Apocalisse|| kth

By BurtonVante

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Dopo un'apocalisse zombie che ha sconvolto l'intera umanità, alcuni superstiti decidono di costruire una zona... More

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Sequel🤘🏻

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By BurtonVante

Il vento soffiava, soffiava da molto ormai, si sentiva solo quello, le voci dei bambini al parco giochi erano sparite, quelle due anziane di fronte a casa mia che ogni giorno spettegolavano degli altri vicini e sorseggiavano il solito tè, sparite. Non è rimasto più niente, solo io e una macchina che non durerà ancora per molto.
Sono giorni che vado in giro per la mia città cercando dei superstiti ma a quanto pare nessuno è rimasto.
Ci sono solo loro...quelle orribili creature che mi hanno portato via tutto...hanno preso la mia famiglia, hanno spazzato via l'intera città, sono ancora qui ma ormai non hanno più niente da cercare e uccidere in questo posto deserto che una volta era una piccola cittadina piena di quiete e serenità.
Un mese fa le persone hanno iniziato a contrarre un virus mai visto prima, le faceva trasformare in creature morte con il bisogno di sangue, giravano per le città e le campagne uccidendo uomini, donne e bambini. Correvano come dei dannati verso gli umani, sentivano l'odore del sangue e della paura.
In pochi giorni le persone che abitavano l'intero globo scomparvero e quelle creature iniziarono a moltiplicarsi sempre di più. Le città sono state distrutte e non si sa quanti sopravvissuti ci possono essere. So solo che il mondo è finito.

Cammino tra le carcasse delle auto abbandonate e le valigie aperte e semi distrutte. Alcune persone cercarono di scappare, ma non fecero in tempo. Alcune ce la fecero, come Carlos, io e lui stavamo insieme da circa 1 anno. Lui e la sua famiglia sono scappati giorni dopo la diffusione del virus, non abbiamo nemmeno avuto tempo per salutarci...l'ultima volta l'ho visto davanti a casa mia, era fermo a guardare dalla mia finestra. Io continuavo a sentire rumori, mi affacciai alla finestra e lo vidi lì fermo, davanti a casa mia, con sguardo triste. Non avrebbe mai lasciato la sua famiglia, scappò con i suoi genitori e non lo vidi più. Fu una notte orribile. Piansi per ore.
I miei genitori furono contagiati alcuni giorni dopo, io mi riuscii a salvare ma me ne pento ancora adesso, sarei dovuta esserci io al loro posto, non sarebbero dovuti morire, avrei dovuto proteggerli. Invece sono scappata come una codarda, cazzo quanto me ne pento.

Entro nella casa dove abitavo spostando alcune lastre di legno dalla porta e ripiazzandole al loro posto una volta entrata e quasi al sicuro.
Quelle cose sono ovunque, appena vedono qualcosa muoversi che non sia morto impazziscono e diventano assetati di sangue. Io sono riuscita a barricare saldamente porte e finestre ma so che non resisteranno ancora per molto, il cibo ormai sta finendo e ho solo la pistola di mio padre che non servirà ancora per molto avendo solo 5 proiettili.
Le notti sono fredde e silenziose, sono molto inquietanti. A volte nel cuore della notte mi sveglio di colpo sentendo i lamenti di quelle creature. Non dormo quasi più, ho troppa paura. Passo le nottate in quella che una volta era la mia camera con la pistola tenuta saldamente in mano. Aspetto con ansia l'alba, aspetto con ansia che tutto questo finisca.

Ormai è giorno, dei raggi di sole attraversano le fessure tra le assi di legno della mia finestra. Decido che ormai me ne devo andare. So che c'è un luogo sicuro dove si sono riuniti i sopravvissuti e non è molto lontano da qui. Lo avevo sentito tempo fa alla radio.
Devo raggiungerlo e trovare altri come me, o almeno sperare di trovare qualcuno.
Intreccio i miei rossi capelli  in una treccia spettinata e mi guardo allo specchio. Le occhiaie contornano i miei occhi verdi ormai inespressivi. Ho sonno e non ho più forze,  voglio che tutto finisca.

