Psychotic [h.s.] (Italian tra...

بواسطة TheCousinsGang

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"L'amavo non per il suo modo di ballare con i miei angeli, ma per come il suono del suo nome poteva mettere a... المزيد

Psychotic (Italian translation)
SONG - LIST
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Epilogo
Ringraziamenti
AVVISO
THE COUSINS' GANG POV

Capitolo 36

53.1K 2.5K 1.8K
بواسطة TheCousinsGang

Fanculo.

Avrei accettato la Signora Hellman e i suoi piani sadici, avrei permesso alle guardie di portarmi in giro come un cane al guinzaglio, ed avrei persino tollerato la presenza di James, ora che lo avevo preso a calci in culo. Ma non avrei permesso ad uno stupratore malato avvicinarsi a Rose. Non gli avrei permesso di portarla tutti i giorni giù nei corridoi, quando io non ero lì a proteggerla.

Avevo pensato che si trattasse di James, l'uomo di cui Jane stava parlando. Sia io che Rose avevamo pensato così. Ne eravamo certi. Ma no, apparentemente questo posto era ricco di ripugnanti e spregevoli guardie. James, Norman, Kevin, e qualsiasi altra persona a cui Jane si riferiva. Quattro uomini psicopatici che trattavano le donne come delle schiave del sesso, potendo perfettamente raggiungere la mia Rose. Fottutamente perfetto. Tutti loro dovevano bruciare all'inferno, ma fino ad allora, non li avrei lasciati avvicinare a lei. Col cazzo.

Mi faceva impazzire il pensiero dei loro occhi fissi su di lei, delle loro mani sulla sua pelle. Quel fottuto Kevin avrebbe potuto semplicemente bloccare la porta della sua cella e nessuno lo sarebbe venuto a sapere. Lo aveva fatto a Jane, quindi perché non anche a Rose? Avrebbe potuto sopraffarla in un istante e fare tutto ciò che avesse voluto fare. Il pranzo finiva tra quanto, trenta minuti? E ancora una volta si sarebbero ritrovati da soli in un corridoio buio, senza nessun testimone sano di mente.

Il pensiero mi fece quasi tremare dalla rabbia, e improvvisamente, mi alzai da dove ero seduto. Non riuscivo più a sopportarlo. "Torno subito," annunciai alle tre donne. Mi alzai e mi fissarono tutte, indossando, ognuna di loro, un'espressione diversa.

"Dove vai?" Domandò Rose, i suoi grandi occhi mi guardavano attraverso delle grandi occhiaie.

"Non ti preoccupare. Tornerò subito," ripetei, lasciando un dolce bacio sulla sua fronte.

Il gesto la rassicurò solo un pochino, ma non protestò. Mi diressi verso la linea delle guardie disposte vicino la parete e trovai facilmente Brian. Stava parlando con altri uomini che a malapena alzarono lo sguardo quando mi avvicinai. "Ho bisogno di vedere la Signora Hellman," comandai. Non sembravano affatto sorpresi. Leggermente divertiti, semmai.

"Dopo pranzo," parlò indifferentemente, e dopo riprese a chiacchierare.

"No, ora." Con ogni secondo che passava, diventavo sempre più ansioso, e anche furioso. Qualcosa nel mio tono di voce doveva aver mostrato il mio stato d'animo, poiché Brian iniziò a prestare più attenzione.

"Harry, il pranzo finisce tra una mezz'oretta. Possiamo--"

"Dannazione, portami semplicemente lì. È urgente."

L'uomo tozzo sospirò come se fosse infastidito, ma accettò, allontanandosi dai suoi amici. Ero sorpreso, a dir la verità, che lui mi avesse ascoltato. Mi aspettavo più di una discussione. Forse aveva paura di me, o forse era solo leggermente meno orribile rispetto agli altri dipendenti simili a lui. Si congedò dalla conversazione e dopo si diresse verso la porta, con me ad un paio di metri davanti a lui.

La lunghezza dei corridoi era illuminata dalle solite luci fioche e spettrali. I nostri passi riecheggiarono sul pavimento in cemento, girammo per angoli e corridoi finché non arrivammo nell'ufficio dell'amante di Satana.

Cercai di rimanere civile mentre aspettavo che entrasse prima Brian, fermando la mia intrusione. Bussò prima di entrare ma dopo entrò comunque. "Um, Signora Hellman?" Chiese. Sembrava leggermente nervoso. "Harry Styles vuole vederla."

