Rifiuto e seduzione

By Alexandra-writes

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Inghilterra, 1840. Allyson Stevens ha sedici anni e possiede un'intelligenza e cultura inusuali per ragazze d... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Leggete!
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Epilogo
Leggete! Nuova storia!

Capitolo 39

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By Alexandra-writes

"Non potevi prendere me?" Un ultimo urlo gridato al cielo con violenza, dopodiché Bradley si accasciò sul mio corpo.

Piangeva.

Eppure non riuscivo ad aprire gli occhi per alleviare la sua sofferenza, nonostante egli continuasse a stringermi contro il suo petto e a rianimare il suo capo nell'incavo del mio collo.

Una seconda lacrima scivolò sulla mia giugulare.

Bradley arricciò il tessuto della mia veste, come per trasmettere su qualcosa di materiale la sua angoscia e la sua disperazione.

Poteva esservi più sofferenza, mio Dio?

Come mi sentii in colpa nell'osservare una simile amarezza senza poter, tuttavia, confortare il suo animo affranto!

Anche i leoni hanno il cuore di un agnello, a volte! mi ritrovai a pensare, mentre avvertivo ancora il calore della sua pelle contro la mia.

Il signor Wilkinson iniziò a singhiozzare più avidamente e intrecciò le mani tra i miei capelli bagnati e li accarezzò, una miscela di dolcezza ed incredulità; dopodiché fece scorrere una mano sulla mia mandibola, osservando come il sangue ne tingesse la pelle. Le sue unghie sembravano graffiare la mia cute, come per assorbirne le ultime sfumature di colore, per poi affondarle nella melma a noi contigua, circondando il mio corpo con le sue braccia possenti e salde.

Avvertivo il calore del suo petto premere contro i miei fianchi e il suo respiro sul viso, benché avessi quest'ultimo rivolto al candore delle ultime falci lunari; i suoi capelli mi solleticavano le guance, tuttavia era un'agonia tremendamente piacevole in un oceano di angoscia.

Cosa arrecava più dolore, santo Cielo? I lividi comparsi sulla mia pelle o la tristezza incontrollabile di cui Bradley faceva sfoggio?

E poi aprii gli occhi.

Con un'assurda debolezza, osservai il cielo tingersi di un grigio plumbeo e oramai incontrastato dalle nubi, poiché un lieve bagliore iniziava a filtrare dalla coltre di atmosfera opaca aggregata ad Oriente, quindi avrei -forse- potuto gioire dell'assenza di quel manto nero che tanto mi aveva incusso timore e terrore, eppure -notai- esso apparì nuovamente nella folta chioma corvina di mio marito.

Egli mi stava abbracciando.

Non mi aveva solamente cinta con le braccia, oh no! poiché Bradley aveva -evidentemente- deciso di adagiarsi al mio fianco, giacché sembrava così in difficoltà nel continuare ad esprimere il suo atroce dolore!

I miei occhi erano talmente rigidi e lineari come una fessura che egli non notò il mio sguardo vigile a scrutare i suoi movimenti, e continuò irremovibilmente a versare lacrime, le quali andavano depositandosi sulle mie ferite, e questo causò un intenso bruciore ardere sulla mia pelle.

Quando egli intrecciò le gambe alle mie e posò la fronte sui miei zigomi, lo udii sussurrare preghiere soavi e leggere, parole di perdono mai da egli pronunciate!

Quale pena!

Sarei riuscita a reggere il senso di colpevolezza che mi attanagliava il cuore, Signore? Sapere di aver causato una così simile dolenza emotiva ad una creatura sofferente sin dalla nascita!

Che tu possa essere maledetta, allora, Allyson! intimai al mio cuore, chiedendo al Cielo clemenza e una bontà che non avrei assolutamente meritato.

Avrei preferito la morte. E lo giurai.

Non resistetti: quando una sua lacrima macchiò le mie guance, alzai dolcemente una mano e feci scorrere delicatamente le dita sul suo volto umido: le sue ciglia erano maledettamente madide di tristezza, pertanto trasalii quando i suoi occhi verdi di spalancarono, quasi terrorizzati, e l'intensità delle sue iridi penetrò con violenza la mia vista fragile e appannata.

Egli spostò lo sguardo sui lineamenti del mio volto, con una crisi isterica e quasi incredula -avrei potuto dire- visto l'ardore con cui prese il mio volto tra le mani, la pelle delle sue dita quasi inaridita dalla brezza pungente e aspra dell'alba. "Grazie a quel Cielo che ho tanto imprecato! Sei viva!" disse, asciugandosi velocemente le lacrime, come se egli non volesse ferire il suo orgoglio mascolino. "Siete viva, perdonatemi." si corresse.

