The Only Exception //IN REVIS...

By rachele_stylinson

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Dove Louis è un ragazzo insicuro che ama leggere libri per bambini e Harry un ragazzo più grande, che si doma... More

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27 "The End and the beginning"
Epilogo

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By rachele_stylinson



Era passato un mese. Un'altro insopportabile, straziante mese e le giornate sembravano essere diventate tutte uguali: Si svegliava sempre di scatto e con il solito respiro pesante ed affannoso; la testa gli doleva fortemente mentre la stessa dolorosa frase restava bloccata nella sua gola ad impedirgli di urlare. le lacrime ormai secche ad increspargli la pelle delle guance e Le sue labbra, screpolate e distrutte dai morsi che inevitabilmente continuava a tirare con i propri denti nel disperato tentativo di parlare, cercando con tutte le sue forze di dire qualcosa dopo chissà quanto tempo che le ombre lo tenevano prigioniero.

Già, le ombre... quelle sue invisibili presenze che gli avevano tenuto compagnia per tutto quel tempo...

Adesso, non erano più così amichevoli come lo erano state un tempo... Erano passate dal bisbigliargli alle orecchie la notte, all'urlare costantemente ed incessantemente per tutto il giorno. Gli dicevano di farla finita. Che non aveva più senso restare lì, andare avanti, fingere che gli fosse passata quando in realtà non gli era passata affatto. Lo portavano a pensare cose che mai avrebbe immaginato di poter pensare, e l'unico momento in cui gli davano un po' di tregua era durante il sonno. Li, tutto taceva e finalmente il suo corpo esile e pericolosamente denutrito poteva fluttuare nell'aria trasportato dal vento, come una piuma. A volte, Louis desiderava addormentarsi e poi non svegliarsi mai più: fluttuare. e continuare a fluttuare accompagnato solo dal soffiare del vento;  Chiudere gli occhi, e non sentirsi più schiacciato dal peso della mancanza, non avvertire più la pressione di sua madre e dei medici sulle spalle, non avvertire più alcun dolore o alcuna vergogna a causa delle percosse e delle prese in giro a scuola.

A volte, Louis amava immaginare se stesso come uno dei suoi adorati fiocchi di neve; Si immaginava cadere leggero dal cielo, fluttuando nell'aria con estrema lentezza, senza alcun pensiero a trapanargli la mente e senza alcun rumore a guastare la sua tranquillità.

Altre volte invece, Louis non riusciva ad immaginare niente.

C'erano notti in cui semplicemente si appoggiava al proprio cuscino e sprofondava in una sorta di coma profondo: Un eterno buio accompagnato solo ed esclusivamente dal più completo ed assordante silenzio... e allora il giovane si ritrovava a chiedersi se davvero la morte fosse in quel modo; se dopo tutta la fatica impiegata per vivere una vita decente lo attendesse soltanto questo: soltanto oscurità e silenzio eterno.

Spesso negli ultimi giorni, Louis si era ritrovato a pensare alla morte; a quella grigia ed astratta presenza, che in pochi secondi gli aveva strappato via tutto ciò che aveva e che ora lo attirava a se, subdolamente... come si attirano dei bambini con un pugno di caramelle. 

Come se non bastasse, i bulli erano diventati insopportabili; e le ombre, che gli dicevano continuamente di attaccare, non gli erano affatto d'aiuto. Una volta era quasi stato sul punto di farlo... quando quell'idiota di David Morgan lo aveva chiamato per l'ennesima volta "strambo", spintonandolo con forza contro il proprio armadietto; aveva sentito dentro di se un'energia nuova, come una potente scarica elettrica che ogni secondo veniva alimentata dalle ombre, che: "Ribellati!" e "Colpiscilo!" Urlavano a gran voce. Aveva stretto i pugni, allora; ed aveva alzato gli occhi rossi e vitrei dal pavimento per fissarli in quelli verde/marrone del suo bullo.

