Don't forget my eyes

By sonoraolivetto

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Una ragazza alla ricerca della sua infanzia, una città fantasma, una foresta e incontri con persone fuori dal... More

L' INIZIO
LA SCUOLA
CASA, CRUDELE CASA
DIVERSA
AVVENIMENTI ORFANOTROFIO
ASSASSINO
I PROXY
AVVENIMENTI SPIRITI
AVVENIMENTI PITY PARTY
I TRE FRATELLI
POTERI
LA VERA ME
NUOVA CASA
PAZZA FESTA
RIVELAZIONI
ZALGO?
CHI SONO?
UN PICCOLO TOCCO
SORPRESA
E LEI?
ORE 11 CALMA PIATTA
LA STANZA
QUALCOSA NON VA
CENA GALANTE
LA VECCHIA MINIERA
L' ENTROTERRA È...
...INFERNO.
LA NOTTE PRIMA DELL...
...DEMONIO.
MORTA PER AMORE
TRE MESI DOPO
SOSPETTI
HE DIED FOR LOVE
RITORNO
COMPITI
INCUBO ROSSO
MASCHERE
COSA SCEGLI?
I SOGNI SI AVVERANO
CATENE
RICATTO
-ricordi?-
TORTURE I
TORTURE II
TORTURE III
GIORNO 3
NELLA FORESTA
NERO
QUESTA È...
...GUERRA.
IL MOSTRO IN ME
SONO IO...
...LA MORTE.
AMORE NERO
...SONORA.
ORIGLIANDO
LITIGIO
ROSA...
...NERA
BUONA NOTTE
DIPINTO DI MORTE
DIETRO C'È...GOVERNO
IL MALE È UOMO?
NON È UN ADDIO
AMORE
TROVAMI
TWIN ROCKS
OLD JEEP
THE OAK
RED SILO
OIL TRUCK
NUOVO, BRUTTO INIZIO
MINIERA
MAGIONE
THE PILLARS
CROSS WALLS
UNA PORTA
15
VOCE
DISCUSSIONI E RAGIONAMENTI
IL SIMBOLO
PARANOIE
GENITORI
PERICOLO IN AGGUATO
NON È PARADISO
MACABRO SORRISO
RICERCHE
PROXY
FANTASMA BIANCO
LACRIME DI DOLORE
OMBRELLI NERI SOTTO LA PIOGGIA
RED BLOOD
AFFERRA LA MIA MANO
REGOLE
RIUNIONE
UN ULTIMO MA TEMPORANEO ADDIO
SOLDATI BIANCHI
LEGATA FINO ALL'OSSO
SCP I
SCP II
SCP III
SCP IV
SCP V
SCP VI
SCP VII
SCP VIII
SCP IX
SCP X
IL SEGNALE
READY FOR WAR?
WAR FOR FREEDOM
WAR FOR BLOOD HUNGER
WAR FOR LIFE

ARTE DI COPPIA

79 10 0
By sonoraolivetto

Intravedo del fuoco.
"Portala al sicuro!" grida una voce.

Apro leggermente gli occhi che piano piano si abituano al buio. La mia mente strappata via da morfeo si risveglia.
Lui ed io siamo adagiati nella stessa posizione con cui ci siamo addormentati la sera prima.
Il suo petto solleva e abbassa dolcemente il mio volto, la mia esile mano destra è avvinghiata alla sua spalla sinistra.
Con movimenti calcolati, sfioro con il palmo la guancia del mio cuscino vivente.
La sua pelle liscia e tiepida si fa accarezzare dalla mia mano leggermente fresca.
È ancora nel mondo dei sogni.

Alzandomi, cercando di non destarlo dal suo sogno, mi dirigo nella mia stanza a prendere la vestaglia.
Cammino poi per il corridoio allacciandomi il cordino di seta lucida in vita.
Giro la maniglia del mio studio, la mia pelle si lascia sfiorare dolcemente dal tessuto che la copre.

Entrando un alone di pittura pervade i miei polmoni, la stanza è rimasta chiusa per troppo tempo, si sente il colorante che aleggia nell'aria.
Apro la finestra facendo entrare l'aria fresca del mattino.
Un aroma di pino silvestre scaccia il puzzo di chiuso.
Prendo, dalla piccola scatola in legno accostata alla parete, delle tele da olio per poi adagiarle ognuna sul proprio cavalletto.
Estraggo da una scatola dei tubetti di olio insieme ai propri pennelli, già rovinati dal colore.
Gli immergo in un bicchiere di acquaragia, per sciogliere le vecchie tracce.

