Elements: Perdita (in revisio...

By WinterSBlack

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(3) Ultimo capitolo della trilogia di "Elements". Sophie Hunter è arrabbiata e brama il sentimento che più di... More

Prologo
1. Sof: le Basi
2. Jase: Sono all'Inferno
Attenzione
3. Sof: Base3
4. Jase: i primi mesi
5. Sof: Aylen
6. Jase: l'unica amica
7. Sof: Per la Base di Sky
8. Jase: Cotta
9. Sof: Odiata
10 Jase: Addio a tutto
11. Sof: San Francisco
12. Jase: Sono un Geminus
13. Sof: fuggiaschi
14. Jase: la mia ragazza al Campo
15. Sof: Bisogno
16. Jase: un vero amico
17. Sof: prime lezioni Imperium
18. Jase: fratelli e sorelle
19. Sof: l'amore di Aiden
Quiz sorpresa (Stop alle risposte! Dedicato solo a chi vuole ripassare)
Risposte dell'autrice
20. Jase: Lo scimmione
21. Sof: missione anti-Law
Ancora quiz
Soluzioni Autrice
22. Jase: la grande missione
23. Sof: il video
24. Jase: Tentativo di fuga
Errore!!! Non è un aggiornamento.
25. Sof: Inaspettato
26.Jase: evitare
26. Jase: Evitare
27. Sof: Alimentare il fuoco
28. Jase: Piccoli
29. Sof: Partenza
Interviste p.1
Intervista p.2
Intervista p.3
30. Jase: Lei
Intervista p.4
31. Sof: Con le spalle al muro
Intervista
32. Jase: Nella tana
Messaggio impotante
33. Sof: Il figlio dell'Orfano
Avviso importante
34. Jase: Sulle tracce di Max
Intervista all'autrice
35. Sof: Cieco
36. Jase: Corsa
37. Sof: Sono tornati
38. Jase: Litigi
LinkS
39. Sof: La caduta
40. Jase: Amichevole
41. Sof: Gelosia
Compleanno di James
42. Jase: Confusione
Beta & Prompt
43. Sof: Organizzazione
Vi amo
44. Jase: Tre parole
45. Sof: Verità e bugie
46. Jase: Fratelli
47. Sof: Debole ma forte
48. Jase: Ambiguo
49. Sof: L'arte del tradimento
50. Jase: Bellezza
51. Sof: Alle porte
52. Jase: Stella
54. Jase: Natura morta
Novità future
55. Sof: Dolore
56. Jase: Meglio arrivederci che addio
57. Sof: Sovrastata
58. Jase: In conclusione
Sof. Epilogo
F. I. N. E. : Finali impressioni nettamente espresse
Elements: Rimasta
Giveaway (chiuso)
Partecipanti Giveaway e scadenza
Vincitori del giveaway
HP: 19 anni dopo
Prologo Elements: Rimasta

53. Sof: Caos e ordine naturale

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By WinterSBlack

Il terreno mi risucchiava e io non riuscivo a tornare a galla. Mi sembrava di star affogando e soffocando allo stesso tempo.
Affondavo come un peso morto. Era come se forze estranee mi spingessero a fondo, finché non avrei più resistito.
Mi stavo facendo prendere dal panico più totale, quando un barlume di luce mi ricordò di essere nel mio elemento, che tutto quello che mi circondava lo potevo controllare pure io. Creai una sfera d'aria sotto i miei piedi, in modo che fermasse lo sprofondamento. Piantai le dita nel terreno attorno a me, arpionandomi e fratturando esso. Sentendo la forza in me, imposi al terreno di spingermi in alto.
Spinta fuori dalla forza della terra, finii in aria, dove controllai i venti che mi mantennero sospesa. Senza aspettare altro individuai quella donna che portava sul volto un sorriso soddisfatto.
Infuriata e rancorosa attinsi dalle mie emozioni la potenza delle fiamme sparandogliele contro senza esitazioni. Era diverso da quello che avevo provato affrontando il nonno. Era come se contro questa donna, potessi esplodere.
La donna spense le fiamme con un semplice dito alzato.
Non ci vidi più dalla rabbia. La paura svanì all'improvviso, così come le altre emozioni. Non percepivo nessun altro, se non io e quella donna.
