Don't forget my eyes

By sonoraolivetto

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Una ragazza alla ricerca della sua infanzia, una città fantasma, una foresta e incontri con persone fuori dal... More

L' INIZIO
LA SCUOLA
CASA, CRUDELE CASA
DIVERSA
AVVENIMENTI ORFANOTROFIO
ASSASSINO
I PROXY
AVVENIMENTI SPIRITI
AVVENIMENTI PITY PARTY
I TRE FRATELLI
POTERI
LA VERA ME
NUOVA CASA
PAZZA FESTA
RIVELAZIONI
ZALGO?
CHI SONO?
UN PICCOLO TOCCO
SORPRESA
E LEI?
ORE 11 CALMA PIATTA
LA STANZA
QUALCOSA NON VA
CENA GALANTE
LA VECCHIA MINIERA
L' ENTROTERRA È...
...INFERNO.
LA NOTTE PRIMA DELL...
...DEMONIO.
MORTA PER AMORE
TRE MESI DOPO
SOSPETTI
HE DIED FOR LOVE
RITORNO
COMPITI
INCUBO ROSSO
MASCHERE
COSA SCEGLI?
I SOGNI SI AVVERANO
CATENE
RICATTO
-ricordi?-
TORTURE I
TORTURE II
TORTURE III
GIORNO 3
NELLA FORESTA
NERO
QUESTA È...
...GUERRA.
IL MOSTRO IN ME
SONO IO...
...LA MORTE.
AMORE NERO
...SONORA.
ORIGLIANDO
LITIGIO
ROSA...
...NERA
BUONA NOTTE
ARTE DI COPPIA
DIPINTO DI MORTE
DIETRO C'È...GOVERNO
IL MALE È UOMO?
NON È UN ADDIO
AMORE
TROVAMI
TWIN ROCKS
OLD JEEP
THE OAK
RED SILO
OIL TRUCK
NUOVO, BRUTTO INIZIO
MINIERA
MAGIONE
THE PILLARS
CROSS WALLS
UNA PORTA
15
VOCE
IL SIMBOLO
PARANOIE
GENITORI
PERICOLO IN AGGUATO
NON È PARADISO
MACABRO SORRISO
RICERCHE
PROXY
FANTASMA BIANCO
LACRIME DI DOLORE
OMBRELLI NERI SOTTO LA PIOGGIA
RED BLOOD
AFFERRA LA MIA MANO
REGOLE
RIUNIONE
UN ULTIMO MA TEMPORANEO ADDIO
SOLDATI BIANCHI
LEGATA FINO ALL'OSSO
SCP I
SCP II
SCP III
SCP IV
SCP V
SCP VI
SCP VII
SCP VIII
SCP IX
SCP X
IL SEGNALE
READY FOR WAR?
WAR FOR FREEDOM
WAR FOR BLOOD HUNGER
WAR FOR LIFE

DISCUSSIONI E RAGIONAMENTI

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By sonoraolivetto

Terminate le ore di scuola, le due ragazze si recano a casa della prima che pedala sotto la dolce luce del sole. Questa riscalda la loro pelle, vivacizza dopo un lungo inverno la pelle olivastra della castana, mentre la pelle rosata della ramata rimane pallida ed arrossata, in piccole parti scoperte dai vestiti.
Sarah tiene la testa appoggiata alla spalla destra dell'amica, per non avere i suoi capelli in faccia durante il tragitto. La conducente sente quel contatto dolce ed affettuoso, un sorriso allegro si marca sul suo volto. I vestiti si fanno leggeri e si lasciano trasportare contro vento.
Si sentono gli uccelli cinguettare per la via di casa della ragazza, un lieve scrosciare si percepisce a lato della strada, dove vi è un piccolo canale d'acqua. Le piante sono già in fiore e i loro aromi tingono l'aria di mille colori, come i giacinti sulle entrate delle case e i tulipani nelle aiuole.
Raggiunto il cancello in ferro grigio della casa, le ragazze scendono dalla bici ed entrano nel viale di sassi bianchi. Sonora conduce la bicicletta nel capanno per poi raggiungere Sarah, che l'attendeva alla porta lignea dalle due lunghe finestrelle in vetro rettangolare.
Entrano e si dirigono in sala da pranzo, per mangiare ed andare subito alla questione.
-salve!- saluta l'ospite in direzione di Nora, la madre di Sonora. La donna si volta dalla postazione dei fornelli, ricambia il saluto con un enorme sorriso e con un -benvenuta tesoro!-.
La madre di Sonora è molto socievole e simpatica con tutti, affettuosa e dal carattere stravagante. Un po' matta delle volte, tutto lo fa per veder sorridere e ridere la figlia.
-oggi Sarah rimane tutto il pomeriggio- avverte l'amica, mentre sua madre le fa cenno di sedersi controllando il pranzo che sfrigola sulla padella rovente.

