La vita di Gale dopo la rivol...

By DreamA1

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Anche se leggendo la trama può sembrare il contrario, in questa FF sono presenti tutti i personaggi della sag... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Nota
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Epilogo

Capitolo 5

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By DreamA1

Le bombe vengono lanciate dalla sinistra delle strade colpite. Per raggiungere il luogo siamo costretti a fare un giro largo ed evitare di esplodere insieme alle abitazioni.

Una volta arrivati Gale si lancia immediatamente su alcuni uomini. Hanno tutti il volto coperto e sono armati fino al collo. Cominciano a sparare, una ragazza accanto a me viene colpita in pieno e io sono costretta a nascondermi dietro un muro. Dopodiché esco e abbatto un nemico, corro verso un mio compagno che sta per essere aggredito alle spalle e riesco a prendere in pieno petto l'aggressore.

Una pallottola mi sfiora la testa. Vedo Gale circondato tra 3 uomini, così mi lancio contro uno di loro. Cadiamo a terra. Mi graffia il viso, io gli tiro un pugno in pieno naso e lui ricambia colpendomi la mascella. Riesco a staccarmelo via con un calcio basso e subito dopo mi alzo e sparo ad un altro uomo che stava puntando Gale.

I nostri nemici iniziano a correre e noi gli inseguiamo senza fiato. Gale colpisce uno di loro sulla gamba, questo cade a terra e non riesce più ad alzarsi. Continuiamo a sparare fino a quando non arrivano all'accampamento. Proprio in quel momento la popolazione del distretto era in fila per il pranzo e così gli aggressori si infilano tra la massa e li perdiamo completamente.

Merda.

"E' inutile. Si saranno tolti le maschere e non potremo più riconoscerli. Un'altra volta!" urla un uomo al mio fianco.

Torniamo indietro e sulla strada troviamo l'uomo che prima Gale ha sparato steso a terra in una pozza di sangue. Ancora vivo però.

Gale lo prende per la maglietta e lo solleva, con l'altra mano gli toglie la maschera e gli dice: "Ora dovrei farti a pezzi bastardo", prende la pistola e gliela punta alla tempia. Sta per premere il grilletto quando urlo.

"No! Non lo fare. Potrebbe esserci d'aiuto, darci informazioni sui loro compagni in cambio di cure."

Gale mi fissa. I nostri sguardi si intrecciano. Poi il suo si torna nuovamente sull'uomo e fa:

"Dimmi chi sono i tuoi compagni. Dimmi dove vi riunite altrimenti ti lascio qui a morire dissanguato."

L'uomo non risponde. Anzi, fa una cosa che ha dell'assurdo per uno che sta sul punto di poter morire: sorride a Gale. Un sorriso che lo fa imbestialire. Lo butta a terra e con il piede spinge sulla ferita provocata dalla sua stessa pallottola. L'uomo comincia ad urlare per il dolore.

"Rispondi! Immediatamente. Altrimenti ti faccio soffrire ancora di più." E spinge un altro po' sulla ferita.

Ansimando e sudando, il nostro aggressore alla fine decide di parlare: "Ci riuniamo dietro alla stazione, dentro il deposito merci. Non conosco i cognomi dei miei compagni. Uno di loro si chiama Francis, l'altro James e un altro ancora Toris. Conosco solo loro tre. Noi siamo gli unici del 2, gli altri sono tutti capitolini e non ci danno molta confidenza." Gale allenta la presa e gli domanda ogni quanto si radunano. L'uomo risponde che gli incontri non sono regolari. Ogni volta il loro capo, che non hanno mai visto, fa in modo che vengano a sapere in tempo quando si terrà.

A questo punto Gale toglie il piede dalla ferita dell'uomo. Recupera le sue cose da terra e fa per andarsene.

"Non dovremmo portarlo in infermeria? D'altronde avete fatto un patto. Informazioni in cambio di cure!" gli dico alzando la voce.

"Per me può anche morire dissanguato dopo quello che lui e i suoi fottutissimi amici hanno fatto".

Rimango un po' a fissarlo, indecisa se urlargli contro oppure tirargli direttamente un pugno. Alla fine opto per una scelta completamente diversa: le parole.

"Sai Gale, se lasci davvero quest uomo morire dopo che gli hai promesso delle cure, e dopo che lui ti ha aiutato, ti abbassi al livello di coloro che stavamo combattendo poco fa".

E me ne vado.

Torno a lavorare. Dopo quest attacco ci sarà il doppio del lavoro. Fatico in silenzio, non parlo con nessuno dei miei colleghi, non ho per niente voglia di socializzare.

Non appena è ora di staccare me ne vado all'accampamento, corro a farmi la doccia e decido di consumare la cena nella mia tenda.

Sono troppo arrabbiata per ciò che è successo oggi. E' possibile che dovremmo combattere fino all'ultima goccia di sudore per una cazzo di vita decente? Non basta la guerra che ci ha devastati. No, adesso sono spuntate fuori queste organizzazioni di merda che stanno mandando all'aria tutto il duro lavoro svolto.

Fossi andata in un altro distretto non sarebbe stato così. Eppure ci avevano avvertiti e io son voluta venirci lo stesso. Perché sono così stupida?

Eppure lo so il perché. Io rimarrò qui a combattere fino allo stremo perché non mi arrenderò fino a quando tutto questo soffrire, e tutto questo vivere nella povertà non sarà COMPLETAMENTE FINITO.

Sono qui perché in questo posto la guerra non è ancora finita e non potrei sopportare di stare al sicuro altrove, sapendo che qui ancora rischiano la vita.

Sono tremendamente arrabbiata anche per il comportamento di Gale. Non so che fine abbia fatto quell'uomo ma posso ben immaginare. Era uno dei nostri nemici, certo, ma c'è differenza tra uccidere per difendersi e uccidere perché si ha voglia. E rispettare questa differenza, secondo me, significa decidere che tipo di persona vuoi essere.

I partecipanti agli Hunger Games dovevano uccidere per cercare di acchiappare quell'unico spiraglio di possibilità di rimanere in vita che avevano. Se un altro moriva significava un passo in avanti verso la vittoria.

Due anni fa fu sorteggiato un mio amico, Tresh. Lui, arrivati ad un punto cruciale dei giochi, ebbe la possibilità di uccidere la ragazza del 12, Katniss Everdeen. Non lo fece per pareggiare i conti, dato che la ragazza era alleata dell'altro nostro tributo, la piccola Rue. Quando venne uccisa Katniss la ricoprì di fiori, pianse per lei e non fece passare inosservata la sua morte. Quel gesto, fatto in un'arena dove si combatteva all'ultimo sangue, era considerato assurdo. Eppure per lei ha fatto la differenza tra la vita e la morte.

Tresh pagò caro il fatto di non esser stato spietato. Non morì per mano di altri tributi, ma per colpa delle bestie di Capitol City.

E così che hanno voluto dimostrare che durante i giochi la pietà non poteva esistere.

Ho la guancia bagnata di lacrime mentre ripenso a Tresh, al mio amico morto a causa di un regime di merda. E' anche per lui che sono qui a combattere. Sono qui per portare alto il suo ricordo e di coloro che sono rimasti uccisi come lui.

Mi addormento con il suo viso nella mente e le guance ancora umide.

* * *

Mi sveglio improvvisamente a causa di alcuni rumori. Esco dalla tenda per controllare e vedo che i rumori provengono dalla tenda accanto alla mia. Un ragazzo sta cercando di aprire la cerniera ma avendo le mani occupate non ci sta riuscendo.

"Ti aiuto io, aspetta" gli dico e gli prendo da una mano un piatto pieno di pasta.

Lui si volta e vedo che è Gale.

"Oh sei tu" dico in tono stizzito.

Apre la tenda e io gli porgo il piatto. Quando lo prende gli do la buonanotte e vado verso la mia tenda.

"Non dovresti essere caritatevole nei confronti di chi cerca di ucciderci" mi blocca.

"Hai ragione, ma quando uccidere non è indispensabile credo che si possa evitare. Sai, non tutti hanno un cuore di pietra"

"Tu non mi conosci! E non sai niente di me, quindi non permetterti di giudicarmi" il suo sguardo si fa cupo.

"No Gale, non ti conosco, però in quel momento ho giudicato solo la tua stupida scelta"

Alza gli occhi al cielo e mentre rientra in tenda sento bisbigliare una cosa del tipo: "mi sembra di sentir parlare lei..."

Non facendoci troppo caso torno nel mio sacco a pelo e mi addormento quasi subito.

* * *

Una nuova giornata. Mi alzo con i soliti altoparlanti e vado a fare colazione.

Noto un gruppo di persone attorno ad un televisore.

"Non sapevo che potessimo avere l'elettricità" esordisco al posto del buongiorno.

Il signore accanto a me spiega che la TV è collegata ad un piccolo generatore e possiamo guardarla solo una volta al giorno, quindi tutti preferiscono guardare il notiziario del mattino prima del lavoro.

Annuisco e rivolgo la mia attenzione all'apparecchio, ha appena fatto un servizio sull'incremento costante della pesca nel distretto 4 e ora sta per iniziarne un altro sul 12.

"Gale! Vieni qui, ti potrebbe interessare!" grida una donna rivolta alla folla seduta ai tavoli. Gale è seduto su uno di questi, si alza con il piatto in mano e si avvicina. La donna continua a parlare:

"Un servizio sul tuo distretto." Gli comunica.

Il suo distretto?

"Non sei del 2?" chiedo visibilmente stupita.

Lui si volta e mi risponde: "No. Perché ti scandalizza tanto questa notizia?"

"Lo avevo dato per scontato..." abbasso un po' il tono della voce.

"Beh...ti sei sbagliata. Sbrigati a mangiare, tra un quarto d'ora si comincia"

Si volta a guardare la televisione e io me ne vado.

L'antipatia di quel ragazzo supera di ogni giorno le mie aspettative. Qualcuno dovrebbe tirargli un pugno in faccia!

* * *

La mattinata procede speditamente. Lavoriamo senza sosta e quando è ora di pranzo abbiamo ripulito quasi tutta la strada assegnataci ieri.

Mi siedo ad un tavolo per mangiare e subito dopo Gale si siede accanto a me. Lo guardo e inarco il sopracciglio.

"Non sono venuto qui per il piacere della tua compagnia. Dopo pranzo c'è una riunione con la gente dell'11, per la questione di cui ti avevo parlato. Vuoi ancora aiutarci?" chiede con sarcasmo.

Alzo gli occhi al cielo e gli rispondo di si.

"Bene, allora andiamo subito. Dobbiamo arrivare fino all'Ex Palazzo di Giustizia.

* * *

Entriamo nell'enorme edificio e ci dirigiamo verso una delle stanze. Appena entro riconosco la maggior parte degli abitanti del mio vecchio distretto e un moto di nostalgia mi stringe lo stomaco. Fanno sedere me e Gale al tavolo insieme agli altri, dopodiché una donna dai capelli lunghi e biondi si alza e ci spiega in linee generali i motivi della riunione.

"Siamo qui perché ci servirebbero le vostre conoscenze sull'agricoltura per cercare di creare dei campi coltivabili anche qui, per non essere dipendenti esclusivamente dal Distretto 11." Con un proiettore viene riprodotta la cartina del 2, la donna continua a parlare.

"Vorremmo sapere quali, secondo voi, sono le zone meglio adatte alle coltivazioni e i metodi più efficaci per poter ottenere dei buoni risultati".

"Un buon territorio è quello vicino al fiume, dove c'è l'accampamento. In questo modo si evitano dei problemi per quanto riguarda l'irrigazione" rispondo immediatamente.

"Sì, giusto. Si potrebbero utilizzare delle tecniche abbastanza comuni nell'11, che permettono di portare automaticamente l'acqua alle coltivazioni tramite delle tubazioni" aggiunge una donna seduta di fronte a me.

Gale interviene dicendo che, però, quella zona è occupata già dall'accampamento ma la donna dai capelli biondi gli risponde che potrebbe far spostare l'area vicino al fiume per far posto ai terreni da coltivare.

Serve però capire come funzionano le tecniche di irrigazione proposte dalla donna e per questo dovremmo andare a studiarle direttamente nell'11.

"Dato che siete state voi due a proporre quest'idea ci andrete voi. E tu, Hawthorne, andrai con loro".

Tutti si alzano. La riunione è stata brevissima e bisogna tornare al lavoro. Io però rimango immobile, ferma al mio posto cercando di metabolizzare ciò che mi è stato appena ordinato.

Devo tornare nel mio distretto.

Ho lo sguardo perso nel vuoto. Il calore di una mano sulla mia spalla mi fa tornare alla realtà.

"Stai bene?" mi chiede Gale.

"Sì, tutto bene. Quando dobbiamo andarci?" chiedo subito.

"Credo che dovremmo partire già questo pomeriggio, così arriveremo stasera e avremo tutta la giornata di domani per metterci al lavoro" mi risponde in tono stranamente cordiale. Poi si avvicina ancora di più a me, i nostri nasi si potrebbero toccare e mi sussurra: "Capisco che per te può essere difficile. Se vuoi può andare qualcun altro".

Scuoto la testa. "No. È un mio dovere, ho promesso di aiutarvi."

"Va bene allora andiamo. Un hovercraft ci sta aspettando fuori".

* * *

Non sono mai salita su un hovercraft. Ci metteremo più o meno 4 ore e mezza per arrivare all'11. Non voglio pensare alla reazione che potrei avere quando rivedrò quel posto, e per questo per tenermi occupata guardo il paesaggio fuori dal finestrino.

"Sembra quasi carino là fuori vero?"

E' Gale. Si avvicina e si siede di fronte a me. Non rispondo, abbasso semplicemente lo sguardo. E' vero. Da quassù sembra quasi non percepire la distruzione che c'è in realtà.

"Perché te ne sei andato dal 12?" gli chiedo senza pensarci. Lui si irrigidisce immediatamente, stringe i pugni e prima che mi risponda passa un eternità.

"Perché non è più il mio posto lì. Non potrei essere più me stesso. Non c'è posto per me. Mi sento male anche solo a pensarci..."

"Ti capisco..." gli rispondo.

Alza lo sguardo e i nostri occhi si incrociano. C'è la stessa malinconia in entrambi, la stessa punta di nostalgia. Si piega in avanti e appoggia i gomiti sulle ginocchia.

"Non puoi capirmi. Tu non hai visto il tuo distretto venire completamente raso al suolo. Come il 13 ai tempi dei Giorni Bui. Sono riuscito a salvarne solo un centinaio di loro. Il resto è diventato cenere come tutto ciò che li circondava. Oggi quando atterreremo tu riconoscerai ancora il luogo dove hai vissuto per tutta la vita, per quanto possa essere stato anch'esso devastato dalla guerra. Se dovessi tornare al 12, non troverei più niente di familiare. Solo tristezza. Non troverei nemmeno nessuno ad accogliermi come vorrei, quindi perché rimanere? Non ha senso."

In quel momento faccio una cosa che non mi sarei mai aspettata. Prendo la mano di Gale nella mia e appoggio la mia testa sulla sua. Non so per quanto tempo rimaniamo così, ma la sua vicinanza mi fa star bene. Finalmente mi sento capita, ho trovato qualcuno che prova le mie stesse emozioni. Per quel lasso di tempo metto da parte tutti i battibecchi avuti con lui in precedenza e mi godo quegli attimi di tranquillità.

Ad un certo punto mi stringe la mano, si alza e mi porta verso uno dei divani. Davanti a noi c'è la donna che sedeva di fronte a me alla riunione, si è addormentata. Ci sediamo anche noi, ma poi Gale mi tira verso di lui e mi ritrovo con la testa appoggiata sulla sua spalla. Non c'è bisogno di parole. E' come se ci stessimo capendo anche senza dirci nulla.

Non gli chiedo cosa succede quando sento il suo respiro che si fa irregolare, né lui mi chiede nulla quando mi sfiora la guancia e la trova bagnata di lacrime.

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