Una parte di me sapeva che quello scoppio d'ira non era normale e avrebbe potuto causare danni. Ma a chi? E perché me ne doveva importare? Quella donna, era quella donna il problema. Non avevo mai perso il controllo così facilmente, era come se l'essere mandata sotto terra avesse acceso un interruttore che ormai non poteva più essere spento.
Percepii il cielo oscurarsi dai nuvoloni e scariche elettriche che ronzavano attorno a me. Un forte vento prese ad alzarsi quando la sua risata mi giunse alle orecchie.
La fissai dall'alto in basso.
«Lo vedi? Lo vedi tutto questo?» continuò a ridere sguaiatamente. «Tu sei come me! Scatenati, Sophie Hunter! Fa vedere al mondo di che pasta sei fatta! Fa vedere al mondo che sei stata scelta da Madre Natura!» mi gridò allargando le braccia.
Voleva vedere la natura? Eccole servita.
Sollevando una mano sentii il potere di tutto il terreno. Lo manipolai in modo da sommergerla, ma lei riuscì a schivarlo.
Non smisi di aizzarle contro i miei poteri, ma riusciva sempre a contrastarmi. Ogni colpo mancato mi infuriava. Non capivo perché non contrattaccasse.
Poi mi giunse alle orecchie un grido di dolore. Mi voltai per notare i ragazzi che stavano affrontando Santos.
Un sibilo mi prevenne una stalattite di pietra al cuore. Lo schivai appena in tempo; in modo che mi graffiasse solo la spalla. Il dolore acuto e la fuoriuscita del sangue mi permise di riprendere la lucidità.
Mi ero lasciata prendere dalla rabbia... Ma in quel momento ero confusa e spesata. Senza rendermene conto iniziai a precipitare da un'altezza elevata, ma a mezz'aria subii l'impatto con qualcosa. Anzi, qualcuno.
James mi aveva salvata a mezz'aria e in quel momento mi stava stringendo a lui, con un respiro affannoso.
«Sto compromettendo il piano.» sussurrai affranta.
«Non è il momento di sentirsi in colpa, dobbiamo circondarli» mi disse lui balzando in piedi.
Prima che uno dei due se ne accorgesse, James era già stato sparato lontano da me e bloccato a terra.
Susan Blackwood mi sorrise e mimò con le labbra la parola "odiami". Non avevo bisogno che me lo dicesse lei; la odiavo già abbastanza.
Quella situazione era simile a quella volta nella foresta amazzonica, ma non avrei permesse che si ripetessero gli stessi fatti.
Cercai di non perdere nuovamente il controllo e liberai James dal terreno che lo bloccava con un gesto del braccio. Chiusi gli occhi, percependo il terreno circostante, scandagliando la zona come una sonda subacquea. Iniziai a definire un perimetro attorno a quella donna. Sollevai delle mura attorno a lei, poi le costrinsi a comprimersi.
Nel frattempo Eli aveva mandato a terra Santos, usando la propria forza e il proprio dominio per contrastare quello del Luogotenente.
«Ora!» esclamai. Un gran numero di soldati Imperium comparvero da nulla, circondandoci. Altre mura di terra si sommarono alle mie, creando una cupola. Anzi, no, i miei sensi dicevano che era una sfera di terra compressa che continuava anche sotto essa.
Alcuni Imperium avevano addirittura dei fucili puntati contro la massa di terra, era un mezzo che solitamente la B.L.C. non usava, ma i capi avevano pensato che contro Susan dovessero usare qualsiasi mezzo.
Un gruppo di soldati fece passare una persona purtroppo a me familiare. Mio nonno.

Dopo aver letto la lettera di mia madre, ero confusa, ma allo stesso tempo più determinata ad affrontare e battere Susan. Non avevo idea di come fare, il mio istinto mi diceva di ucciderla, ma, allo stesso tempo, non volevo che la sua vita terminasse per mano mia.
Mentre James andava a recuperare sua sorella, io mi diressi nell'ufficio di Max per dargli la lettera.
«Ah, Theresa, Theresa...» mormorò quando ebbe terminato. Lasciò la lettera sul tavolo e si passò le mani sul volto.
