Rifiuto e seduzione

By Alexandra-writes

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Inghilterra, 1840. Allyson Stevens ha sedici anni e possiede un'intelligenza e cultura inusuali per ragazze d... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
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Capitolo 15
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Leggete!
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Capitolo 42
Capitolo 43
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Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Epilogo
Leggete! Nuova storia!

Capitolo 34

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By Alexandra-writes

Per tutti gli angeli del Paradiso!

Stavo fuggendo da mio marito in una corsa spietata e affranta verso un immaginario rifugio in una dimora tanto grande quanto dispersiva. Alzai maggiormente i lembi del mio abito, il cuore che martellava furiosamente, sincronizzato con la frenesia dei miei passi sfuggenti sul lustro pavimento.

Talvolta osservavo dietro di me, poiché voltavo la testa repentinamente per assicurare il mio povero animo tribolato che la distanza fra me e il corpo di Bradley fosse maggiore di quanto sperassi, eppure le mie infauste speranze svanirono quando -oh, Cielo!- udii una sequenza veloce di passi morbosi alle mie spalle. I miei capelli fendettero l'aria, quando mi voltai nuovamente e scrutai il piglio maligno di Bradley mutare in un'espressione quasi divertita, quando -con un gesto assai lesto- si sfilò la lunga giacca, lasciando che essa si accasciasse in un remoto angolo del corridoio, mentre iniziò a correre verso di me.

Buon Dio! Ti ringraziai enormemente quando, inaspettatamente, il mio sguardo disperato ricadette sulla stanza della buona Dorothy, giacché riflettei sul fatto che le camere delle serve mai avrebbero potuto essere assicurate con un chiavistello, -sarebbe stato un abominio!- pertanto il mio accesso sarebbe stato facilitato, data la speranza che nutrivo nell'entrare in una stanza in completa solitudine.

Il mio animo era una miscela di agitazione, timore e incredulità, benché uno spazioso angolo del mio cuore ospitasse anche una viva eccitazione, poiché i passi del signor Wilkinson -dedussi- erano sempre più vicini, assieme alla sua ira nei miei confronti.

E la mia debole fragilità non era pronta ad affrontare la grandezza della sua persona, poiché ero così impotente dinanzi ad egli! Eppure continuavo a sperare Bradley conservasse una goccia di bontà nel suo cuore tumultuoso.

Ma invece tu, oh, mio cuore, perché palpitavi al pensiero dello sguardo ardente di Bradley posato sul mio corpo? Non era solamente una futile paura la mia, ah no!

Era il terribile desiderio di essere scrutata internamente da uno sguardo tanto accattivante, giacché ero sicura egli nascondesse una sorta di lucida investigazione cui ogni donna avrebbe ceduto.

Una volta giunta dinanzi alla soglia delle stanze di Dorothy, trafficai nervosamente con la maniglia della porta, ma quale disgrazia! Una volta entratavi, un lembo del mio lungo abito rimase incuneato nei battenti, ma non avrei potuto aprire nuovamente l'uscio! Non avrei resistito ad uno sguardo così sinceramente ferito! Avvertii una dannata forza riuscire ad accostarmi alla porta alle mie spalle, e compresi cosa fosse, ben presto: Bradley aveva appena strappato con violenza il pezzo di stoffa incastonato tra i battenti, provocando un notevole danno alla natura lussuosa del vestito, nonché al mio stupore.

Udii una lieve risata soffocata addossarsi alla serratura, e -mio malgrado- più tentavo di bloccarne l'entrata e più Bradley vi faceva leva, e, naturalmente, come poteva il mio corpo oramai debole vincere alla solennità delle sue braccia, del suo addome e delle sue mani?

Ero sicura che il corridore dentro il mio petto potesse esplodere e lacerare i tessuti dell'abito che mi rivestiva, quando la sua mascella si tese, nell'osservare la mia figura vaneggiare nella stanza.

"E così... avete disobbedito... molto bene, mia cara." Bradley arricciò le labbra, recitando e fingendo che una simile questione a lui non risultasse assai importante, pertanto afferrò una penna -estraendo quest'ultima dalla tasca dei suoi calzoni- e la fece vorticare tra le sue dita, ammirandola. Talvolta, però, alzava lo sguardo con un sincero atteggiamento di sfida e si beava del timore dipinto sul mio volto.

Indietreggiai, e ad ogni mio passo, egli avanzava. "Io... lui... è arrivato all'improvviso, dicendo di voler intrattenere i suoi pensieri in mia compagnia, ma -oh!- davvero, signore, non ho avuto io l'ardire di invitarlo!" Balbettai, e la mia anima era talmente frustrata, sentendosi così stranamente accusata, che le mie palpebre iniziarono a gemere sotto il desiderio di esplosione delle mie lacrime. Tuttavia, mantenei compostezza o, perlomeno, vi provai.

