Overlord ; larry stylinson

By lwtmethes

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๐“ฌ๐“ธ๐“ถ๐“น๐“ต๐“ฎ๐“ฝ๐“ฎ๐“ญ โHarry e Louis si incontrarono per la prima volta la sera del 6 giugno 1944, pensavano fos... More

0. story trailer
1. sword beach
2. bathroom
3. Adie
4. work
5. drunk man
6. pub
7. dad
8. date
9. two dads
10. stroll
11. kisses and caresses
12. flashback
13. our daughter
14. Chandelier
15. nightmare
16. love
consiglio
17. lazy day
18. earthquake
19. my soldier
20. common feeling
21. winnie the pooh
22. embarrassing
23. mommy
24. birthday girl
25. drunk
27. forgive me
28. we can start it all over again
vi amoooo
Epilogue

26. cheat

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By lwtmethes

Raga, ho riletto i primi capitoli della storia e aiuto, come fa a piacervi? HAHAH giuro che un giorno la sistemerò (no, non è vero non fidatevi di me)

Buona lettura, Mich Xx
———————————————————————

I pensieri gli attanagliavano la mente mentre con sguardo assente osservava delle macchie d'umido andate a formarsi sul muro del primo "hotel" in cui aveva avuto la fortuna di incappare: non gli importava di trovare un qualsiasi posto più accogliente, un posto che non fosse un motel che sembrava essere stato messo su con carta pesta e sputo.

L'unica cosa che gli passava per la testa era lo sguardo che gli aveva rivolto Louis poche ore prima, le parole che gli aveva detto, quelle che lo avevano ferito di più: "Per favore, metti giù Adie".
La sigaretta si stava lentamente consumando mentre si trovava accesa tra le sue dita, il fumo gli solleticava le narici e la nicotina gli faceva lentamente lacrimare gli occhi. O magari erano i suoi pensieri a farlo.

Probabilmente la seconda ipotesi era la più corretta.

Il sole splendeva ormai alto in cielo quando uno dei suoi raggi colpì la porta a vetri della camera da letto dei due ragazzi, filtrando attraverso le tende e colpendo il viso addormentato di Harry, le persiane non erano state abbassate la sera prima: semplicemente non erano state la cosa più importante di cui preoccuparsi.

Quando poi quella mattina il ragazzo riccio si era svegliato a causa della luce che gli provocava fastidio in viso, strizzò gli occhi, andando a posare un braccio al suo fianco, convinto di trovarci Louis, rimanendo deluso invece di incontrare solamente il materasso vuoto e freddo.

Girò il viso in direzione della parte sinistra del letto, andando a stringere il lenzuolo bianco latte. Emise poi un sospiro sconsolato, andando ad aprire gli occhi anche se con fatica: dovette infatti battere le palpebre un paio di volte, per mandare via le macchie formatesi che gli impedivano di vedere correttamente.
Aveva semplicemente bisogno di abituarsi all'insolita luminosità che regnava nella sua stanza quella mattina.

«Ohw» Harry si portò una mano alla testa: gli pulsava terribilmente ed in bocca sentiva un retrogusto acidulo ed estremamente sgradevole, probabilmente provocato da un qualche tipo di liquore che non si ricordava di aver bevuto.

Andando poi a passarsi una mano sul petto rimase sorpreso accorgendosi di avere ancora i vestiti addosso, scarpe comprese: non si ricordava veramente nulla della sera precedente e non sapeva se potesse essere considerata una cosa buona o meno.

Tutto il suo corpo doleva, la testa invece prese a girare quando provò a mettersi a sedere sul morbido materasso, andando poi ad abbassare lo sguardo sui propri piedi coperti dai calzari neri, salendo lungo le sue gambe fasciate dai pantaloni ed arrivando sino all'apertura sul davanti della sua camicia di cotone.