«Tua madre si dava molto da fare.» disse. «Lei e Amber hanno salvato così tante vite... Rese migliori... Ma il primo pensiero di Theresa sei sempre stata tu, Sophie.» sospirò incrociando le dita sulla nuca mentre abbassava la testa e appoggiava i gomiti sul tavolo. Sembrava esausto.
Mi schiarii la voce è cercai di lasciarmi da parte il tumulto di emozioni verso le ultime parole di mia madre per me.
«Mia madre credeva in Michael McEwan.» dissi con tono fermo. Max mi guardò. «Ma io no.» dissi gelida. «Se c'è una cosa stupida che trovo nei libri è che il protagonista si fida sempre ciecamente di un'altra persona solamente perché chi ama si fida.» affermai. Max iniziò a ridere. Aspettai confusa che la sua ridarella terminasse.
«Ragazzina, tu sei incredibile.» affermò. «Ma continua e ti chiedo di perdonarmi se ho riso tanto, mi ci voleva. L'ultima volta che ho visto riso così era stata per una barzelletta sugli atomi.» disse ricomponendosi. Non sapevo cosa ci fosse di divertente sugli atomi, ne tanto meno su quello che avevo detto. «Sono sicuro che stavi cercando di dire una cosa seria, non volevo ridere.» aggiunse rimettendosi composto. «Ti ascolto» mi incitò a continuare con un cenno della mano.
«Stavo dicendo che non posso fidarmi di McEwan solo perché me lo dice mia madre. Anche lei era umana, si poteva sbagliare. Non sto dicendo che ignorerò il suo consiglio, lo terrò sicuramente in considerazione, però voglio vincere la mia battagli senza rischiare che qualcuno mi pugnali alle spalle.» dichiarai professionalmente. Max mi guardava interessato, con il mento appoggiato sulle dita intrecciate.
«Tua madre non era una donna che si fidava della prima persona che le capitava a tiro.» disse. Feci per parlare ma lui alzò una mano per fermarmi.
«Però, c'è da dire che McEwan è veramente un uomo scaltro e ambiguo. Non starà mai dalla parte di qualcuno, solo di se stesso, quindi può benissimo rivoltarsi contro di noi, se questo giova a suo favore. Quindi potresti avere ragione, meglio non rischiare. Però, non scarterei subito la possibilità di avere McEwan come alleato.» Max si alzò dalla sedia e prese a camminare avanti e indietro con le braccia dietro la schiena.
«Però, mia cara Sophie, c'è un'altra cosa che vorrei prendessi in considerazione.» disse calmo. Un brivido mi colse impreparata; sentivo che mi avrebbe detto una cosa che non mi sarebbe piaciuta.
«Vorrei che prendessi in considerazione il momento in cui tua madre consigli l'aiuto di Christopher Barker.» Max soppesò le parole.
«Non se ne parla.» replicai freddamente, ancora più decisa rispetto all'affermazione su McEwan.
Max sospirò come se se lo aspettasse. Raccattò la sedia accanto a me e mi si sedette di fronte, in modo che non ci fosse la scrivania a separarci.
«Ascolta, so bene che tuo nonno ha commesso le più atroci azioni. Azioni ignobili che non possono essere scusate. Ma credo, anzi, ne sono sicuro, che abbiamo commesso un errore a richiuderlo e spodestarlo in questo delicato periodo.» affermò congiungendo le mani.
«E permettergli di far del male ad altri? Avrebbe sacrificato tutti noi pur di batterla! E poi avrebbe continuato il suo schifoso dominio imperiale dietro le quinte dopo! È uno sfruttatore!» esclami.
«Ma ragiona, Sophie. Christopher è uno stratega di prima classe, conosce Susan a fondo e sa giocarsi le sue carte. Per quanto io sia mentalmente brillante, non posso competere con lui. Non sono capace di elaborare strategie efficaci e lavoro sempre e solo per via ipotetica. Che poi le mie idee siano esatte e che funzionino è un'altra storia. Non sono un manipolatore, ma in questa situazione è proprio un manipolatore che ci serve, e tuo nonno è il migliore. E cosa più importante, lui tiene veramente a te.»
Max mi stordiva sempre. Parlava velocemente e diceva cose sensate, anche se difficilmente comprensibili.
«Vuoi liberarlo» non era una domanda la mia.
