When my eyes met yours.

De tisdalesvoice

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Uno sguardo. Era bastato un solo sguardo per far si che gli sforzi di Zayn andassero in frantumi dopo anni. ... Mais

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Through
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Lips
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Jealousy
Black
Heart
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Fire
Mistake
Trapped
Naked
Halo
Panic
Mine
Touch
Hold
Left wrist
Leaving
Silence
Breakout
Fight
Points
Costellations
Tomorrow
حرية
Weak
Again

Daisy

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De tisdalesvoice

Daisy.



I corridoi della scuola erano completamente vuoti, deserti, e Lydia ci camminava con la massima tranquillità, senza fretta e con calma.

Non c'erano ragazzi che avrebbero potuto spintonarla facilmente mentre lei andava verso il suo armadietto. Ora, era come se quel piano superiore della scuola, quel corridoio, fosse solo suo e se avesse voluto, avrebbe potuto urlare o lanciare qualsiasi cosa per aria perchè, tanto, nessuno le avrebbe detto di non farlo. Era sola.

O almeno così credeva.

Svoltò l'angolo e prima che potesse allontanarsi maggiormente, una voce la fece voltare.

«Ciao, Lydia.»

Davanti ai suoi occhi c'era Jake McCall, con un sorriso beffardo e malizioso stampato sul volto e i suoi occhi sempre carichi di odio, vendetta, rabbia. Avanzava verso di lei, mentre Lydia indietreggiava spaventata. Voleva correre, il piu' lontano possibile da lui e rifugiarsi da qualsiasi altra parte, ma sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta. Jake l'avrebbe presa.

Il suo cuore batteva forte contro il suo petto, per l'immensa paura che stava provando. Temeva, e ne era anche sicura, che McCall le avrebbe fatto del male. Ma si ricredette quando vide che lui posò il coltellino che aveva in mano, nella tasca dei suoi jeans.

Aveva qualcos'altro in mente e Lydia lo sapeva, aveva gia' capito tutto.

Iniziò a tremare e sperò con tutta se stessa di non trovarsi contro il muro da un momento all'altro mentre continuava ad indietreggiare.

I suoi occhi erano fissi in quelli di lui perchè temeva che se avesse distolto lo sguardo anche solo per un attimo, lui ne avrebbe approfittato avvicinandosi velocemente a lei in un attimo.

Era come se lei fosse la sua preda.

Il leone e l'agnello; solo che, a differenza di Twilight, il predatore non si sarebbe innamorato della sua vittima, ma l'avrebbe usata e forse poco dopo uccisa.

D'improvviso, vide Jake fermarsi e guardare dietro di lei. Il suo sguardo da rabbioso passò a di sfida e anche impaurito. E lentamente, tornò indietro, scomparendo nell'oscurità.

Cosa c'era di così pauroso da spaventare il suo predatore, il suo leone?

Lydia lentamente si voltò e il suo cuore, dallo battere forte per via dello spavento, era passato allo battere forte per la contentezza, la gioia, la felicità.

«Zayn...»

Lui le sorrise. «Ciao piccola.»

Come al solito, il rossore sulle sue guance non tardò ad arrivare. Eppure lei, seppure fosse una cosa che accedeva oramai sempre visto che lui la chiamava così, non ci era ancora abituata. E anche sorridere spontaneamente a quel nomignolo, era ancora una cosa nuova per lei.

Camminò verso di lui ma quando stava per essere quasi ad un metro di distanza dal moro, i piedi, di nuovo, erano come se fossero attaccati al pavimento. Non riusciva a camminare, non riusciva ad andare oltre, non riusciva ad avvicinarsi a lui.

«Perchè non posso avvicinarmi piu' di così a te?»

«Perchè potresti farti del male.»

«Come potrei farmi del male standoti solo accanto?»

«Perchè potrei fartene io.»

«Tu... me ne faresti?»

«Non di mia volontà...»

«E allora come?»

«Con una parte di me che spero tu non scopra e non veda mai.»

Lydia non riusciva a capire. Perchè Zayn, o almeno una parte di lui, avrebbe potuto farle del male? Quale parte di lui sarebbe stata capace di infliggerle dolore, sofferenza?

Si ritrovò ad abbassare il capo e a mordersi il labbro nervosamente. Quella situazione le era così confusa e non riusciva a capire cosa Zayn volesse farle intendere con quelle parole. Non c'era un filo logico in ciò.

Quando alzò di nuovo lo sguardo per cercare i suoi occhi color nocciola, lui già non c'era piu'. 


Zayn si arrampicò su quel muro della casa di Lydia il piu' piano possibile, cercando di non fare troppo rumore per arrivare alla sua finestra, o avrebbe rischiato di svegliarla. Non era neanche molto facile visto che una sua mano era occupata a tenere qualche altra cosa.

La voglia di vederla era un pensiero constatante, che lo teneva vivo e felice per tutto il giorno; e ogni notte, quando andava a trovarla, si sentiva come un bambino la notte di Natale mentre scendeva frettolosamente le scale per andare ad aprire i suoi regali; solo che lui, i suoi regali, se li andava a cercare ogni notte nello stesso posto, e ogni notte era felice di vedere che lei era il suo regalo. Il piu' bello che avesse ricevuto in vita sua.

La finestra, questa volta, la trovò un pò piu' chiusa del solito e fece fatica ad entrarci con tranquillità come magari faceva le altre volte. Infatti, si ritrovò ad entrare strusciando e in un attimo finì a terra sul pavimento della camera.

Stava per imprecare, ma si trattene vedendo che Lydia si mosse, mugugnando.

Alzò il capo, temendo di averla svegliata ma si rilassò vedendo che dormiva ancora serena.

Senza far rumore, si portò in piedi, raccogliendo anche gli oggetti che erano caduti con lui. Li poggiò sulla scrivania e poi si avvicinò a lei, alla sua Lydia.

Zayn, in quel momento, si rese conto di essere sempre così ripetitivo. Ma non poteva farci niente se ogni volta che la guardava dormire, o la guardava in ogni situazione lei si trovasse, lui la trovasse sempre piu' meravigliosamente bella. Sembrava che la bellezza di quella ragazza aumentasse ogni giorno di piu' e con lei aumentava il desiderio di Zayn.

La desiderava, la voleva, sognava di stringerla tra le sue braccia, voleva baciarla, voleva toccare la sua pelle morbida... sempre le solite cose, ma con la differenza che queste non erano sempre sullo stesso livello ogni giorno, no. Aumentavano, crescevano, facendo diventare Zayn completamente pazzo e sempre piu' dipendente da lei. Era come se Lydia fosse la sua dose di eroina preferita, di cui non avrebbe potuto farne a meno neanche per un attimo, e per quanto potesse renderlo pazzo, ancor piu' dipendente giorno dopo giorno, lui non avrebbe mai smesso di farne uso. Non avrebbe mai rinunciato a lei, neanche a costo di farsi male, se fosse stato necessario.

Lydia aveva una parte del suo viso poggiata sul cuscino e parte del suo collo era scoperta.

Zayn poggiò una mano sulla ringhiera del letto per tenersi, nel caso si fosse sporso troppo e non avrebbe fatto in tempo a ricomporsi, e lentamente avvicinò il suo viso al collo di lei. Voleva sentire di nuovo il suo profumo, come aveva fatto due sere fa fuori al locale, ma non potè farlo perchè Lydia girò il capo sospirando profondamente, non sapendo che adesso si trovava faccia a faccia con l'unico ragazzo che stava iniziando a farle provare un sentimento del tutto nuovo per lei.

Zayn aveva fatto in tempo a spostare il suo viso da quello di lei perchè se non l'avesse fatto, i loro nasi si sarebbero toccati. Adesso erano distanti di nuovo di pochissimi centimetri e i suoi occhi vagavano dal suo collo, al suo viso. Un percorso che percorreva ancora e ancora, senza stancarsi. Guardare ogni suo piccolo particolare non lo avrebbe mai stancato, mai. Era sempre bello guardarla, ammirarla, amarla anche così.

Oramai non c'era da negarlo, Lydia era una pura tentazione per lui e guardarla così intensamente, era sempre una nuova sfida per Zayn. Quando guardava il suo viso angelico, perdeva ogni volta che si soffermava a guardarle le labbra. Erano il suo punto debole, quello che sarebbe stato capace di farlo impazzire ancor di piu' in un attimo. Impazzire perchè non poteva unirle con le sue. E adesso si era soffermato a guardarle proprio le labbra. Si chiedeva semmai avesse avuto la possibilità di baciarle... se avesse avuto la possibilità che aveva qualunque essere umano possedeva.

Tutti avevano il pregio del tatto, lui no. Certo, poteva toccare gli oggetti, ma questo non gli sarebbe stato neanche possibile se non si fosse allenato giorno dopo giorno per cercare di non rompere ogni cosa che incontrava sul suo cammino.

Sospirò e, con la solita malavoglia di quando si staccava da lei, si allontanò avvicinandosi alla scrivania.

Ogni notte, lui si sedeva lì e restava a guardarla. Non si annoiava mai, anzi, sembrava che il tempo ogni volta volasse quando stava da lei e odiava quando doveva andarsene all'alba. Ma tanto, era piu' che consapevole che poco ore dopo, come sempre, l'avrebbe rivista a scuola, piu' bella che mai.

Questa volta, Zayn, non era andato a mani vuote. Con sè, aveva portato un quadernone e una matita. Era nuovo, lo avrebbe dedicato a lei e lo avrebbe dimostrato in ogni pagina.

Si sedette meglio sulla scrivania e piano prese la sedia, poggiandoci sopra i piedi. Aprì il quaderno, lo poggiò sulle sue gambe e guardando la ragazza davanti a sè, iniziò a disegnare.

Voleva ritrarla mentre dormiva, quando era proprio davanti ai suoi occhi e non solo quando aveva impresso nella sua mente il suo viso.

Uno dei talenti di Zayn era che sapeva disegnare e sapeva farlo anche magnificamente. Disegnava di tutto, dai ritratti ai fumetti piu' banali.

Non mostrava a nessuno i suoi disegni e tanto meno diceva in giro che sapesse disegnare. Louis, magari, sapeva qualche suo disegno ma niente di piu'. Quel suo talento lo custodiva ancora in segreto e voleva che anche Lydia, in qualche modo, ne facesse parte.

Lydia, ora, aveva una mano sotto al cuscino, mentre l'altra era poggiata sul suo stomaco. Il viso dolce e grazioso era rivolto verso l'alto, le bocca un pò schiusa mentre respirava profondamente e le gambe un pò piegate, l'una sull'altra. Indossava un pantaloncino e una canotta e per Zayn stava diventando anche difficile farle un ritratto. Quella ragazza lo tentava senza neanche farlo apposta, ma d'altronde, lei cosa ne poteva sapere?

Zayn iniziò col disegnarle il viso, piccolo e ovale, dove mise in evidenza di piu' la forma delle sue guance. Gli occhi chiusi con le ciglia folte, che se fossero stati aperti, avrebbe potuto ammirare il loro meraviglioso colore: verde smeraldo. Il naso, piccolo e all'insù, così grazioso. E... le labbra. Le disegnò con estrema calma, avvicinandosi per un attimo di nuovo a lei per vedere ogni piccola piega del labbro inferiore e superiore. Poi tornò di nuovo al suo posto e finì di disegnarla, passando al suo meraviglioso corpo. Quando vide il livido sul suo braccio, si irrigidì. Adesso non si vedeva molto, stava svanendo ma il ricordo di come se lo fosse fatto, non sarebbe mai sbiadito dalla mente di Zayn. Quello, decise di non disegnarlo.

«Zayn...»

Il moro alzò di scatto il capo dal foglio.

Era convinto di averla svegliata e che adesso fosse nei guai, ma quando la guardò, vide che non fu così.

Lydia, nel sonno, si stava abbracciando il suo cuscino, stringendosi a lui fortemente.

Zayn sorrise e ridacchiò silenziosamente guardandola. Si era sempre chiesto cosa o chi ci fosse nei suoi sogni, e adesso aveva una risposta. Almeno per quella notte.

Lo stava sognando. A quel pensiero, lui sorrise ancor di piu'. E Zayn la trovava così tenera mentre continuava a stringersi a quel cuscino, dove forse immaginava che fosse lui.

Diede gli ultimi ritocchi al disegno, poi girò la pagina e iniziò di nuovo a disegnarla, in quella versione dove abbracciava quel cuscino e dove aveva mormorato il suo nome.

Quando finì anche quel disegno, stava per sorgere l'alba. Doveva andarsene.

Si avvicinò a lei e avrebbe voluto così tanto accarezzarle la guancia, così che lei si svegliasse e lui le sussurrasse un "Buongiorno, piccola". Ma non poteva.

Si accovacciò e frustrato, sospirò. «Tu mi farai impazzire, non è vero?»

Lei, nel sonno, strofinò il suo viso nel cuscino, portando le gambe piu' contro il suo petto.

Il moro sorrise. «Lo prenderò per un si.»

Avvicinò il suo viso a quello di lei e chiuse gli occhi, immaginando di darle un bacio sulla guancia.

Quando li riaprì, si avvicinò al suo orecchio e sussurrò «Ci vediamo dopo, bellissima.»

Tornò alla scrivania, prese il quadernone e la matita, la guardò un'ultima volta e poi uscì. 

———— ❀ ————

Con i libri stretti al petto, Lydia camminava con passo svelto verso la propria classe.

Era in ritardo. Quella mattina si era svegliata piu' tardi del solito e di conseguenza, aveva fatto tardi.

Quando entrò in classe, sospirò vedendo che la professoressa non ci fosse ancora.

Guardò verso il suo posto e vide che era occupato da una ragazza che, a quanto pare, infastidiva Grace. L'unico posto libero era quello accanto a Zayn, che non la vide, visto che era impegnato a fare qualcos'altro.

Si avvicinò e timidamente gli chiese «Ehm... posso sedermi accanto a te?»

Il moro alzò il capo da quel che era un quadernone e quando la vide lo richiuse subito.

Nessuno si era mai seduto accanto a lui ed era anche abbastanza pericoloso che lo facesse proprio Lydia. Ma in quei giorni era stato capace di starle vicino piu' del previsto, quindi avrebbe potuto farcela anche adesso.

Le sorrise. «Non devi neanche chiederlo.»

Quando Lydia incontrò i suoi occhi, le venne in mente il sogno fatto quella notte e arrossì subito. Si sedette e portò i capelli sulla spalla destra, dove c'era lui, cercando di nascondere il suo viso. Non riusciva a guardarlo sapendo che quella notte lo aveva sognato e che nel sogno aveva desiderato toccarlo, abbracciarlo. La imbarazzava.

Sentì Zayn ridacchiare accanto a sè e in quel momento non voleva fare altro che sparire.

«Sono entrato in classe prima di te, non riesco ancora a crederci.»

Lei sorrise. «Non ho sentito la sveglia questa mattina...»

«Dormito bene?»

«Oh, si. Bene. Benissimo.» balbettò, arrossendo di nuovo.

Anche se lei arrossiva sempre in sua presenza, o piu' che altro lui la faceva arrossire, Zayn ora sapeva per quale motivo si stesse sentendo in imbarazzo. Era stato presente nei suoi sogni e non c'era cosa piu' gratificante nel sapere che anche lei lo pensasse almeno un pò di come lui pensasse lei.

Notando che Zayn la guardasse col sorriso sulle labbra, cercò di cambiare discorso e disse «Devi essere interrogato oggi...»

«Oh cazzo, è vero! Me n'ero completamente dimenticato!»

Lydia ridacchiò. «Ricordi almeno qualcosa?»

«No.»

«Zayn!» lo richiamò lei scherzosamente.

«Che c'è? Ho una memoria corta.» si giustificò.

Lei aprì il libro sulla pagina dell'argomento e lo posizionò davanti a lui. «Avanti, ripeti.»

«Stai facendo la prepotente con me, piccola?»

Con le guance che le andavano in fiamme, lei annuì con aria di sfida.

«Mh. Ti riesce piuttosto bene.»

Zayn iniziò a ripetere qualcosa insieme a lei in quel poco tempo che gli restava. Infatti, poco dopo, arrivò la professoressa.

«Magari se ne dimenticata.» commentò lui.

«Scusate il ritardo ragazzi.» si scusò la professoressa poggiando la borsa sulla scrivania. «Allora... Zayn, oggi devi essere interrogato, non è vero?»

«Falsissimo. Vi siete sbagliata.»

«Avanti, su. Vieni qui.»

«E ti pareva.» mormorò.

Zayn si alzò e dandosi un ultimo sguardo con Lydia, si avviò verso la scrivania della professoressa portando con sè una sedia.

«Credo che questa sia la prima volta che vedo il tuo viso, Zayn. Finalmente! Stai sempre col capo chino.»

«Se solo sapesse perchè l'ho tenuto chino per tutto questo tempo.» pensò.

«Allora, di cosa vuoi parlarmi?»

«Dell'Illuminismo.»

«Mh, va bene. Inizia pure.»

Zayn iniziò a spiegare, almeno quello che si ricordava, e dovette ammettere che, per essere una delle prime interrogazioni della sua vita, stava andando piuttosto bene.

D'un tratto, Lydia si avvicinò a loro con una sedia e timidamente chiese alla professoressa se potesse ascoltare la sua interrogazione.

«Va bene, ma non provare a suggerire.»

Lei si sedette e ascoltò ciò che Zayn diceva. Ma per il moro non era facile spiegare in sua presenza. Si bloccava ogni volta che incontrava i suoi occhi verdi e quel blocco la professoressa lo intese in una maniera diversa. Credeva che Lydia lo stesse suggerendo, così, si mise a guardarla, tenendola sott'occhio.

«Tu continua, Zayn. Voglio vedere se suggerisce ancora.»

«Ma io non ho detto niente.» disse Lydia.

«Vedremo.»

«Cosa devo dirle piu'?» chiese, svogliato, il moro.

«Chi erano i piu' importanti esponenti dell'Illuminismo?» gli domandò, non staccando gli occhi da Lydia.

E ora era nella merda. Non se li ricordava. Tutto ciò che sapeva era che ne erano tre.

Si guardava intorno cercando una risposta o tentando di ricordare in qualche modo, ma nulla. Allora guardò Lydia, per cercare un suggerimento, ma lei non poteva parlare perchè era sotto l'occhio vigile della professoressa. Non sapeva cosa fare. Stava per mandare tutto a puttane quando guardò di nuovo Lydia e ricordò.

Le labbra.Solo guardando le sue labbra lui ricordò quando nell'aula d'arte aveva quasi perso il controllo di sè stesso mentre lei aveva pronunciato quei nomi.

«Montesquie, Voltaire e Rousseau.» rispose.

«Mh, va bene Zayn, può bastare.»

«Quanto gli metterete?» chiese Lydia.

«Direi che una sufficienza se l'è meritata.»

«La prima in tutta la mia vita.» commentò il moro.

«Andate a posto. Oh e Lydia, anche tu hai fatto un ottimo lavoro.»

«La ringrazio.»

Tornarono a posto e Lydia si volse verso di lui, sorridendo. «Hai visto? Sei andato bene.»

«Si. Ora vedesse di non rompermi piu' il cazzo.»

Lei rise, poi prese il quaderno e prese appunto di ciò che diceva la professoressa, sapendo che Zayn, per tutto il tempo, non faceva altro che guardarla.

Il moro, però, vide anche che, stranamente, Lydia sembrava stanca. Eppure sapeva che aveva dormito quella notte.

«Lydia, stai bene?» le chiese.

«Mh, si.»

«Sembri stanca.»

«Ho solo un pò di mal di testa.» lo rassicurò.

Seppure non ci credesse, Zayn preferì non insistere. Magari era vero che avesse solo un pò di mal di testa.

Suonò la campanella e tutti uscirono fuori. Zayn, come al solito, aspettava che tutti uscissero. Al suo fianco, Lydia scriveva le ultime cose, poi si alzò.

«Allora... ci vediamo.» disse lei.

«Si, ci vediamo.» e lo sperava con tutto se stesso.

Lo sorrise un'ultima volta e poi la vide uscire dalla classe.

———— ❀ ————

All'uscita da scuola, Zayn aspettava, come sempre ormai, di vedere Lydia e di assicurarsi che nel tragitto verso casa andasse tutto bene. Ma non la vide da nessuna parte.

Tra gli studenti, vide Lola e cambiò idea sul fatto di chiederle, di nuovo, dove si trovasse la sua "amica". L'ultima volta non ci aveva pensato due volte a flirtare con lui, nonostante Zayn le avesse detto di dimenticare il "loro" passato.

Poi vide Grace Manson, la ragazza che stava nel loro stesso corso di letteratura, e pensò di provare a chiederlo a lei.

Si parò davanti a lei e la ragazza si fermò, quasi impaurita. Oramai Zayn sapeva quale effetto facesse alla gente.

«Scusami...» cercò di essere il piu' carino possibile. «Hai per caso visto Lydia?»

«P-parkins?»

Lui annuì.

«Mh, si. Pare sia in infermeria.»

«Cosa?! Perchè?!»

Vide Grace sobbalzare davanti a lui per quel tono di voce che aveva usato. Le aveva trasmesso molto piu' timore.

«Scusa.» si calmò. «Sai perchè è in infermeria?»

La ragazza scosse il capo e lui, senza neanche ringraziarla, si affrettò ad entrare di nuovo nell'edificio, correndo verso l'infermeria.

Quando entrò, tutto ciò che vide fu Lydia sopra al lettino e sembrava riposasse. Provò ad avvicinarsi a lei, ma l'infermiera si posizionò davanti a lui e si fermò di colpo.

«Cos'ha? Che le è successo?»

«E' svenuta nell'ultim'ora di lezione. E' priva di forze. Credo non mangi da qualche giorno...»

Zayn sospirò, passandosi una mano sul viso. «Ma adesso sta bene?»

«Adesso sta riposando ma ciò che deve fare è mangiare qualcosa di sostanzioso.»

«Va bene.» provò a superarla ma l'infermiera si parò di nuovo davanti a lui.

«Tu saresti?»

«Zayn Malik.»

«No, intendevo: sei un suo amico, il suo ragazzo...» avrebbe voluto così tanto esserlo.

«Si, una specie.» rispose, purtroppo. «Adesso posso andare da lei?»

«Si, okay.»

Zayn superò l'infermiera, che stava iniziando ad irritarlo sul serio, e si avvicinò alla ragazza che dormiva sul lettino.

Dormiva nella stessa posizione in cui l'aveva disegnata quella notte: una mano sotto al cuscino, l'altra poggiata sullo stomaco e il suo corpo era tenuto su un fianco; e Zayn sorrise nel vederla.

Si accorse poi che, anche mentre dormiva, Lydia sembrasse davvero non stare bene come immaginava, ma era sempre e comunque bella. Bella da morire.

«Vado a portare delle cose in palestra.» esordì l'infermiera.

«Mh mh.» disse lui, non distogliendo lo sguardo da Lydia.

«E vedi di non fare idiozie, ragazzo.» lo avvertì.

«Le pare che faccia qualcosa quando lei sta male?»

«Voi ragazzi di oggi siete imprevedibili. E comunque, ti teniamo d'occhio lo stesso.» e con lo sguardo indicò la telecamera fissa sul soffitto nell'angolo.

«Si, certo.» rise Zayn. Quella telecamera era rotta da anni ormai, e lui lo sapeva. Aveva trovato occasione di fare qualcosa in quell'infermeria un sacco di volte e non lo avevano mai beccato.

L'infermiera se ne andò e finalmente potè restare da solo con Lydia.

Prese una sedia e si sedette accanto al letto. «Lo dicevo io che mi avresti fatto impazzire.» mormorò.

Si era preoccupato così tanto e lo era tutt'ora. Si era ripromesso che non le sarebbe dovuto accadere niente e che, in qualche modo, si sarebbe preso cura di lei ma non si era reso nemmeno conto che Lydia stesse male. Perchè non mangiava, secondo l'infermiera, da giorni?

Avrebbe rimediato subito quando si sarebbe svegliata, così restò lì, aspettando che si svegliasse e non gli importava se avesse dovuto stare lì per altre ore. Era oramai abituato a guardarla dormire e per lui non era un dovere, ma un piacere.

«Mamma...» la sentì sussurrare d'improvviso. Sul suo volto c'era come una smorfia di dolore e la sua mano prese a stringere il tessuto della sua maglietta.

Era la seconda volta in cui Zayn la sentiva chiamare nel sonno sua madre e come la prima, lei era come spaventata. Era forse... un incubo?

Quando vide che iniziò ad agitarsi, si alzò, portando il viso vicino al suo. «Piccola, hey...» le sussurrò, cercando di svegliarla. «Lydia, svegliati...»

«Zayn.» qualcuno lo chiamò e lui seppe subito chi era. La voce.Al moro iniziò a girare la testa e le sue gambe quasi non riuscivano a reggerlo in piedi. Si allontanò da Lydia, con quel poco di forza che gli restava e con le mani si aggrappò al lavandino vicino al muro.

«Ti prego, non adesso. Ti prego.» ripeteva. Non poteva succedere proprio lì, in quel momento, con Lydia nella stessa stanza la quale stava anche male fisicamente. L'avrebbe messa in pericolo... o forse già lo era.

«Zayn, fallo.» disse duramente la voce.Un'altra fitta alla testa, altre forze che si perdevano. Anche il suo respiro iniziò a mancargli; era irregolare e vedeva quanto esso fosse... feroce. Si stava trasformando.

«Fallo!» urlò la voce.«No!» si ribellò, urlando.

«Zayn?»

Aprì gli occhi e d'un tratto la testa non gli faceva piu' così male. Aveva di nuovo forza nelle braccia, nelle gambe, in qualunque parte del suo corpo. Tutto era finito non appena Lydia aveva pronunciato il suo nome.

Ancora con il respiro affannato, si voltò verso di lei, vedendola poggiata su un gomito sul lettino e che guardava verso di lui con gli occhi leggermente socchiusi per via del sonno. Per un attimo sorrise.

«Buongiorno, bell'addormentata.» riuscì a dire.

Lydia si passò una mano sul volto, strofinandosi leggermente gli occhi. «Dove sono?»

«Nell'infermeria della scuola.»

Si guardò subito intorno, cercando di focalizzare il posto. «Perchè sono qui?»

«Non ricordi? Sei svenuta nell'ultima ora.» il suo respiro era tornato regolare.

«Oh... si.» si portò seduta e si sgranchì un pò. «Quanto ho dormito?»

«Quasi un'ora.»

«E sei stato qui tutto il tempo?»

«Si.»

«Non dovevi...»

«Forse, ma volevo farlo.»

Lydia gli sorrise timidamente, spostandosi con una mano i capelli dal viso.

Guardò Zayn andare verso il lavandino e ora che ce l'aveva di spalle, notò qualcosa dietro al suo collo. La scorsa notte aveva visto qualcosa nello stesso punto ma non riuscì del tutto a capire cos'era.

Cercò di alzarsi un pò di piu' per sbirciare e ciò che vide furono dei contorni disegnati col nero. Era un tatuaggio. Non riusciva a capire ancora cos'era.

«Che fai, piccola?» domandò Zayn, guardandola attraverso lo specchio che era appeso al muro davanti a lui.

«N-niente, niente.» si affrettò a dire, ricomponendosi.

Il moro scosse il capo ridendo. Poi si voltò verso di lei e le porse il bicchiere.

«Cos'è?» domandò lei ingenuamente.

«Acqua e zucchero.»

«Oh... grazie.» disse, prendendo il bicchiere. Le loro mani non si sfiorarono.

«Stai bene?» le chiese Zayn.

Quando finì di bere, rispose «Si, sto bene.»

«Andiamo. Non mi va di incontrare quell'infermiera del cazzo.»

«Ma dovremmo avvertirla...»

«Lo capirà da sola che te ne sei andata perchè stai bene.»

Lydia non insistette, anche perchè Zayn non le avrebbe dato modo di ribattere, e poi quell'infermiera si era mostrata antipatica anche nei suoi confronti.

Scese dal lettino e Zayn continuava a fissarla. Ridacchiò «Zayn, sto bene.»

«Mi hai fatto preoccupare tanto, lo sai?»

Lo guardò e vide la preoccupazione nei suoi occhi. Non stava mentendo. Lo aveva fatto preoccupare sul serio. Nessuno lo era mai stato così tanto per lei...

«Scusa.» mormorò.

«Dai, andiamo.»

Lydia prese le sue cose e insieme a lui uscì da scuola. Zayn si era offerto ancora una volta di accompagnarla a casa, piu' che altro si era imposto, e a lei questo non dispiaceva affatto.

Ora che Zayn aveva avuto la sua interrogazione, finita con un voto sufficiente, si chiedeva se si sarebbero rivisti ancora. Lei voleva vederlo, gli piaceva la sua compagnia e ci sarebbe rimasta male se questo loro "rapporto" sarebbe finito da un giorno all'altro. Così, se quello fosse stato il loro ultimo incontro, preferì stare molto piu' tempo con lui.

«Hai mangiato ieri?» le chiese Zayn.

«Si.» mentì. «Credo di essere svenuta perchè questa notte non ho dormito molto.»

«Ma questa mattina mi hai detto di aver dormito benissimo.»

«Oh, be'... questa notte mi sono svegliata e non riuscivo a riaddormentarmi. E' da un paio di notti che faccio così...»

Cercò di essere il piu' convincente possibile anche se dire le bugie non era il suo forte. Infatti, si era contraddetta proprio in quel momento rispetto a ciò che aveva detto a Zayn quella mattina.

«Andiamo da questa parte? Louis mi ha chiesto di prendergli qualcosa al fast food.»

«Oh, okay.»

Continuarono a parlare e poco dopo arrivarono al fast food. Entrarono e Lydia vide che era pieno di persone, anche ragazzi della loro età. Quando provò a seguire Zayn nella fila per il bancone, lui la fermò.

«Perchè non ti siedi? Credo ci vorrà un pò di tempo.»

In effetti, si sentiva ancora un pò stanca e sedersi non le sarebbe dispiaciuto.

«Mh, okay.»

Si guardò intorno e gli unici posti liberi erano quelli con dei tavoli. Ne restavano solo due. Lydia andò a sedersi a quello infondo alla sala, dove vi erano dei posti a divanetto ad angolo.

Prese il suo cellulare e controllo se ci fossero messaggi. Ce n'era uno di Allison. Lo aprì.


Da: Allison.

So che avevo promesso di chiamarti, ma la scuola

mi sta tenendo molto impegnata.

Ho un sacco di cose da raccontarti e mi manchi sempre di piu'.


Sorrise.

Le rispose dicendole di non preoccuparsi e che le mancava tantissimo anche lei. Ed era vero.

Posò il cellulare in tasca e davanti ai suoi occhi vide Zayn poggiarle un vassoio con un panino enorme, una bibita e delle patatine fritte.

«Ehm...» lo guardò confuso.

«Mangia.»

«Cosa?!»

«Sei svenuta perchè non mangi da giorni.»

«No, io-»

«Non provare a dire il contrario. Adesso mangia.»

«No, Zayn, sto bene.» tentò.

«Lydia.» la chiamò in tono severo.

«Non voglio che tu spenda dei soldi per me. E poi non ho fame.»

«Ed io non voglio portarti all'ospedale per vederti attaccata a delle macchine trasmettendoti chissa' quale cazzo di farmaco. Mangia.»

«No.»

Zayn sospirò profondamente. «Lydia, non essere capricciosa.»

«Ma io non lo voglio.»

«E invece si, quindi mangia.»

«No.»

«Lydia...» stava perdendo la pazienza.

Lei prese la sua borsa e provò ad uscire dall'angolo del tavolo, ma Zayn si parò davanti a lei, mettendo una mano sul tavolo ed una sul divano, bloccandola. Ed era a pochi centimetri dal suo viso. Non era la prima volta che accadeva, ma quella vicinanza tra loro così ristretta le faceva battere il cuore all'impazzata. Sempre.

«Tu non esci di qui finchè non hai finito di mangiare quel panino.» le sussurrò.

«Ma io non lo voglio!» ripetè.

Il moro rise. «Strano come tu assomigli ad una bambina in questo momento.»

Lydia sbuffò, frustrata, e incrociò le braccia al petto, appoggiandosi allo schienale.

«Avanti...»

«Mangerò questo panino ad una condizione.»

«Sentiamo.»

«Che tu ne mangi la metà.»

«No, lo mangerai tutto tu quello.»

«E allora niente.»

Facciamo così: tu ti mangi il panino se anche io mangerò qualcosa.» propose lui.

«Mh... okay.»

Lydia credette che avrebbe fatto metà panino con lei o che si sarebbe mangiato un hamburger di quel panino, ma quando si sedette di fronte a lei, lo vide prendere una sola patatina fritta che poi mangiò.

Un sorriso beffardo apparì sul suo volto e Lydia, anche se adesso lui l'avesse imbrogliata, non potè fare a meno di pensare che fosse dannatamente bello quando sorrideva.

«Su, tocca a te.» la invogliò il moro.

Lydia sospirò, guardando il panino. Era il piu' grande del menu e conteneva insalata, pomodoro, humburger, sottiletta alla senape, maionese e ketchup. Doveva mangiare quel ben di Dio davanti a Zayn e la cosa la metteva in serio imbarazzo, sapendo che lui la guardasse e aspettasse solo lei.

Sapeva che oramai Zayn sarebbe stato capace di farle mangiare quel panino con la forza, così con un pò di coraggio e cercando di mascherare l'imbarazzo, prese il panino tra le mani, guardò di nuovo Zayn, poi il cibo, e finalmente ci diede un morso. Quando lo mangiò, dovette ammettere che era davvero buono per essere anche solo il primo morso.

«Brava piccola.» disse Zayn, sorridendo soddisfatto.

Lydia lo guardò male e il moro rise.

Finì di mangiare tutto il panino sotto lo sguardo vigile di Zayn. Inutile dire che le sue guance erano state rosse per tutto il tempo e che a lui, a quanto pare, piacesse vederla così in imbarazzo. Lo divertiva e non faceva che chiederle se il panino fosse buono o se ne volesse un altro. Lei, quando ingoiava, gli faceva una smorfia simpatica facendolo ridere ancora di piu'.

Era a suo agio con Zayn e per lei non era una novità. Ci era quasi abituata e le piaceva il modo in cui lui la trattava. La faceva sentire speciale, importante, apprezzata, come mai si sentiva da tempo. E notava anche quanto Zayn, rispetto a come stava con gli altri, fosse diverso con lei. Diverso in senso buono. Magari con gli altri era un pò piu' chiuso, scontroso, freddo. Con lei, invece, era come se si sciogliesse, cacciando il meglio del suo carattere, e lei era contenta di vedere che lui mostrasse quel lato di sè solo quando era con lei.

«Ecco, possiamo andare adesso?» domandò Lydia una volta finito il panino, pulendosi la bocca con un fazzoletto.

«No, ci sono le patatine da finire.»

«Ma tu mi hai detto di mangiare solo il panino.»

«Le patatine non si possono buttare. Pensa alla fame nel mondo.»

«Mangiale anche tu con me.» gli disse, mettendo il broncio e facendo gli occhi dolci. Sembrava che quel metodo funzionasse perchè Zayn davanti a lui era come se fosse imbambolato. Il suo sguardo vagava dai suoi occhi al suo labbro.

«Ti prego, non fare così...» mormorò lui.

Lydia si sporse piu' verso Zayn, alzandosi dal divanetto e continuando a mettergli il broncio. Non sapeva nemmeno lei con quale coraggio l'avesse fatto, timida com'era.

«Okay, okay, va bene.» rise Zayn. Lei tornò seduta ridendo insieme a lui. «Ma ci mettiamo qualche altra cosa sopra queste patatine.»

Prese il ketchup e la maionese e li cosparse sopra, mettendone una quantità assurda, secondo Lydia.

«Ohw, mi farai ingrassare tantissimo.»

«Perfetto. Le ragazze in carne sono le migliori. C'è piu' sostanza da toccare.»

E Lydia sapeva cosa Zayn volesse intendere per " piu' sostanza da toccare". Infatti, quando la guardò facendole poi un occhiolino, arrossì per la millesima volta in quella giornata davanti a lui.

Iniziarono a mangiare le patatine, parlando e ridendo tra loro come oramai facendo quando erano insieme.

«Posso farti una domanda?» chiese timidamente Lydia.

«Certo.» disse Zayn, mangiando una patatina.

«Perchè hai voluto studiare con me quando mi avevi detto che non lo avremmo fatto?»

«Perchè... sapevo che la professoressa avrebbe continuato a rompermi e non ho pensato bene alla sua... "offerta", diciamo così. Ho agito d'istinto e anche male, quella volta.»

Lydia annuì, giocando con le dita con le patatine nel piatto.

«Ti spaventai, quel giorno?»

«No.»

Lui la guardò, sospirando e alzando le sopracciglia.

«Un pò...» ammise poi.

«Mi dispiace, non volevo.» si scusò il moro.

«Non importa.» lo sorrise.

Zayn incrociò le braccia sul tavolo, sporgendosi un pò di piu' verso di lei. «Adesso ti spavento ancora?» mormorò.

Scosse il capo. «No.» ed era vero.

Zayn non le metteva paura e non la spaventava. Se fosse stato così non apprezzerebbe la sua compagnia e non si troverebbe in quel momento con lui. Quel giorno in classe l'aveva spaventata un pò, certo, ma lo aveva detto anche lui: era stato solo in quell'attimo. Aveva agito d'istinto, senza rendersene conto.

Aveva cercato di essere il piu' credibile possibile mentre pronunciava quel "no", e lo fu quando Zayn, guardandola intensamente, vide quanto i suoi occhi fossero pieni di sincerità.

Il moro sorrise, contento del fatto che non la spaventasse come magari faceva ad altre persone.

D'improvviso, Lydia prese una patatina e gliela portò alla bocca, sporcandogli tutte le labbra di ketchup.

«Devi mangiare le patatine. Pensa alla fame nel mondo.» disse ridendo e il moro rise insieme a lei, rimanendo ancora incantato guardando il suo sorriso e ascoltando la sua dolce risata.

«Posso farti un'altra domanda?» chiese ancora timidamente, dopo che Zayn si pulì la bocca.

«Si.»

«Puoi anche non rispondermi se vuoi...»

Lui ridacchiò. «Dimmi.»

«Perchè non vuoi... farti toccare?»

«Perchè se qualcuno lo facesse, morirebbe. Perchè sono un mostro.» In quel momento, Zayn avrebbe voluto dirle tutta la verità, su ogni cosa. Sulla sua vera natura, su cosa adesso lei contasse per lui, quali erano le conseguenze del suo essere, quali pericoli avrebbe corso se avesse voluto stargli accanto... ma era una situazione troppo grande anche per lui, figuriamoci per lei.

«Perchè... è come se... mi desse fastidio.» mentì.

«Oh, okay.»

La vide giocare ancora con le patatine con le dita, segno che non sapesse cosa dire. Forse la sua risposta l'aveva sorpresa, d'altronde, a chi non sorprenderebbe?

«Tu credi che io sia strano, non è vero?»

«No.» rispose, sicura.

«Mh, non ti credo.»

«E invece dovresti. "Strano" è come ti descrivono gli altri a scuola. Io non sono gli altri e non credo che tu lo sia. Se non vuoi farti toccare dalle persone... allora ci sarà un motivo, che tu lo dica o meno. Farà parte del tuo modo di essere o del tuo carattere ed è questo che ti rende... diverso. In senso buono. Ed io ti dico che, se non vuoi essere toccato dalle persone, be', io lo accetto e lo rispetto, a differenza degli altri che non capiscono questa tua scelta e ti descrivono come "strano" solo perchè non sono d'accordo.»

Lui la guardava, ancora incapace di credere alle parole che gli aveva detto.

"ed è questo che ti rende... diverso. In senso buono." Era così che lo vedeva, dal mostro che in realtà era: diverso, in senso buono. Possibile che lo vedesse così, senza neanche conoscerlo affondo... senza sapere cos'era in realtà? Perchè lui era il contrario di "buono" e il contrario di "diverso." Eppure, per lei, lui era così e lo apprezzava, lo rispettava. Quelle parole, a Zayn, sarebbero bastate per sempre.

Sorrise, guardandola negli occhi vedendo ancora una volta la sincerità che possedevano.

«Dai, bevi la bibita così andiamo.»

«Anche la bibita?» sbuffò lei.

«Pensa alla sete nel mondo.»

Lei gli fece una linguaccia, bevendo, purtroppo, anche la bibita. Ne bevve metà, poi la porse verso di lui, dicendogli che non ne voleva piu' e pregandogli di finirla. E Zayn lo fece, solo perchè tentato dal fatto che su quella cannuccia c'erano state le sue labbra.

Gettarono le carte, posarono il vassoio e poi uscirono.

Zayn, ovviamente, l'avrebbe accompagnata a casa nonostante lei gli aveva chiesto di non farlo.

Ripresero a parlare e a scherzare degli avvenimenti avvenuti nel fast food, dove lei lo aveva sporcato di ketchup e lui che non smetteva di prenderla in giro mentre mangiava.

Quando arrivarono fuori casa di Lydia, lei si fermò vicino ad un muretto lì vicino.

«Cosa c'è?» domandò Zayn.

«Una margherita!»

Ridacchiò guardandola. Ancora una volta sembrava una tenera bambina mentre prendeva quella margherita tra gli spazi di quel muretto. Sembrava... contenta.

«Ti piacciono le margherite?» le chiese.

«Si, sono il mio fiore preferito.» rispose avvicinandosi a lui, con la margherita tra le dita.

La ammirava mentre lei accarezzava delicatamente i petali con le dita. Un fiore bellissimo, che con quei petali bianchi dava un senso di purezza... proprio come lo era lei.

Lei alzò lo sguardo e «Che c'è?» domandò timidamente.

«Niente.» rispose lui.

«Be'... grazie per essere stato con me in infermeria e per avermi fatto mangiare contro la mia volontà.»

Lui rise. «Figurati.»

«Ti ripagherò, in qualche modo.»

«Non ti azzardare nemmeno.»

«Ma-»

Avvicinò inaspettatamente il suo viso al suo e «Ci vediamo domani, bellissima.» le sussurrò.

«S-si, ci vediamo domani.» balbettò lei, le guance rosse per la timidezza.

Le sorrise un'ultima volta e poi si voltò, andando chissà dove, lasciandola lì ancora con un sorriso da ebete sulle labbra.

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