Sentii qualcosa del tipo 'fallo entrare' e divenni immediatamente inquieto. Più che una richiesta sembrava una condanna di morte.

Brian mi guardò e annuì in direzione della Signora Hellman, facendomi segno di entrare. Così entrai, Brian era proprio dietro di me per assicurarsi che non avessi fatto nulla che avrebbe confermato la mia etichetta di pazzia mentale.

Ed eccola lì, documenti distesi sulla sua scrivania in mogano insieme a delle matite, penne e forniture. I suoi occhi di ghiaccio come sempre. Ma non fu la sua presenza ad intimorirmi; fu la stanza a farlo. Era tutto troppo familiare. Rabbrividii non appena i miei occhi si fermarono su quella cassa. La cassa piena di diverse fruste. Riuscii quasi a sentire il violento bruciore del cuoio lacerare profondamente la mia pelle.

Si prese il suo tempo, finendo di scrivere qualcosa sui documenti, prima di alzare lo sguardo con degli occhi indifferenti. C'era della tensione tra di noi, come se l'oppressione delle sue orrende azioni incombesse nell'aria della stanza.

"Cambia la guardia di Rose," dissi, ignorando l'atmosfera tesa, senza neanche sedermi.

"E perché dovrei farlo?" Chiese cupamente.

"Cambiala e basta. E scegli una decente, non James o merde simili."

"Non hai risposto alla mia domanda."

Presi nota del fatto che non avesse difeso suo figlio.

"Perché la sua guardia, Kevin, è uno schifoso stupratore."

La Signora Hellman sbuffò letteralmente, come se tutto questo la stesse divertendo. Iniziai a camminare su e giù, per trattenermi dal strappare quel sorrisetto sul suo viso. "Lo dubito fortemente."

"Beh, invece è vero," dissi.

"Come faccio a crederti?"

"Lo ha fatto a Jane. . . l'ho visto." L'ultima parte era ovviamente una bugia, ma la Signora Hellman non mi avrebbe creduto se le avessi detto che era stata Jane a dirmelo, così dovevo darle una ragione in più per credermi.

"Hai visto Kevin aggredirla?" Chiese come se non riuscisse a crederci, come se avessi appena detto una specie di barzelletta.

"Sì, esatto. Quindi cambia la guardia di Rose. E fallo adesso," dissi fermamente, facendo ancora su e giù.

"Per prima cosa, Harry, tu non mi dici cosa fare. Per quello che ne so io, tu lo hai solo immaginato. Voglio dire, chi sa quale malattie mentali potresti avere. Forse ti sei inventato tutta questa faccenda. E seconda cosa, non rimpiazzerò semplicemente una guardia solo per proteggere quella specie di storia d'amore ridicola che tu e Rose pensate di avere."

Fu difficile mantenere la mia compostezza, la mia pazienza era al limite. "Fallo e basta, cazzo. Sono stanco di fare questi giochetti, di essere il tuo burattino, ne abbiamo già passate tante. Per favore, fammi solo questo piacere. Cambia la guardia di Rose, è il minimo che tu possa fare."

Le sue sopracciglia si aggrottarono con divertimento, come se la mia rudezza fosse divertente. Come se fossi inferiore a lei in qualche modo, come se sapesse qualcosa che io non sapevo. "Ciao, Harry."

Rivolse un cenno a Brian. E questo successe; delle mani afferrarono le mie braccia, forzandomi ad allontanarmi dalla scrivania dietro la quale sedeva il diavolo. "Cambia la guardia," dissi un'ultima volta.

Dal suo volto, non riuscii ad estrarre nessuna risposta. C'era una piccola possibilità che lei avrebbe ascoltato. Forse avrebbe cambiato la guardia di Rose. O forse avrebbe mantenuto Kevin il più vicino possibile a Rose solo per fare un dispetto a me. Tutto ciò che potevo fare era pregare che la prima supposizione fosse vera.

"Cazzo," sussurrai non appena sentii la porta pesante chiudersi dietro di me. Ancora una volta il tempo sembrava essere volato. Tutto era così veloce, e sembrava come se non avessi mai il tempo di concludere pienamente qualcosa. Prima che io potessi finire di fare qualcosa, o arrivava James a mettermi contro la Signora Hellman, o quando finalmente riuscivo a passare del tempo con Rose, venivo bloccato nelle mie azioni. Sempre. Ovviamente, tranne per la fuga. Quest'ultima sembrava prendersela con comodo, come se avesse tutto il tempo di questo fottuto mondo.