"Uh, e voi lo avete permesso?" Mentre pronunciava simili parole, abbandonandosi alla seduzione di un'impressionante lentezza, iniziò ad inumidire le sue labbra.

Gesticolai, continuando ad indietreggiare. "Io non sapevo cosa mi attendesse nell'androne, dunque sono scesa, credendo fosse un qualche mio parete lontano," spiegai, pregando egli mi donasse fiducia. "ma quando ho scorto la figura del signor Rayman non ho potuto fare a meno di restare in sua compagnia, poiché, signore, ragionate anche voi su cosa avrebbe egli potuto pensare notando il rifiuto così ignobile da parte della moglie dell'uomo più solenne d'Inghilterra!" Mi sorpresi del fatto di essere riuscita a terminare la frase con il cuore ancora palpitante, poiché ero certa di non poter reggere alla pesantezza del suo sguardo.

Uno sguardo fingente noncuranza ed ira, ma realmente ferito.

E allora, che il Cielo possa maledirmi per aver nuociuto ad un uomo così singolarmente sofferente per le mie sciocche azioni! pensai, dopodiché sgranai gli occhi per l'audacia dei miei pensieri.

Avrebbe forse, una fanciulla, maledetto se stessa per porre indulgenza verso un marito che era ancora convinta di non amare? Oh, quindi, per quale ragione i miei atteggiamenti erano così mutati nei suoi confronti?

"Oh, reputo quest'ultima una splendida giustificazione solamente perché è scivolata con una simile grazia dalle vostre labbra!" disse, lanciando per un breve istante la penna in aria, per poi afferrarla nella sua discesa. "Eppure sono così gioioso nell'udire la parola moglie sgorgare in quella vostra voce afrodisiaca... poiché credo di non esservi più indifferente."

Sgranai gli occhi, non comprendendo -o meglio, fingendo di esservi estranea- le sue parole, benché attendessi con ansia l'apice della discussione cui voleva giungere.

Ben presto, trovando la mia schiena addossata alla parete alle mie spalle, mi obbligai a voltarmi verso la finestra, non desiderando rivolgere lui il mio sguardo terrorizzato, poiché sapevo che questa caratteristica fragile della mia reazione avrebbe giovato a lui come una vittoria.

"Quindi, vi preoccupate così tanto per un futile rifiuto ad un uomo talmente languido da dover rendere la sua persona diplomatica recitando i pochi versi dei ristretti libri da egli letti -e ve lo dico poiché ho conoscenza al riguardo- e non vi curate degli innumerevoli rifiuti nei confronti di vostro marito?" Bradley pronunciò l'ultima parola a denti stretti, come se gli restasse difficile credere alla realtà della situazione.

A capo chino dinanzi alle inferriate di una finestra chiusa, mi ritrovai a ragionare a quanto le sue parole -per quanto avessi desiderato negarlo- fossero indiscutibilmente vere.

Come potevo provare apprensione per un giovane sconosciuto, avrei potuto dire, e nutrire diffidenza nei confronti di un diciottenne cui avevo -senza chiedere licenza- scovato il passato?

Non avrei mai creduto di divenire così perfida, poiché -sì, mia Grazia!- una sciocca dannata mi ponderavo!

Una vita trascorsa sui libri a bearmi di storie e racconti inesistenti, tentando di trarre da essi conoscenze e approfondimenti, per poi tentennare nel trovare un posto stabile nel mio destino. Quale delusione!

Quando udii la sua vicinanza, mi aggrappai al marmo del davanzale interno della finestra, il quale ero sicura avrebbe ceduto sotto la mia ferrea stretta. "Vi prego di credermi..."

A quelle parole, il suo corpo -con un balzo repentino- si addossò alla mia schiena, e avvertii il magnetismo del suo petto ardere sulle mie scapole, mentre un -ahimè!- aspro sentore di tabacco era miscelato alla fragranza della sua pelle.

Vi poteva essere una morte più gradevole -o terribile, secondo un punto di vista esterno- che avrebbe potuto mettere fine alla mia giovane vita? Oh, no!

"Vorrei farlo, vorrei tanto credervi." Egli allungò le braccia e si resse al davanzale, intrecciando le dita alle mie con un'inspiegabile foga.

Il suo tocco era caldo, ma la sua stretta attorno alla mia vita, per quanto potesse apparire come un'indiretta violenza, sembrava più simile ad un avvenente abbraccio.

Non indietreggiai, poiché ero imprigionata dal suo corpo, e neppure interruppi il contatto delle nostre mani!