Oh, come se mi fosse importato alcunché delle rigide e inutili formalità! Eppure non avevo la forza per replicare ed esporre questo mio pensiero, quindi mi limitai a trasmettere una sorta di fiducia inespressa attraverso quella che sperai potesse essere intensità dipinta nel mio sguardo.

Le sue ciglia sfiorarono le mie quando emise un gemito di sollievo e si sedette, prendendo delicatamente il mio corpo tra le braccia per porlo in posizione eretta.

Gemetti forte quando la mia schiena cigolò dolorante sotto la sua -benché lieve- presa, tuttavia tentai di celare gli spasimi addentando il mio labbro inferiore ma, quando avvertii l'essenza amara e gelida del sangue farsi strada nella mia bocca, cessai.

Chinai il capo, comprendendo di essere dannatamente spiacevole allo sguardo, visto il mio aspetto malconcio, lurido, ferito e percosso.

Quanti lividi covavo sulla pelle? Avrei avuto la forza di contarli? E oh! chi li avrebbe curati?

Nel freneticismo delle mie angoscianti domande, alzai istintivamente lo sguardo verso Bradley, per poi posarlo nuovamente sulle mie mani unte di sangue, poiché esso era così intenso! E, inoltre, detestavo avere la consapevolezza di poter infliggere pena e compassione ad alcunché, quindi scossi il capo ed iniziai a tremare.

Egli, con una velocità quasi conturbante, sfilò la lunga giacca nera dalle sue spalle e la usò per avvolgere il mio corpo oramai intirizzito e, dopo avermi osservata per un lungo istante, decise saggiamente -compresi- di abbandonare quel futile distacco da sempre regnante tra le nostre anime e mi strinse a sé, così poggiai la testa sul suo petto.

Il calore del suo abbraccio era molto più potente. Esso conferiva una sorta di protezione pura e incondizionata, tantoché mi ritrovai a pensare a Bradley come un semplice diciottenne in procinto di dedurre la strada migliore da percorrere nella sua vita.

E così, come le nuvole lasciavano il posto ai lievi bagliori dell'aurora, anche la mia mente, nonostante fosse fisicamente dolorante, iniziò a schiarire i suoi pensieri: avrei preso parte al suo destino.

"Cosa ti... vi hanno fatto?" Egli alzò il mio viso con un dito e mi obbligò ad elevare lo sguardo per incrociare i suoi occhi, ma non vi riuscivo.

Nel suo petto ero così nascosta e impassibile alle intemperie del mondo! Quale gioia covavo tra le sue braccia!

Dopodiché accarezzò le mie ferite. Chiusi gli occhi dolcemente, poiché la sensazione era così intensa! Potevo quasi avvertire la consapevolezza di avere una roccia insormontabile quale Bradley al mio fianco, dunque la protezione nelle sue gesta era un lusso troppo buono per una sciocca creatura come me.

Egli avvolse le gambe attorno alla mia vita e mi ingabbiò nella solidità del suo corpo, poi parlò, non senza aver prima tratto un lungo sospiro colmo di un'improvvisa rabbia: "Chi erano? Cosa vi hanno fatto? Perché avete lividi sulla pelle?" La sua mandibola iniziò a tremare, mentre spostava delicatamente il mio viso tra le sue dita per scrutare maggiormente i resti incisi delle percosse.

Dopodiché alzò lo sguardo, chiuse per un breve istante gli occhi, e quando li riaprì essi brillavano di una luce soffusa.

Oh, no, mio cuore, non reputarti sadico! -pensai- Non ami osservare la sua sofferenza, poiché apprezzi il fatto che qualcuno si dimostri, finalmente, degno di te! conclusi.

Schiusi le labbra per replicare, eppure tutto ciò che vi fuoriusciva era un gemito spezzato.

Il respiro, mio Dio, il respiro! Come avvertivo l'assenza di aria nei miei polmoni!

Portai una mano al costato e vi impressi una lieve carezza, per poi trasalire e barcollare leggermente, inchinando il capo, travolta dalle fitte, tuttavia Bradley non restò indifferente, oh, no!

Egli posò una mano sulla mia e, dopo aver avvolto leggermente le mie dita con la sua flebile ma rassicurante stretta, mi osservò, giungendo ad esporre l'amara ma veritiera conclusione. "Vi hanno percossa? Da quanti vigliacchi era composto il loro gruppo?" La sua voce salì di un'ottava, quando inarcò le sopracciglia, disgustato e collerico.

Tuttavia, riuscii a mormorare un gelido due, e una lacrima rigò le mie guance.

Impressionante! Persino una goccia innocente mi arrecava dolore!

Istintivamente, Bradley portò le mani ai suoi capelli, sfilando leggermente qualche ciocca, in preda ad attacchi rabbiosi ed increduli, dopodiché colpi la melma con un ferreo pugno. "Balordi! Quale uomo di buona famiglia avrebbe assalito una povera creatura innocente?" disse. "La ghigliottina sarebbe un onore troppo beffardo per comportamenti simili! Con queste mani" alzò un polso. "provocherò la loro morte!"

Dopodiché il suo sguardo tornò su di me, e continuò ad accarezzarmi il viso, con un'innata dolcezza che non avevo mai avuto la fortuna di conoscere. "Oh, non riesco a vedervi così, proprio non riesco! Il vostro volto angelico percosso, tinto di segni violacei, quel volto che io tanto... amo."

Mi limitai a stringere tra le mani le giunture pallide delle sue dita, talvolta sporgendomi per osservare meglio il suo volto e apprezzarlo in ogni suo piglio: affranto, gioioso, ferito, iroso o collerico, poco mi sarebbe importato!

Bradley era la mia roccia.

Giacché ogni mio dolore esterno, aveva creato un'unica sostanza ignobile con le fitte interne del mio cuore, per poi svanire in sua presenza.

Egli sistemò la giacca sulle mie spalle. "Hanno... oh, Cielo! Hanno abusato di voi? Del vostro corpo?"

Iniziai a tremare e, finalmente, riuscii ad emettere una manciata di suoni. "Io... non lo so." Scoppiai in un pianto isterico, chiedendomi, per l'appunto, cosa avessero compiuto ai miei danni quei due cacciatori, una volta notata la mia perdita di sensi.

Bradley posò un dito sulle mie labbra, pregandomi indirettamente di tacere, forse per non accrescere il suo stato d'animo turbato. "Mi permettete di scoprirlo, dunque?"

Aggrottai la fronte, avvertendo le ferite cicatrizzarsi lievemente ad un simile impatto, ma non potei far altro che annuire soavemente, poiché avevo riposto incondizionatamente la mia fiducia in Bradley, nonostante non avessi ancora dimenticato le sue azioni.

Trasalii quando le sue mani si spostarono sui lembi del mio abito, per poi alzare quest'ultimi e scoprire la mia pelle nuda, tuttavia lo lasciai continuare. Con un gesto repentino, la mia biancheria intima fu esposta al suo sguardo, nonché alla luce del sole che stava per nascere ad Est, e osservai la sua espressione concentrata risollevarsi quando dedusse un qualcosa cui ancora dovevo trovare nome.

"Non avete sangue tra le gambe, non vi hanno violata. Signore, grazie!" Egli congiunse le mani in un gesto pio, mentre io mi limitavo ad inarcare le sopracciglia, poiché la mia ingenuità non mi dava modo di riflettere riguardo le sue parole.

Ma ero violata nell'animo.

Ancora rammentavo le loro mani sudice farsi largo sul mio corpo, tocchi proibiti, scopi irrazionali e putridi ai miei danni!

Eppure gioii e sembrai quasi lodare me stessa, giacché avevo lottato, salvaguardato la mia dignità, poiché Dio mi aveva commissionato la cura di un giovane tanto ribelle quanto enigmatico, e compresi come fosse stato affidato a me il compito di destare il suo cuore.

Ma non ressi a lungo, mio malgrado! Il mio corpo fu avvolto da spasmi e la mia flebile gioia precedente si frantumò in una schiera innumerabile di schegge taglienti, doloranti quanto la consapevolezza di aver fallito come donna, come persona, come Allyson.

Fuggire dalle braccia di proprio marito per accorrere in pericoli ovvi!

"Ho paura!" esclamai e afferrai la camicia di Bradley, avvinghiandomi contro di essa, e seppellendo il mio viso nel suo petto, trovandovi conforto e pace.

Egli tentennò.

Lascio oscillare la sua mano, prima di posarla delicatamente sui miei capelli. "Non sarete più indifesa, ve lo giuro sul mio nome."

Sorprendentemente, avvolse un braccio attorno alle mie gambe, creandovi una stretta salda e inarrestabile, e si alzò.

Mi lasciai trasportare dalla sua tutela, quando, tra le sue braccia, i miei lividi cessarono di pulsare, per poi crollare in un sonno profondo, così come i miei sensi.

—————————

Fui destata da un crepitio acuto che sollecitò i miei pensieri. La luce era divenuta meno sgargiante, quindi compresi come il mezzogiorno fosse trascorso con velocità.

Bradley si voltò rapidamente nell'udire un mio sommesso mugolio, e sembrò chiedere indulgenza con lo sguardo quando, vestito solamente di una camicia stranamente stinta, si avvicinò e, dopo avermi implorata di non affaticarmi, mi disse: "Ho chiamato uno dei dottori migliori del Bedfordshire, vi visiterà or ora, se siete all'altezza di ristabilire le vostre forze." mormorò. "Oh, no, calmatevi, non affannatevi, rimanete pure sdraiata, dunque!"

Dopodiché tornò all'uscio delle nostre stanze, e con voce autorevole ordinò a Dorothy di chiamare in stanza l'onorevole dottor Welley, come ebbe la bontà di definirlo.

Per tutto il tempo della mia visita, Bradley rimase concentrato e in sincera apprensione sullo sfondo, le braccia incrociate al petto e il bacino leggermente inclinato, in una posizione sofisticata ma talvolta piacevolmente trascurata.

Di tanto in tanto, egli si occupava di chiedere al dottor Welley come poter essere d'aiuto, eppure in risposta riceveva solo un autentico borbottare impaziente.

Ero certa di poter ricordare per tutta la vita come egli mi osservò intensamente, quando gli arnesi del dottore sfiorarono la mia pelle, giacché lessi nei suoi occhi un'eccessiva sofferenza e un inspiegabile senso di colpa che sembrava attagliargli le vene, dunque ciò mi rese una perfetta sciocca, una dannata ingrata.

Avevo procurato da sola i miei danni, e avrei dovuto, per l'appunto, riparare le conseguenze in una perfetta solitudine, senza che nessuno si occupasse di donare supporto ad una simile beota.

Una lieve incrinatura alle costole, disse il dottore, e quando sobbalzai, quest'ultimo assicurò la mia anima in pena aggiungendo che ciò non avrebbe comportato nulla di eccessivamente grave che non avrei potuto assopire con una buona dose di riposo.

Di conseguenza, potei solamente lamentarmi del bendaggio che avvolse attorno al mio busto, poiché sembrava impedirmi la respirazione, e aria pulita era il solo ed unico desiderio che richiedevo alla Provvidenza.

Non ricordai un'espressione differente dallo sgomento quella dipinta sul viso di Bradley, come se attirasse verso di sé quel dolo che apparteneva, invece, alle mie azioni.

Era molto tormentato quando si sedette accanto a me, sul letto, tuttavia rivolgendomi le spalle, per poi scusarsi.

Chinò il capo e congiunse le dita, straziando indiscutibilmente con torture il suo labbro inferiore, dopodiché agitò la sua capigliatura e prese il suo volto tra le mani, pulendo gli angoli della sua bocca. "Perdonatemi. Non avrei dovuto leggere il vostro diario, perdonatemi. Solo mia è la colpa di una simile disgrazia!"

"Oh, no!" mi affrettai a replicare, allungando un braccio e sfiorando la sua spalla.

Silenzio.

"Bradley..."

Egli si voltò, gli occhi sbarrati e il piglio stupefatto da una piacevole sorpresa, dedussi. "Come, prego?"

Poi ricordai.

"Non ho ancora udito il mio nome pronunciato dalle vostra voce melodiosa..." aggiunse. "Come ne gioirei!"

"Potreste udirlo, in futuro." alzai il capo verso in cielo, poiché desideravo che il sole m'abbagliasse per ciò che stavo per aggiungere. "Quando l'amore mi avrà legata a voi."

Ansimai, rammentando le mie parole, e fui scossa assai da una simile rivelazione, poiché non avevo badato alle mie parole: esse avevano infranto le barriere della mia coscienza e del mio controllo, esponendosi caldamente alla luce del sole.

E abbandonai ogni sorta di formalità in ciò che stavo per aggiungere.

"Bradley, perché mi hai portata in salvo, questa notte?" domandai. "Oh, io così dolore ti ho arrecato con i miei rifiuti, le mie parole! Avresti dovuto lasciarmi morire, in preda al gelo, al dolore e al mio senso di colpa!"

Il giovane scosse quasi furiosamente il capo, come se gli risultasse molto difficile assimilare tali parole, e sbatté ripetutamente le palpebre.

"Eppure non lo hai fatto, tu mi hai salvata." aggiunsi, inclinando il capo e ammirando la sua bellezza. "Perché, dunque?"

Bradley fissò un punto indistinto in lontananza, aborrendo l'idea di sorridere e di esternare quella gioia che segretamente provava, nell'osservare il mio distacco disintegrarsi sotto simili parole.

Dopodiché si voltò.

Allungò una mano verso il mio volto.

E le sue dita accarezzarono la mia guancia ancor rivestita di lividi. "Perché ti amo, Allyson."

***************************

Vi avevo detto che il momento sarebbe giunto!

Come reagirà Allyson? Cosa compirà Bradley?

Votate e commentate!







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