"Brian, da quanto tempo lavori qui?" Chiesi mentre mi portava in mensa.

"Tre anni."

"Quindi sei consapevole di quanto sia stronza la Signora Hellman, giusto?"

Ridacchiò leggermente. "Suppongo di sì."

"D'accordo, allora lascia che ti chieda una cosa. Se dovessi difendere uno di noi due, da che parte ti schiereresti? La mia o la sua?"

La guardia sembrò essere presa alla sprovvista dalla mia domanda. Continuammo a camminare, ma in silenzio. Ci stava pensando sù. Brian era un ragazzo intelligente, e non era una domanda facile. Normalmente, sì, lo sarebbe stata. Avrebbe scelto una direttrice stronza invece che un assassino. Ma lui aveva visto il comportamento, in gran parte docile, che avevo con lui. Aveva visto il modo in cui trattavo Rose, e aveva visto il modo in cui lei era cambiata da una normale dipendente ad una ragazza intrappolata in una uniforme da psicopatica. Molte guardie e molti dipendenti non lo avevano neanche notato o avevano scelto di non fare nulla al riguardo. Ma molti di loro conoscevano Rose, sapevano che lei non fosse come gli altri pazienti del Wickendale. E sapevano anche che io fossi molto più simile a Rose che a tutte le altre persone che sedevano accanto a me ogni giorno.

Brian era uno di quelle persone che l'aveva notato.

Avevo sempre avuto una mente attenta, avevo sempre captato cose che altri normalmente non avrebbero fatto. E proprio in questo momento, riuscii a capire che la mente di Brian fosse piena di ipotesi e domande.

"Non dirmi la tua risposta. Ricordala soltanto," dissi. Volevo che se lo ricordasse. Avevo bisogno di alleati. Volevo che tutti coloro che prestavano abbastanza attenzione agli eventi orrendi di questo posto, scegliessero bene quale fosse la battaglia da combattere. C'erano stati così tanti conflitti, così tante guerre sparse tra la popolazione umana. La mia battaglia, però, non era tra le persone sane di mente e gli psicopatici. Non era tra il bene e il male, tra i potenti e i poveri.

Io combattevo per la gabbia contro la libertà. In un certo senso era anche contro il male. Era contro le le malvagità della Signora Hellman e contro gli atroci reati di suo figlio. Ma non mi sembrava corretto scegliere chi fosse il bene e chi il male perché, oltre alla battaglia che dovevo combattere per fuggire e liberarmi di questo posto, c'era anche una battaglia dentro di me.

E non ero sicuro a quale parte io appartenessi.

ROSE'S POV.

Continuai a mangiarmi le unghie mentre aspettavo Harry. Quando sarebbe ritornato? E innanzitutto, dove diavolo si era cacciato? Lo avevo visto parlare con Brian, e poi sparire. Sospettavo avesse qualcosa a che fare con la nuova agghiacciante informazione di Jane.

Ero anche nervosa perché Norman era seduto in in tavolo non tanto distante dal nostro. E perché James era da qualche parte dietro di me. E perché Kevin era proprio dall'altra parte della stanza. E perché questo posto era pieno di persone che non erano particolarmente buone ed io non ero particolarmente entusiasta di rimanere da sola con loro.

"E tu, Rose?"

Venni riportata alla realtà, sorpresa di aver ricevuto una domanda.

"Uh?"

"E tu? Cosa ti manca di più di casa tua?"

"Oh," dissi, confusa dalla domanda. Non c'era nulla del mio ordinario appartamento che mi mancasse davvero così tanto. Mi mancava la libertà, forse. E mi mancava avere la possibilità di mangiare del cibo decente. E anche un materasso comodo, e la privacy, che in questo posto mancava. Ma avrei accettato la loro assenza per stare con Harry ed aiutarlo a fuggire da qui. Il pensiero di quanto velocemente e profondamente io mi fossi innamorata di lui mi tormentava così quanto mi spaventava. Per cui, cambiai subito argomento.

"Il cibo e il sonno. E tu?" Le chiesi.

"Non lo so," sussurrò. "Tante cose."

"Scegline una," risposi, partecipando alla conversazione per passare il tempo.

