Psychotic [h.s.] (Italian tra...

By TheCousinsGang

3.4M 145K 164K

"L'amavo non per il suo modo di ballare con i miei angeli, ma per come il suono del suo nome poteva mettere a... More

Psychotic (Italian translation)
SONG - LIST
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Epilogo
Ringraziamenti
AVVISO
THE COUSINS' GANG POV

Capitolo 33

62.6K 2.6K 2.7K
By TheCousinsGang

Ero ben consapevole del ritorno di Norman e ben consapevole delle sue azioni malvagie. Ero ben consapevole del fatto che io ed Harry avessimo disperatamente bisogno di fuggire. In un mondo perfetto, ci sarebbe stata una via d'uscita e una fuga davanti a noi. Ma tanto tempo fa, avevo imparato che un mondo perfetto non esistesse. Non importava quanto duramente ci avessimo provato, non importava quanto lavoro le nostre menti avessero sopportato per capirci qualcosa, questa fuga non poteva essere eseguita in così poco tempo.

Le mura dell'istituto si ergevano come barriere non solo per i pazzi ma anche per il pericoloso compito di evadere. Fuga e. . . privacy. Beh, la privacy mia e di Harry. Perché quei piccoli baci sulla guancia o quei pochi minuti delle labbra di Harry sulle mie nell'ufficio di Lori non erano. . . abbastanza.

Ma invece di soffermarmi a pensare alle meravigliose spalle di Harry, al suo ampio petto, alla sua schiena, alla sua pelle liscia e alle sue labbra meravigliosamente carnose, camminai lungo il corridoio, ritrovandomi davanti all'ufficio di Kelsey. Kevin, la mia guardia, era alla mia destra per assicurarsi che non avessi fatto nulla di male.

Nel tragitto, comunque, notai alcune cose che di solito non avrei notato. Un paziente, che si stava comportando normalmente, stava venendo trascinato troppo violentemente da una guardia che gli stava troppo addosso; quest'ultima era troppo maleducata, buttando il paziente nella sua cella con troppa forza. Non si era nemmeno scusato, aveva soltanto sbattuto la porta e se n'era andato. E non era come se mi stessi aspettando che la guardia avesse dovuto comportarsi in modo carino ed educato, ma questa non era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Quando ero ancora un'impiegata, passavo la maggior parte del mio tempo rinchiusa nell'ufficio di Lori, di conseguenza, mi era persa molte cose su questo istituto. Ma ora, nelle vesti di una paziente, avevo aperto gli occhi ed avevo notato che la maggior parte degli impiegati fosse inutilmente crudele, come se noi fossimo degli animali piuttosto che delle persone. Ero fortunata di avere Kevin come guardia; non sembrava essere così violento e non mi aveva fatto nulla di male. Beh, non ancora comunque.

Aprii la porta dell'ufficio di Kelsey mentre Kevin rimaneva fuori ad aspettare, fuori dalla vista e dalla portata d'orecchio. "Kelsey, come diavolo faremo ad uscire da qui? Dove si trovano tutte le uscite? Hai una mappa dell'istituto?"

"Hey Kelsey, come stai? Bene, grazie per avermelo chiesto," mi prese in giro.

Le lanciai un'occhiataccia. "E se invece mi chiedessi tu come sto io, Kelsey? Oh, sto benissimo, amo davvero essere una malata mentale in un istituto per criminali, dovresti provare a volte. E' adorabile."

"Stavo solo scherzando," rise Kelsey. "Dai, siediti."

Sospirai e sorrisi debolmente, accomodandomi.

"Di cosa hai bisogno? Di una mappa?"

"Sì, c'è n'è una?" Domandai. Se dovevamo evadere da qui, sapere da dove uscire era ovviamente un buon punto di partenza.

"Forse sì," rispose; la sua espressione sembrava speranzosa. "Potrei provare a prenderne una. Sono certa che ci sia una specie di progetto dell'edificio, qui da qualche parte."

"Grazie," dissi, sperando che riuscisse a sentire, dal tono della mia voce, quanto gliene fossi grata.

"Figurati. Ma potrò dartela solo la prossima settimana, quando verrai di nuovo qui."

Sospirai con meno entusiasmo. "Non potresti darmela prima?" Chiesi il più educatamente possibile. Mi dispiaceva chiederglielo, aveva già fatto molto accettando di aiutarci. Ma ero disperata.

"No." Scosse la testa. "Se hai intenzione di fare questo, intendo davvero fare questo, dovrai mantenerlo segreto. E dico sul serio, non dirlo a nessuno. Non puoi fidarti di nessuno. Perché se lo scoprisse la Signora Hellman, per voi due sarebbe la fine."

Non ero certa se lo intendesse letteralmente o metaforicamente, ma ero certa della gravità della situazione. Lei aveva ragione. Persino far sapere a lei e a Lori dei nostri piani sembrava essere rischioso.

"Se venissi a darti la mappa in qualsiasi altro momento, con le guardie e i pazienti in giro, attireremmo l'attenzione. E tu non vuoi che accada."

Ovviamente non lo volevo, quindi avrei dovuto aspettare. Un'intera settimana. Fantastico. "Va bene," dissi, cercando di far suonare il mio tono lievemente più dolce rispetto al mio stato d'animo. "Un'altra settimana non mi ucciderà." Lo spero, aggiunse il mio subconscio. Ma lo ignorai. Sarei diventata solo paranoica.

Il resto del tempo lo utilizzammo davvero per una lezione terapeutica, anche se era più una cosa amichevole. Domandò anche di me ed Harry, un po' sospettosa.

"Allora, come vanno le cose con Harry?" mi chiese.

"Bene," risposi. "Parliamo tutti i giorni a pranzo e di solito abbiamo queste attività di gruppo insieme."

"Bene," rispose. "Ma lui sta bene? Non si è scatenato o arrabbiato o qualcosa di simile a quel che ha fatto qualche giorno fa?"

Avrei voluto chiederle come facesse a sapere dell'incidente nella mensa, ma qualcosa di così interessante si diffondeva come un incendio attraverso questo edificio. Probabilmente lo sapevano tutti. "No, non ha fatto niente. Perché?"

"Non lo so," rispose. "Volevo solo accertarmi che tutto fosse okay. Qualcosa riguardo Harry. . . non mi convince."

"Beh, lui è fantastico," risposi un po' bruscamente, concludendo difensivamente la conversazione. Parlammo di altre cose, senza citare di nuovo Harry.

Mi diressi verso la prossima attività del giorno. Si trattava di un altro gruppo, quello di disegno questa volta. Entrai nella stanza mentre la custode sorvegliava i pazienti, che erano seduti sul bordo di tavoli rotondi. C'erano lustrini e carte da costruzione, insieme a dei pennarelli e ad altri materiali. Questi materiali, invece di essere utilizzati per il loro scopo, venivano utilizzati diversamente dai pazienti, i quali disegnavano su se stessi oppure creavano delle immagini alquanto inquietanti, o li utilizzavano per fare dei pasticci senza senso. Nonostante ciò, quest'attività appariva amichevole, quasi infantile. Gli oggetti più pericolosi nella stanza erano alcune paia di forbici, troppo nascoste per causare danni. Tuttavia, alcune guardie erano sparpagliate nella stanza, solo per sicurezza.

I miei occhi cercarono Harry, e mi rilassai un pochino quando trovarono il loro obiettivo. Stava ritagliando qualcosa su un pezzo di carta rosa, mentre parlava con un altro paziente. Sorrisi per il fatto che lui stesse parlando con un paziente senza che io fossi lì ad implorarlo.

Aveva sicuramente appena finito di fare la doccia, poiché i suoi capelli erano pettinati all'indietro più accuratamente ed erano leggermente umidi. Sembrava molto più alto e giovane degli altri pazienti, ed estremamente più bello. Dire che spiccava tra tutti gli altri era riduttivo.

Non volevo interrompere la sua conversazione, così invece di andarlo a salutare, mi diressi verso un tavolo quasi vuoto, accanto ad una donna di mezz'età con dei capelli grassi che scendevano in delle ciocche scure sulle sue spalle. Per distrarmi dal guardare Harry, decisi di iniziare anch'io una conversazione. "Ciao," dissi gentilmente.

"Ciao," rispose, rivolgendomi un piccolo sorriso mentre mi guardava.

"Io sono Rose," le dissi.

"Jenny."

"Come stai?" Domandai, non sapendo cos'altro chiederle.

"Non. . . tanto bene. Tu?" Beh, questa conversazione era molto più semplice rispetto a quella avvenuta con Jane. E anche rispetto a quelle con la maggior parte dei pazienti, se dovevo essere precisa. Aprii la mia bocca per continuare la conversazione, ma Harry mi aveva vista e stava venendo verso di me. Gli sorrisi e dopo mi voltai di nuovo in direzione di Jenny, scoprendo che anche lei si era accorta di Harry.

Non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Harry, si spalancarono. Sembrava quasi. . . spaventata. Prima che potessi parlare, lei era già andata via, alzandosi improvvisamente dalla sedia, ed allontanandosi da noi. Che strano.

"Hey," Harry mi salutò spensieratamente.

"Ciao," sorrisi. "Ho visto che ti stai facendo degli amici."

"Sì, è così. Sto facendo un lavoro migliore del tuo, a dir la verità," mi prese in giro, indicando la donna che era appena scappata via da me.

"Hey, non è colpa mia se non piaccio ai pazienti," protestai.

Il sorriso di Harry fece spuntare le sue fossette. "Oh davvero?"

Annuii.

"Come mai?" Chiese in tono scherzoso.

"Non lo so, forse non sono simpatica. In più, abbiamo solo parlato con delle ragazze. Sbavano su di te, sei l'unico ragazzo qui che non puzza." Questo fece ridere Harry.

"Beh allora parliamo con i ragazzi," rispose Harry. Ma subito realizzò ciò che aveva detto, rimangiandoselo immediatamente. "Lascia stare, non succederà mai, cazzo. Non ti avvicinerai a questi ragazzi. Si eccitano solamente a guardarti."

Prima che potessi protestare, le labbra di Harry erano vicino al mio orecchio. "Ma chi può biasimarli, capita la stessa cosa anche a me," sussurrò, il suo respiro scorreva lungo il mio collo. Ma si allontanò velocemente, dandomi a malapena il tempo di elaborare le sue parole.

Il suo comportamento cambiò, i suoi occhi divennero seri, mentre guardava un punto fisso.

"Beh, questo--" Iniziai a dire, ma fui zittita da Harry prima che potessi finire.

"Ascolta," sussurrò, e lo feci. Sentii due guardie parlare proprio accanto a noi, probabilmente il motivo che aveva fatto allontanare Harry da me. Entrambi facemmo finta di essere occupati, disegnando cose a caso sulla carta colorata, mentre invece origliavamo.

"Almeno tu non lavori nel reparto C," disse una di loro.

"Giusta osservazione. Odierei lavorare lì, quel posto è una gabbia di matti," rispose l'altra.

E questo non lo era?

"Mi dispiace per chiunque lavori lì. Forse pagano bene, perché ci vuole coraggio con quegli squilibrati."

"Lo so, è un incubo. Hai sentito parlare della nuova paziente?"

"Quella con le gambe strane?" Disse la guardia.

"Sì, se l'è tagliate e dopo se l'è ricucite al contrario."

Proprio in quel momento, un'altra voce risuonò nelle mie orecchie, anche se questa volta era diretta a me e ad Harry. "Rose, mi andresti a prendere altri pennarelli nell'armadio laggiù?" Chiese una voce femminile. La custode.

"Certo," annuii, contenta di non dover ascoltare ancora la conversazione inquietante delle guardie. Mi alzai dalla mia sedia e mi diressi verso l'armadietto adiacente alla stanza. Harry mi seguì, anche se non sapevo il perché. Stavo andando semplicemente a prendere dei pennarelli.

Cacciai via dalla mia mente l'immagine inquietante, della quale stavano parlando le guardie, entrando in un piccolo ripostiglio. Mi avvicinai all'armadio per trovare dei pennarelli e sobbalzai quando sentii la porta chiudersi dietro di me. Quando mi girai, vidi Harry solo a pochi metri di distanza da me.

"Harry, mi hai spaventata! Perché sei qui?" Chiesi, anche se il sorrisetto sulle sue labbra rosso ciliegia diceva già tutto.

HARRY'S POV.

"Per, uh. . . per darti questo," dissi. Tirai fuori il pezzo di carta rosa dalla mia tasca, quello che avevo ritagliato con massima attenzione. Glielo porsi gentilmente; doveva essere un cuore, ma la forma era tutta frastagliata ed irregolare. Rose si prese un minuto per ammirare la bellezza del mio lavoro, e poi rise, facendomi ridacchiare. Dopo gettai il pezzetto di carta di lato, per ottenere ciò che volessi davvero.

Anche quando unii le mie labbra a quelle di Rose, continuammo a ridere durante il bacio. Le sue mani scivolarono immediatamente nei miei capelli e le mie sui suoi fianchi. Il bacio non era dolce e tenero ma era affamato e profondo. I nostri sorrisi svanirono mentre il mio corpo spingeva forte contro il suo. Immersi la mia lingua nella sua bocca e realizzai che i baci di Rose fossero migliorati molto di più grazie alla pratica. Molto, molto di più. Le mie mani si spostarono automaticamente sul suo petto, toccando e succhiando i suoi adorabili seni, mentre lei si lasciava sfuggire un soffice gemito.

Le mie labbra si spostarono sul suo collo, il mio punto preferito. Più succhiavo e più baciavo violentemente la pelle di questa zona, più lei reagiva. Feci scivolare le mie labbra verso il basso, raggiungendo la base del suo collo. Questo era il suo punto debole, potevo dirlo dai suoi respiri affannosi e dalle sue mani che stringevano violentemente i miei capelli.

Succhiai la sua pelle, le mie labbra completamente premute su quel punto. Il suo petto si sollevava e si abbassava bruscamente quando era premuto al mio, un suono simile ad un sussulto e gemito cadeva dalle sue labbra. Era il suono più fottutamente sexy che io avessi mai sentito, facendo gemere anche me.

Dio, la desiderava da tutto il giorno. Avevo bisogno di toccarla e anche di farmi toccare da lei. Toccarmi da solo, le flessioni, gli addominali e qualsiasi altra cosa che utilizzava la mia energia aveva svolto un buon lavoro finora, riuscendo a calmare le mie. . . frustrazioni. Ma non ora, non quando io amavo Rose e lei ricambiava, non quando avevamo un disperato bisogno di andare avanti e dimenticare, anche se era solo per un po'. Dovevano essere le sue mani. E volevo far provare piacere anche a lei, e farla sentire come non aveva mai avuto il lusso di farlo prima.

Forse questo non era il posto adatto per farlo. Non in un'istituto mentale, vicino ad un'armadio, dove non potevo andare piano per la sua prima volta. Ero sicuro che neanche lei volesse farlo qui.

Ma fino a quando non saremmo usciti dal Wickendale, supposi ci fossero altre cose che avessimo potuto provare.

Avvolsi le mie mani attorno alla parte posteriore delle sue cosce, sollevandola intorno ai miei fianchi. La spinsi contro la parete come sostegno, ed iniziai a muovere i miei fianchi contro i suoi. La sua testa cadde all'indietro contro la parete, esponendo il suo collo. Assaporai l'effetto che avevo su di lei, premetti le mie labbra sul suo collo, agitai i miei fianchi contro il suo corpo, scavai le mie dita tra le sue cosce. Dovevo toccarla almeno dove potevo. Eppure, non era abbastanza. "Riesco solo ad immaginare cosa ti farò quando usciremo da qui," ansimai nel suo orecchio. "Ti scoperò di continuo."

Le mie labbra si spostarono sulla sua clavicola. "Ti farò urlare il mio nome, piccola," mormorai. Iniziai a muovere con più forza i miei fianchi contro il suo corpo, mentre lei ansimava e gemeva, tirando i miei capelli per tutto il tempo.

Cazzo.

"Ma all'iniziò sarò lento," continuai, rallentando i miei movimenti per abbinarli alle mie parole.

"Sarò delicato quando farò l'amore con te per la prima volta."

E dicevo sul serio. Forse era un cliché, ma avrei fatto di tutto per assicurarmi che la sua prima volta fosse confortevole e lenta, per non farle provare tanto dolore.

Baciai le sue morbide labbra e le sue mani coprirono le mie guance mentre ricambiava il bacio. Questa volta, era tenero e dolce.

Venimmo sfortunatamente interrotti da un colpo alla porta del ripostiglio. "Rose, li hai trovati?" Disse la voce soffocata della custode.

"Uh. . . sì, ora - sì, io, um, arrivo subito," rispose Rose, ancora agitata e leggermente senza fiato.

"Cazzo," gemetti in segno di disapprovazione. Feci scendere Rose, ma lei afferrò il mio braccio come supporto.

"Le mie ginocchia non reggeranno se provo a camminare," rise leggermente, una tonalità rossa di imbarazzo sul suo viso. Sogghignai mentre la guardavo, leccandomi le labbra per approfondire il colorito sulle sue guance. Rose afferrò una scatola di pennarelli dallo scaffale e iniziò ad uscire fuori dalla stanza. Ma prima di lasciarla andare, le diedi una pacca sul sedere, facendola strillare.

"Non finisce qui" dissi.

"Promesso?" Mi sfidò, guardandomi con innocenza ma anche con coraggio. La mordicchiai l'orecchio, un altro dei miei punti preferiti. "Promesso," mormorai mentre ridacchiava al contatto.

Un piccolo sorriso rimase sul mio viso mentre uscivamo rapidamente fuori, non volendo attirare troppa attenzione. Ma siccome eravamo entrambi due pazienti pazzi, a nessuno degli impiegati importava qualcosa. La custode si trovava in piedi accanto ad un tavolo a pochi metri di distanza da noi, e poi venne allegramente a prendersi i pennarelli. "Grazie," disse. Lanciò un'occhiata al braccio di Rose intrecciato al mio, ma non disse nulla. Probabilmente non aveva nemmeno notato i nostri capelli scompigliati, le nostre facce arrossate o le nostre labbra leggermente gonfie. O forse l'aveva fatto, ma aveva deciso di non dire nulla.

ROSE'S POV.

Desideravo Harry proprio quanto lui desiderava me, se non di più. Nello sgabuzzino mi aveva fatto sciogliere nelle sue mani, e ancora ora mi tremavano le ginocchia. Volevo più di lui, volevo fare tutte le cose che mi aveva promesso. Ma non potevamo farlo al Wickendale. Oltre al problema di venire scoperti, non era esattamente l'ideale farlo qui.

Mentre pensavo, i miei occhi si fermarono su Harry. Era concentrato, intento a spruzzare della brillantina sulla sua mostruosa opera d'arte. Solo qualche minuto fa, lui era stato così dominante e sexy, ma ora, stava aggiungendo adorabilmente della brillantina su un cartellone rosa.

Con un pennarello nero, iniziai a fare un suo ritratto. Disegnai le sue sopracciglia aggrottate e la pienezza delle sue labbra. Cercai di catturare la bellezza dei suoi occhi e la durezza dei suoi lineamenti delicati in qualche modo. Anche se, neanche il miglior artista del mondo sarebbe stato in grado di rappresentare la sua bellezza su una tela.

"Harry," disse Brian, la guardia di Harry, mentre veniva verso il nostro tavolo.

"Cosa?" Scattò Harry.

"Devi fare il cheek-up in infermeria."

"Ma non ho finito." Era quasi buffo vedere Harry così serio e irritato con la sua guardia, il tutto mentre aveva nella sua mano un tubo di glitter viola.

"Mi dispiace Harry, ma ha bisogno di te ora."

Harry alzò gli occhi al cielo, ma si alzò comunque. "Okay, va bene. Ciao," mi disse. Un piccolo bacio sulla guancia o sulla fronte sembrava inappropriato al momento. Così Harry mi rivolse soltanto un sorrisetto, ed io ricambiai. Vidi la sua ampia schiena e le sue spalle muoversi con sicurezza mentre si allontanava, sparendo dalla mia vista. Beh, quest'attività non era affatto male, mi ero divertita. Molto.

Ma avevo parlato troppo presto. Harry era andato via. Ora ero sola. E mentre eravamo nello sgabuzzino, era entrato un altro paziente nella stanza. Dissi a me stessa di restare calma, di comportarmi come tutti gli altri. Forse Norman si è persino dimenticato di te, aggiunse il mio subconscio. Ma troppo presto, lui spostò il suo sguardo su di me, e si alzò.

Non appena iniziò a camminare verso di me, restare calma divenne improvvisamente un'impresa impossibile.

Continue Reading

You'll Also Like

4.2K 139 15
T/n ragazza Italiana di 15 anni, si è trasferita in America 3 anni fa ed ora vive la sua vita spensierata e tranquilla, tra feste e pigiama party. T...
366K 19.5K 200
"Un amico è la cosa più preziosa che tu possa avere, e la cosa migliore che tu possa essere." Leggi il sequel Chiedo scusa a chiunque decida di legge...
44.6K 2.6K 23
Se non è amore, dimmelo tu, cos'è?
272K 9.2K 28
- Cosa cazz... - ansimò, ma la bocca di Harry risucchiò vorace ogni singola briciola del suo fiato. Era fuoco, era ghiaccio. Era Harry.