Psychotic [h.s.] (Italian tra...

By TheCousinsGang

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"L'amavo non per il suo modo di ballare con i miei angeli, ma per come il suono del suo nome poteva mettere a... More

Psychotic (Italian translation)
SONG - LIST
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Epilogo
Ringraziamenti
AVVISO
THE COUSINS' GANG POV

Capitolo 3

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By TheCousinsGang

"Cosa diavolo stai facendo qui?"

Girai la testa con riluttanza, non volendo vedere il viso della persona dietro di me.

Tuttavia, una volta girata, fui un pochino sollevata. Era una donna di mezza età con dei capelli rossi. Non l'avevo mai vista prima in vita mia.

"Mi dispiace, era la mia pausa pranzo, stavo solo dando un'occhiata in giro."

"Beh, non ti è permesso stare qui," disse in tono condiscendente.

"Oh, mi scusi," corsi subito via, cercando di evitare altre conversazioni.

Sperai non avesse detto nulla alla Signora Hellman del mio girovagare; non aveva chiesto neanche il mio nome.

Camminai lungo la strada di ritorno all'ufficio di infermeria, grata di avere un momento per sedermi e rilassarmi. Per qualche ragione mi sentivo stanca e avevo bisogno di un po' di riposo. Ma non appena entrai nella parte principale della struttura, guardai l'orologio. Era mezzogiorno, l'ora per sorvegliare i pazienti durante il loro pranzo. Gemetti dal terrore non appena realizzai che un certo criminale dai capelli ricci sarebbe stato là.

Scesi giù nell'atrio e aprii le porte della caffetteria. Nessuno faceva caso a me, come sempre, tutti erano presi dalle loro attività. Mi feci strada verso il fondo della sala, così da poter sorvegliare meglio i pazienti.

Era un lavoro molto semplice, davvero. Loro non si agitavano molto, come si sarebbe potuto pensare, ma quando succedeva, le guardie venivano subito ad aiutarmi. Io avrei dovuto soltanto sedarli o trovare un modo per tranquillizzarli, se necessario.

Ero stanca morta. Non sapevo il perché ma sembrava che con il passare dei secondi diventassi sempre più esausta. Mi accasciai al muro e sentii le mie palpebre diventare pesanti. Ma ritornarono subito ad aprirsi non appena sentii una voce roca dietro di me.

"Hey."

Mi volsi rapidamente per vedere Harry proprio di fianco a me, mentre assumeva la mia stessa posizione e appoggiava la schiena contro il muro, con una sigaretta che pendeva dall'angolo della sua bocca, rendendo la sua mascella maschile ancor più evidente. Il pacchetto di sigarette era tenuto in una delle sue grandi mani. Dovetti combattere contro l'impulso di girarmi e correre via, ricordando il nostro incontro precedente.

"Ne vuoi una?" Chiese, indicando la sigaretta con i suoi occhi accattivanti.

"No, non fumo." Dissi con un tono di voce poco amichevole.

Scrollò le spalle, posando il pacchetto su un tavolo vicino. "Allora, Rose...questo è il tuo nome, giusto?"

Annuii.

"Quanti anni hai?"

"Venti."

"Io ventidue."

"Perché stai parlando con me?" Chiesi improvvisamente.

Lui rimase un po' sorpreso e di conseguenza alzò le sopracciglia. "Non lo so." Scrollò le spalle. "Non è divertente parlare con le guardie e tutti gli altri sono pazzi qui."

"Oh, quindi tu non sei pazzo?"

"Non ho detto questo."

Decisi di non rispondere; intanto lui inspirò naturalmente dalla parte bianca della sigaretta facendola sembrare ancora più bianca a contatto con le sue labbra rosee.

"Allora, perché hai paura di me? Non hai ragione di esserlo, lo sai."

Scossi la testa, confusa. Le ragioni erano ovvie. "Beh, per iniziare hai spellato tre donne-"

"E tu ci credi?" Mi interruppe, alzando nuovamente le sopracciglia.