La sua espressione si incupì. "Mio figlio."

Sospirai. Più la conoscevo, più il caso di Jane diventava sempre più tragico.

Non avevo una risposta, e per fortuna non ne ebbi bisogno dato che Harry entrò in mensa. Ogni singola volta che entrava qui dentro era come se lui fosse un attore famoso che camminava sul rep carpet. Occhi attirati verso di lui, la sua alta corporatura abbinata al suo modo virile di camminare. Era molto sicuro di se e molto persone adoravano questa caratteristica. Ma c'era qualcosa che lo distingueva dalle altre celebrità; nello sguardo delle persone c'era paura. Dopo tutto questo tempo, loro avevano ancora paura di lui.

Ma Jane, Mikayla ed io non eravamo spaventate mentre lui ritornava a sedersi al tavolo.

"Hey," disse. Non appena prese posto sulla sua sedia, portò protettivamente la mano sulla mia coscia. Era distratto, i suoi occhi erano puntati verso Kevin.

"Hey, dove sei andato?"

"A chiedere alla Signora Hellman di cambiare la tua guardia." Non mi guardò mentre parlava, la sua testa era persa in altri pensieri.

"Davvero? Che cosa ha detto?"

"Non so. Non mi ha dato una vera risposta."

Aspettai che continuasse ma non lo fece.

"Beh, non preoccuparti. Non ha ancora fatto nulla, potrebbe anche non essere lui." Il mio tono non era convincente, perché non credevo davvero alle mie parole.

Harry annuì, il suo sguardo ancora fisso verso l'altra parte della stanza.

E questa cosa andò avanti per altri dieci minuti. Harry era concentrato a fissare le guardie, Jane lanciava ogni tanto degli sguardi ad uomo seduto lontano da lei, Mikayla diceva qualcosa e poi si guardava intorno. Ed io restai semplicemente seduta. Ma dopo questi dieci, interminabili minuti, qualcuno entrò in stanza e l'atmosfera cambiò.

Era un uomo basso e leggermente muscoloso. Aveva capelli scuri ed un viso chiaramente rasato. Sembrava avere quarant'anni o giù di lì. Era simile alle altre guardie di questo posto, ma era nuovo. Sicuramente non era un uomo della sicurezza costretto a fare il babysitter nell'ora di pranzo.

Ora, tutti e quattro lo guardammo mentre si avvicinava a Kevin. Parlarono per alcuni minuti, l'uomo annuì in direzione delle porte, e dopo Kevin si alzò. Per mia sorpresa si girò ed uscì fuori, senza alcuna preoccupazione.

"Sì," sussurrò Harry, sollevato. "Lo ha fatto."

Lo guardai e lui sorrise, il cipiglio presente sul suo viso sparì e si rilassò.

"Oh mio Dio," dissi, non riuscendo a smettere di sorridere. "Non posso crederci che abbia davvero cambiato le guardie. Cosa le hai detto?"

"Niente. Le ho solo chiesto di cambiare la tua guardia, e suppongo che l'abbia. . . fatto."

Annuii in approvazione. Sentii un enorme peso lasciare le mie spalle

"È stato più facile di quanto pensassi," disse. Jane e Mikayla non intervennero e non presero parte al nostro sollievo; Mikayla, perché era un tipo indifferente, e Jane perché, per lei, nulla era davvero cambiato.

"Quando il pranzo finisce, dì alla tua guardia che devi andare in bagno," disse Harry, cambiando velocemente argomento, con le sue labbra immediatamente vicine al mio orecchio. Non erano delle parole erotiche, ma sentii un brivido correre lungo la mia schiena a causa della sua vicinanza.

"Perché?" Domandai.

"Fallo e basta."

Il pranzo terminò ed io feci come mi era stato detto di fare. La nuova guardia, che doveva ancora presentarsi, mi condusse nel bagno più vicino, un'etichetta con su scritto 'Donne' sulla porta. C'era una stanza per gli uomini, proprio accanto a quella per le donne.

Spinsi la porta ed entrai, ritrovandomi accanto a tre lavandini, posizionati sotto a tre specchi. Uno degli specchi era crepato, come se qualcuno lo avesse spaccato. Il bagno era vuoto, le porticine tutte aperte senza nessuno all'interno.