«Abbiamo lo stesso nemico, Sophie. La collaborazione con lui ci serve. E poi... Forse gli ho promesso che gli avrei permesso di parlare con te.»
«Forse?» chiesi, raggelata dall'idea di incontrare nuovamente quell'uomo. Mi misi le mani tra i capelli. «Dannazione! Quell'uomo ci schiaccerebbe tutti non appena sconfiggiamo quella donna! Sempre se ci riusciamo.»
«Sophie, sappiamo entrambi che è la persona più competente.» sussurrò.
Abbassai lo sguardo, combattuta. Stavo provando decisamente troppe emozioni nell'ultimo periodo e non riuscivo a distinguerle le une dalle altre.
«Ti prego, non fare quella faccia. Sei la terza generazione che guardo che fa quella faccia, anzi, la NON faccia.» disse con un sospiro.
«Quale faccia?» chiesi sinceramente stupita.
«La faccia congelata. Tuo nonno, Christopher, lui quando si mette a pensare fa la tua stessa faccia, questa impassibile e illeggibile espressione. Anche tua madre era identica. Dall'esterno sembrate statue inespressive, fredde e disinteressate, quando dentro di voi chissà cosa succede.» spiegò. «Non la sopporto, mi fa sentire stupido e io so di non esserlo.» mi avvertì puntandomi l'indice sotto il naso.
Max riuscì a strapparmi un sorriso.
«Ma la risposta è comunque no. Non parlerò con mio nonno, non gli voglio più parlare.» dissi.
Max sospirò e abbassò la testa prima di dire:«D'accordo, non ti posso certo obbligare. Gestirò le cose, cercherò di... Accordarmi in un altro modo.» disse alzandosi di nuovo per raggiungere la cornetta del telefono.
«Sophie, ho bisogno di fare una riunione, ne parleremo anche con gli altri dirigenti delle Basi.» affermò. Annuii.

I capi delle Basi iniziarono ad arrivare, quindi giunse anche Steel. Mi fissò freddamente ma non disse niente, sedendosi al proprio posto.
Arrivò anche Zach che mi sorrise appena, senza l'allegria e la vivacità che gli avevo sempre visto negli occhi azzurri.
«Che ci fa qui Zach?» sussurrai a Max.
«Ho sempre condiviso tutto con i miei ragazzi.» mi rispose lui.
«Oh oh» mormorai fissandolo.
«Quel oh oh non mi piace.» mi avvertì Max.
«Quindi ci sarà anche Nox?» chiesi alterando lo sguardo a Zach, l'amico con il quale aveva litigato da poco e Steel, il padre che lo aveva lasciato morire per dieci anni.
In quel momento bussarono alla porta facendo entrare il soggetto della conversazione. Sia gli occhi di Zach che di Steel si posarono su di lui. Il ragazzo li ignorò e salutò gli altri presenti con garbo, prima di allontanarsi in un angolo della sala.
Un'allarme attirò l'attenzione dei presenti. Max si accigliò e batté le dita sulla tastiera. Ad un tratto si bloccò.
«Un messaggio di Susan. Vuole parlare con noi» sussurrò. Tra i presenti si alzarono dei mormorii di stupore.
Ero confusa, non sapevo cosa volesse. Stavamo ancora pensando ad un piano che lei passava già alla mossa successiva.
Quando mi ritrovai James di fianco rimasi sorpresa, non l'avevo sentito entrare.

«Non funzionerà» disse mio nonno camminando verso di noi con le braccia dietro la schiena. Non sembrava un uomo che era stato rinchiuso per un tempo indefinito e non sembrava nemmeno apprezzare la situazione attorno a sé. Sentivo che era deluso e ciò mi faceva sentire debole e inutile. Odiavo veramente tanto quella sensazione.
Il terreno iniziò a tremare violentemente, facendo barcollare la maggior parte dei presenti. Poi ci fu un' esplosione e tra le volute di fumo comparve un ombra minacciosa. Un ululato del vento giunse alle orecchie dei presenti, facendo gelare il sangue di tutti.
«Voi babbei non mi potete contenere!» gridò ad alta voce Susan Blackwood.
Un fulmine tuonò in cielo; ma questa volta ero sicura di non essere la responsabile. Qualcosa sotto il terreno partì dalla donna è puntando verso le persone dietro di me. Dal terreno esplose un geyser di lava, persone che gridavano sfaldando le posizioni.
