Fake Girlfriends Agency || Lu...

By fletcherssmile98

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"E se non fosse solo per Instagram?". O dove il ricco rampollo di una famiglia molto in vista è costretto a r... More

Chapter 1: Tell Me A Lie
Chapter 2: Nanana
Chapter 3: Rock Me
Chapter 4: Nobody Compares
Chapter 5: Act My Age
Chapter 6: Drag Me Down
Chapter 7: What Makes You Beautiful
Chapter 8: Best Song Ever
Chapter 9: Up All Night
Chapter 10: Infinity
Chapter 11: Never Enough
Chapter 12: Strong
Chapter 13: Temporary Fix
Chapter 14: More Than This
Chapter 15: Happily
Chapter 16: Does He Know?
Chapter 17: Hey Angel
Chapter 18: Steal My Girl
Chapter 19: Half A Heart
Chapter 20: Over Again
Chapter 21: Night Changes
Chapter 22: Live While We're Young
Chapter 23: Through The Dark
Chapter 24: One Way Or Another
Chapter 25: Better Than Words
Chapter 26: Clouds
Chapter 27: They Don't Know About Us
Chapter 28: Perfect
Chapter 29: 18
Chapter 30: What A Feeling
Chapter 31: Save You Tonight
Chapter 32: Love You Goodbye
Chapter 33: Long Way Down
Chapter 34: Walking In The Wind
Chapter 35: Fool's Gold
Chapter 36: Diana
Chapter 37: Girl Almighty
Chapter 38: I Want To Write You A Song
Epilogue: Little Things

Prologue: She's Not Afraid

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By fletcherssmile98

Se qualcuno mi chiedesse di fare un resoconto dei miei primi ventidue anni di vita, probabilmente direi che ho fatto un'unica cosa: una cazzata dopo l'altra.

Potrei usare termini più eleganti e raffinati, ma non c'è registro formale che regga davanti alla mia idiozia, e il fatto che ne sia perfettamente consapevole mi piace pensare sia un punto a mio favore.

Pensavo di aver toccato il fondo a diciannove anni, quando per evitare la multa ho fatto vedere le tette all'agente che mi aveva fermata solo per essere portata in centrale con l'accusa di tentata corruzione, ma a quanto pare sono come il vino.

Più invecchio, più miglioro.

O meglio, la mia idiozia migliora, raggiungendo picchi che non avrei mai immaginato, e l'ultima follia l'ho compiuta proprio il giorno del mio ventiduesimo compleanno.

Avevo sentito parlare della Fake Girlfriends Agency, un'agenzia che dietro lauto compenso mette a disposizione le sue ragazze a clienti che potranno averle per un massimo di tre ore al fine di scattare qualche foto da postare su Instagram.

Mi sono sempre chiesta chi mai accetterebbe di pagare mille bigliettoni per una finta fidanzata per Instagram, ma da quando lavoro qui, mi sono dovuta ricredere.

Magnati russi più brutti della carestia, turisti cinesi, persino disperati compaesani che a quanto pare amano apparire pagano tali cifre per qualche fotografia, e sinceramente, la cosa non mi dà più di tanto fastidio.

Il mio guadagno è decisamente superiore allo stipendio che percepirei lavorando otto ore al giorno, ho molto tempo libero per studiare per la laurea e posso permettermi un appartamento da sola senza il bisogno di coinquiline, anche se la mia dirimpettaia non ha molto a fuoco il concetto di spazio personale.

"Sono così stanca della chimica. Davvero, non ne posso più. Secondo me l'hanno inserita solo per far impazzire me, ne sono certa" sospira Arba lasciandosi cadere sul mio divano come se fosse casa sua, ed io ho giusto il tempo di aprirle la porta d'ingresso prima di realizzare cosa sta succedendo.

"Ciao anche a te, sono felice di sapere della tua giornata" commento, sarcastica, girandomi verso la mora che mi liquida con un gesto della mano.

"Non mi piacciono i convenevoli, la chimica mi toglie proprio la voglia di vivere".