Sarebbe bastato un solo passo falso. Un solo minuscolo passo falso e probabilmente gli sarebbe saltato addosso. Non sapeva se le ombre gli avrebbero permesso di fermarsi, non sapeva se lui stesso sarebbe stato un grado di fermarsi... ma, fortunatamente per lui, quella volta fu il professor Payne a riportarlo alla realtà: irrompendo in mezzo alla cerchia di ragazzini, adunatasi intorno a loro, e spingendo letteralmente via il bullo dalla fluente e folta chioma biondo/rossiccia.

"Andatevene immediatamente! non c'è niente da vedere qui" aveva detto con voce autoritaria, guardando male ogni singola persona si trovasse in quel corridoio. Tutti, fortunatamente, lo avevano ascoltato e mentre il corridoio da pieno che era si svuotava, Louis continuava la sua battaglia interna per sconfiggere l'impellente necessità di fare del male. Le Ombre urlavano con forza, la sua testa martellava così forte che sembrava stesse per esplodere.

"Louis, tutto bene?" Gli chiese prontamente  il professore, avvicinandosi a lui con cautela. Il ragazzo inizialmente neanche lo sentì, troppo occupato a lottare con i propri demoni per preoccuparsi del resto. Aveva piegato leggermene la testa di lato e stretto gli occhi, cercando ancora una volta di scacciare le voci delle ombre che non volevano lasciarlo stare. E solo quando il professore ebbe pronunciato per la seconda volta il suo nome i suoi occhi si riaprirono, fissandosi per la prima volta in quelli nocciola dell'altro.

"Scusi professore, stava dicendo qualcosa?" Domandò allora atono, con lo stesso sguardo fisso e spento che riempiva i suoi occhi da tanto tempo ormai.

Il castano sospirò, guardando tristemente il suo alunno migliore mentre si lasciava divorare dal dolore. Poi posò piano una mano sulla sua spalla e, guardandolo diritto in volto, decise che quello sarebbe stato il momento migliore per restituirgli quello che gli era stato rubato da tempo.

"Vieni con me" disse solo. e Louis, come l'ameba umana che era diventato, lo seguì senza emettere un fiato: a occhi bassi e schiena ricurva mentre ancora altre urla gli facevano fischiare le orecchie.

Il professore lo fece entrare nella propria classe e lo invitò a sedersi ad uno dei primi banchi a qualche metro dalla cattedra; prese la sua solita borsa di pelle malandata e, senza dire una parola, inizio a frugarvi freneticamente dentro. Louis non vi prestò attenzione, le voci nella sua testa avevano ricominciato a martoriarlo con le solite spregevoli frasi. Odiava tutto quel rumore, c'era così tanto chiasso nella sua testa che non riusciva nemmeno più a pensare.

Eppure tutte le urla, le voci e le continue incitazioni a porre fine alla sua vita, scomparvero del tutto nell'esatto istante in cui il professore estrasse dalla sua borsa un oggetto che il ragazzino aveva completamente dimenticato di possedere:

Stretta fra le lunghe dita del signor Payne, la sua amata copia di "Alice in the wonderland" di Lewis Carroll se ne stava lì perfettamente immacolata, con la sfarzosa copertina colorata ad illuminare l'intera stanza e qualche piccolo strato di polvere ad attaccare le numerose pagine insieme.

"Credo che questo appartenga a te.." disse soltanto il professore, facendo un passo avanti e posando la copia del libro sul banco a pochi centimetri da lui. Louis restò a fissarla per quelle che gli parvero ore, senza toccarla, mentre la sua mente gli riproponeva alcuni flash dell'ultima volta in cui l'aveva tenuta fra le mani:

... "Ciao!"

"Sei in ritardo! qualche minuto e me ne sarei andato"

"L'essere ritardatari appartiene alle persone che antepongono il piacere al tempo... sono quelli che i momenti li gustano lentamente..."

"Sarà, ma se continui così sarò costretto a comprarti un orologio da taschino"

"Così che io possa diventare il bianconiglio e trascinarti con me nella mia tana?"  ...

La sua voce...

i suoi occhi...

quel suo stramaledetto sorrisetto bastardo e quella leggera punta di malizia nella voce che lo aveva fatto sciogliere come un ghiacciolo al sole...