"Sì, perché saresti in un istituto per pazzi criminali, allora?"

Sembrava sul punto di interferire, ma continuai prima che lui avesse potuto farlo. "E comunque, chi ha detto che ho paura di te?"

Avevo paura, ma non volevo che lui lo sapesse. Non volevo che pensasse fossi una debole. Le uniche persone che temevo erano Harry e la Signora Hellman, ma in modi totalmente diversi. Oltre a questo, mi consideravo molto coraggiosa.

"È palese."

"In che senso?"

"Beh," disse mentre si leccava le labbra, "Ti ho osservata molto da quando sono arrivato e-"

"Aspetta, cosa intendi dire con "ti ho osservata?"

Il pensiero dei suoi occhi verde scuro che mi seguivano, senza che io me ne accorgessi, mi fece rabbrividire.

"Intendo dire che ti ho osservata le volte che eri qui."

"Perché?" Chiesi.

"Beh, è un po' difficile non farlo. Voglio dire, sei bellissima." Disse con quello stupido seducente sorriso che lentamente appariva sulle sue labbra.

Cercai di non farmi influenzare dal suo commento, senza successo. Riuscii a sentire le mie guance avvampare, colorandosi di un rosso acceso. Harry sembrò notarlo, dato che il suo sorrisetto divenne più ampio e, con divertimento, continuò a parlare.

"Comunque, ti ho vista parlare con gli altri pazienti. Li adori, si vede. Sei l'impiegata più amichevole che io abbia mai visto finora, ma con me sei molto fredda. Sei chiusa in te stessa e tieni la guardia alta. Non mi hai mai rivolto la parola fino ad oggi. Ciò significa che hai paura." Disse facendo uscire tutto il fumo che aveva appena esalato.

Detestavo il fumo. Era terribile respirarlo. Ma questo non negava il fatto che Harry fosse così sexy mentre lo faceva. Tuttavia, lo odiavo ancora. Non sapevo il perché. Forse era per il suo tono di voce, o per come prendeva tutto alla leggera, o perché sembrava che considerasse gli altri inferiori di lui. Non nel solito modo snob, ma in un modo che era più intimidatorio, come se fosse sicuro del fatto che nessuno volesse avere problemi con lui.

"Quindi sono asociale, fredda e antipatica nei tuoi confronti? Harry, sei qui solo da una settimana e ti ho parlato a malapena." Gli feci notare.

"Esattamente. Parli con tutti tranne che con me. So che non può essere il fatto che io non ti piaccia, perché non mi conosci affatto. Quindi devi essere spaventata."

"Sì beh, ora ti conosco e ti odio comunque." Dissi duramente.

Non sapevo cosa mi fece reagire in questo modo. Oh sì, quasi lo dimenticai. Era un assassino.

"Mmm sei anche grintosa." Mormorò.

Strinse il suo labbro inferiore tra i denti mentre scrutava il mio corpo, compiacendosi del mio aspetto. Infine, i suoi occhi color smeraldo ritornarono sui miei.

"Mi piace la divisa."

Emisi un suono di disgusto. Non lo sopportavo. Stavo per dirgli qualcosa di estremamente scortese ma parlò prima lui.

"Beh, è stato bello parlare con te, Rose. Ci si vede in giro." Mi fece l'occhiolino, portando di nuovo la sigaretta tra le sue labbra. Sollevò il suo corpo dal muro, lasciandomi da sola. I miei occhi lo seguirono mentre camminava senza preoccupazioni.

**

Ero sdraiata sul mio letto, sollevata di essere finalmente a casa. Vivevo da sola in un piccolo appartamento nel centro di Londra. Era accogliente, caloroso e abbastanza sicuro, quindi mi piaceva. Anche in questo posto carino, però, non riuscii a fare a meno di sentirmi preoccupata. Avevo la televisione in bianco e nero accesa, così che i miei pensieri potessero essere colmati dalle immagini sullo schermo e non da altre cose che avrebbero potuto ostacolare il mio sonno. Non funzionava. Non saprei dirvi che programma stessi seguendo perché non stavo prestando molta attenzione. Pensavo all'opposto di ciò che avrei voluto pensare, ma non riuscivo a farlo uscire dalla mia testa.