Harry si ritrovò a corrugare la fronte mentre andava a sbottonarsela completamente, osservando i segni rossi che venivano man mano svelati dall'aprirsi della camicia sulla sua pelle.
Si morse poi il labbro roseo mentre i suoi occhi studiavano attentamente i morsi e i graffi che lo dipingevano.
Cavolo, la sera prima Louis si era proprio dato da fare.

Un piccolo sorriso malizioso nacque sulle sue labbra carnose a quella constatazione, mentre si alzava in piedi con cautela, decidendo solamente di cambiarsi: sembrare un uomo in carriera fallito ed alcolizzato non gli sembrava decisamente il caso. Grazie tante

Camminando per la stanza si ritrovò a storcere diverse volte il naso per il dolore dovuto ai suoi muscoli intorpiditi, le sue dita affusolate andarono successivamente a prelevare dei comodi pantaloni e una t-shirt dal comò in mogano, poco prima di sedersi per infilare entrambi gli indumenti comodamente.

I suoi piedi poi presero a camminare da soli, conducendolo alla porta, giù per le scale e fino in cucina, un sorriso stanco impresso sulle sue labbra e i segni di una notte di passione nascosti sotto al sottile tessuto di una maglietta.
«Ehy piccolo, buongiorno»

Il tono tranquillo con cui parlò fece spaventare comunque Louis, che dopo aver recuperato le posate che aveva lasciato cadere, gli fece un cenno discreto, non girandosi neanche in sua direzione.
Harry constatò che fosse a causa del fatto che stesse tagliando della frutta proprio in quel momento: magari non voleva distrarsi e perdere tempo prezioso.

«Principessa, papà sta prendendo la cucina molto seriamente eh?» Harry sorrise teneramente a propria figlia, osservandola mentre questa ricambiava il suo gesto, continuando poi a disegnare sul suo blocco. «Mhm, papi sta facendo una torta alla frutta»

«Oh, davvero?»

«Sì, ma posso mangiarla solo io»

Harry mise il broncio per qualche secondo, ritrovandosi a chiedere alla figlia se gli avrebbe concesso di averne almeno un piccolo pezzo (ricevendo in risposta una risatina), avvicinandosi poco dopo ad Adie. Non si accorse del fatto che Louis avesse interrotto i propri movimenti, lasciando cadere il coltello sul tagliere sporco, provocando un rumore tutt'altro che piacevole.

Pochi passi dopo, la voce di Louis lo distrasse al termine di quei minuti passati in silenzio, lasciandolo completamente confuso dalla sua affermazione «Ti prego di non farlo» le parole del ragazzino arrivarono come un sussurro implorante alle orecchie dell'altro, che immediatamente si girò in sua direzione con un'espressione confusa stampata sul volto.
«Fare che cosa, Lou?»

Harry semplicemente prese propria figlia tra le braccia, girandosi con tutto il corpo in direzione del ragazzo che ancora si ostinava a non guardarlo in faccia. «Tenere in braccio mia figlia»

«Cosa-»

«Per favore, metti giù Adie»

«Lou ma che stai dicendo?»

«Ti ho detto di metterla giù» Harry, sebbene non spesso ascoltasse con attenzione, udì chiaramente la voce di Louis spezzarsi sulla pronuncia ultime due prole della frase appena detta «Lascia mia figlia. Dobbiamo parlare»

Mia figlia.

Mia.

Louis non parlava di Adie come "sua figlia" da anni ormai, dicendo sempre che fosse la loro bambina, com'era giusto che fosse. Harry non potè far altro se non corrucciare la fronte, parlando all'altro ragazzo con voce cauta «C-che succede?»

Il piccolo uomo dagli occhi blu non gli rispose, si limitò solamente ad avvicinarsi per togliere la bambina dalle sue braccia, non incontrando resistenza da parte sua, finendo col portarla in salone per farla sedere in mezzo al tappeto pieno di giochi.
«Stai qui tesoro, io e papà dobbiamo parlare di cose da grandi» sussurrò.

