Rifiuto e seduzione

By Alexandra-writes

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Inghilterra, 1840. Allyson Stevens ha sedici anni e possiede un'intelligenza e cultura inusuali per ragazze d... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Leggete!
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Epilogo
Leggete! Nuova storia!

Capitolo 20

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By Alexandra-writes

La notte del nostro affronto, quando Bradley entrò vigorosamente nelle nostre stanze, mi finsi dormiente, poiché osservare nei suoi occhi la luce afflitta dai ricordi scatenava in me un insolito e inutile senso di colpa che ero pronta ad accantonare nei meandri bui della mia coscienza.

Fu l'unica notte dove non percepii il suo respiro che tentava brillantemente di sollecitare la mia pelle, giacché -sperai- egli era probabilmente troppo intento nel riflettere sulle mie parole.

Oh, come ero stata dominata dall'istinto!

Se non avessi avuto a cuore una simile situazione, avrei sicuramente taciuto, tuttavia non ho mai amato impormi il silenzio in tali contesti, pertanto avevo espresso la mia afflizione con convinzione e -soprattutto- con sincerità.

Benedetto possa essere, se avrà creduto alle mie ansimanti parole! pregai, mentre camminavo nel viale dinanzi casa costeggiato dai cipressi più verdi che avessi mai visto.

Congiunsi le mani in grembo e alzai lo sguardo verso il velo di nuvole drappeggiato di un bianco sporco sopra le alte colline del Bedfordshire ed in quel momento -come in qualunque altra situazione di solitudine- mi ritrovai a domandarmi se la mia impulsività sarebbe stata fruttuosa per il mio futuro.

Compresi anche -tantoché una simile deduzione fu per me devastante- come fossi, irrimediabilmente e inconsciamente, sola.

Oh, come era vuoto il mio cuore da pensieri positivi! Esso era solamente colmo di domande cui desideravo trovare risposta, ma come avrei potuto bilanciare le mie sensazioni contrastanti senza alcuna spalla cui sorreggermi?

Bethan era, evidentemente, molto occupata nell'organizzazione del suo matrimonio -del quale ragionai di non aver ascoltato nulla al riguardo uscire dalle sue labbra, poiché la mia attenzione era solamente mirata al signor Wilkinson- quindi chi - oh, anima mia!- avrebbe potuto reggere il peso di questo cuore affranto?

Eppure, il mio spirito che aveva incamerato quella - ancora, grazie a Iddio, rimanente - forza di volontà, era pronto a far delle mie sofferenze spade con cui difendere la mia anima dagli ostacoli della vita, pertanto tentai di autoconvincere me stessa di non essere così troppo debole e fragile da non riuscire ad affrontare i comportamenti di un giovane misterioso ed enigmatico.

Compresi come Bradley fosse propenso a nascondere le ragioni del suo malessere, tuttavia io mi obbligavo a denudare la natura del suo passato, così che la buona Divina Provvidenza potesse aiutarmi nel fatidico intento di illuminare il suo cuore.

Vi sarei riuscita? Oh, chi poteva mai saperlo? Solamente quel destino che non riuscivo ad intercettare avrebbe saputo la risposta a quel mio estenuante quesito!

Era oramai sera tarda e, in quell'ora della giornata, ero solita immergere il mio stato d'animo in un'aura di positivismo: esso diveniva infatti più sicuro, deciso e saldo, pertanto potevo gioire nel sapere di avvertire una certa indistruttibilità impossessarsi dei miei voleri, cosicché non vi pensai due volte ad afferrare i lembi del mio abito per correre verso la mia - oramai- dimora.

Mi arrestai una manciata di secondi solamente dinanzi all'ingresso della villa, per provare a comprendere con quanta forza di volontà riuscissero quelle guardie impettite a rimaner immobili sotto un sole - sebbene esso stesse iniziando a nascondersi dietro le vallate erbose- così cocente.

Non impiegai molto tempo per afferrare furtivamente un'abbondante manciata di fogli dallo studio del signor Wilkinson, poiché - pensai- ne aveva così tanti!

Cosa avrebbe mai potuto farvi con una simile quantità incalcolabile di carte?

E la mia mano, reggente un antico calamaio in piuma verde, iniziò ad oscillare sulla carta, vittima della fuga frenetica dei pensieri accumulati nella mia mente, i quali, improvvisamente divenirono indelebili, impressi ad inchiostro nero sul foglio, e ciò fu utile per liberare il mio cuore da quella segreta sofferenza che provavo.