«Non siete gli unici Imperium capaci di fare giochetti!» ringhiò la donna.
Un fiume di Ribelli arrivò da tutte le parti. A quel punto fu un caos totale. Quella città distrutta era in balia degli elementi della natura. Ognuno aveva il suo nemico da sconfiggere. Mio nonno scomparve dalla circolazione, mentre quella donna rideva sguaiatamente e sparava fiamme dalle mani, colpendo chi gli era sfortunatamente vicino, persino i suoi stessi uomini.
Dovevo fermarla. Partii all'attacco, ficcando un braccio nel terreno e sollevandolo come un tappeto. La donna mi guardò e ghignò, prima di voltarsi e fuggire. Mi apprestai a seguirla ma un braccio mi bloccò.
«Non puoi fermarmi, James» esclamai strattonando la mia mano.
«Esatto, e non lo farò.» disse serio. «Però verrò con te, non per proteggerti, ma per farle pagare quello che ha fatto a tutti noi.» mi disse serio. Detto ciò mi precedette e corse incontro alla donna.
Lo seguii finché non ci eravamo allontanati abbastanza dalla battaglia, arrivando in spiaggia.
Lei era sospesa a qualche centimetro sopra il mare.
«Non è bellissimo questo luogo?» chiese.
«Arrenditi» ringhiai.
«Divertente, cara nipotina. Arrendermi a chi? A cosa? Non posso arrendermi se mi sono già arresa a qualcosa di più grande, non credi?» cantilenò.
«Cosa intendi dire?» chiesi con un filo di voce. Un brutto presentimento mi stava attanagliando il petto. Lo sguardo penetrante della donna mi ipnotizzava e terrorizzava allo stesso modo.
«Oh, ma lo capirai presto... A meno che tu non lo stia capendo da tempo.» iniziò di nuovo a ridere, mentre un vortice d'acqua iniziava a vorticare attorno a lei, creando un imbuto.
Il vento mi sferzava il viso come tanti coltelli gelidi.
«Tu l'hai capito, vero, Jamie?» ghigno verso Il ragazzo accanto a me.
«Che sei una pazza furiosa e che ho fatto bene ad allontanarmi da te? Che tutto quello che mi hai detto sulla vendetta è una menzogna? Sì, questo l'ho capito.» replicò James allargando le braccia, come se stesse parlando con una vecchia amica.
Susan non si arrabbiò, rise ancora, facendomi odiare quel suono ogni secondo di più.
«Ci sei vicino.» affermò avvicinando l'indice e il pollice della mano destra tra loro, ma senza farli toccare.
«Ma la soluzione non riguarda solo me. Riguarda anche questo gioiellino qui.» disse accarezzando la pietra nera al petto. «E te» affermò fissando me.
«Parla chiaro!» gridai facendo un passo in avanti, la chiara disperazione nella voce. Volevo che mi dicesse quel che sospettavo da tempo; da quando aveva quasi ucciso James nella foresta amazzonica.
«Sophie, non ascoltarla.» mi sussurrò James. Ma non gli diedi retta. Fissai la donna, aspettando che da quelle labbra rosse uscisse una spiegazione a tutto.
«Max ti ha spiegato come funziona l'Element, vero?» mi chiese quasi dolcemente.
«Quello che non ti ha detto è perché faccia diventare le persone così, come me. Io sono ad un altro livello, Sophie, e tu sarai come me. Io controllo i quattro elementi, li controllo alla perfezione, senza essere migliore in una disciplina o l'altra, possiedo un equilibrio supremo. Possiedo l'equilibrio dell'intera Natura terrestre.» disse alzando le braccia al cielo e facendo partire un lampo nel cielo nuvoloso, mentre sotto di lei l'imbuto vorticava e la terra tremava.
«Ma ad ogni equilibrio coesiste il caos e senza caos non può esistere l'equilibrio.
Il caos e l'ordine sono due facce della stessa medaglia. Insieme costituiscono la totalità della nostra esperienza, il bene e il male, la luce e il buio. Mostrano come ogni cosa sia collegata e in costante mutamento. Se assumiamo una prospettiva limitata, il caos e l'ordine ci appaiono come due opposti. Capisci?» chiese sorridendo. Le mie gambe cedettero, ma James mi sostenne per le spalle. Appoggiai una mano sulla sua, per cercare più stabilità.