Ragruppo tutto il cibo che mi è rimasto, pochi vestiti, la pistola, nel caso servissero ma credo di no dei soldi e metto tutto in uno zaino.
Vado vicino alla fessura di una porta blindata e guardo fuori. Credo che il passaggio sia libero. Non devo fare rumore o farmi vedere. Altrimenti sarei sicuramente morta.
Piano piano stacco le tante travi di legno ed esco con cautela. Cerco subito un nascondiglio e osservo quello che c'è intorno a me.
Non vedo nessuno, ad un certo punto vedo una di quelle creature camminare in mezzo alla strada, zoppica trascinandosi un piede, la faccia e il corpo sono in decomposizione, i capelli sono pochi e dalla sua bocca provengono versi strozzati. 
Il mio cuore batte all'impazzata, se mi vede dovrò sparare e se sparo ne attirerò altri. L'unica soluzione è nascondersi.
Mi sposto e vado dietro la casa vicino alla mia. Non vedo più nessuno lungo la strada quindi decido di proseguire ma questa volta correndo.
Inizio a correre ma non forte, non voglio sprecare le mie energie.
Attraverso un ponte completamente deserto e giro tra delle macchine abbandonate per cercarne una funzionante e con le chiavi.
Finalmente ne trovo una nera. Salgo e giro le chiavi.
Sento dei versi da lontano, sembrava tutto troppo tranquillo, infatti li vedo correre verso di me dallo specchietto. La macchina si accende finalmente e premo sull'acceleratore senza starci tanto a pensare. Controllo e per fortuna la benzina è sufficiente. Li vedo correre dietro di me, man mano che vado avanti le loro figure si rmpiccioliscono e poi spariscono definitivamente.
Per poco...
Continuo e esco dalla città, mi mancherà sicuramente ma non ci sarei mai rimasta, nemmeno se non si fosse diffuso il virus. Avevo dei sogni. Volevo diventare regista, la cinematografia mi ha sempre appassionata come la sceneggiatura. Facevo parte del gruppo di teatro a scuola, mi sentivo bene sul palco. Riuscivo a tirare fuori il meglio di me. Sono sempre stata fiera di me stessa e mi sono sempre fatta coraggio. Anche nei momenti di difficoltà ho alzato la testa e sono andata comunque avanti affrontando tutto e tutti.  Sono sempre stata me stessa.

Decido di fermarmi per mangiare qualcosa e dissetarmi vicino ad un piccolo torrente.
Mi siedo e addento un panino mentre con la mano destra stringo la pistola.
Sento dei passi dietro di me.
Merda eccone uno e mi ha appena visto. Inizia a urlarmi con versi soffocati e respiri affannosi. Non ho altra scelta, carico la pistola e premo il grilletto.
Sento urla provenire dal bosco vicino al torrente, sono una cretina.
Corro verso la macchina e cerco di accendere il motore ma ovviamente non parte. Giro la chiave più volte mentre quelle creature iniziano a comparire di fronte a me. Le mani mi tremano e sto per avere un attacco di panico. Mi viene da piangere. Il respiro diventa affannoso, ho ancora pochi proiettili ma non ho per niente una buona mira.
Cerco di sparare a quelli più vicini, ma dopo un po' mi accorgo che i proiettili sono finiti. Sono spacciata. Finita.
Sono vicinissimi, inizio ad urlare, mi stanno per attaccare quando qualcosa inizia a far saltare la testa uno ad uno fino a quando non se ne vedono più. Mi nascondo nei sedili posteriori ancora tremante.
Sento altri passi ma questa volta di qualcosa con il cuore che batte.
Sento lo scatto di una pistola appena caricata.
Dalla portiera della macchina spunta la punta di una canna di un fucile, subito dopo il viso di un ragazzo asiatico dai capelli grigi e gli occhi marroni.
"Tutto bene? Ti hanno morsa?" La sua voce è profonda. Continua a tenermi il fucile puntato.
"N-no" rispondo balbettando ancora scossa dall'accaduto. Sono sporca di sangue in faccia e sto ancora tremando. Mi viene da piangere ma trattengo le lacrime. Mi hanno appena salvata.
"Vieni, presto ne arriveranno altri, dobbiamo muoverci" mette giù il fucile e mi porge una mano.
La afferro e mi fa uscire dalla macchina.
Davanti a me c'è un furgone bianco con appoggiato un ragazzo anche lui asiatico dai capelli biondi e gli occhi marroni.
Saliamo sul furgone e partiamo.
"Grazie..." dico a un certo punto dopo essere partiti.
"Di niente, dobbiamo aiutarci a vicenda noi sopravvissuti. Comunque io sono Taehyung e lui è Jimin" dice indicando il biondo al volante che dallo specchietto mi fa un cenno.
"Zoe...come avete fatto a trovarmi?"
"Stavamo facendo un giro per prendere alcune provviste, avevamo deciso di spingerci oltre e andare nelle città vicine. Abbiamo sentito degli spari e subito ci siamo precipitati nel luogo dove abbiamo visto la tua macchina circondata da quei cosi" mi raccontò il biondino.
Osservo la strada e faccio un altra domanda.
"Dove stiamo andando?"
"Abbiamo un rifugio. Stiamo andando lì, al sicuro" risponde Taehyung.
Il viaggio prosegue in silenzio fino a quando non ci fermiamo davanti a un alto cancello. Un ragazzo castano lo apre e fa entrare il furgone.
Scendiamo e subito il ragazzo inizia a squadrarmi.
"E lei chi sarebbe?" Chiede
"Si chiama Zoe, stava per essere morsa" risponde Taehyung.
"Sono Jungkook, hai avuto fortuna Zoe. Non ti hanno morsa vero?"
"No, c'è mancato poco..."
"Per fortuna" dice per poi voltarsi e chiudere velocemente e con forza il cancello.

Ci sediamo su alcune sedie all'interno dell'edificio che a quanto pare era una scuola.
"Allora Zoe, dove stavi andando?" Chiede Jimin ad un tratto prendendo una sedia e sedendosi di fianco a me.
"Stavo andando al Campo Sicuro, mi sono fermata per mangiare qualcosa ma sono stata attaccata, la macchina aveva smesso di funzionare"
"Ah il Campo Sicuro. Ne abbiamo sentito parlare" dice Jungkook
"E non volete andarci?"
"Certo, ma dobbiamo organizzarci e abbiamo bisogno di tempo, questi cosi sono ovunque e la benzina del furgone non basterà" dice Taehyung alzandosi e alzando le tendine di una finestra rivelando una di quelle creature davanti al cancello. Fissa le sbarre di ferro senza toccarle. Barcolla da fermo e anche senza sentire posso immaginare i suoi versi.
Mi alzo e vado verso la finestra vicino a Taehyung.
"Eri da sola quando ti abbiamo trovato" continua Jimin facendomi girare verso di lui.
"Si...I miei sono stati contagiati giorni fa, sono l'unica della mia famiglia che si è riuscita a salvare..." dico abbassando la testa.
"Anche i nostri genitori sono morti" dice Taehyung posando una mano sulla mia spalla.
Restiamo in silenzio per un po'.

"Bene, vado a fare un giro qui sotto. Qualcuno ha voglia di farmi compagnia?" Dice Jungkook alzandosi e rompendo il silenzio.
"Arrivo, aspettami" si alza Jimin.
Io rimango seduta a guardare per terra e pensare a come organizzarsi per raggiungere il Campo Sicuro senza intoppi. Taehyung si siede vicino a me e fissa la finestra sosprirando.
"Che mondo. Il giorno prima vai a lavorare al supermercato come tutti i giorni e quello dopo devi lottare per la tua sopravvivenza. Strana la vita vero? A volte ti sorprende e quando non te lo aspetti ti mette in difficoltà. Cosa facevi? Andavi a scuola? Lavoravi? Spacciavi?"
"Ero all'ultimo anno di scuola, sarei dovuta andare all'università di cinema di New York, avevo una famiglia, facevo molti corsi dopo scuola, andavo bene e avevo un ragazzo stupendo"
"E...lui è ancora vivo?"
"Probabilmente no ma...se lo è si trova sicuramente al Campo"
"Anche io avevo una ragazza...si chiamava Anna, era bionda, gli occhi erano color caramello, era la mia felicità, una ragazza piena di energia e solare...se la sono portata via quando il virus ha iniziato a diffondersi"
"Mi...mi dispiace"
"Non è colpa tua...beh, io vado da quei due, se vuoi raggiungici Zoe" dice andandosene.

Decido di seguirlo. Appena esco vedo i tre ragazzi davanti al cancello. Attaccati al cancello ci sono molte di quelle creature che allungano le braccia tra una sbarra e l'altra.
Mi metto vicina a loro e osservo.
"Tu non hai paura...Zoe?" chiede Jimin girandosi verso di me.
"Un po'. All'inizio avevo molta paura...Ma...ho imparato a trasformarla in coraggio" dico continuando a guardare oltre il cancello.
"Ottimo. Questi cosi stanno iniziando a moltiplicarsi molto più in fretta" osserva Jungkook.
"Allora dobbiamo sbrigarci..." dice Taehyung rientrando.
"Ah questo ragazzo, non si sa mai cosa pensa" dice Jimin seguendolo.

"Quindi partiamo?"
"Vieni, andiamo a preparare" mi rispose il biondo. Entriamo insieme per iniziare a preparare il cibo e tutto il resto.

"Zoe" mi giro verso Jimin.
"Puoi dormire nella camera vicino alla Mia, è da sistemare, ma abbiamo solo quella"
"Mi va benissimo, ho davvero bisogno di dormire"
"Non riesci a dormire?"
"Per colpa loro" mi giro verso la finestra.
"Ora sei qui. Puoi dormire tranquilla per un po'"

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