Take Me With You And Don't Le...

By i_am_a_Moonwalker

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"...E sì mi manca. Mi mancano i suoi baci, mi mancano i suoi abbracci, le sue battute, la sua insicurezza, il... More

Cast
Prologue
Chapter 1. Arrive To Milano
Chapter 2. Listen To 'Guerriero'
Chapter 3. Let Me Help You

Chapter 4. Save Her

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By i_am_a_Moonwalker

"Quindi vorresti farmi credere che ci avete messo tanto a scendere perché non trovavi un assorbente perché ti è venuto il ciclo?"

"Non te lo voglio far credere, è così" Diana sbuffò per l'ennesima volta, mentre si dava da fare a preparare la cena.

La bionda non ne voleva sapere di parlare a Jazzy del suo pianto per aver sentito la canzone di Marco.

E la sua amica non ne voleva sapere di bersi una bugia come quella che le aveva raccontato.

"Dalle vostre facce pensavo vi foste saltati addosso per provare a fare sesso sul pianoforte ma che per qualche problemino tecnico, come non avere un preservativo in tasca, vi foste dovuti fermare delusi" ghignò l'americana.

'Signore e signori, la delicatezza di Jasmine Millinghton quando si arrabbia perché la sua amica si rifiuta di raccontarle la verità' pensò la bionda.

"Ma sei scema?! Io che fra un po' non mi faccio abbracciare nemmeno da Neymar, che è uno delle persone di cui mi fido di più, figuriamoci farlo con uno che... ahia! Puta madre" esclamò portandosi alla bocca il dito che riportava un taglietto da dove usciva un'abbondante dose di sangue.

"Questo è per il tuo essere bugiarda con la tua migliore amica. Ben ti sta" sorrise la mora vittoriosa.

Diana la guardò, tentando di strangolarla con gli occhi.

"Bhè, vado a prendere delle pizze, prima che ti tagli una mano" detto questo, Jazzy si voltò, uscendo dalla cucina, recuperando il giubbotto di pelle nero dall'attaccapanni e chiudendosi la porta d'ingresso alle spalle, sempre con quel sorrisetto beffardo di poco prima stampato sulle labbra.

"Juro que un día te voy a matar con mis manos mientras duermes" sibilò Diana alla porta ormai chiusa.

Si era infastidita non tanto per la battuta fatta, o per il taglietto che si era procurata, da sola per giunta, ma anche perché la sua amica l'aveva lasciata sola.

In un altro momento, stare da sola le avrebbe fatto fare i salti di gioia: Diana amava la solitudine, quella sensazione che le portava conforto, nonostante a molti facesse paura; quel magico momento in cui ripensava al passato, alle cose belle però.
Le riviveva così tante volte, impedendo alla sua mente di giungere al triste finale di ciò che era stato, che quasi poteva vederle scorrere accanto a sé.

Ma questa volta no. Questa volta c'era troppo di nuovo a cui pensare. A Marco, al ritorno nella sua bella Italia, alla canzone di Marco, alla coreografia appena montata, al tour di Marco, a farsi una doccia o un bagno caldo dopo l'allenamento fatto, al comportamento di Marco.

"Basta!" si ritrovò a gridare nel silenzio dell'appartamento, dopo l'ennesima volta che il nome di Marco si era fatto strada nei suoi pensieri.

Non voleva impazzire per uno che, seppur gentile, conosceva da due giorni scarsi.
E perchè poi aveva accettato di farsi aiutare?
Ciò implicava raccontargli tutta la sua storia, e non la voleva rivivere, non in quel momento in cui era in Italia, dove era sempre ad un passo dal pianto da quando l'aereo era atterrato a Roma.

E di piangere un'altra volta davanti a lui... non voleva né poteva permetterselo.

Più mogia di prima, si diresse verso il bagno per cercare i cerotti, quando la vasca catturò la sua attenzione.

Mai come in quel momento aveva avuto bisogno di un bel bagno caldo che la facesse sentire coccolata.