La bambina non aveva protestato contro il volere del genitore, semplicemente in quel momento i peluches e le macchinine le interessavano di più: si, macchinine. Louis ed Harry non avevano mai voluto imporre alcuna etichetta a loro figlia, ritenendo che non solo i maschietti potessero giocare con le costruzioni e i trenini.

«Seguimi»

Louis dopo essersi rimesso in piedi (si era infatti dovuto accucciare per parlare con la piccola Adie) passò accanto al corpo immobile di Harry - che aveva seguito lui e loro figlia per tutto il soggiorno - senza aggiungere altro, senza toccarlo o baciarlo neanche una volta.
Il ragazzo più grande stava iniziando decisamente a preoccuparsi, mentre lo seguiva senza spiccicare parola, camminando in silenzio per il lungo corridoio che conduceva allo studio avente il pianoforte a coda.

Il ragazzino, una volta arrivato, andò a sedersi proprio sullo sgabello di questo, posando subito dopo una mano sul proprio stomaco sporgente e tondeggiante. «Uhm- mettiti comodo o stai in piedi come un cavallo, poco mi importa al momento» il tono di voce titubante del più piccolo fece capire ad Harry che molto probabilmente non avrebbero parlato di cose belle.

Ma cosa aveva sbagliato? Non ricordava di aver fatto nulla di stupido o pericoloso, figuriamoci di aver fatto - di nuovo - del male a lui, o ad Adie.

Quando Louis vide l'altro rimanere immobile sullo stipite della porta sbuffò, massaggiandosi le tempie con entrambe le mani. «Potresti per favore chiudere la porta e poi levarti la maglietta?»

Harry avrebbe pensato male, magari anche ammiccando in sua direzione, se solo non avesse visto delusione nei suoi grandi occhi blu velati da lacrime.
Il ragazzo non capiva cosa stesse accadendo, mentre era in procinto di fare ciò che il più piccolo gli aveva chiesto con uno sguardo talmente disperato da fargli venire male al cuore.

«Lou ma che hai, piccolo?» le sue labbra tremarono debolmente nell'osservare il corpo rannicchiato dell'altro, il suo sguardo era basso, il volto privo della solita vitalità che lo caratterizzava.
«Fai solamente ciò che ti ho chiesto»

Harry riuscì a sentirlo deglutire dal posto in cui si trovava, decidendo di assecondarlo di nuovo: senza troppe cerimonie si tolse infatti l'indumento che copriva la parte superiore del suo corpo, mettendo in mostra tutto ciò che chiazzava la sua pelle di rosso.

Louis trattenne bruscamente il respiro quando quella visione gli si piazzò nuovamente davanti agli occhi: ricordava bene che fosse una cosa tremenda da vedere, da immaginare. Ma non poteva neanche lontanamente pensare che il giorno dopo sarebbe stato ancora peggio, che la verità lo avrebbe colpito in faccia ancora più forte di quanto avesse fatto poche ore prima.

Era stato tradito.

Quella era l'unica cosa che riusciva a ripetersi all'infinito, mentre Harry aspettava pazientemente che parlasse, che gli dicesse qualcosa.
Passarono minuti di silenzio che parvero interminabili, Louis li sprecò ad osservare attentamente ogni orrendo segno che aveva rovinato tutto, odiando le labbra che avevano provocato ciò, le unghie e il corpo che avevano spezzato il suo cuore senza saperlo.

Harry d'altro canto spese quei momenti di silenzio per ascoltare i suoni, osservare le reazioni dell'altro: il cambiamento del suo respiro, delle sue espressioni, i movimenti nervosi che li accompagnavano.

«Tutto okay?»

Louis scosse la testa dopo poco, un sorriso amaro a contornargli le labbra «Ti piace ciò che vedi sulla tua pelle?» il ragazzo cercò di non sembrare sconvolto mentre pronunciava quelle semplici parole, limitandosi a guardare l'altro con uno sguardo di sufficienza.

