri umani. Altri, invece, ci hanno posto la propria dimora – aggiunse, alzando il mento in direzione di Xerxes. – Hai presente il Manfeel di cui ci hai parlato? Ecco, la sua specie viene proprio da lì ed è per questo che siamo rimasti sorpresi quando ti abbiamo soccorso.

Lena inclinò la testa di lato, tra le mani un bicchiere di latte caldo. Si trovavano ancora nella camera in cui la ragazzina si era svegliata, qualche giorno prima, e stavano discutendo della loro prossima mossa.

Quando la giovane aveva incontrato Lorenzo ed Erika la prima volta non aveva esitato un attimo ad abbassare la testa, ringraziandoli per averle curato le ferite e averle dato un letto caldo in cui riposare, nonché a rivelar loro la sua condizione di Allevatrice. Erika si era affrettata da lei, consigliandole di non sforzarsi ancora, mentre Lorenzo si era dimostrato alquanto in imbarazzo di fronte a tutta quella sincerità.

Si era integrata bene tra di loro, Xerxes dovette ammetterlo con se stesso. Un po' meno l'Asfer Kija, che invece preferiva rimanere acciambellato sempre a fianco della sua Allevatrice. Osservandolo, Xerxes si rendeva conto invece di quanto fossero stati amichevoli Krir e Akemi, nonostante gli attriti iniziali.

-    Soccorso? – ripeté infatti Lena, incuriosita. Spostò lo guardo prima dalla coppia al ragazzo, per poi tornare di nuovo ai due. - Pensavo vi conosceste da molto tempo.

Lorenzo ghignò leggermente, accavallando le gambe. – Devi sapere che, quando abbiamo incontrato questo ragazzotto, si trovava disteso su un pavimento lurido in una pozza di sangue. Era più morto che vivo, ma noi due – disse, indicando se stesso e la mezzelfa – abbiamo deciso di scommettere sulla sua sopravvivenza.

Un verso di esclamazione scappò dalle labbra di Lena, che rivolse uno sguardo preoccupato a Xerxes. Il giovane non potè far altro che sorridere imbarazzato: il suo maestro e ex capo delle guardie reali adorava mettersi in mostra e raccontare quella breve storia.

-    Come puoi ben vedere adesso sto benissimo. Più o meno – aggiunse, pensando agli allenamenti che ancora oggi, dopo mesi, lo lasciavano pieno di lividi e sbucciature. – Quindi i Manfeel vengono da Nord? – domandò, tornando così al discorso precedente. Akemi doveva aver viaggiato tantissimo per essere stato in grado di raggiungere Elvia nella sua casa, e si trovò ad ammirare quel piccolo Asfer ancor più di prima.

Erika, ancora una volta, assentì con un gesto del capo. – Esatto, insieme a pochissime altre specie di Asfer, tutte anche estremamente pericolose.

Un dubbio fece raddrizzare la schiena al ragazzo: che quel coniglietto fosse così micidiale da sopravvivere in un luogo di quel tipo?

-    Ti ricordi quando ti abbiamo parlato degli effetti delle piume e del pelo? Più che altro eravamo sorpresi del fatto che uno di quella specie fosse sceso così tanto. Per non parlare del colore. Quello ci ha sorpreso non poco – spiegò Lorenzo, incrociando le braccia al petto e convenendo alle sue stesse parole.

Xerxes lo guardò dubbioso, scambiando un'occhiata anche con Lena. Sapeva di esser alquanto ignorante per quanto riguardava gli Asfer, ma non credeva di essere messo così male. Notando la perplessità dei due, Erika continuò al posto del proprio compagno. – È normale che non sappiate queste cose – li rassicurò, sorridendo. – I Manfeel vengono cacciati soprattutto per il pregio e della loro pelliccia bianca, usata anche in medicina e alchimia. Tutto, naturalmente, dipende da come viene ottenuta. Prendi come esempio il ciuffo bianco e verde di Xerxes, Lena – disse, rivolgendosi verso la ragazza che individuò con facilità l'oggetto in questione in mezzo ai ricci neri del giovane. Xerxes non aveva avuto il cuore di togliersi nemmeno per un attimo quegli oggetti a cui doveva la vita, tenendoli sempre con sé. – Solitamente se viene preso con la forza, perde il proprio colore originario diventando rosso o giallo. Inoltre, aiuta a mantenere sotto controllo l'ansia e la paura.

Erano cose che Xerxes aveva già sentito quando aveva da poco aperto gli occhi in quella capanna mezza diroccata in cui Lorenzo ed Erika lo avevano messo a riposare, ma sentirle di nuovo gli fece capire, in un lampo, quanto quel ciuffettino gli fosse stato utile anche solo per mantenere la calma in tutti quei mesi, per non parlare dell'inseguimento di soli pochi giorni prima.

-    Xerxes, tireresti fuori anche la piuma? – gli chiese Erika.

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte: sollevò di poco il maglione che indossava e tirò un cordoncino che teneva sotto e che portava una piuma di medie dimensioni dello stesso colore del ciuffo di Akemi.

-    Questa è sempre una piuma di Manfeel e, sempre per lo stesso discorso di prima, non avrebbe il benché minimo valore se non venisse donata. Ti ricordi per cosa era efficace, Xerxes?

Xerxes non aveva dubbi a riguardo, ma si chiese del perché la mezzelfa lo stesse interrogando. Aveva sentito, quando era più giovane, che una cosa simile veniva fatta a scuola, luogo che non aveva mai avuto possibilità di frequentare. – Contro i malanni – rispose semplicemente. Non aveva intenzione di protestare se gli venivano chieste cose che sapeva.

Erika lo guardò soddisfatta. Non era certo una cima nella vita, ma non dimenticava ciò che gli veniva insegnato. Sarebbe stato inutile, no? Il ragazzo si accorse in quel momento dello sguardo, fisso, che Lena aveva posto su di lui.

-    Allora è vero – sussurrò.

-    Cosa? – chiese Xerxes.

-    Sei davvero amico di un Asfer? – gli chiese Lena, incredula di fronte a quella rivelazione. Mai si sarebbe aspettata una relazione simile tra un umano e una creatura magica.

Xerxes fece una leggera smorfia quando gli balenò nella mente l'immagine di Krir. – Diciamo che alla fine mi hanno accettato per quello che sono, ecco. Sarebbe presuntuoso da parte mia definirmi un loro amico.

Erika ridacchiò a quelle parole, mentre Lorenzo sbuffò, alzando gli occhi al cielo. – È ovvio che sia così, giovanotto – controbatté il suo maestro. – Altrimenti che motivo ci sarebbe stato nel regalarti cose di questo tipo?

Xerxes rispose con un'alzata di spalle. Fino a quando non glielo avevano detto loro, lui ignorava totalmente il reale valore che quei regali possedevano. Per lui, invece, rappresentavano ben altro: erano un legame che lo avrebbero condotto ad Elvia e ai suoi due protetti, ne era certo. – Lena – disse, rivolgendosi totalmente alla ragazza. – Sono un amico di un'Allevatrice e ho tutta l'intenzione di aiutarla in tutti i modi che conosco. Questa è l'unica cosa in cui ti chiedo di credere, va bene?

Lo disse con una tale serietà che la giovane Allevatrice non poté far altro che annuire. Andava contro tutti i suoi principi ed insegnamenti riporre la benché minima fiducia in una persona che conosceva da pochi giorni; ma Xerxes l'aveva salvata, l'aveva condotta da persone che le avevano dato da mangiare e che l'avevano curata, le aveva raccontato di un'Allevatrice come lei con un calore negli occhi che non vedeva da mesi, ormai, in nessuno. Come poteva rifiutare tutto ciò?

Xerxes sorrise dolcemente alla ragazza, e si rivolse poi di nuovo ad Erika. – Senti, ma non hai detto che i Manfeel hanno il manto bianco? – Al cenno di assenso della mezzelfa, il ragazzo continuò. – E perché allora Akemi ha anche una sfumatura verde?

Erika e Lorenzo si guardarono per un attimo, ponderando cosa rivelare. Essendo una mezzelfa, Erika aveva una conoscenza a dir poco vasta per quanto riguardava gli Asfer, la magia e la medicina generale; Lorenzo invece era stato un capo delle guardie reali, quindi doveva possedere anche lui informazioni che spesso non erano di dominio pubblico.

-    Devi sapere – cominciò infatti il suo maestro – che gira una leggenda, oserei dire antica come quella legata alle Allevatrici.

A quell'accenno, gli occhi di Lena si illuminarono. Questo portò Xerxes a chiedersi se lei, così come Elvia, avesse mai avuto una propria mentore che le avesse insegnato i trucchi del mestiere.

-    Dicevamo che a Nord non si avventura quasi mai nessuno, no? Questo perché è un luogo ricoperto dal sangue di centinaia, se non migliaia, di vittime innocenti che lo hanno portato a diventare un luogo arido, senza vita. E proprio lì, la leggenda narra di una specie di Asfer che sono stati scelti per difendere una Foresta in particolare. Queste sono tutte informazioni riportate in documenti antichissimi, che ormai nessuno tiene molto in considerazione, quindi non so quanto possano essere veritiere – Lorenzo alzò le mani a mo' di difesa, ma continuò a dir loro quello che sapeva. – In uno dei documenti che sono riuscito a trovare, si parlava di piccoli Asfer dalla forma di conigli che sorvegliano la Foresta dall'alto e mimetizzandosi grazie al loro manto.

-    I Manfeel? – chiese Lena.

Lorenzo annuì. – Esatto. In quei documenti si parla anche di un esemplare di Manfeel particolare che non presenta il manto candido come tutti gli altri della sua specie, ma invece una colorazione che tende al verde. Ora, non vorrei ricordare male o aver commesso un errore nel tradurre – premise, schermandosi. – Ma questo esemplare è considerato come una sorta di capo o re tra tutti i Manfeel e possiede la massima autorità per quanto riguarda l'accesso alla Foresta.

Il silenzio scese come un velo su tutti loro, in particolare su Xerxes che si ritrovò davvero senza parole.

Riassumendo, lui aveva trattato il giovane re dei Manfeel, Guardiani di una Foresta pericolosissima, come un semplice animale da compagnia?

Wow, pensò tra sé e sé, ancora sconvolto. Non ci posso credere.

Kija sibilò, e il suo verso sembrò deridere con delizia l'ex Cacciatore.

XxxxX

E sto riuscendo a pubblicare una volta a settimana. Le gioie.
So che la storia sta procedendo lentamente, ma spero abbiate un po' di pazienza... ho in mente tante cose e ho tutta l'intenzione di metterle per iscritto!
Grazie mille per leggere, e per essere arrivati fin qui.

~Ellyma

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