Scrissi del mio matrimonio, di come lottai con ardore per la salvaguardia della mia virtù -specificando di non avrei rifiutato Bradley, mio marito oramai, per altezzosità e per superbia, ma perché intendevo donare la mia innocenza solamente a chi si fosse dimostrato degno di ricevere il mio amore-.

Raccontai, inoltre, di come la mia curiosità mi avesse spinta ad annuire al pensiero di scovare i particolari del passato del giovane Wilkinson, poiché -oh, come lo ammisi con impazienza! - avvertivo così nitidamente il disperato bisogno di dispensare amore, che ero pronta a sacrificare la mia indipendenza pur di far sì che il suo vero cuore si rivelasse, affinché potessi amarlo con tutti i miei sensi.

Scrissi della sua reazione, descrivendo il suo sguardo sconfortato nell'osservare in quella consunta fotografia il suo volto di fanciullo, e incisi ad inchiostro il mio instancabile desiderio di comprendere la ragione del suo legame spezzato con la madre.

Ero consapevole di poter risultare invadente o insensibile -vista l'insistenza con cui mi apprestavo a conoscerlo sempre più a fondo- ma solo gli angeli dell'Eden avrebbero potuto comprendere come reputassi un bene della più viva necessità ricevere amore dalla sua persona.

Cosa lo impediva? Quale sentimento bloccava i suoi affetti?

Talmente ero immersa nella scrittura, nella divulgazione materiale delle mie sensazioni, che rifiutai -seppur gentilmente- la richiesta di Dorothy di scendere a cena. La donna, successivamente, sotto l'esplicito ordine di mio marito, era tornata su per domandarmi cosa m'impedisse di cenare.

"Dite al signor Wilkinson che sto scrivendo, buona donna."

Così avevo risposto, tuttavia sapendo che, pochi minuti dopo, Dorothy sarebbe tornata nuovamente nella mia stanza, poiché Bradley avrebbe voluto sapere cosa stessi scrivendo.

Fu questo il motivo per il quale mi obbligai a nascondere velocemente le carte nel cassetto dell'ampio scrittoio quando la porta della stanza venne repentinamente aperta.

"Siete così impegnata?" Bradley reggeva in mano la sua giacca nera, la quale rasentava disinvolta il pavimento.

La sua camicia era sbottonata più del solito, dedussi, poiché era possibile osservare il suo sterno scolpito e marmoreo, quindi scossi il capo, cosciente dell'effetto che era propenso a infliggermi.

"No, non sono..." mentii. "impegnata."

"Non si direbbe."

Lanciai una breve occhiata allo scrittoio, giacché notai il giovane fissare perplesso la mia mano su pomello del cassetto.

Pertanto mi alzai e mi sfilai velocemente l'abito quando vidi Bradley voltarsi, per poi vestirmi della mia solita vestaglia bianca.

Mi diressi verso il letto e sfiorai leggermente la spalla del signor Wilkinson, il quale, con un gesto veloce, avvicinò le dita ai miei capelli e ne sfilò il fermaglio: essi ricadettero sinuosi sul mio collo ed egli inclinò il capo, per ammirarne le ondulate ciocche scure. "Così va meglio, non credete?"

Egli si posizionò dinanzi allo specchio, mentre io, invece, ero intenta ad adagiarmi sul letto, viste le sfumature nere del cielo notturno, e lo osservai accarezzare l'alto bavero della sua camicia, per poi scendere verso i bottoni.

Poi s'interruppe e osservò la mia immagine riflessa nello specchio. "Volete farlo voi?"

Distolsi lo sguardo e lui ghignò, divertito.

Oh, come sembrava gioire a simili sciocchezze, mentre, invece, il suo cuore era così tormentato!

Eppure poteva essere ciò una giustificazione per il suo libertinaggio?

Accasciai la guancia sul cuscino, quando il silenzio e la tensione s'impadronirono della lussuosa camera, provocandomi un'intensa sensazione di irrequietezza e di timore.

Compresi dai suoi movimenti come egli avesse posato le mani sotto il capo, una volta giunto tra le lenzuola, per poi congiungerle in grembo ma, evidentemente, la sua inquietudine era così bollente da indurlo a sedersi sul letto.

Lo vidi poggiare un braccio sul ginocchio piegato, in una posizione lasciva ma seducente; i suoi capelli erano stranamente in confusione, visto come il ciuffo corvino apparisse simile ad un ribelle pennacchio scuro.

Egli incurvò le sopracciglia e schiuse le labbra, espirando, poi osservò la luna incollata sul manto tenebroso e chinò lo sguardo. "Avevo nove anni quando..." iniziò.

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E Bradley, finalmente, inizia a raccontare!

Cosa enuncerà?

Votate e commentate!



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