Subito, migliaia di ricordi balenarono nella sua mente con un irruenza tale da fargli a dirittura tremare le ginocchia, mentre numerose lacrime iniziarono a scendere senza alcun controllo dai suoi occhioni da cerbiatto. In men che non si dica, il suo corpo era di nuovo in preda agli spasmi ed ai singhiozzi più incontrollati mentre, ancora una vota, il dolore lo schiacciava sotto il suo insostenibile peso. Il professor Payne lo strinse a se in un delicato abbraccio, lasciando che le sue lacrime gli inzuppassero la camicia di flanella e che i suoi singhiozzi rimbombassero nel silenzio della sua aula. Gli accarezzò lentamente la frangia castana, aspettando pazientemente che il suo pianto si calmasse e che tutto tornasse silenzioso e mentre attendeva in completo silenzio che questo avvenisse, una frase carica di dolore solcò labbra fini del giovane ragazzo:

"Lo rivoglio qui..." fu il sussurro che ruppe la straziante attesa, facendo girare il professore verso il povero ragazzo che ancora tremava fra le sue braccia.

"Lo rivoglio indietro.." disse ancora,  sollevando appena lo sguardo e puntando i suoi occhi color oceano in quelli dispiaciuti dell'altro;
E, in quel momento, Liam si accorse che non sarebbe mai stato in grado di  capire come si sentiva Louis; non avrebbe mai potuto neanche concepire il dolore che adesso lo spezzava in maniera così brutale. In quei mesi, guardandolo mentre appassiva lentamente, aveva provato ad immaginarsi come dovesse essere, cosa si dovesse provare a subire una perdita così dolorosa ad una così tenera età. Anche Il solo pensiero di perdere il suo amato Zayn lo aveva fatto piangere innumerevoli volte in quei giorni, ed adesso il professore dai dolci occhi marroni cercava di passare più tempo possibile con il suo compagno.

Perché la vita è breve,  lo è davvero.. e tutto questo lui l'aveva appreso semplicemente osservando quella meravigliosa, seppur breve e tragica, storia d'amore che, ne era sicuro, avrebbe fatto sciogliere persino i cuori delle persone più fredde, se solo raccontata.

Nel frattempo, il ragazzo fra le sue braccia aveva finalmente cessato il suo pianto, ed adesso giaceva sul
Suo petto: fermo, inerte, svuotato da qualsiasi emozione. Il professore accarezzò ancora per qualche secondo quella lunga e disordinata frangia castana, sospirando appena sconsolato nel notare che l'espressione del giovane fosse tornata quella atona e priva di emozioni di sempre.

"C-come lo ha avuto...?" Sussurrò poco dopo Louis, stropicciandosi piano gli occhi e e prendendo con dita tremanti il piccolo libro fra le mani.

"Mi è stato consegnato tempo fa... da una persona che a te teneva davvero, davvero tanto..." il viso del ragazzo venne increspato per un attimo da un minuscolo sorriso a labbra strette, mentre ancora una lacrima sfuggiva al suo controllo rigandogli la guancia per poi essere prontamente asciugata da un suo pugno chiuso.

"Beh... h-ha sempre avuto una particolare attitudine  nel sorprendermi..." sbuffò una risata, decisamente priva di emozioni ed accarezzò con la punta delle dita la copertina polverosa del romanzo sotto gli occhi attenti del suo professore di letteratura.

"Harry ti amava, Louis..." sussurrò allora Liam, facendo alzare di scatto il viso del ragazzo al solo sentirgli pronunciare il suo nome.

"Ti amava di un amore così puro ed innocente che, a ripensarci, ancora mi vengono i brividi..." gli sorrise appena e poi sospirò, prendendogli cautamente la copia del libro dalle mani e sfogliandone lentamente alcune pagine.

"quella delle coppie non è mai una situazione facile, Louis... per trovarsi bene con qualcuno bisogna cercare un delicato ed infrangibile legame fra le parti. Bisogna saper accettare l'uno i difetti dell'altro e perdonare anche eventuali errori quando vengono commessi, in nome dell'amore che vi lega indissolubilmente insieme. A volte è semplice, come bere un bicchier d'acqua. Altre volte diavolo,  ti verrebbe voglia di lasciar perdere tutto e far finta di non aver mai incontrato l'altra persona! Eppure, è proprio nei momenti difficili che il
Vero sentimento entra in gioco... è propio nei momenti di massima debolezza che il vero amore vince, anche sulle cose più terribili..." sorrise appena e, spolverando leggermente la copertina del romanzo, glielo porse ancora una volta.