Finito di pranzare tra le chiacchiere, le due si dirigono nella camera di Sonora. Sarah si mette comoda sul bordo del letto e guardando l'amica, che se ne sta in piedi seria domanda sempre più impaziente.
-allora, mi vuoi parlare o dovrò morire dalla curiosità?- dice sarcastica ma con sguardo preoccupato. L'altra sospira insicura, intanto che dentro di se due correnti si scagliano l'una contro l'altra.
-meglio che vada subito al dunque...- dice sedendosi affianco all'amica e, guardandola negli occhi con freddezza e serietà inizia a raccontare.
-io non ho sempre vissuto qui, in questa casa. Prima di trasferirmi in questa città abitavo altrove, in una città più a nord di qui. All'inizio l'odiavamo io e mia mamma, anche perché mio padre ci aveva obbligate a cambiare casa, per via del suo lavoro.- la ragazza prende un respiro come non riuscendo a ricordare, o meglio come se non volesse ricordare.
-in quel posto tutti erano strani, si comportavano in modo freddo come se fossero tutti contro l'altro. Come temendo il peggio dal prossimo. Per non parlare del luogo, tutto lì mi metteva i brividi. Io e mia mamma non ci eravamo integrate per bene, e questo è uno dei motivi per cui ce ne siamo andate.- Sonora guarda fuori dalla finestra, l'amica osserva i suoi occhi e le pare di vederla rimembrare i lontani ricordi.

L'atmosfera si fa pesante, più seria e soffocante. Sarah ora è certa che la cosa che affligge l'amica da tutto il giorno, è qualcosa di davvero grave. Su cui non potrebbe mai sorvolare, anche se in verità nessuna delle due ha mai evitato un problema dell'amica.
Tutte e due si sono sempre aiutate a vicenda per risolvere i propri problemi, per sconfiggere i propri demoni.
Sonora ritorna a guardarla e decisa torna a parlarle.
-lì non ero mai riuscita a fare amicizie, non avevo nessun amico. Finché una notte, io ed una donna siamo diventate amiche. Per così dire, perché in fondo non ci siamo conosciute per bene.- l'altra blocca il discorso dell'amica, sollevando la mano davanti al suo viso per farla tacere.
-hai fatto amicizia con una sconosciuta?!- dice stupita Sarah, guardando ad occhi spalancati l'altra.
-beh...si?- risponde a bassa voce Sonora, insicura e preoccupata per la reazione dell'amica.
-e tua madre come ha reagito? Insomma...hai fatto amicizia con uno sconosciuto- le domanda facendosi ancor più curiosa e preoccupata.
-ehm, in realtà non l'ha saputo subito- risponde guardandosi le mani nervosa.
-comunque, tornando a noi. Quella sera, la donna era uscita dalla foresta in cui era immersa la città. E, da quella volta ci siamo incontrate per altre due notti. Fino all'ultima, in cui le dissi del trasferimento- continua Sonora a bassa voce, per paura che sua madre le stesse ascoltando.
-quindi ricapitolando, vivevi in una città in cui le persone si comportavano in modo schivo, circondata da una foresta e da cui è comparsa questa donna. Sonora tutto ciò mi sembra troppo strano per essere reale...non mi stai dicendo una bugia, vero?- parla Sarah dubbiosa, nessuna delle due aveva mai detto bugie all'altra o per lo meno non tanto gravi. Dunque lei non sapeva se crederle su due piedi, dopotutto che bisogno c'era di mentire alla propria amica?
-d'accordo, se non mi credi vieni con me, volevo fartela vedere più tardi ma a quanto pare non mi lasci nessuna alternativa...- dice rassegnata alzandosi dal bordo del letto.

Sonora accompagna l'amica al piano superiore, dove vi è la mansarda. Dopo un corridoio la ragazza apre una porta in legno antico e davanti ai loro occhi si presenta un luogo buio. L'aria puzza di polvere e i granuli grigi e sottili aleggiano intorno ai loro corpi. Le travi di legno scricchiolano come dolenti sotto i loro passi. I mobili sono coperti da teli bianchi, che proteggono la loro superficie dal logorio del tempo e della polvere. Le finestre sono sbarrate e flebili strisce di luce penetrano all'interno, dalle fessure delle travi di legno nero. Un lampadario scende dal soffitto, dal corpo cilindrico si dipartono due file di bracci affusolati, che sostengono delle lampadine bianche. Tutto è legato e sigillato da ragnatele spesse e lattiginose. Queste fanno preoccupare le ragazze, siccome entrambe hanno paura dei ragni e in generale di insetti strani.
La prima a farsi forza, pur avendo le mani sudate per il timore di trovare qualche ospite indesiderato, è Sonora che decisa va verso un telo bianco.
Sembra esserci un tavolo nascosto sotto il lenzuolo, ma qualcosa vi è stato posizionato sopra.
Sarah si avvicina a lei guardandosi in giro, mentre la ragazza svela il mobile prendendo un lembo di telo e sollevandolo con forza. Un turbinio di polvere si solleva nell'aria, filtrando nelle narici delle due che tossirono un paio di volte prima di abituarsi. La polvere va ad adagiarsi a terra o su altri luoghi bui, pure sui loro vestiti.
Ebbene, sotto quel velo vi è un tavolo antico in rovere, dove al centro è posizionata una teca di vetro, che protegge e custodisce al suo interno una rosa nera.
Quella ormai vecchia rosa nera, che ancora integra se ne stava rinchiusa al buio. Sonora, nel rivedere quel regalo del passato si rattrista ricordando la donna e la sera in cui si erano incontrate, sotto la luce bianca della luna. Sarah invece rimane stupita e affascinata dalla bellezza di quella rosa, entrambe le ragazze adorano lo stile gotico per non parlare del nero. Lei rimane a bocca aperta nel vedere una rosa nera, ancor di più sapendo che appartiene alla sua migliore amica.
-chi te l'ha data? Sono rarissime!- sussurra alla ragazza che le sta affianco, come per non disturbare le vecchie presenze che se ne stanno a dormire in quel luogo.
-lei, la seconda sera che ci siamo incontrate. Me l'ha regalata tirandola fuori dal nulla, se non ricordo male...- risponde la proprietaria, accostando sotto il mento l'indice piegato, pensando a quella lontana notte.
-ok, ora forse potrei crederti un po' di più ma...- ancor prima che Sarah completi la frase, insicura se dirle che ancora non le crede appieno.
-ma nulla può vietarti di pensare che questa l'abbia semplicemente comprata- finisce la frase dell'amica pensando alla stessa cosa, e con fare sicuro si rivolge di nuovo a lei.
-mi credi ancora se ti dico che la cittadina in cui vivevo si chiama Shiverville?- le domanda seria ed insistente guardandola negli occhi con sguardo fisso, per farle capire che nessuno lì ha intenzione di scherzare riguardo a questo discorso.
-intendi...la città in cui continuano a sparire con insistenza bambini, e a morire persone? La città fantasma, dove gira voce che vivano dei spietati assassini?! Tu vivevi lì?- dice completamente stupita, gli occhi spalancati e la bocca dischiusa. Sarah è totalmente incredula a ciò che le ha detto l'amica.
-non mentirmi Sonora, perché questo è uno scherzo di pessimo gusto!- urla rifiutando di credere all'amica, la sua voce rimbalza sulle pareti vuote della soffitta. Ma un'altra voce le risponde ancor più alta e per di più arrabbiata.
-perché mai dovrei mentirti, sei la mia migliore amica quindi dovrei confidarmi con te! Se fosse una balla non mi comporterei in questo modo, anzi in questo momento ti riderei in faccia!- le risponde a tono guardandola.
Un silenzio cala su di loro mentre i pensieri di una sono in subbuglio, non si sente alcun rumore per tutta la stanza.