"Ma non quella di venire nel mio appartamento" borbotto tra me e me, tornando in cucina per finire di versarmi una tazza di thè, sentendo poi Arba raggiungermi ed aprire gli armadietti della credenza alla ricerca di cibo.

Arba il cui cognome non mi è ancora chiaro ha tre anni meno di me, studia farmacia alla mia stessa università e ha delle coinquiline a dir poco impossibili, motivo per cui ho fatto quasi l'abitudine alla sua presenza qui.

Una volta ho dovuto litigare con una di loro che sosteneva avessi occupato il loro spazio per la stesura del bucato, ma alla fine l'ho avuta vinta.

Deve ancora nascere chi tiene testa a Diana Morrison.

"Devi fare la spesa" commenta Arba dopo qualche secondo, riemergendo dalla credenza con un pacco di biscotti bio al cacao quasi finita, facendomi sorridere leggermente.

"Tu dovresti fare la spesa, visto che mi finisci tutte le scorte alimentari" la rimbecco, guardandola alzare gli occhi al cielo.

"Ma sei tu quella con un lavoro stabile, per quanto strano e vagamente immorale questo sia. Io ho un prestito studentesco, un esaurimento nervoso dovuto a chimica e un bisogno di pomiciare che tocca il soffitto. E Steven non aiuta la situazione".

"Che ha fatto?" Domando, ormai incuriosita, perchè Steven è diventato il nostro argomento quotidiano, nonostante io non l'abbia nemmeno mai visto se non in qualche fotografia.

È la cotta di Arba da mesi, e non è passato un solo giorno senza che lei me ne parlasse, definendo la sua barba 'un'appendice del kamasutra'.

Io lo definisco uno che non sa nemmeno in quale pianeta viva, ma l'importante è che piaccia a lei... E questa è una certezza.

Arba sospira piano, finendo il biscotto prima di parlare: "oggi si è seduto accanto a me in aula studio, e mio Dio, Diana, il suo profumo. Non so cosa usi, ma sa di sesso e di soldi, e sembra quasi fatto apposta per attirare gli ormoni femminili. Comunque, si è seduto accanto a me e si è messo a spiegarmi qualcosa, ma io non ho ascoltato nemmeno mezza parola e non ho capito un accidenti perchè ero troppo impegnata a guardare come muoveva le labbra... E sai che faceva?".

"No?" Rispondo, facendola sembrare più una domanda, tanto che Arba sospira.

"Lui faceva delle pause per guardarmi e leccarsi le labbra. Leccarsi le labbra, entiendes?".

Ridacchio leggermente davanti alla sua disperazione, perchè è abbastanza comica: "entiendo... Che ragazzo sadico".

"Esatto! Ma te le lecco io le labbra! Faccio quello che vuoi!" Esclama, gesticolando, ed io non riesco proprio a trattenermi, scoppiando in una fragorosa risata.

"Arba! Non è la disperazione la chiave per arrivare ai ragazzi" sorrido piano, scuotendo la testa, guardandola alzare gli occhi al cielo.

"Tu hai tre anni di esperienza in più con i ragazzi, la fai facile".

"No, la faccio facile perchè lo è. Non devi mostrarti troppo disponibile. Non pendere dalle sue labbra, al contrario del credo comune, quelle facili non piacciono loro poi così tanto" confesso, e Arba sembra pensarci qualche secondo, ma prima che possa dire altro il mio cellulare squilla, e quando vedo la scritta 'agenzia' sullo schermo, capisco subito che la mia giornata libera non sarà poi così libera.

"Pronto?".

"Diana, c'è bisogno di te qui. E ora. Il prima possibile" annuncia la voce della direttrice dell'agenzia, e dal tono serio della sua voce, capisco subito che devono esserci un bel po' di soldi in ballo.

"Venti minuti?" Propongo, e alla sua risposta affermativa metto giù la chiamata, sciogliendo i capelli dalla coda che ho fatto stamattina.

"Mi dispiace lasciarti, ma devo scappare" sospiro alzando gli occhi su Arba mentre allaccio gli stivaletti con il tacco, osservando velocemente il mio riflesso allo specchio.

I miei capelli sono un mezzo disastro, ma spero che il colore distragga dal loro disordine.

"Tranquilla... Ma posso rimanere qui? Hai la tv via cavo, e se non guardo America's Next Top Model lo sai che vado in crisi" domanda, facendomi sorridere prima che annuisca, infilando il cappottino nero e afferrando la borsa.

"A dopo!".

Scendo le scale velocemente, abituata a destreggiarmi sui tacchi visto che li indosso da anni. Mi danno una sensazione di potere e autorità che mi piace molto, motivo per cui non potrei starne senza.

Riesco a trovare un taxi non appena esco dal condominio, e grazie al traffico newyorkese che oggi sembra essere moderato -cosa più unica che rara-, raggiungo l'agenzia in meno di venti minuti.

"Sono qui, sono qui, sono qui!" Esclamo entrando, salutando la segretaria che ride piano davanti alla mia entrata in scena, trovando poi alcune colleghe davanti alla porta della direttrice, tra cui Claire.

"Tu non hai idea di cosa sta succedendo" annuncia subito, prendendomi da parte e allontanandosi leggermente dalle altre, "non hai proprio idea".

"E no che non ne ho idea, sono stata chiamata venti minuti fa... Ma che succede? Perchè siamo tutte qui?" Domando, confusa, facendo sorridere maliziosa Claire.

"Dentro all'ufficio della direttrice, c'è Luke Hemmings" confessa come se fosse un segreto di Stato, lasciandomi vagamente perplessa.

"Chi, scusa?" Domando, guardando Claire spalancare gli occhi.

"Ma non li leggi i tabloid? Il figlio minore degli Hemmings! Il combinaguai... Pare che sia stato addirittura cacciato dalla Columbia per comportamento inappropriato".

Quelle parole fanno scattare un campanello nella mia testa, ricordandomi dove l'ho già sentito: "quel Luke Hemmings? Pensavo che fosse in Europa con i soldi di papino".

"Lo era, ma è tornato a New York... E ora è qui. Essere pagata per fare la sua finta fidanzata non deve essere male... Lui non mi piace, ma è ricco sfondato" commenta Claire, ed io sto per ribattere ma vengo zittita quando la porta dell'ufficio della direttrice si apre, rivelando lei e un ragazzo che non avrà più di venticinque anni.

Le foto pixellate dei giornali online e cartacei non rendono affatto giustizia a Luke Hemmings, ricco ereditiere di una delle famiglie più danarose degli Stati Uniti, e me ne rendo conto quando riesco a vederlo da vicino.

I suoi tratti sono talmente delicati da essere quasi femminili, resi meno tali dal filo di barba sul suo viso e dal piercing al labbro. I capelli sono lunghi e ricci, una ciocca scomposta cade sulla sua fronte, e unita alla giacca di pelle e agli anfibi ai piedi, gli dà quell'aria disordinata e poco elegante che mette quasi in dubbio la sua appartenenza all'élite di Manhattan.

"Queste, signor Hemmings, sono le nostre ragazze" annuncia la direttrice, facendo un gesto verso di noi, e vedo Luke guardarsi attorno annoiato, quasi infastidito da noi, e sto per abbassare lo sguardo e nascondermi dietro Claire quando i suoi occhi si spostano su di me, facendomi congelare, e un sorriso strafottente compare sulle sue labbra.

"Lei".

E mentre pronuncia quella parola, i suoi occhi non si staccano un secondo dai miei.


Bonsoir!

Prima di tutto, vi dico che dedico questa storia a bestdrugever e a darkargent dato che loro hanno ispirato i personaggi di Arba e Diana, ma non saranno le uniche.

Questa storia è un piccolo twist di una trama già abbastanza utilizzata su Wattpad e in generale nei romanzi rosa, ma non posso negarvi che mi intriga un sacco.

Ovviamente avremo anche gli altri tre secondi d'estate, ma saranno distribuiti lungo tutta la storia, per cui godetevi this ride, it's a wild one.

Spero che questo prologo vi abbia intrigate!

Amore e biscotti per tutte,

Claire.

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