«È un informazione che conoscono tutti i comandanti. Per questo l'Element si è preso il mio ordine mentale, creandone il caos totale. Sono tornata alla totalità degli elementi sconnessi e confusi dal quale ha origine il cosmo ordinato.» quel ghigno compiaciuto sul volto non se ne voleva andare.
«Ti stai chiedendo perché con te non sia successo? Tranquilla succederà! E sarai come me!» scoppiò a ridere sguaiatamente, mentre le mie certezze crollavano.
«Sei ancora giovane e nei giovani esiste un caos interno influenzato dalle emozioni. È l'impulso e le emozioni che dominano, nulla di razionale e logico. Ma quando si cresce si ottiene l'equilibrio spirituale del corpo e della mente. Ed è in quel momento che l'Element se lo prende. Stai crescendo Sophie. Per questo presto sarai come me.» le scintillarono gli occhi. «E potrai capire quanto è meraviglioso controllare l'ordine ma essere il caos».
«Menzogne!» gridai disperata. «Quel che dici non ha senso!» continuai. «Non tutti gli adulti sono uguali! Questo teoria tra equilibrio e caos che ti sei inventata non regge!» le gridai contro.
Lei smise di ridere.
«Hai ragione. Gli esseri umani sono tutti diversi tra loro. C'è chi matura prima, chi dopo e chi mai... Ma certe cose sono uguali per tutti: la nascita, la crescita, il tempo che scorre... e la morte.» affermò. «E anche il caos e l'equilibrio. Bisogna solo sapere come sfruttarli in modo equivalente.»
Continuai a scuotere la testa, quel che diceva... Aveva senso? È pazza! Ovvio che stia farneticando.
«Sono stata una scienziata prima di essere un'Imperium, Sophie. So quel che dico.»
«Quel che dici non ha niente di scientifico!» gridai.
«Fi, calmati. Fai il suo gioco se ti arrabbi.» continuò James a sussurrarmi stringendo, fino a farmi quasi male, la presa sulle mie spalle. Ma non fiatai, perché riusciva a tenermi con i piedi per terra. Non ero sola.
«Bene! Non mi resta che dimostrartelo nipotina mia. Capirai da sola.» sussurrò.
Una grandinata orizzontale ci venne addosso. Alzai i palmi delle mani, sollevando un muro di terra che ci proteggesse.
Gli attacchi di Susan arrivavano da tutte le direzioni. Io e James passammo in difesa, senza avere la possibilità di passare all'attacco.
Ero incapace di percepire tutto, di usare i miei poteri contemporaneamente; ero incapace di contrastarla.
«Lasciati andare, nipotina!» la sentii gridare.
Susan ci lanciò delle sfere di lava incandescente. Evocai una cupola di roccia in modo che mi proteggesse, ma gli urti mi arrivavano ugualmente, spingendomi a cedere. James era poco lontano, dietro un muro di ghiaccio che si sgretolava piano piano. Sembrava affaticato, come me d'altronde.
Mi fece dei segni con le mani e mimò qualcosa con le labbra, ma non lo capii. Scossi la testa per fargli capire la mia confusione. Lui si passò una mano tra i capelli, esasperato. Che problemi aveva? Non era colpa mia se non avevamo accordato alcun codice, non combattevamo assieme.
Nel frattempo Susan non la smetteva di ridere e bombardarci. Una parte di me sapeva di poterla contrastare, ma c'era qualcosa che mi bloccava. Una paura radicata che non mi permetteva di dare il tutto per tutto.
James non riusciva più a tenere intatto il suo scudo, e per quanto fosse bravo, sapeva bene di non avere chance contro quella donna. Di quel passo saremmo crollati.