"Harry mi dette questo libro un mercoledì mattina, pochi giorni prima dell'incidente... mi disse che era la tua copia del romanzo, e di avertela sottratta con l'inganno solo per poterti conoscere meglio qualche anno addietro. quel ragazzo... Dio, era tanto cocciuto quanto estremamente intelligente." Rise appena "all'inizio rimasi leggermente perplesso nel ritrovarmi questo libro fra le mani . Insomma... okay, eri il migliore della mia classe e tutto, ma difficilmente ti aprivi con me ed intervenivi a lezione... perciò mi venne quasi spontaneo domandargli il perché di quel gesto tanto inaspettato ed apparentemente senza senso... ti giuro Louis, non dimenticherò mai e poi mai la sua risposta a quella mia semplice domanda... lui semplicemente mi sorrise. Un sorriso così dolce ed infantile che mi fece quasi tenerezza. Mi disse 'non importa il come ed il perché delle azioni che si compiono, professore... quello che conta davvero sara sempre e solo il loro significato' E poi, semplicemente, se ne andò dalla stanza. Quella, fu l'ultima volta che lo vidi... e solo adesso capisco il vero motivo per il quale mi aveva affidato questo libro... solo adesso riesco a Comprendere la complessità e la potenza del sentimento che quel ragazzo provava per te. Lui sapeva... sapeva benissimo cosa un trauma simile ti avrebbe scatenato. E ha voluto che io tenessi questo libro per darti speranza nel momento in cui ne avessi avuto più bisogno..." lo guardò ancora una volta, mentre i suoi occhi azzurri e profondi diventavano per la terza volta lucidi e luccicanti a causa delle lacrime, gli porse ancora una volta il libro sorridendogli leggermente e: "è questo il momento.." concluse finalmente, attendendo solo che le piccole mani di Louis si riappropriassero di quello che era suo di diritto.

Il giovane prese ancora fra le mani il piccolo libro, osservandone ancora una volta la copertina polverosa per qualche minuto. dopodiché, senza nemmeno ringraziare il professore, raccolse semplicemente tutte le sue cose e corse fuori dall'aula; Corse e corse incessantemente, uscendo dalla scuola ad una velocità tale da essere appena percepibile e perdendosi fra le varie strade, andando a sbattere numerose volte  contro casuali sconosciuti casuali  che restavano straniti ed oltraggiati dal suo comportamento così maleducato. Corse e corse ancora, fino ad arrivare alla fine del paese,  finché non gli mancò il fiato ed i suoi polmoni iniziarono a bruciargli così tanto da obbligarlo a fermarsi. Si sedette su un marciapiede vicino ad un parchetto, dove un grande cartello azzurro indicava con una grande scritta bianca il confine del suo paese. Aveva il respiro estremamente pesante e le piccole gambe ossute, tremavano visibilmente per lo sforzo appena compiuto. Prese ancora una volta  il libro fra le mani e, guardando di nuovo la sua copertina polverosa, di punto in bianco iniziò a ridere.

Rise perché Harry continuava a preoccuparsi per lui nonostante tutto, rise perché forse una luce di speranza nel proprio futuro era riuscito ad intravederla... Rise, rise e rise! Con tutte le sue forze, come un folle, come un matto, accasciandosi sul marciapiede ed ignorando gli occhi spaventati e preoccupati dei passanti nel notarlo in quelle condizioni.

Rise e continuò a ridere per i successivi 20 minuti, fin quasi a morire soffocato. Poi, si sdraiò a  terra e guardò in alto nel cielo, con una piccola lacrima a rigargli il viso. mimò un piccolo "Grazie" alle nuvole, con un tono di voce così lieve da essere difficilmente udibile per chiunque fosse di passaggio e, dopodiché, si alzò. si spazzolò i pantaloni e si incamminò verso casa a passo spedito.

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