Aprì il rubinetto facendo scorrere l'acqua calda e andò poi in camera sua recuperando una specie di pasticcione che, se lanciato in acqua, faceva in modo che si formasse un'abbondante dose di schiuma. Tornata in bagno, gettò il "pasticcione" nella vasca, si mise un cerotto resistente all'acqua sul taglietto procuratosi poco prima e iniziò a spogliarsi.

Tolti tutti gli indumenti indugiò sui tatuaggi che erano presenti sul suo corpo, a cominciare da quello sulla schiena, alla base del collo, la scritta portoghese Tudo Passa; la piccola M fatta all'altezza del cuore, visibile solo se rimaneva in reggiseno o a petto nudo; una piccola rondine all'altezza dell'ombelico, sul fianco sinistro; sull'avambraccio destro, il simbolo dell'infinito che aveva la punta di una piuma, con le parole freedom e life tra i cerchi; infine, due frasi: la prima, sulla caviglia destra, da Yesterday, dei Beatles: Suddenly, I'm not half the man I used to be
There's a shadow hanging over me
Oh yesterday came suddenly

e la seconda sulla caviglia sinistra, dal libro La isla bajo el mar di Isabel Allende: Baila, baila, nena, porque esclavo que baila es libre... mientras baila.

Ognuno di questi tatuaggi era importante per lei: rappresentavano alcuni dei momenti della sua vita, punti da cui prendere ispirazione e delle amicizie speciali. Alcuni di questi tatuaggi erano infatti condivisi con amici che per lei erano come fratelli.

Sorrise, perchè tutt'a un tratto, non si sentiva più così sola. I suoi amici erano con lei, e una dimostrazione più indelebile di un tatuaggio non c'era.

Si infilò nella vasca d'acqua calda, spegnendo il rubinetto e beandosi della schiuma che la circondava.

"Você partiu meu coração, ai
Mas meu amor não tem problema, não, não
Agora vai sobrar então o quê? O quê? Ai
Um pedacinho pra cada esquema
Só um pedacim"

Canticchiò, mentre chiudeva gli occhi e lasciava che i muscoli e i pensieri scivolassero via dal suo corpo e mente.

Ad un tratto, il rumore della porta d'ingresso che si apriva, la risvegliò dalla trance in cui era caduta, ma pensando fosse Jazzy continuò a tenere gli occhi chiusi e a godersi il bagno.

"È permesso?"

Una voce maschile, un po' roca, e incerta, proveniva dal corridoio.

Diana a quel suono alzò la testa di scatto, quasi procurandosi uno strappo muscolare al collo, aprendo gli occhi.

Per quale strano motivo Marco Mengoni era venuto da loro quella sera?

"Diana? Jazzy?" chiamò ancora Marco, mentre muoveva qualche passo verso le camere delle due ballerine.

'E ora che faccio? Gli rispondo? E la mia credibilità? A quel paese come al solito, in meno di tre giorni'

"Vieni Marco" rispose, rassegnata a ciò che il suo datore di lavoro avrebbe potuto pensare di lei.

"Diana! Scusa tanto il disturbo, ma ho bisogno di darvi... oh cazzo" Il cantante si fermò, sulla porta del bagno, più imbarazzato che mai, mentre tentava di non sbavare o arrossire, alla vista della ragazza nella vasca, e i vestiti ai piedi di essa.

"Io... ehm... è un brutto momento, lo capisco, c-ci si vede d-domani se... se vuoi" balbettò, imbarazzato, mentre, ringraziando mentalmente la schiuma che copriva il corpo della ragazza, poggiava lo sguardo su qualsiasi cosa non fosse lei.

Lei sorrise "Penso che se tu sia qui a quest'ora, la cosa non si possa rimandare, quindi... accomodati e dimmi di che si tratta" e con un gesto della mano, indicò il water.