Una serie di detriti mi volarono sopra la testa che interruppero la risata della donna. Alzando lo sguardo vidi un ragazzo avanzare verso di noi. Evocava masse di terreno che buttava addosso alla donna. Nox si fece avanti lentamente, riuscendo a distrarre mia nonna. Sfruttando quel momento, io e James uscimmo allo scoperto, prendendo ad attaccare tutti e tre. Sfruttammo l'acqua dell'oceano a nostro favore, contrastandola con i suoi stessi poteri. Aizzavo contro di lei tutte le mie conoscenze imparare negli ultimi mesi: il vento, l'acqua, la terra, i fulmini... Tutto rispondeva anche a me. Il cielo tuonava, il mare ruggiva e la terra tremava. Il suoni distruttivi erano talmente numerosi che mi sembravano parte di tutto quel caos, un miscuglio multiplo, ma muti al mio udito, poiché sentivo solamente il battito del mio cuore. Il pensiero mi aveva abbandonato, il corpo agiva e combatteva mentre gli elementi attorno a me rispondevano ad esso.
Fissando la donna, mi parve che finalmente avesse preso sul serio la situazione. Non mi sembrava più impossibile la sua disfatta. Quel pensiero mi rese più agguerrita. Nonostante venissi colpita ripetute volte, così come i ragazzi, ci rialzavamo con rinnovate energie.
Dalla piega storta che avevano assunto le labbra di Susan, che ci teneva a distanza, capivo che era questione di tempo prima che potessimo colpirla.
Ma proprio quando pensai di poter attraversare una breccia che aveva lasciato, la donna scattò. Un colpo di frusta d'acqua colpì violentemente Nox al petto. Il ragazzo venne lanciato in aria e cadde in acqua, senza riemergere. Distratto da ciò, James venne colpito da un turbine d'aria, facendolo finire sulla terra ferma; anche se prima di cadere riuscii a prendere equilibrio.
«James!» esclamai. Ma era arrivato anche il mio turno. Un lampo annunciò un fulmine dal cielo, alzai lo sguardo terrorizzata, vedendo al rallentatore quel fenomeno naturale fatale. Ma non mi prese. Colpì la superficie dell'acqua sotto di me, provocando una grande esplosione.
Finii in aria, ma Susan non aveva intenzione di farmi cadere in acqua. Un proiettile d'aria mi prese in pieno, sparandomi lontana. Ma finii in una bolla d'acqua che attutì la caduta. Un impatto sordo e poco dopo caddi tra le braccia di James.
Non ebbi nemmeno il tempo di ringraziarlo che ero già di nuovo in piedi, bagnata, ferita, distrutta a sfidare quella donna.
Susan mi sorrise. Abbassò un braccio sotto di sé, evocando da esso il corpo privo di sensi di Nox. Era inerme, sospeso a mezz'aria a pochi centimetri dal suo braccio teso.
«Fermati!» gridai. Ma come se quelle parole l'avessero attivata, la donna creò una corrente d'aria che lanciò Nox nella nostra direzione. Ci superò così in fretta che solamente i miei capelli bagnati percepirono lo spostamento d'aria. Dopodiché si sentì solamente il rumore di un muro crollato. Infatti, nello schianto contro il muro di un'abitazione, una parete era crollata su di lui. James non attese e scattò nella direzione dell'amico.
La paura mi serrò il petto e il collo, facendomi respirare a fatica. Non mi capacitavo della situazione, non concepivo un pensiero che spiegasse quella situazione. Ero sotto shock. Nox era appena stato lanciato a velocità sonica come una pallina da baseball. In quel momento era sepolto sotto una macerie. Sentivo già il peggio per lui. Mi voltai verso l'artefice di tutto e scattai verso di lei, ma qualcosa mi afferrò la gamba, facendomi finire bruscamente a terra. Battei il mento e per poco non mi tranciai la lingua all'impatto. Un forte sapore di sangue invase la mia bocca. Sputai il liquido rosso a terra, mentre cercavo di prendere faticosamente fiato. Voltandomi verso la mia gamba, mi resi conto che il terreno mi aveva inghiottito il piede destro.
«Sue! È finita! Arrenditi, abbiamo vinto noi!» gridò una voce familiare. In cima ad un muretto, si trovava mio nonno, rigidamente dritto che fissava la donna che aveva amato con severità.
«Menzogne!» sibilò Susan con un tono folle.
L'espressione di mio nonno parve vacillare, ma presto tornò ad essere fredda e inespressiva.
«Abbiamo battuto i tuoi seguaci, non ne avevi così tanti come credevi. Non ti sono fedeli, Sue.» esclamò.
La donna iniziò a gridare, ma questa volta di furia. La presenza del nonno non turbava solo me.