Lo scricchiolio di una porta, proveniente dal corridoio, mi da a intendere che qualcuno si è svegliato.
Intanto, mentre preparo gli sgabelli e le postazioni, un armeggiare di stoviglie si fa sentire dalla cucina.
Inizio ad armeggiare e a mischiare colori.
Dei passi si avvicinano alla porta.
-ehy, vuoi un po' di saffè tesoro?- è dolce al mattino, a quanto pare.
Mi volto e la mia pelle si infiamma, il mio sguardo incontra dei pettorali scolpiti.
-ehm...sì grazie- rispondo io abbassando lo sguardo.
Una risata, sciocca e soddisfatta, rimbalza fra le pareti ricoperte di disegni.

-qualcosa ti turba Blum?- domanda beffardo, accorgendosi del mio leggero arrossire.
La sua vestaglia non copre il petto, scoperto mi lascia ammirare quei muscoli perfetti. Porta dei pantaloncini neri ed è scalzo.
-no niente affatto- balbetto velocemente, coprendo la mia espressione sognante con i lunghi capelli corvini.
Mi poggia la tazza sul tavolo, accanto al cavalletto con la tela ancora bianca.
-perché ci sono due tele?- chiede stranito osservando l'altra.
-perché oggi ti cimenterai nella pittura ad olio- gli rispondo allegra ed eccitata.
Non vedo l'ora di ammirare i suoi primi schizzi.
-veramente?! Ma, lo sai che non so dipingere...vuoi partire immediatamente con le cose più difficili?- dice titubante e leggermente nervoso.
-certo, vorrei vedere cosa riesci a fare quindi, mettiamoci al lavoro- e con questo mi volto per fare qualche schizzo dello scheletro del dipinto a matita.

Lui scruta gli oggetti che ho adagiato sul suo piano da lavoro.
Passa lo sguardo dai tubetti colorati ai pennelli per poi guardare la tela.
Io procedo, inizio a preparare i colori di sfondo.
-cosa dovrei disegnare?- mi domanda appoggiandomi una mano sulla spalla.
Fermandomi gli rispondo tranquilla -quello che vuoi, esprimi te stesso sulla tela- lo sento annuire e ammirare quei pochi schizzi che ho dato sulla tela.
Slender si volta e prende in mano la tavolozza per poi spremerci qualche colore.

Lascio emergere dalle mia mente quell'immagine che fin dal risveglio mi sta tormentando.
Non riesco a levarmela dalla testa.
Come se non volesse lasciarmi in pace finché io non l'avrò trasferita nella realtà, da qualche parte, in modo che possa osservarla con i miei occhi, per poterla capire.
Mischio i vari colori per trovare le tonalità giuste.
Se devo fare una cosa, devo farla nel miglior modo possibile.
Sento il pennello, che tiene in mano, levigare e tingere la tela di colore.
Un sorriso soddisfatto si fa largo sotto la mia pelle candida.
Come vorrei che lui potesse vederlo, penso con lo sguardo incollato all'immagine che sta prendendo forma sulla tela, ormai sporca di creatività.

La mia tavolozza è ormai divenuta un campo di macchie rosse di varie tonalità. Credo che nella tela il rosso, che finora vi ho spalmato, possa bastare.
Con un panno, anch'esso bianco, tolgo le chiazze di colore ormai secche.
Prendo il ciano, il nero e il bianco.
Con questi colori creo un colore raccapricciante e freddo, mischiando aggiungo una goccia di verde vescica e verde ftalo.
Credo di sapere ciò che faccio, i colori si mischiano nella mia mente e si fanno vedere nitidi quando cerco di focalizzarli nell'immagine.

Mi sento controllata, comandata da qualche omino che tira i fili nella mia testa.
Sembro in trance, i miei occhi sono fissi sulla tela mentre le mie mani lavorano, sotto qualche comando a me sconosciuto.
Quasi mi viene da credere...che sia quella immagine che vedo attraverso gli occhi della mia mente, a dettare tali ordini e a muovere i miei arti sotto il suo commando? A usarmi come pedina per fuoriuscire dalla mia fantasia? Ma questa che vedo è fantasia?
O è soltanto frutto di una mia ispirazione improvvisa, che sia stata la mia creatività a dar vita a quei colori e a questo concerto di chiazze che mi ritrovo sulla tela?
Cosa sto guardando nella mia mente, cosa sto trasformando in arte?

-diamine...- un sussurro esausto e irritato mi raggiunge da dietro le spalle.
Per un momento mi ero sentita sola in questa stanza, mi ero quasi dimenticata della sua presenza.
-qualcosa non va?- chiedo a voce stridula, dopo essere riemersa dalla marea di pensieri che mi aveva travolto.
-come posso fare un colore che ho in mente se quelli che mischio non fanno che andare a creare lo stesso colore?!- sbotta tutto d'un fiato.
Voltandomi noto la sua tela ancora bianca, anzi dovrei dire quasi, un baffo di verde scuro percorre la parte superiore a zigzag.
Mi avvicino a lui da dietro e lo osservo armeggiare infuriato con qualcosa.

Affiancandolo la mia vena artistica esplode di odio, ma cerco comunque di trattenermi dall'urlargli nelle orecchie delle incomprensibili formule di morte atroce.
Come può avermi fatto questo, aver fatto rivoltare la mia creatività?
Dopotutto è la sua prima volta quindi, diciamo che lo posso accettare, chiuderò un occhio per questa volta.
-fermo fermo, così non farai altro che peggiorare la cosa, guarda...- prendendogli la tavolozza dalle mani inizio a chiarire le sue idee, alquanto confuse.

-guarda, la tavolozza è completamente nera! Che è successo?- gli chiedo stravolta.
-non riesco a trovare la tonalità di marrone adatta- spiega lui.
Prendo lo straccio, che gli avevo messo sul piano da lavoro, e faccio scivolare via quelle montagne di colore inutile.
La mia coscienza urla allo spreco.
-non devi caricare il colore con un altro, se vuoi trovare una sfumatura che si avvicini a quella che hai in mente, devi andare ad aggiungere colore su colore ma graduata mente. In modo da raggiungere il colore che più preferisci. Ti prego di non sprecare altro colore- mi raccomando con lui con fare severo.
Mi sembra di aver preso le sembianze di una professoressa d'arte.

Gli faccio un esempio, cercando invano di trovare la tonalità di colore che desidera. Lui cerca di imitarmi dopo avergli riposto la tavolozza fra le mani.
Me ne torno alla mia postazione, per dare gli ultimi tocchi di luce ed ombra all'immagine che si è andata a creare sulla superficie.
Lo sento concentrarsi sulla sua tela.
Ho una vaga idea di cosa stia cercando di dipingere.
Mi rigiro verso di lui e dei nastri neri si atteggiano con foga intorno alla sua schiena. Ha tirato fuori i suoi viticci e ora gli utilizza come se fossero le sue mani, ognuno tiene un pennello che colora la tela creando strisce di colore.
Sembrano fili d'erba che ondeggiano all'aria, volteggiando colorano la superficie che qualche minuto fa era ancora bianca.

Mi sporgo sopra la sua spalla, dopo che lui ha rimesso giù i pennelli e ritirato i suoi viticci.
Un bel quadro direi, per essere la prima volta.
Un bosco di pini dal tronco alto, tutto in chiaro scuro reso evidente dai colpi di luce della luna sui tronchi lisci. Un piccolo varco in mezzo al bosco, da cui si intravedono i veri soggetti e protagonisti.
Lui vestito elegante come sempre, un lungo nastro rosso, sospeso nell'aria, copre la parte in cui dovrebbero esserci i suoi occhi.
Seguo il suo sguardo, tende una mano nella direzione da cui proviene il nastro, seguo la scia rossa fin dietro un albero. Da lì spunta una mano che tiene dolcemente protesa, verso la sua direzione, una rosa nera. Dell'altra persona si intravede solo una piccola parte del suo corpo, il resto è nascosto dall'albero.

-sei molto bravo, non me lo sarei mai aspettata, per essere alle prime armi sei già molto abile Slender- gli dico sincera e con orgoglio.
-sul serio ti piace? Va bene, lo ammetto su questo quadro ho dato tutto me stesso- dice lui allegramente e fiero di se.
Lui mi guarda per poi spostare gli occhi dietro di me, si avvicina alla mia tela.
Solo ora, guardandola interamente da lontano, mi rendo conto di ciò che ho dipinto.
-santi numi, se volevi dipingere un girone dell'inferno ti è riuscito appieno- sorpreso si avvicina con il volto alla superficie colorata, ancora fresca.

Sembra quasi non accorgersene, pur stando ad osservarlo attentamente da vicino.
Lui è sorpreso, a contrario di me.
Un espressione sconvolta e inquietata si è solidificata sul mio volto.
Sono congelata, stante sul posto ad "ammirare" il quadro che mi ritrovo davanti, e, che con qualche dubbio credo di aver fatto io.
Guardandomi, lui nota la mia espressione stravolta.
-Blum, qualcosa non va?- domanda lui stranito dalla mia reazione.
La mia mente è andata in tilt, non faccio altro che fissare il dipinto a "bocca spalancata", inorridita.
Completamente assente e congelata nel tempo.

-Blum?- la sua voce mi desta dal coma che si stava andando a creare nei mei pensieri.
-possibile che tu non lo veda?- chiedo colpita, lui mi sta affianco e mi osserva perplesso.
-cosa dovrei vedere? Spiegati...- dopo le sue parole cerco di dare una spiegazione precisa di quel quadro.
Accumulo in un unica frase tutto il coraggio e la convinzione, che mi erano sfuggiti guardando quell'immagine.

-ho dipinto...la nostra morte-

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