Tornate nella camera si accomodano di nuovo sul letto, sdraiandosi a pancia in su.
-credo che i motivi per cui ci siamo trasferite siano: mio padre, la città e quella donna- riprende a parlare Sonora guardando il soffitto della stanza.
-perché per tuo padre?- domanda l'altra accompagnando il suo sguardo, puntando gli occhi in alto.
-prima di tutto, è stato lui a decidere e poi ad obbligarci a trasferirci lì. Secondo, io e mia madre lo odiavamo. Terzo, ci siamo trasferiti per via del suo lavoro, era uno scienziato ma non so a che cosa lavorasse. Quarto, dopo la sua morte non c'era più motivo di rimanere lì, anche per via dei ricordi ce ne siamo andate- risponde fredda ed indifferente riguardo al genitore trapassato.
-mh, d'accordo mi sembra normale. E perché credi che tua madre abbia deciso di trasferirvi per via della donna?- chiede sempre più confusa Sarah, girando la testa verso l'amica in modo da guardarla.
-beh è semplice, quale genitore se ne starebbe tranquillo sapendo che la propria figlia esce di notte per incontrare la sua amica, che per di più è una persona sconosciuta e...- la voce della ragazza si scioglie nel momento in cui ricorda l'aspetto della donna di cui si parla, teme che se l'amica venisse a saperlo le darebbe della pazza o peggio non le crederebbe. Perché per lei è meglio essere considerata pazza, che essere amica di una persona che non crede in lei e a quel che dice.
-e...?- cerca di far continuare il discorso, vedendo la compagna assorta e bloccata.
-nulla, nulla...- nega l'altra accorgendosi del silenzio.

Nella stanza entrano gli ultimi raggi di sole, le pareti si dipingono di arancione e di sfumature rosate, come le nuvole che circondano la sfera rossa che cala all'orizzonte.
Le cartelle sono adagiate accanto alla lunga scrivania bianca. I libri sono ancora chiusi, per fortuna si erano già prese avanti con lo studio, giusto per lasciare più tempo per palare in questo pomeriggio.
Le due ragazze se ne stanno sdraiate sul letto fatto, girate sul fianco in modo da guardarsi negli occhi.
-temo che accada qualcosa di grave Sarah...- sussurra all'amica, contemplando il suo viso dalle guance rosate.
-perché dici così?- domanda perplessa, inarcando le sopracciglia bionde.
-ho fatto un sogno questa notte...qualcuno mi chiamava per nome. Quella voce...- Sonora parla sottovoce, e bloccandosi a tratti ricorda l'immagine che aveva sognato. Rimane silenziosa per un attimo come per riguardare l'intero sogno, come un piccolo film immagazzinato nella sua mente.
-credo che fosse lei a chiamarmi in sogno- afferma sentendo di nuovo nella mente la voce che la chiama.
-hai paura di lei? Non eravate amiche?- chiede guardando gli occhi freddi dell'amica.
-no, però...ero solo una bambina, non so perché a quel tempo non mi intimoriva, ma ora solo a parlarne inizio ad averne paura. Forse perché internamente, sento che sta per succedere qualcosa riguardo a quella donna- Sonora ha sempre avuto qualche presentimento riguardo a qualcosa, dell'interrogazione o per la verifica, anche per qualche avvenimento. Certe volte sognava delle cose di cui aveva parlato o visto durante la giornata, in altri casi i suoi sogni si avveravano. Anche se in parte, finora un paio di volte un suo sogno si è avverato, come se avesse visto nel sonno una premonizione per il giorno dopo.
Ma stavolta sentiva ancor di più dentro di se che quel sogno non era venuto per casualità, ma per qualcosa di più importante e realistico. Se lo sentiva dentro, esattamente sotto al cuore. Si sentiva premere nelle viscere e l'ansia stava già salendo, per la prima volta iniziava a provare qualcosa di veramente insolito. Stava arrivando qualcosa, e non era solo una finta previsione.

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