Un'onda anomala si alzò dietro di lei, creando un'ombra minacciosa su di noi. Ma poi Susan fermò il suo attacco. Tornando con gli occhi sul nonno, vidi che dietro di lui si stavano radunando numerosi Imperium e Ribelli, fianco a fianco. McEwan raggiunse il nonno, in modo che Susan Blackwood potesse vedere bene in faccia il suo traditore.
«È finita.» disse chiaramente l'Orfano. Non aveva gridato, eppure la sua voce si udì per tutto il lungomare.
Susan gridò, un grido di rabbia. L'onda anomala crebbe e il terreno tremò. Un enorme uragano s'innalzò, collegando mare e cielo. Nuvole tempestose si avvicinavano minacciose. Quella creatura scura avanzava verso la terra ferma, avvicinandosi in tutta la sua forza distruttiva.
In un attimo fui libera dal terreno. Tornai sulla sabbia e innalzai una massa d'acqua davanti a me. Un muro misero rispetto alla forza di quel tornado che mi stava spingendo via. Inaspettatamente, numerosi Imperium mi raggiunsero. I dominatori dell'acqua mi aiutarono a far crescere la mia cascata personale, mentre quelli della terra si occupavano di far rimanere tutti con i piedi ancorati al terreno; quelli d'aria contribuivano a creare correnti opposte al tornado, nel disperato tentativo di rallentarlo; gli Ignis lanciavano fiammate verso Susan, senza efficacia, ma riuscivano a distrarla.
La nostra cascata si scontrò con il suo tornado, in uno scontro di forza. Per un orribile momento sembrò che risucchiasse il nostro potere, ma poi il tornado perse forza. Si staccò dal cielo, facendo rimanere le nuvole in una curiosa forma a spirale. La nostra onda avanzò verso Susan Blackwood inghiottendola del tutto.
Calò il silenzio più totale. Attendemmo che il mare si ritirasse e tornasse calmo e il cielo si rischiarasse, ma nessuna donna dai capelli neri emerse dalle acque blu.
Non ebbi coraggio di gioire. Mi voltai di lato e vidi stupita che c'era Aiden accanto a me. Il ragazzo mi sorrise, un sorriso stanco ma sincero.
Alcuni Imperium dell'acqua si inoltrarono nell'oceano alla ricerca della donna. Mi voltai per cercare lo sguardo di mio nonno, ma vidi solo la sua schiena allontanarsi.
Avevamo vinto?
Poi mi ricordai di Nox. Presi a zoppicare tra gli Imperium spaesati, fino a raggiungere il punto d'impatto. James era lì, a scavare tra i mattoni e con le mani insanguinate, aiutato da alcuni Imperium.
«Lasciati aiutare.» dissi accorrendo al suo fianco. Tentai di concentrami sul terreno, sentire la presenza viva di Nox là sotto, ma avevo perso le mie forze, ero completamente esaurita.
Altre persone accorsero, altre tornarono al luogo di battaglia principale. Un ragazzo che conoscevo bene ci raggiunse. Eli spostò senza difficoltà la massa di mattoni, scoprendo un corpo incastrato tra le macerie. James accorse immediatamente, tirando fuori il corpo impolverato del suo migliore amico.
«Grazie, Eli.» sussurrai al ragazzo cieco che si era accovacciato come noi attorno al corpo inerme di Nox. Si limitò a scuotere la testa. Era ferito pure lui, pieno di graffi che non si addicevano a quel volto gentile. Un rivolo di sangue secco segnava una guancia, proveniente da una ferita aperte sulla tempia.
«Non respira.» sussurrò James. Mi voltai immediatamente verso il ragazzo privo di sensi. Gli misi una mano sul collo per sentire le pulsazioni, ma non percepii nulla.
«Non batte?» dal mio tono sembrava più una domanda.
James lo mise immediatamente a terra, iniziando a premere contro il petto del ragazzo.
«Respira!» ringhiò continuando a spingerlo il petto con forza tale da potergli incrinare le costole.
«James, non credo che...» provò a dirgli Eli. Ma James non lo ascoltò. Così come Nox mi aveva dimostrato che non avrebbe mai creduto alla morte di James, lui non sembrava accettare l'idea che il suo amico potesse non svegliarsi più.

Angolo Autrice

Io... