Let The Devil In- Venom

By puellamagica

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"L'oceano" bisbigliรฒ. Fui piรน stupito dal fatto che avesse parlato che dalla sua risposta. "Ma non li vedrรฒ m... More

Cast
Prologo
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By puellamagica

"I fall to pieces when i'm with you"

Erano giorni che mi recavo in quel bar alla stessa identica ora, non lo so, era come se ci fosse qualcosa di misterioso lì dentro, qualcosa che mi attirava.
Quel vecchio, Tom, che mi serviva la stessa birra tutti i giorni, nascondeva qualcosa, l'avevo capito da quando gli avevo rivolto parola per la prima volta.

E Venom, quello schifoso parassita, non vedeva l'ora di mangiarlo, infatti aspettava solo un suo passo falso per staccargli la testa a morsi.

Quel giorno uscii più tardi da lavoro -si, ero riuscito a trovarmi un lavoro in un ufficio postale, il mio collega Jack era uno stronzo e proprio quel giorno mi aveva fatto fare il doppio turno- e mi diressi verso il bar.
Appena entrato, vidi non solo che era deserto come sempre, ma anche che Tom non era nella sua solita postazione dietro il bancone.
La prima cosa che mi venne in mente, fu che il locale poteva essere chiuso a quell'ora, ma se così fosse stato, la porta sarebbe stata chiusa.
Forse era in cucina e non mi aveva sentito entrare, sordo come era.
Mi sedetti al mio solito tavolo e aspettai qualche minuto, sperando che arrivasse.

Niente.
Dopo minuti quell'uomo ancora non si era fatto vedere, così stufo mi avviai verso il bancone.
"C'è qualcuno?" Gridai, suonai anche il campanello sul bancone.
Intanto, sulla radio del bar passava una vecchia canzone che rendeva strana l'atmosfera.

"C'è qualcuno?
Voglio solo la mia birra" dissi sperando di non essere preso per pazzo.

Poi li sentii.

Bassi e quasi silenziosi, dei singhiozzi che non potevano appartenere al vecchio pazzo.
Non mi accorsi di aver premuto di nuovo il campanello sul bancone, quando i singhiozzi furono sostituiti dal rumore di lenti e delicati passi.
L'istinto di Venom stava per prendere il sopravvento, potevo percepirlo, stava per venire fuori e per staccare la testa a chiunque stesse per uscire.
La tendina che divideva la cucina dall'interno del bancone, fu scostata e la figura avanzò.

Una ragazza si asciugò le lacrime rimanenti con il dorso della mano, prima di spostarsi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.
Quando alzò lo sguardo non solo notai che ero decisamente più alto di lei, ma anche i lunghissimi capelli biondi che le ricadevano sul petto, i grandi occhi color mandorla sgranati per la sorpresa, e le labbra carnose e lucide, ma soprattutto l'aspetto infantile che aveva.

"C-ciao" salutai ricevendo un'occhiata silenziosa.
"Lavori qui? Non ti ho mai vista..."
dissi imbarazzato grattandomi dietro il collo.
"Comunque, c'è Tom?"

La ragazza scosse la testa, e grazie all'udito molto sviluppato del mio parassita, sentii il rumore metallico di una catenina, abbassai lo sguardo e vidi che proprio così, quella ragazza aveva una collana molto piccola argentata sul collo.

"Non è che mi daresti una birra?"

Tre

"Cioè, tre birre intendevo"
Guardai da un'altra parte per evitare che mi guardasse come un pazzo bipolare o come un alcolizzato, quando sbirciai per vedere la sua reazione vidi che il sguardo non era cambiato.
Annuì e scomparve in cucina

Tornai al mio tavolo e aspettai mentre muovevo con agitazione le ginocchia.

Ho fame

"Sta'zitto"
Sussurrai guardando la porta della cucina per vedere se fosse ritornata, non volevo che mi trovasse a parlare da solo.

Ho detto che ho fame

"E io ti ho detto di stare zitto, avrai le tue birre, devi solo fare silenzio"

Non credo che la birra basterà, forse potrei provare ad assaggiare quello stuzzichino là dietro

"Non pensarci minimamente"

Andiamo Eddie solo un morso, e poi sembra fatta di zucchero....

"No.
Non voglio dover scappare di nuovo da un'altra città"

Come vuoi

Quando uscì dal bancone la vidi completamente, sembrava molto impacciata, lo capii quando tirò fuori la lingua cercando di non far cadere le tre birre che portava su un vassoio.
Era riuscita a mantenere l'equilibrio per tutto il tragitto, ma quando all'ultimo momento vidi che le birre le stavano per cadere, a causa del vassoio troppo inclinato, mi alzai di scatto e feci in tempo ad afferrarlo.

"Attenta" dissi senza guardarla in volto, togliendole gentilmente il vassoio di mano e posandolo sul tavolo.
Tolsi le birre e glielo porsi nuovamente.

Lo afferrò e mi fece un cenno di ringraziamento con la testa, sebbene il suo sguardo rimase basso e la sua espressione non mutò.
Stava per tornarsene in cucina, ma la fermai.

"Madeline.....è un bel nome"
Dissi sedendomi sulla sedia.
Immediatamente alzò lo sguardo e mi guardò sorpresa.
Avevo attirato la sua attenzione.

"Ho letto la scritta sul tuo ciondolo"
Spiegai indicandolo.
"È il tuo nome, giusto?"
Annuì e senza dire altro- come aveva fatto da quando era uscita dalla cucina- se ne andò dietro il bancone.

Mentre sorseggiavo le birre con tutta calma, la ragazza si limitò a pulire e a sistemare l'angolo del bancone, questo lo dedussi lanciandole qualche occhiata ogni tanto.
Si era creato un piacevole silenzio, almeno per me.
Infatti avevo la sensazione che per lei non fosse cambiato niente, anzi forse la mia presenza la disturbava.
Tutto fu tranquillo solo per circa mezz'ora.

La porta del bar fu aperta con una tale violenza da farla sbattere al muro rumorosamente, digrignai i denti per il fastidio e guardai chi fosse entrato.

"Dov'è la mia ragazza?"
Gridò un ragazzo che doveva avere sui venticinque anni, era vestito come un motociclista uscito da un film degli anni 80'.
Era circondato da altri ragazzi, vestiti come lui, che sghignazzavano.
Si fecero strada nel locale e si sedettero al tavolo più vicino al bancone, ma non mi sarei mai aspettato che la ragazza silenziosa sarebbe subito corsa al loro tavolo senza aspettare un secondo di più.

Quando si avvicinò al loro tavolo, i ragazzi alzarono lo sguardo su di lei, molti la guardarono desiderosi, ma mai quanto il presunto capo della banda che la guardò come se avesse voluto saltarle addosso da un momento all'altro.

"Ciao dolcezza"
Disse riservandole uno sguardo pieno di lussuria.

"Portaci il solito piccola"
Disse malizioso.
'Il solito', dedussi che non era la prima volta che venivano nel locale, magari erano come me, arrivavano sempre alla stessa ora ogni giorno.
Madeline corse in cucina e in meno di un minuto preparò tutte le birre che i suoi nuovi clienti avevano richiesto, stavolta fu più furba, portò le birre a gruppi di due e riuscì ad arrivare a destinazione senza incidenti.

Il capo della banda, quando la vide avvicinarsi per portare le ultime birre, si alzò e le prese il vassoio, ma non come avevo fatto io, anzi, non si fece problemi a sfiorarle i gomiti.
"Grazie tesoro"
Si sedette di nuovo e cominciò a ridere con i suoi amici.

Lei si girò di spalle e fece per andarsene, quindi non vide lo stesso ragazzo, che guardando per sfida gli amici, spinse con un dito il bicchiere di birra dal tavolo, facendolo cadere sul pavimento.
Al rumore dell'impatto la ragazza si girò subito.

"Oh mi dispiace angelo, non è che potresti pulire?"
Lei non aspettò nemmeno che finisse la frase e corse verso il bancone, mentre il gruppo rideva per la sua reazione spaventata.

Ma non era solo spaventata, era terrorizzata.

Tornata al tavolo si inginocchiò, sempre di spalle al gruppetto, per pulire il pavimento di legno, bagnato di birra.
Il gruppo nel frattempo aveva smesso di ridere e osservava con un certo interesse la ragazza piegata su stessa.
In un attimo un ragazzo accanto al capo gli sussurrò qualcosa in un orecchio, facendolo sorridere maliziosamente.

"Piccola stavo pensando, dato che stiamo insieme, magari potremo darci da fare, anche ora"
Solo allora capii completamente la situazione.

Il ragazzo allungò un braccio verso di lei, che si girò di scatto.
Nella stanza risuonò per primo il rumore di una sedia caduta a terra e per secondo, il rumore delle ossa spezzate del ragazzo, ah e per terze le sue grida.

Piegai il suo braccio all'indietro con più forza, e quello continuò a gridare di dolore.
"Riprovaci e ti spezzo anche l'altro braccio"
Dissi lasciando andare l'arto, ormai spezzato, di questo.

"Che cazzo?!
Mi ha rotto il braccio! Avete sentito?!
Questo figlio di puttana mi ha appena rotto il braccio!"
Gridò tenendosi il braccio tremante.
Gli altri ragazzi del gruppo si erano alzati non appena mi avevano visto rovesciare la sedia dal mio tavolo per correre in mezzo alla scena

Mi girai e lanciai uno sguardo alla ragazza, che non era più inginocchiata, ma appoggiata sui gomiti.
'Stai indietro' pensai sperando che riuscisse a capirmi, e fortunatamente indietreggiò di qualche passo.

Tornai a guardare i miei avversari, uno aveva già caricato un pugno destro che riuscii ad evitare grazie all'agilità di Venom, mi abbassai e risposi con un altro pugno che lo fece cadere a terra.

Hai bisogno di aiuto

-No, posso farcela-

Riuscii a scaraventare un altro che si era fatto avanti, ma fatto ciò, uno di questi avvicinatosi dietro di me, mi ruppe un bicchiere di birra in testa, facendomi cadere a terra.
Quelli che erano ancora in piedi ne approfittarono, mi stesero sulla tavola e mi bloccarono braccia e gambe, mentre quello caduto per primo, ne caricava un altro e mi colpiva in viso.

Mi colpì due volte, e per due volte resistetti alla tentazione di trasformarmi in Venom per fermarlo.

Eddie, un altro colpo e sarai mezzo morto

-non ti darò il controllo sul mio corpo- risposi.

Non si tratta di dare il controllo a chi, tra poco morirai a meno che non lasci che ti aiuti

-niente corpo- ripetei mentre il terzo pugno veniva caricato.

Permettimi di aiutarti in parte almeno

Chiusi gli occhi in attesa del colpo.
Niente.
Li riaprii e vidi sopra la mia faccia uno spesso strato di filamenti neri, i quali avevano intercettato il pugno del mio avversario.
Questo mi guardò stupito e impallidì.
Altri filamenti uscirono dal mio corpo e, dopo averlo afferrato per le spalle, lo scaraventarono dall'altra parte della stanza.

"Ma che diavolo?!" Gridò uno di quelli che mi stavano trattenendo per le braccia, quando un filamento gli circondò le caviglie e lo sbatté a terra.
Sentii il simbionte dentro di me farsi sempre più potente, e prendere sempre di più il sopravvento sul mio corpo.

-basta, niente trasformazione-

Invece sì, eccome se ci trasformo

-avevo detto di no, non puoi, te lo impedirò-

Provaci

Così mentre lottavo contro me stesso, i ragazzi si rialzarono e vennero tutti di corsa verso di me.
Nel momento dell'impatto, il mio corpo fu avvolto completamente dal simbionte, ero come imprigionato in un bozzolo, e quando questo esplose, l'esplosione li scagliò tutti lontani da me.
Dopo l'esplosione, era avvenuta la fusione con il simbionte.

Ora eravamo Venom.

"E QUESTO CHE CAZZO È?"
Gridò colui che aveva provocato lo scontro, si reggeva ancora il braccio rotto, mi avvicinai a lui e gli circonda il collo con una mano.

"Noi siamo Venom"
Gli ruggimmo contro, e questo gridò di nuovo.
Non avrei voluto farlo, ma l'essere dentro di me era troppo affamato.
Subito dopo il ruggito, lo presi per le spalle, lo avvicinai alla mia bocca, e gli staccai la testa a morsi, per poi ingoiare il resto del corpo.

"STEVE!"
Gridò un suo compagno dietro di me, mi girai verso di lui e vidi che era incredulo dopo avermi visto letteralmente divorare il suo amico.
Con quella specie di tentacoli di Venom gli circondai il collo e lo sollevai in aria.
L'ossigeno gli venne meno e cercò inutilmente di liberarsi dalla mia presa con una mano.

"Se tornerete soltanto un'altra volta qui in questo locale, non solo vi mangerò uno a uno come ho fatto col vostro amico, ma vi strapperò gli organi interni e li mangerò mentre siete ancora vivi.
Vi svuoterò tutti, così quando morirete sarete solo dei gusci vuoti senza più organi"
Gli ruggii contro e lo lasciai cadere a terra.
Si rialzò più velocemente di quanto mi sarei aspettato e corse fuori con i compagni che si erano rialzati e avevano probabilmente assistito al mio discorso.

Continuai a fissare la porta dalla quale l'ultimo di loro era uscito, finché non sentii uno scricchiolio dietro di me.
Mi voltai di scatto e vidi la ragazza di prima sobbalzare, era schiacciata contro il muro con un piede rivolto verso il bancone.
Capii che si era rialzata e aveva assistito a tutto quello che avevo fatto.
Non sapevo cosa fare, Venom aveva il controllo del mio corpo, ancora non mi aveva costretto a mangiarla ma lo aveva già suggerito nella mia testa.

C'era un grande conflitto dentro di me, riguardo che cosa fare.
Da una parte io, Eddie Brock, respingevo l'altra, che mi voleva obbligare a uccidere e a distruggere qualsiasi cosa mi si parasse davanti, e in quel caso, quella ragazza era un ostacolo.

Feci un passo verso di lei e la vidi tremare, mi fermai e pregai Venom di smetterla.
Glielo gridai così forte che il grido si propagò anche nella realtà, e fece gridare il simbionte per il dolore causato dal suono.
Venom si mise le nostre mani sopra la testa e indietreggiò verso la porta.

"Lei no."
Guardai un'ultima volta la ragazza, la quale mi osservava con un'espressione confusa.

"....Lei....è buona"

Dissi sperando di farlo capire al simbionte.
Venom riprese il controllo e riuscì a schiacciarmi.
La guardò prima di ruggirle contro e di sfondare la porta d'ingresso, scappando via da quel posto.

LET THE
DEVIL
IN

@sofi_deda

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