«Beh, sì» sorrise andando ad umettarsi le labbra «Immagino che ci siamo diverti-»

Louis scosse la testa, fermando tutte le sue intenzioni «Non te li ho fatti io»

«-ti insieme. Aspetta, come?» Harry rimase fermo sui suoi piedi, spostando lo sguardo dal proprio petto marchiato al viso ferito del proprio ragazzo.

«Hai capito benissimo Harry. Non sono stato io. Ieri sera sei tornato dal pub e quando ho iniziato a spogliarti eri..eri così. Quei segni di merda erano lì di fronte a me, proprio come ora» un singhiozzo lasciò le labbra del ragazzo mentre stringeva i denti, le sue braccia erano incrociate al petto e il suo sguardo si spostò dal muro al viso sconvolto di Harry.

«C-cosa..Come?»

«Non so,» rise amaramente «dimmelo tu. Anzi no, sta' zitto, non voglio sentirti dire una parola di più. Esci da questa casa» Louis si ritrovò a deglutire rumorosamente, i suoi occhi si chiusero quando andò a puntare un dito verso la porta in legno scuro.

L'ex soldato rimase spiazzato di fronte alla scena che gli si era appena parata davanti: il padre dei suoi figli, l'amore della sua vita lo aveva appena cacciato via da casa loro.
Fu quando provò a chiedergli qualcosa di più che venne nuovamente interrotto «Esci. Immediatamente. Davvero, non sto scherzando» Louis scandì bene le parole, la sua voce formava quasi un sibilo sordo.

«N-no, Lou cosa-»

«Esci, lasciami solo. Fallo Harry, vai da qualche parte a pensare a che cazzo hai fatto e lascia pensare anche me. Per l'amor di Dio vattene, esci oppure ti caccio a pedate, mi hai sentito bene?»

Il ragazzino si era alzato in piedi velocemente, il suo dito era puntato verso il corpo dell'altro, la sua voce era risoluta e i suoi occhi duri, come due ghiaccioli gelidi.

Harry decise di non continuare oltre, non disse una parola di più mentre si infilava nuovamente la maglietta, nenmeno mentre andò in camera sotto lo sguardo attento dell'altro, preparandosi un piccolo borsone.
Fu quando si infilò scarpe e giacca sull'uscio della porta che la verità lo colpì fortemente in faccia, proprio come aveva fatto prima con Louis.

Se ne stava andando da casa sua, cacciato dal proprio ragazzo (o ex ragazzo?), senza avere la possibilità di dare un bacio a propria figlia.
E si, sembrava stupido, patetico, irragionevole, ma ci provò ancora, non accettando di andarsene con l'amaro in bocca.
«Louis non mandarmi via, possiamo parlarne, ti prego, non sto capendo nulla»

Occhi blu in risposta scosse la testa, asciugandosi alcune lacrime che erano sfuggite al suo controllo.

«N-non mi vuoi più ora? Non mi ami più dopo questo?»

Louis avrebbe tanto voluto rispondergli di smettere di fare la vittima, di smettere di guardarlo in quel modo, come se il colpevole fosse lui. Di smetterla semplicemente, perché se avesse continuato a guardarlo così avrebbe solamente finito con il baciarlo.

Non lo fece. Scosse invece la testa, lentamente. Deglutì con lentezza il groppo che gli pressava in gola, ascoltando la piccola voce di Adie che intonava delle canzonicine mentre giocava poco lontano da lì. In quel momento decise di guardare veramente negli occhi di Harry per la prima volta quel giorno

«Vorrei solo che mi lasciassi solo per pensare a cosa fare»

Poi parlò di nuovo a voce bassa, poco prima di vedere il ragazzo uscire di casa «Potrei odiarti di più ma non potrò mai amarti di meno»

Quelle furono le ultime parole che sentì pronunciare da Louis quel giorno.

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