Harry.

Non importava quanto io provassi a convincermi diversamente, lui mi spaventava. Sapevo che non dovevo essere spaventata; lui era rinchiuso in un istituto. Non aveva modo di causarmi alcun pericolo con tutte le guardie e i dipendenti del manicomio. Eppure, ne ero ancora intimorita. Questo era ciò che provavo nei suoi confronti; paura.

E non era per ciò che aveva commesso. Andava oltre a tutto ciò che era successo, e la paura non faceva parte delle cose successe. Faceva parte di quelle che sarebbero potute accadere. Si trattava di non sapere di cosa qualcuno fosse capace di fare, si trattava di non aver l'opportunità di sapere il tuo destino. Con Harry che mi girava intorno e che manteneva i suoi occhi sempre su di me, non avevo la più pallida idea di come le cose sarebbero potute andare a finire. Probabilmente non sarebbe successo niente, ma la paura si era inchiodata dentro di me e non riuscivo a liberarmene. Quest'ultima, però, non era l'unica cosa che provavo nei confronti di Harry.

C'era anche qualcos'altro, qualcosa di quasi completamente opposto su cui non sapevo dove mettere le mani. Forse era curiosità, o forse lussuria. Senza dubbio lui aveva delle qualità seducenti che io non riuscivo a ignorare. Tutto, dalla sua forte mascella alla sua sorprendente altezza o al suo corpo muscoloso. Poteva essere anche per la sua pelle abbronzata o per i suoi profondi occhi verdi o per il gonfiore delle sue labbra piene e per il suo modo di trascinare la sua lingua rosa tra di loro per parlare. O per le sue mozzafiato clavicole sporgenti, o per il modo seducente con cui fumava la sua sigaretta, gonfiando lentamente una scia di fumo ad ogni respiro. Senza menzionare la sua grossa chioma oscura che avrebbe potuto farti sentire bene solo facendovi passare le dita e facendoti annegare nelle sue ciocche morbide. E per la profondità della sua voce roca.

Okay no, basta, dissi a me stessa. Era un assassino.

Ugh, perché doveva essere così dannatamente attraente? Un corpo così bello sprecato per un uomo malato da mettere i brividi.

Oh si, e l'odio. Ne provavo un sacco di quello. Quest'ultimo era complicato, perché non ne conoscevo davvero il motivo.

Guardavo sempre oltre a ciò che i pazienti avevano commesso, sapendo che il passato fosse passato, che loro fossero pazzi e che noi fossimo lì per aiutarli. Erano così malati che avevano bisogno di essere curati.

Ma con Harry era diverso, lo disprezzavo. Forse era per il suo modo di essere così confidente quasi come se fosse orgoglioso di ciò che aveva commesso. Era così soddisfatto e aveva un modo di essere così arrogante. Lui non dimostrava neanche segni di insanità mentale, in questo modo sembrava che avesse commesso quelle cose orribili in modo cosciente, a differenza degli altri pazienti.

Mi faceva anche arrabbiare per come mi faceva arrossire. Per questa cosa ero incazzata con lui e anche con me stessa, e non sapevo veramente il perché. Ma Harry sapeva esattamente ciò che stava facendo, lo sapevo che sarebbe potuto sembrare insensato, ma in un certo modo mi stava manipolando. Quasi come se gli desse conforto avere del controllo.

Eppure, nonostante i miei timori e l'odio, i miei sogni furono pieni di nient'altro che di quel folle e bellissimo uomo.

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yoongi; completa. ❝queste radici son le mie vene.❞ ©Lax. 25O72O2I