Poteva, una fanciulla, essere più confusa e sconcertata, Cielo?

"Fatelo allora, ve ne prego." sussurrai.

Egli sibilò, con il chiaro intento di azzittirmi e alzò una mano: osservai la delicatezza con cui quest'ultima, reggendo ancora in mano il calamaio, si avvicinò alla pelle delle mie clavicole.

Trattenni il respiro ed il mio seno, nell'enfiarsi, incontrò il suo polso. Bradley fece correre l'asticella appuntita terminale sulla mia pelle, provocandomi leggeri brividi inebrianti che iniziarono a correre freneticamente nel mio corpo, raggiungendo le nervature più sensibili della mia cute.

Con la mano libera, egli iniziò ad avvolgere con possessività la mia vita, continuando a trastullare la mia pelle, fino a giungere a carezzare il mio petto, mentre il suo viso s'infiltrava pericolosamente nell'incavo del mio collo. Quindi dissi: "Vi prego, non fatemi del male."

Egli arrestò le sue movenze alle mie parole e la sua mano ondeggiò lievemente, continuando a spingere il mio corpo -benché delicatamente- contro il davanzale.

Osservai il riflesso dei lineamenti nel suo volto, poiché le vetrate della finestra, essendo ben lucidate, mi permettevano di osservare le sue movenze.

Il suo sguardo precedentemente posato sui miei fianchi, lentamente, si alzò, sino ad incrociare il mio, dal quale -egli notò- iniziò a sgorgare la prima lacrima di un fiume inarrestabile di gocce salate.

Una di queste ricadette sul suo indice e, inaspettatamente, egli lo avvicinò ai miei occhi, sussurrandomi che non avrei dovuto piangere, enunciando inoltre che le mie lacrime lo ferivano assai, dunque mi dispiacqui molto.

"Credete davvero che io possa farvi del male?" sussurrò, e la sua precedente ilarità svanì. "Che uomo vile sarei, se percuotessi mia moglie, nonostante quest'ultima mi arrechi molti problemi con la sua dannata testardaggine!" continuò, e i suoi occhi verdi brillarono di un bagliore di sincerità.

Ansimai, tuttavia mi costrinsi a cessare i miei tumulti, eppure le sue parole erano così aspramente difficoltose da assimilare!

La sua stretta si intensificò, con -ovviamente- un mio intenso trasalimento, quando egli mormorò, con ira: "Vi ho permesso di rifiutare il mio corpo, di conseguenza il mio spirito, poiché reputo giusto che siate voi a scegliere il tempo adatto ad un simile avvenimento, ma se ho una singola richiesta -o ordine, come voi prediligete definirlo- esigo che questo vada rispettato." Egli tornò a tingersi di grandiosità e ufficialità, mentre divenni stranamente rassegnata.

"Oh, ma non vi ho mancato di rispetto, io non sapevo..."

"Non permetterò che Jasper Rayman s'impossessi di qualcuno che mi dovrebbe appartenere," M'interruppe, mugolando determinato. "soprattutto se questo qualcuno è una donna così difficile da conquistare. Ci siamo intensi, bella fanciulla?" Le sue perle verdi incontrarono i miei diamanti scuri, pertanto fui costretta a chinare nuovamente il capo, vittima di un'imponente consapevolezza miscelata ad un poco entusiasmante imbarazzo.

Oh, mio Dio, come mi mise alle strette, or ora!

"Provate qualcosa per Rayman, signora Wilkinson?"

"No, certo che no, signore! Come potete formulare una..." Osservai le nostre dita intrecciate e oh, nessuno avrebbe mai dubitato del nostro rapporto così instabile! "simile insinuazione?"

Egli deviò la mia domanda, dunque non rispose. "Ho come la strana sensazione che voi mi stiate mentendo, tuttavia sappiate" Fece una breve pausa. "che verrò molto presto a capo della verità, poiché credo oramai voi conosciate bene le mie innumerevoli strategie di investigazione." Detto ciò, quando abbandonò la stretta sul mio corpo, provai a risollevare il mio animo così dissestato, ma l'unico movimento che riuscii a compiere chiaramente fu quello di alzare il petto per inspirare un po' d'aria pulita, una volta aperta la finestra.

Nulla aveva egli compiuto ai miei danni, giacché mi aveva solamente ribadito il suo pensiero e i suoi futili dubbi, eppure il mio cuore non era ancora sazio di intemperie, poiché esso sapeva che -ben presto- sarebbe accaduto qualcosa che lo avrebbe reso ancor più pesante di quanto non fosse già.

**************************

Un odio profondo nei confronti di Jasper Rayman!

Votate e commentate!

Vorrei ringraziarvi nuovamente per l'infinito e gentilissimo sostegno

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