Un Amore Proibito 2 - Vite Lo...

By _StarFreedom_

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L'incontro tra Damon e Allyson è stato casuale, ma si sono subito resi conto che non possono fare a meno l'un... More

Capitolo 1 Allyson
Capitolo 2 Damon
Capitolo 3 Allyson
Capitolo 4 Damon
Capitolo 5 Damon
Capitolo 7 Damon
Capitolo 8 Damon
Capitolo 9 Allyson
Capitolo 10 Damon
Capitolo 11 Allyson
Capitolo 12 Damon
Capitolo 13 Allyson
Capitolo 14 Damon
Capitolo 15 Damon
Capitolo 16 Allyson
Capitolo 17 Damon
Capitolo 18 Damon
Capitolo 19 Damon
Capitolo 20 Allyson
Capitolo 21 Damon
Capitolo 22 Allyson
Capitolo 23 Damon
Capitolo 24 Damon
Capitolo 25 Allyson
Capitolo 26 Damon
Capitolo 27 Allyson
Capitolo 28 Damon
Capitolo 29 Allyson
Capitolo 30 Allyson
Capitolo 31 Damon
Capitolo 32 Damon
Capitolo 33 Damon
Capitolo 34 Damon
Capitolo 35 Allyson
Capitolo 36 Allyson

Capitolo 6 Allyson

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By _StarFreedom_

L'amore ha un sapore dolce amaro,

che chiede di sprigionarsi sulle nostre labbra.

Ho conosciuto questo ragazzo strafottente al quale non fregava nulla di nessuno se non di sé stesso; ora, ciò che ne rimane è un corpo straziato da un'anima che non trova pace. Lo osservo mentre volge il suo sguardo al soffitto e vorrei solo capire cosa stia torturando la sua mente. Mi mordo le unghie, una vecchia abitudine che avevo accantonato. Senza volerlo, i miei piedi raggiungono la finestra che si affaccia sul cortile della casa di mia madre. Credevo che tutte le nostre difficoltà fossero legate a lei, su suo padre, il loro matrimonio e l'incidente di Arleen, ma solo ora, in questo istante, mi rendo conto che dietro a Damon si nasconde molto più di questo.

«È facile, vero? Abbiamo sempre fatto così da quando ci conosciamo...», le parole stanche di essere state soffocate per troppo tempo iniziano a prendere vita da sole. «Un passo avanti e venti indietro, Dam, sempre. Vuoi che esca dalla tua vita? Oh, non sai quanto avrei voluto starti lontana». Le sue mani si serrano in due pugni che tiene vicino alle gambe, mentre resta seduto a fissarmi, riducendo gli occhi a due fessure, mi trafiggono come lame, incidendo sulla mia pelle un fiume di silenzi, di ombre e segreti che continuano a perseguitarci. «Lo volevo sin da quando il mio cuore ha incominciato a perdere battiti per te, ma nel mentre non stavo perdendo solo quello, stavo perdendo anche me stessa, senza saperlo...», scuoto la testa e sento tutte quelle cicatrici aprirsi a una a una. «I tuoi giochetti, Joselyn, la droga, le lotte... mi sono lasciata risucchiare, perché o annegavo con te o senza di te, ormai non potevo più tornare indietro», ammetto quasi a me stessa. Posso amarti fino a morire, ma posso anche morire per il tuo amore. Quanto mi sono spinta oltre per te? Ho superato limiti che non avrei mai neanche lontanamente immaginato. Solo per i tuoi occhi verdi che non potevano non inchiodarsi ai miei, perché non potevo non inebriarmi il respiro con il profumo del tuo corpo, mentre mi rifugiavo nell'unico posto in cui mi sentivo al sicuro... fra le tue braccia.

«Al...», prova a dire.

«No! Ora parlo io», mi avvicino a lui, mettendomi in ginocchio tra le sue gambe. «Mi hai tradita, sì, lo hai fatto, tante, troppe volte. Perché sapevi solo ferire per non essere ferito». Il suo sguardo scivola dal mio volto fino a perdersi nel nulla, nessun riflesso compare nel suo sguardo; è qui, ma in realtà è così dannatamente lontano da me. «Guardami», mormoro senza alcun risultato. «Guardami!», grido colpendo con i pugni le sue gambe. «Sono rimasta seduta in silenzio in una sala d'aspetto mentre tutti entravano a trovarti... tutti, Damon, tranne me», sbraito mentre la voce, tradita dalle troppe emozioni, si incrina. «Ho rispettato i tuoi spazi, messo da parte la mia vita per te, ma ora...», mi mordo il labbro per impedire alle lacrime che pungono di uscire, «ora se non mi dici cosa ti sta torturando, ti lascerò andare... per sempre. Siamo andati a fondo troppe volte... adesso basta», dico con un fil di voce che si spezza fendendo l'aria.

Ci guardiamo per secondi interminabili, i suoi occhi vagano sul mio volto come se volessero memorizzarne ogni dettaglio. Mi sta dicendo addio, lo sta facendo di nuovo, lo conosco troppo bene. Senza proferire parola mi alzo in piedi, la sua mano si chiude attorno al mio polso.

«Hai ragione, sono stato un fottuto bastardo egoista», resto con gli occhi puntati sulla parete di fronte a me, non ho il coraggio di guardarlo. «Avrei voluto essere qualcun altro per te...», il suo respiro si fa pesante, la voce arriva bassa e profonda, provocandomi un brivido per tutta la spina dorsale. «Sapevo di non meritarti fin dall'inizio ma, allo stesso tempo, non riuscivo a liberarmi la testa dalla tua voce, dal tuo modo di guardarmi, da tutto ciò che ti riguardasse...», una parte di me si è sempre sentita legata da un filo sottile, quasi impercettibile, a questo ragazzo e sapevo che era così anche per lui. Forse è per questo che ho nuotato contro corrente, che gli ho permesso di schiacciarmi. Il dolore di perderlo era più grande di qualsiasi altra umiliazione.

«Dam...», tento di dire, ma il tono della sua voce si solleva interrompendomi.

«Ti dirò tutto», lo guardo sorpresa, la mascella serrata a rimarcare il suo profilo. «Forse ti perderò lo stesso... ma almeno per una volta sarò stato sincero». Mi siedo sul divano al suo fianco, porto le gambe al petto. Lo so che mi sto proteggendo, che sto cercando di temermi insieme, prima che le sue parole mi spezzino un'altra volta. Ma devo sapere, ho bisogno di capire, per poterlo aiutare. Poggia i gomiti sulle ginocchia e intrappola la testa tra le mani. «Quando sono scappato da qui, con mia madre e mia sorella, mi sono fatto aiutare da alcune persone. Sono state loro a inscenare la morte di Arleen, per fargliela pagare a mio padre...», le parole arrivano fredde, prive di emozione, penetrano fin sotto la pelle raggiungendo le ossa. Rabbrividisco. «Ti ho detto che Sebastian mi aveva presentato a Jack e, quando entri in certi ambienti, ti fai più nemici che amici. Per avere questi ultimi, devi venderti l'anima... io l'ho fatto», ammette strattonandosi appena i capelli. «Mio padre doveva pagare per tutto, non meritava di conoscere la verità e queste persone mi avevano aiutato. Portare il peso delle menzogne, unito al senso di colpa per ciò che era successo ad Arleen, mi stava logorando dentro». Non sposta per un solo istante la testa, lo sguardo inchiodato a terra. «Sebastian aveva imparato a conoscere i miei punti deboli. Sapeva quanto mi mancasse sentire quella scarica di adrenalina scorrermi nelle vene. Un giorno si è presentato a Indianapolis ed è riuscito a convincermi ad andare a un incontro. In realtà mi stava solo provocando, non avrei resistito un solo istante da spettatore. Era diventato il mio mondo quando ancora non lo sapevo, finché, dopo avermi presentato Cindy...», guardo il suo pomo d'Adamo salire e scendere a fatica dopo aver pronunciato quel nome. Sento una fitta al petto mentre un flash percorre la mente: «Perché non le dici di Cindy? Perché non glielo dici, Sanders?». La voce di Joselyn si fa spazio portando a galla tutte le mie insicurezze. Sgrano gli occhi con terrore mentre continuo ad ascoltarlo. «Mi sono sfilato la maglietta e ho sfidato un ragazzo qualunque. Ho impiegato meno di un minuto per metterlo al tappeto. Mi sentivo vivo mentre liberavo i miei demoni, sferrando un pugno dietro l'altro», si volta per guardarmi e con gli occhi sembra quasi chiedermi il permesso di continuare; annuisco debolmente. «Cindy era una ragazza particolare, organizzava incontri per la peggior feccia della città. Aveva un passato turbolento, ma la invidiavo per come riusciva a farsi scivolare tutto addosso... o così sembrava».

Non resisto e le parole esplodono dalla mia bocca: «Siete stati insieme?», la voce trema. Poggia la schiena contro il divano.

«No, non è successo mai niente tra di noi», non so perché ma quella rivelazione mi toglie un peso dallo stomaco. È sincero, ma turbato al tempo stesso, continua a strofinarsi le mani sui pantaloni. «Lei era un'amica... una vera amica. Col tempo abbiamo legato molto, troppo, tanto da conoscere tutto ciò che l'aveva distrutta», le mani raggiungono il suo volto e lo tortura a tal punto che sembra volersi togliere dalla pelle ogni ricordo.

«Dam... Dam, cosa è successo?».

La sua angoscia diventa la mia quando, con gli occhi colmi di lacrime, mi fissa senza trovare le parole.

«Le avevo promesso che l'avrei aiutata, che non l'avrei mai lasciata sola. Io gliel'ho promesso, capisci?», quasi urla scattando in piedi, mentre inizia a scuotere la testa. «Non sapevo dove si stesse spingendo, andavamo a qualche festa dopo gli incontri. Ci facevamo ogni tanto... niente che non avessi già provato quando ero a Medford», sospira passandosi una mano fra i capelli per poi, in un istante, colpire con un pugno la parete. «È andato tutto storto, porca puttana. Non doveva andare così!», urla colpendo un'altra volta il muro, le nocche si spaccano e rivoli di sangue scorrono lungo le dita, per poi cadere al suolo e marchiarlo allo stesso modo in cui i ricordi di quel passato che stanno venendo fuori hanno marchiato lui.

Non dico nulla, lascio che tutto ciò che per troppo tempo è rimasto sepolto liberi la sua anima.

«Aveva detto un altro giro... Cristo. Non dovevo darle ascolto, quella sera era strana. Voleva per forza altra roba...», il respiro affannato interrompe le sue parole mentre corruga la fronte e leggo il dolore impresso sul suo volto. «Ho preso delle pasticche che mi aveva dato Sebastian...». I suoi occhi mi puntano, le pupille sono talmente dilatate da coprire quel poco di verde ormai spento. «Gliel'ho data, io ero a posto...», stringo forte le mani attorno alle gambe. «Mi sono allontanato solo per andare in bagno...», una lacrima riga il suo volto con prepotenza, scivolando veloce per poi perdersi nell'aria. «Credevo si fosse appisolata. L'ho chiamata, ho gridato il suo nome con le sue spalle strette nelle mani, mentre la scuotevo per svegliarla... ma non potevo svegliarla, perché Cindy se ne era andata, portandosi via la sua vita incasinata di cui non importava a nessuno... se non a me», confessa con rabbia digrignando i denti. «Me l'hanno fatta lasciare lì, su quel divano logoro di un garage, mentre arrivava la polizia... sono stato trascinato via di peso, provando a picchiare chiunque osasse toccarmi».

Il cuore martella nel petto mentre sento il mio volto umido, mi alzo in piedi e lo raggiungo.

«Dam», sfioro il suo braccio, mi guarda.

«È stata colpa mia, solo mia», tuona, colpendosi ripetutamente il petto. «Ora sai chi hai davanti, Allyson».

Prendo il suo viso fra le mani, lui solleva il mento per allontanarsi e io lo stringo più forte.

E non ti lascio andare, non ti lascio inghiottire un'altra volta dai fantasmi del tuo passato.

Non ti lascio annegare, questa volta non lo permetto.

«Non è stata colpa tua, non potevi sapere come sarebbe andata», cerco di dirgli con la voce che trema, mentre penso a quello che i suoi occhi hanno visto.

«Gliel'avevo promesso... l'ho tradita, non l'ho salvata, capisci? Lei è morta!», grida afferrando la mia maglia che stringe in due pugni, mentre la sua testa crolla sulla mia spalla e la schiena scossa dai singhiozzi trema sotto al mio tocco.

«Non è stata colpa tua, Damon», ripeto perché mi ascolti, perché non si lasci schiacciare da un peso troppo grande da portare ma che, soprattutto, non gli appartiene.

Inizio ad aver paura di cosa si sia creato attorno alla scomparsa di Cindy, del perché lui non possa più stare lì a Indianapolis e sia stato costretto a tornare a Medford... perché? Penso a Sebastian, a come abbia spinto Damon su quella strada, dalla quale sapeva che non avrebbe potuto fare ritorno.

Continuo a stringerlo a me e il cuore mi si spezza, mentre la sua corazza si sgretola sotto le mie braccia.

«Non ho mantenuto la promessa», ripete come una cantilena mentre le sue mani si aggrappano a me sempre di più. Il tatuaggio, l'ancora che porta incisa sul suo corpo, è questa la sua promessa mancata, ora lo so.

SPAZIO XOXO:

Damon che svela ogni cosa sulla sua amica Cindy, ve l'aspettavate?

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