Marco rimase spiazzato. In primis, non si aspettava che lei lo invitasse a sedersi sulla tazza del water, davanti a lei, mentre si stava facendo il bagno. E poi, qualche ora prima stava piangendo tra le sue braccia, tormentata da qualcosa, con gli occhi spenti e senza speranza; ora invece sembrava rilassata e per niente in imbarazzo, con gli occhi luminosi e sorridenti.

Il contrario di come si sentiva lui in quel momento, mentre spostava il peso da un piede all'altro a disagio e continuava a vagare con lo sguardo dappertutto nel bagno, tranne che sulla vasca, imbarazzato.

"Non ti mangio, sappilo"

"Magari non gradisci la mia presenza mentre sei... cioè, non hai i..."

'Nemmeno riesci a parlare, complimenti Marco, dieci punti!' si maledisse mentalmente, per non riuscire nemmeno a terminare la frase.

"Si vede qualcosa?" chiese lei.

"No" rispose lui, scuotendo la testa.

"E allora siediti e guardami in viso. Quello lo hai già visto e rimane sempre lo stesso, no?"

Marco sorrise e, leggermente più rincuorato, appellò tutti i santi affinché la schiuma continuasse a coprire tutto il corpo della ballerina, e andò a sedersi dove Diana aveva detto.

"Quindi, che devi darmi?" chiese la bionda, quando il cantante si fu seduto.

"Un... permesso" balbettò, ancora in imbarazzo.

"Di che genere?"

"Bhè, devo andare negli Stati Uniti a girare il video di Sai Che, quindi... è quello per accompagnarmi lì per le riprese"

"Non capisco, dobbiamo entrare nel video?"

"No, ma siccome il vostro insegnante dovrebbe venire con me, magari potete continuare a montare lì la coreografia... poi lo farò uscire e dopo qualche giorno, torneremo in Italia e inizieremo le date"

Diana ascoltava attentamente ogni parola del ragazzo, mentre seguiva con lo sguardo i movimenti della bocca e il gesticolare delle mani.

Ed un'idea le venne in mente.

"E per i giorni liberi... si può anche uscire dagli Stati Uniti e andare, per esempio, non so... in Brasile?"

"Sì, certo, non siete assolutamente vincolate a rimanere con me, solo che le spese di viaggio sono a carico vostro se ve ne andate, perché a quel punto non si tratta più di un viaggio di lavoro"

"Certamente. Io ho un'altra domanda"

"Sarebbe?"

"Per quale strano motivo non ce lo potevi dire domani?"

"Perché la partenza è domani all'ora di pranzo"

"Beh, allora richiuderemo le valige che non abbiamo neanche aperto"

Marco rise, molto più tranquillo, seguito a ruota da Diana.
Quando smisero, gli occhi color cioccolato del cantante si incastonarono in quelli azzurri della ballerina.

"Stai meglio vedo" disse a voce più bassa lui, senza interrompere il contatto visivo.
Sembrava quasi volesse annegare in quegli occhi color del mare.

"Avevo solo bisogno di rilassarmi un po', forse non ci sarà bisogno che tu ti preoccupi per me dopotutto"

Nemmeno lei voleva rinunciare agli occhi dolci del ragazzo, avvicinandocisi sempre di più.

"Non mi sopporti già più?" chiese lui, fintamente indispettito.

Lei sorrise "Qualsiasi persona sarebbe fortunata ad averti accanto, sei tu a sopportare, non il contrario"

"Non mi conosci neanche"

"Ma mi dicono che ho un ottimo intuito. E poi, le tue fan sono innamorate più di te che del personaggio discografico. E questo è possibile solo se sei una brava persona"

"E perché tu pensi di non esserlo?"

Lei sorrise, un sorriso triste, sconfitto, che fece sì che i suoi occhi diventassero fragili, ancora una volta.
"Perché la vita non sempre cambia in meglio, Marco"

Prima che potesse replicare, qualcuno parlò.

"Marco! Che sorpresa, cosa ci fai qui?"