Harry non mi aveva dato nessun'altra spiegazione, mi aveva solo chiesto di venire in questo posto. Ed ora eccomi qua, ignara delle sue intenzioni. Ma non dovetti aspettare a lungo per scoprirle.

Dopo solo alcuni secondi, fuori dalla porta, vidi Harry. Era andato un po' più veloce rispetto a Brian, girando l'angolo qualche secondo prima della guardia per non farsi vedere. E questi pochi secondi gli servirono per entrare nel bagno delle donne, invece che in quello degli uomini, senza essere notato.

La mia espressione si trasformò in un sogghigno quando lo vidi entrare nella stanza, un sorrisetto sulle sue labbra rosse.

"Harry?" Sentii Brian chiamare, solo per assicurarsi che il suo paziente fosse nella stanza giusta.

"Sì?" Disse Harry in risposta.

"In che bagno sei?"

"In quello degli uomini, perché?" Chiese, come se fosse una cosa ovvia.

"Sembra tipo che ti trovi in quello--"

"Dannazione, mi lasci pisciare in santa pace? Domandò Harry, ed io portai la mia mano sulla bocca per soffocare una risata.

Brian rimase in silenzio.

"Perché mi hai detto di venire qui?" Dissi a bassa voce, non volendo che nessuna delle due guardie origliasse.

Invece di rispondere, le mani di Harry si posarono su entrambi i lati del mio viso e mi avvicinò a lui. Le sue labbra si schiantarono sulle mie. Mi baciò violentemente, leccando, succhiando e mordendo. Le mie mani finirono sulla sua schiena e la sentii curvarsi quando si abbassò per raggiungere la mia altezza. La pienezza delle sue labbra color ciliegia era così soffice e morbida, la sua lingua delicata insieme alla mia. Amavo il modo in cui Harry baciava, portando via tutta la mia forza, la mia volontà e la mia sanità mentale con ogni movimento che faceva. Le sue labbra massaggiavano le mie, i suoi piccoli gemiti rimbombavano in profondità del suo petto. Le sue mani, la sua bocca e il suo corpo si muovevano come se essere vicino a me fosse il suo unico desiderio al mondo.

"Volevo semplicemente baciarti," disse senza fiato, sorridendo mentre si distaccava.

Avvolsi le mie braccia attorno al suo collo, e poggiai la mia fronte sulla sua, i nostri petti si toccavano a causa dei nostri respiri irregolari mentre le sue mani erano sui miei fianchi. Tentammo di scambiarci un altro bacio, ma entrambi continuavamo a sorridere. Nonostante tutto, Harry riusciva sempre ad infondere felicità con un bacio, un sorriso o un tocco. Non falliva mai nel trovare dei modi per farmi divertire e stare bene, persino in un luogo come il Wickendale.

"Ti amo," canticchiò felicemente mentre le sue labbra viaggiavano lungo il mio collo.

"Ti amo anch'io," risi, baciandolo un'ultima volta.

"Dobbiamo continuare in questo modo, lo sai, anche se non vedo l'ora di averti tutta per me."

"Vale lo stesso per me," dissi.

Alle mie parole, si morse il suo labbro inferiore, i suoi occhi rastrellarono il mio corpo come se si stesse immaginando la scena. Invece di arrossire, come avrei normalmente fatto, mi sentii desiderata.

"Dai, dovremmo andare," disse. "È stata una pisciata davvero lunga."

Risi un po' troppo forte e lui coprì la mia bocca con la sua mano, sebbene stesse ridacchiando anche lui. Infine, fui in grado di trattenere la mia risata e di rimuovere la sua mano.

Uscii dalla stanza mentre la mia guardia iniziava ad allontanarsi, aspettandosi che io la seguissi senza dire una parola. Harry e la sua guardia, invece, non rimasero in silenzio; stavano avendo un piccolo battibecco sulla questione del bagno. Riuscivo ancora a sentire la sua voce quando girai l'angolo, sorridendo leggermente tra me e me.

Sperai che le cose potessero continuare in questo modo. Il nostro problema con Kevin era arrivato ed era subito andato via, e pregai che anche tutti gli altri problemi si fossero risolti così. Ma la mia speranza non era così grande, perché sapevamo molto bene che seguire un barlume di fortuna portava sempre ad una tempesta di stress e preoccupazione.

E a causa del modo in cui la nostra fortuna aveva funzionato a nostro favore oggi, avevo la sensazione che qualcosa di davvero brutto stesse per succedere.

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