Capitolo 37~

40 8 11
                                    

Elvia portò le mani a coppa vicino alla bocca e ci soffiò sopra, cercando di riscaldarle almeno un poco. Non che servisse davvero a qualcosa, ma almeno aveva una parvenza di calore. Nija aveva avuto ragione nel consigliarle di godersi il calore della Foresta finché ne fosse stata in grado: erano già passate alcune settimane da quando aveva salutato la Signora e i suoi Custodi e rimpiangeva il clima mite che l'aveva accompagnata in quegli ultimi mesi. L'Allevatrice guardò di fronte a sé e non poté impedirsi di sospirare con angoscia: il candore della neve appena caduta si estendeva per quelli che le sembravano chilometri e chilometri, identica in ogni direzione, e contaminato solo dai solchi lasciati dai passi suoi e di Metra.

Elvia soffiò nuovamente sulle proprie mani. Le sentiva intirizzite, così come i piedi e le gambe, ma ringraziava di cuore i Lexys per averle regalato indumenti ricoperti dalla loro magia. Rabbrividì pensando che sarebbe morta assiderata non appena avesse messo piede fuori dalla Foresta senza il loro ennesimo dono.

-    Manca ancora poco, Elvia. Resisti – Krir le si strusciò contro il collo da sotto il mantello, posto in cui si era insediato al momento della partenza. Il freddo colpiva anche lui, ma in maniera meno accentuata rispetto alla ragazza umana, ed Elvia non poteva far altro che essere grata a quella piccola volpe per tutto quello che faceva per lei.

-    Non fa neanche così freddo, dai – Akemi spuntò fuori dal colletto della ragazza. Aveva trovato interessante il comportamento di Krir e lo aveva seguito a ruota, infilandosi però sotto il maglione della giovane. – Da dove vengo io questo è niente.

Akemi le aveva raccontato del proprio villaggio, e l'Allevatrice si era sorpresa nel constatare da quanto lontano l'Asfer arrivasse, soprattutto visto che aveva compiuto il viaggio da solo. Le aveva parlato di monti perennemente ricoperti di neve e ghiaccio, dove la temperatura era così bassa che in pochissimi si avventuravano per i loro boschi. Akemi le aveva anche detto che il manto della sua specie era solitamente bianco, rendendoli capaci di camuffarsi e sfuggire così ai loro predatori con grande facilità. In pochi presentavano un altro colore, e uno di loro era proprio Akemi.

"Mi hanno mandato da te per allenare i miei poteri e per rendermi un Manfeel migliore" così si era annunciato mesi prima, quando se l'era trovato alla porta di casa.

Elvia sorrise al piccolo coniglio, il cui muso si trovava solo a una manciata di centimetri dal suo volto. – Certo che sei venuto da me per una cosa e siamo finiti per fare tutt'altro, eh? – sussurrò, accarezzandone la testa.

Akemi mosse leggermente le orecchie da sotto il maglione e chiuse gli occhietti, assaporando così il gesto della ragazza. – Era il mio destino, tutto qui.

-    Esatto – concordò Krir. – Alla fine sei riuscita comunque nel tuo compito da Allevatrice. Ci hai protetti e aiutato ad allenare i nostri poteri. Cosa volevi fare di più? – aggiunse, spalancando le fauci in un piccolo sbadiglio. Il calore emanato dal corpo di Elvia gli stava mettendo addosso una tale sonnolenza... con questi pensieri per la testa, sbadigliò ancora.

La giovane si sentì toccata da quelle parole. Quanta gioia quei due piccoli Asfer erano in grado di darle prima che tutto giungesse al termine?

Aveva tenuto per sé l'incontro con Hena, matrona delle Allevatrici e Signora delle Tenebre, così come le visioni che aveva vissuto insieme a lei per non impensierire le creature che le stavano a cuore. Ma quanto sarebbe durato prima che iniziassero a comprendere a cosa stava deliberatamente andando incontro, a quale sorte le sarebbe toccata? L'orologio scorreva, inesorabile, i suoi ticchetti che le risuonavano nelle orecchie. La Profezia si sarebbe davvero avverata, lei sarebbe stata in grado di fermarla?

Si strinse a Krir ed Akemi, ripromettendosi che, una volta arrivata alla conclusione di tutta quella faccenda, li avrebbe protetti con tutta se stessa.

L'AllevatriceTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon