Ricordi Immortali

DarkDarrik द्वारा

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I ricordi non muoiono mai. Ma se anche il possessore di questi ricordi avesse questa peculiarità? Quando si v... अधिक

-BOOKTRAILER -
1. Un nuovo inizio
Extra - Cast dei personaggi - Parte 1
2. Il contratto
3. Conoscenze
4. L'asso nella manica
Extra cast dei personaggi -Parte 2 -
5. Il Tecnico
6. Ricordi a catena ( Parte I)
6. Ricordi a catena ( Parte II )
7. Semplicemente ricordi
Extra - Cast dei personaggi -Parte 3 -
8. Conseguenze ( Parte I )
8. Conseguenze ( Parte II)
9. Una nuova vita - Parte I -
9. Una nuova vita - Parte II -
11. Vecchie conoscenze
12. Amici o nemici?
Extra - Cast Personaggi - Parte 4 -
13. Il ritorno
14. Redenzione
15. Umanità
16. Rivelazioni
17. Verità
18. L'origine
19. Le sorprese non finiscono mai
20. La riunione
21. La chiamata
22. Il soldato fantasma ( Parte I )
22. Il soldato fantasma ( Parte II )
23. Quel tipo d'amore non muore mai
Extra - Cast Personaggi - Parte 5
24. Passato, presente e futuro
25. Amici
26. Addio
27. Tradimenti
28. La calma prima della tempesta
29. Distrazioni
EXTRA : Sondaggio
EXTRA: Trevor/Sharon/Henry
30. L'inizio della fine
31. Storie dal passato
EXTRA: Rob/Carolina/Rachel/Lauren/Kassandra
EXTRA: Faith/Henry/Nick/Markoos/Randhal
Extra - Cast Personaggi Parte 6 -
32. Paris in love
33. Markoos
34. Il piano perfetto
35. L'ultima notte
36. Requiem.
37. Epilogo
EXTRA : Domande ai lettori.
Extra: Henry/Sharon/Faith/Nik
EXTRA: Lettera di Lauren
Extra: Simon/Katherine/Henry
Extra: Markoos/Rachel/Lauren/Faith
Extra: Rob/Lucrezia/Henry

10. Il nemico del mio nemico è mio amico

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DarkDarrik द्वारा

Miami

In poche parole la risposta che avevo per Cassidy era un "sì". Sapevo benissimo come ci si sentiva appena trasformato in una creatura della notte.

«Io ho avuto qualcuno che mi ha aiutato ad abituarmi a questa nuova vita,come lo hai avuto tu, vero?!» continuò ad aggredirmi la neo-vampira avvicinandosi ancora a me con aria sfrontata e arrogante e usando un tono ironico e cinico allo stesso tempo.

«Sai bene cosa si prova la prima volta che ci si nutre di sangue umano!» concluse infine, ringhiando e puntandomi contro il suo indice smaltato di rosso.

Per dare una risposta alla vampira, dovevo nuovamente riportare i miei pensieri indietro di oltre un secolo.

Firenze, Italia

Dicembre1876- Marzo 1877

«Ho tanta sete», dissi a Federica mentre ci rivestivamo.

«Vieni, andiamo a bere», mi rispose lei maliziosamente, infilandosi la camicetta e successivamente gli altri indumenti mentre si passava la lingua sulle labbra.

Feci lo stesso anch'io, iniziando dall'intimo e dai pantaloni.

«Pensa te come sprecavo il mio tempo a fare queste dannate cose chiusa in casa», esclamò acida la giovane lanciandomi la camicia che anni prima aveva fatto per me.

Non replicai e mi limitai a vestirmi. Federica era cambiata e volevo capire quanto.

Uscimmo di casa e mi portò a passo svelto vicino a un vicolo che distava qualche isolato.

Nel breve tragitto la ragazza ridacchiò guardandomi con aria divertita e mi indicò la strada con un cenno del capo.

«Quanti ricordi eh...» mormorò mordendosi un labbro, mentre sapevamo entrambi cosa si facesse in quelle viuzze, lontane da occhi indiscreti.

Come mai voleva andare lì con me?

Per condividere memorie comuni forse?

Sentii dei gemiti in lontananza e guardai rallegrato Federica.

«Io urlo così?» mi chiese sogghignando e alzando un sopracciglio.

Continuammo a camminare in direzione di quei versi prolungati.

Era strano, sembravano fisicamente lontani, eppure io li sentivo chiaramente, a dirla tutta, udivo troppe cose e avevo un gran mal di testa. Lentamente mi appoggiai al muro barcollando.

«All'inizio è normale, tranquillo, ci farai l'abitudine», mi calmò Federica senza fermarsi e proseguendo.

In genere i vicoli di quella zona erano malfamati e, infatti, i guai non tardarono ad arrivare.

Qualche metro più in là un uomo con un coltello in mano fece capolino con aria intimidatoria. Era vestito in modo trasandato e aveva un'aria poco raccomandabile. Riuscii a scorgere sul suo viso una lunga barba nera e dei capelli unti e sporchi.

«Datemi tutto quello che avete o vi faccio fuori!» ci intimò il malfattore ridacchiando, mentre si passava l'arma da una mano all'altra.

Mi misi davanti a Federica combattendo con il mal di testa dovuto a tutti i suoni che la affollavano.

«Fuori dai piedi!» ordinai all'uomo tenendomi il capo che veniva attraversato da una forte fitta.

Per un attimo persi quasi conoscenza, ma mi ripresi subito e fronteggiai minaccioso il delinquente che come risposta mi trafisse col coltello senza pensarci due volte.

La lama si piantò nel mio stomaco e mi fece male, ma non come quando a farlo fu Nicola qualche mese prima. Incassai il colpo e lo guardai negli occhi.

Non era normale prendersi una coltellata e gemere appena per il dolore, nessun'altra reazione.

Il tizio, infatti, era sconvolto.

Lo presi per la maglia zozza e strappata e senza rendermene conto lo sollevai da terra. Non mi capacitavo del fatto che avessi tutta quella potenza. Era bello grosso quel tizio, ma io lo feci volare per parecchi metri con una forza sovrumana e senza sforzarmi minimamente.

Estrassi il coltello dalla mia pancia senza troppe cerimonie, e guardai il taglio: c'era meno sangue di quanto ce ne sarebbe dovuto essere.

Ma cosa diavolo mi stava accadendo?

Federica aveva semplicemente osservato la scena, curiosa e divertita. Restai stranito dal suo atteggiamento perché io la ricordavo molto più paurosa. Continuammo a camminare lasciando l'uomo esanime a terra, arrivando così al fondo della stradina.

Un ragazzo si alzò i pantaloni velocemente mentre una ragazza si abbassò invece la veste. Li avevamo colti nel pieno dell'azione e non avevano gradito, a quanto pareva.

«Ehi, puttanella! Ti piace farti sbattere nei vicoli, eh?» esclamò Federica in modo arrogante e cinico, rivolgendosi alla giovane.

Non era da lei parlare così, aveva sempre un linguaggio più elegante e meno volgare. Era davvero cambiata in quei mesi.

«Cosa vuoi, tu troietta?! Vorresti essere al suo posto?!»ribatté il tipo dedicandole un sorriso beffardo.

Risposi io per lei parandomi davanti a lui in pochi secondi, con una velocità che avevo appena appreso di avere. Federica fece lo stesso con la fanciulla che, invece, era rimasta con la testa bassa tutto il tempo per l'umiliazione subita.

Quasi contemporaneamente li sbattemmo contro il muro e dopodiché ci scambiammo di posto con una rapidità fuori dal normale, tenendoli per la gola.

Osservai Federica: le sue pupille erano diventate rosse e i suoi canini più lunghi del solito. Ero sicuro che anche io avessi quell'aspetto in quel momento.

«Guarda e impara, tesoro», mi disse sensualmente avvicinandosi al collo del ragazzo terrorizzato e impossibilitato a divincolarsi.

Da dove prendeva tutta quella forza?!

Anch'io poco prima con quel delinquente nel vicolo, avevo scoperto di avere una potenza sovrumana.

Federica posò una mano dietro il capo del giovane, con l'altra gli prese la faccia da sotto il mento e con un gesto rapido gli ruppe il collo.

Cosa diavolo stava facendo?! Ero allibito!

Poi, chinandosi sulla sua pelle immacolata, i suoi canini addentarono la parte destra della giugulare e iniziò a succhiare il suo sangue, così come aveva fatto con me la notte prima.

La fanciulla che tenevo per la gola cominciò a piangere disperata. Pensai di lasciarla andare, anche io ero sorpreso e spaventato dalle azioni di Federica, ma qualcosa dentro di me mi spingeva a imitare la mia amata.

Federica mollò la presa e il corpo stramazzò a terra, mentre il suo volto tornava alla normalità, anche se aveva ancora la bocca coperta di sangue. Si mosse a gran velocità verso di me, ponendosi dal lato opposto a quello in cui mi trovavo io.

«Avanti, so che lo desideri, fallo! Puoi, nessuno ti fermerà», mi incitò, incoraggiandomi a essere brutale nei confronti di quella povera innocente.

Spostai più volte lo sguardo da Federica alla giovane e poi sospirando la liberai.

Lei mi ringraziò piagnucolante e iniziò a correre voltandosi nella mia direzione per guardarmi. Ebbe giusto il tempo di girare e rivolgere l'attenzione davanti a sé che io mi ero già parato di fronte a lei, mentre Federica le stava dietro.

«Scusa, niente di personale, devo farlo», confidai alla ragazza con un tono grave.

Le spezzai il collo, così come aveva fatto Federica prima, e iniziammo a bere, io da una parte e lei dall'altra, fino all'ultima goccia del sangue di quella fanciulla indifesa.

Dopodiché la lasciammo cadere bruscamente a terra e ci baciammo appassionatamente. Infine, pulitoci la bocca, ci incamminammo mano per mano verso la luna.

Tornati a casa, lei mi rivelò cosa ero diventato e tutto ciò che c'era da sapere sui vampiri. Mi disse anche che ero morto e che aveva fatto tutto questo per me, per poter stare insieme, per sempre.

Ma la parte finale del racconto fu per me come una pugnalata al cuore.

«Tu davvero ti sei fatta aiutare da quello schifoso?! Non posso crederci!» sbottai con tono irato e tirando un pugno contro il suo armadio, trapassandolo da parte a parte. Grazie alla nuova forza che avevo acquisito dopo la mia trasformazione, non fu neanche doloroso.

«Fammi spiegare meglio, e non arrabbiarti così o potresti combinare qualcosa di avventato», esclamò Federica in tono calmo e pacato poggiando una gamba sull'altra e abbozzando un sorrisetto sarcastico.

«Mi ero svegliata nel vicolo dove quell'uomo mi aveva morso e fatto bere il suo sangue. Come tu mi hai detto, eri stato costretto a scappare inseguito da quegli uomini col cappuccio nero. Hai lasciato il mio corpo lì e non potevi fare altrimenti», iniziò a raccontare la vampira.

«Il sole stava per sorgere ed ero confusa, disorientata e tutta sporca di sangue. Non sapendo cosa fosse successo, passai una settimana in una casa abbandonata cercando di controllare questi nuovi poteri e questa sete irrefrenabile. Spinta da questo bisogno e realizzando presto che col sole non potevo uscire, una notte andai a caccia, sfamandomi più che altro di ubriachi e coppiette. Poi un giorno rividi Nicola e scoprii che era come me», continuò gesticolando vistosamente.

«Nei mesi che seguirono mi aiutò come io sto facendo adesso con te», mi spiegò infine Federica con un'espressione seria e giocando con una lunga ciocca color biondo cenere.

La passò tra le dita più volte e per tutto il tempo evitò il mio sguardo. Poi lasciò andare i capelli che le ricaddero leggermente mossi al fondo, proprio come quando era umana. Non vedevo differenze fisicamente parlando, a parte l'abbigliamento, era il suo carattere a essere mutato radicalmente.

Era sempre stata la sua vera natura o era stato Nicola a renderla così?

O semplicemente era cambiata dopo la trasformazione?

«Diamine! Era Nicola Nardini! Ti rendi conto di chi diavolo ti stessi fidando?» le urlai facendo volare un mobile contro il muro.

«Era l'unico che capiva cosa stessi passando, e si è offerto di aiutarmi. So cosa stai pensando, non ci sono andata a letto! Era questo che credo lui volesse, ma io ho sempre rifiutato», rispose Federica, alzandosi e avvicinandosi.

Prese la mia testa tra le sue mani cercando di calmarmi e guardandomi dritto negli occhi con le sue iridi verde smeraldo. Appoggiò la sua fronte contro la mia e io accarezzai i suoi capelli, per poi passarmi tra le dita le punte mosse. Ci baciammo lentamente, con le nostre labbra che si muovevano all'unisono, ma fummo interrotti dal bussare alla porta.

Andai ad aprire e dall'altro lato della porta stava un signore di mezza età coi capelli grigi e la barba incolta con indosso una salopette blu e degli stivali di gomma verdi.

«Smettetela di fare casino lì dentro o ve la faccio vedere io, maramaldi!» mi aggredì l'anziano signore puntandomi contro l'indice.

Di risposta lo afferrai per la salopette e lo tirai all'interno facendolo volare contro la parete. Mi avvicinai a lui e, prima che potesse parlare, infilai la mano nella sua cassa toracica e gli strappai il cuore dal petto.

La mia rabbia era esplosa ricadendo su quel poveraccio, ma non sentivo rimorso o emozioni. Avevo visto quel gesto da Federica quando uccise l'uomo in quel vicolo, ora sapevo che potevo farlo anche io.

Lasciai cadere l'organo a terra mentre il mio viso tornava normale. Mi voltai verso Federica che era rimasta in piedi a guardarmi, e poi mi venne davanti usando la velocità sovrannaturale di cui disponeva ogni vampiro.

«Lo hai fatto in una maniera così sensuale», mi sussurrò graffiante, avvicinando ancora le labbra alle mie.

Passammo alcuni mesi a saccheggiare i mercanti e ucciderli, o a cacciare le coppiette la notte. Ci divertivamo e questo ci aiutò a superare i nostri problemi con la nuova natura che bruscamente ci era stata imposta.

Eravamo ciò che eravamo, non avevamo spazio per i sentimenti deboli e in più era difficile provarli quando dovevi ammazzare quasi ogni giorno per nutrirti.

Non eravamo totalmente apatici, ma il rimorso e la coscienza sembravano esser svaniti grazie agli insegnamenti che Nicola aveva trasmesso a Federica e che, a sua volta, lei aveva passato a me.

Un giorno lei tornò a casa dicendo che aveva una grande notizia.

«Ho scoperto che qui vicino, precisamente a San Gimignano, c'è una comunità di vampiri, potremmo stare con i nostri simili ed essere noi stessi finalmente, senza doverci nascondere», mi riferì lei esaltata.

Accettai di trasferirmi, ma, prima di lasciare Firenze, diedi a mia madre una grande somma di denaro e le comunicai che non sarei mai più tornato. Lei mi donò un anello col simbolo della famiglia Giusti: un drago che si contorceva in una "G" e mi raccomandò di non toglierlo mai. Regalò un braccialetto a Federica chiedendole la stessa cosa, e ci dicemmo addio con il contorno delle sue lacrime.

Così partii per la volta di San Gimignano.

Arrivammo a un'enorme abitazione a tre piani, con molte stanze dove sia io che Federica e lo stesso Nicola vivevamo. Apparteneva a un ricco uomo che "casualmente" morì lasciandola libera; così fu comprata da un gruppo di vampiri che la misero a disposizione di tutti, a fronte di una somma da versare mensilmente.

La camera mia e di Federica aveva le pareti color crema e vari quadri antichi disseminati su di esse. Il pavimento era quasi interamente ricoperto da un tappeto rosso, sul quale spiccava un grande e spazioso letto e degli antichi mobili di mogano.

Passò qualche settimana prima di incontrare lui, Nicola Nardini.

«Anche da morto mi perseguiti, eh?» mi disse Nicola mostrando il suo sorriso falso.

«Beh, anche da morto sono meglio di te, non essere geloso, ti manca papà?» gli risposi con arroganza.

«Domani notte io e te finiremo il duello che abbiamo interrotto mesi fa», ringhiò lui in tono di sfida.

Accettai la sua proposta e ci demmo appuntamento per l'indomani davanti alla villa dove abitavano tutte le creature della notte presenti nei dintorni.

Guardai Nicola negli occhi e sfoderammo le spade: iniziammo a menar fendenti senza mai riuscire a colpirci. Era migliorato notevolmente!

Fu lui il primo a raggiungermi al fianco.

«Questa volta ti batterò, Giusti!» urlò Nicola cercando di trafiggermi. Usando la velocità da vampiro lo schivai e mi misi dietro di lui, ma, a sua volta, si spostò e riuscì a disarmarmi e a infilzarmi con la sua lama.

Caddi in ginocchio sentendo un dolore acuto all'altezza dello stomaco. Quella ferita non mi avrebbe ucciso, ma sicuramente non era un toccasana.

Sollevai lo sguardo verso di lui alzando un angolo della bocca, guardai i suoi occhi furenti e divenuti rossi. Era pronto a decapitarmi.

«Fermo, Nicola, ti prego!» gridò Federica avvicinandosi a noi e proteggendomi col suo corpo. Gli posò le mani sul petto scuotendo il capo.

«Deve ancora fare pratica con i nuovi poteri di cui dispone. Non è uno scontro leale!» affermò Federica riportando le braccia lungo i fianchi.

Lui esitò e poi la baciò. Lei si oppose, e nella mia testa vidi l'immagine di qualche anno prima. Le mie pupille divennero scarlatte e i canini si allungarono. Mi issai in piedi e mi lanciai alla carica, spostando bruscamente Federica e facendola volare diversi metri più in là.

Una volta raccolta la spada da terra, trapassai la cassa toracica di Nicola, ma, prima che potessi estrarre la lama e ferirlo ancora, una freccia mi centrò alla schiena facendomi perdere la presa sulla mia arma. Caddi in ginocchio e voltai la testa per vedere da dove era partito l'attacco.

Sul tetto c'era uno degli incappucciati.

Anche Nicola fu colpito e, in breve tempo, una decina di loro ci avevano accerchiato. In lontananza scorsi un uomo che procedeva lentamente verso di noi, con indosso una tunica diversa da quella degli altri.

«Voi due sempre a farvi la guerra anche da morti, eh?» disse l'individuo col cappuccio con un accento che mi sembrava di riconoscere.

«Siamo i Lama Oscura, nati per sterminare gli abomini come voi, scusate se non ci siamo presentati l'altra volta, ma c'era un po' di trambusto.»

Quella voce... era troppo familiare.

Quando si tolse il copricapo, mi trovai di fronte mio padre.

«Sai, Nicola, tuo padre mi è stato utile nel scatenare la rivolta, permettendoci di agire nella confusione e scacciare tutti i demoni come voi! Purtroppo, la signorina Marchese e pochi altri sono riusciti a scappare qui, e anche se ci abbiamo messo un po' vi abbiamo trovato. È finita, mi spiace, figliolo.»

Le sue parole furono interrotte da due sordidi tonfi: Federica mi guardava dal tetto da dove l'uomo mi aveva scoccato la freccia. Quello che aveva colpito Nicola probabilmente era sull'edificio di fronte, ma, in ogni caso, entrambi ora giacevano al suolo privi di vita.

Con il labiale mi disse"ti amo", e poi si dileguò nella notte scomparendo alla mia vista.

Dopo quella scena mio padre la rincorse con due uomini al seguito.

«Eliminateli!» intimò agli altri Lama Oscura che ci circondavano.

«Prendi!» mi urlò Nicola, passandomi la mia spada e raccogliendo da terra la sua.

Entrambi ci eravamo liberati delle rispettive frecce e ora eravamo schiena contro schiena accerchiati da quella setta di psicopatici invasati.

«Mai è successo prima e mai più accadrà, ma ora siamo una squadra, perciò... buona fortuna, Nardini!» lo incoraggiai.

«Dopo vent'anni sono d'accordo con te per la prima volta, Giusti! Facciamogli il culo!» rispose con un sorrisetto sarcastico il mio acerrimo rivale.

Usando la mia innaturale velocità, riuscii a uccidere subito due dei Lama Oscura trapassandoli con la mia lama; Nicola fece altrettanto, liberandosi di altri tre avversari. Lasciammo le nostre spade nel corpo dei nemici, ci lanciammo uno sguardo d'intesa e guardammo le balestre dei due uomini che prima stavano sul tetto.

Annuimmo entrambi e cominciammo a schivare i fendenti degli incappucciati, dirigendosi verso le armi che stavano vicino ai proprietari eliminati in precedenza da Federica. Riuscimmo ad arrivare vicino alle balestre, con un balzo salimmo sul tetto e, impossessandoci anche delle frecce, le usammo sui nemici cogliendoli impreparati a questa mossa.

Erano rimasti in due, sembravano spaventati e iniziarono a fuggire. Saltammo giù arrivando davanti a loro, togliemmo loro i cappucci, e con grande stupore scoprimmo che si trattava di due donne.

Non ci pensammo due volte e spezzammo loro il collo, per poi nutrirci dopo quella estenuante battaglia.

«In fondo ti ho sottovalutato, Giusti, anche se resti un lurido bifolco inutile», affermò Nicola lasciando andare la donna che aveva appena ucciso e pulendosi la bocca dal sangue.

«Non saremo mai amici, ma devo ammettere che mi hai sorpreso, per oggi non ti ucciderò», gli risposi mollando a mia volta la vittima appena dissanguata.

Ci eravamo parzialmente ripresi dallo scontro grazie al pasto appena fatto, ma era troppo presto per cantar vittoria.

Sentii un dolore lancinante alla schiena e Nicola urlò a sua volta. Crollammo entrambi a terra perdendo lentamente i sensi.

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