Jasmine Millinghton entrò nel bagno, interrompendo l'atmosfera creatasi tra i due ragazzi, che si allontanarono l'uno dall'altra quando notarono che il loro visi erano a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro.

"È venuto per portarci dei documenti riguardanti il viaggio di domani" prese parola Diana, mentre si allontanava dal cantante e guardava Jazzy, pregandola con lo sguardo di far andare via il ragazzo seduto vicino a lei.

Jazzy capì al volo l'amica.
"Allora sarà meglio discuterne di là Marco, anche perché io vorrei leggere questi documenti, e mi servono gli occhiali"

"Certamente" Marco si alzò, andando verso la porta e ci rimase male quando, giratosi per guardare Diana, si accorse che lei non gli aveva minimamente prestato attenzione, e continuava a guardare fisso davanti a sé.
Controvoglia però, stette zitto, e andò nel salone insieme a Jazzy, pensando alla situazione creatasi qualche minuto prima in quel bagno. Da semplici conoscenti gli era sembrato quasi che fossero diventati qualcosa di più, eppure ogni volta che si avvicinava a lei, che provava a capirla, la ragazza si chiudeva, diventando impenetrabile persino per lui.

"Ha bisogno di te" la voce di Jazzy lo riportò alla realtà.

"Come scusa?"

"Mi hai sentito benissimo" sorrise benevola Jazzy "Non ha una bella storia alle spalle, ha paura di fidarsi delle persone. So che ha pianto oggi Marco, non sono stupida. E capisco che tu la voglia aiutare, come capisco che vedendola così fredda con chi è lì per lei scoraggi. Ma tu non cedere. Stalle accanto, falle capire che per tutti c'è speranza, perchè lei è la prima a pensare che non ce ne sia per lei. So che puoi farlo"

"Non la conosco neanche così tanto" disse Marco, spiazzato dal discorso della mora.

"Ma io non ho mai visto lei così serena con uno che conosce così da poco. C'è complicità tra voi, l'ho visto" sorrise di nuovo, per poi avvicinarsi e stringergli il braccio con la sua mano sinistra. "Aiutala" guardò Marco speranzosa.

"¿Hablan de mi?" Diana entrò nella stanza, con i pantaloni della tuta e un reggiseno nero semplice, con in mano una maglietta a maniche corte che si mise indosso non appena entrata nella stanza.

Ma non abbastanza in fretta perchè Marco non vedesse la lettera M tatuata su seno sinistro, vicino al cuore.

"Di quanto fossi sgarbata, non hai neanche invitato a cena questo povero ragazzo" la rimproverò Jazzy.

Diana fece la linguaccia all'amica, mentre Marco sorrise.

"Purtroppo devo finire di preparare la valigia, ma magari quando saremo negli Stati Uniti la faremo, che ne dite?"

"Direi che è prefetto. Allora ci vediamo direttamente domani all'aeroporto vero?" chiese Diana, che aveva recuperato la tranquillità di quando era nella vasca.

"Sì, alle undici precise davanti all'entrata dell'aeroporto"

"Perfetto. Metti in tavola Jazzy che accompagno Marco alla porta"

Si avviarono verso la porta, che fu aperta da Diana.

"Allora a domani" sorrise la ballerina.

"A domani" sorrise lui, per poi poggiarle un bacio dolce sulla guancia "Dormi bene" aggiunse uscendo.

"Anche tu" sussurrò stupita Diana, mentre chiudeva la porta alle sue spalle.

Il cantante scese le scale, uscì, prese la moto e partì verso casa sua.
Una volta arrivato, prese il suo computer, e, volendo conoscere di più su di lei, scrisse semplicemente "Diana Salemi" sul motore di ricerca, sperando che comparisse qualcosa che lo aiutasse a comprendere il suo passato.

Angolo autrice:
I'm baaack dopo un lunghissimo blocco, la cosa positiva è che non vi libererete più di me. Contente?

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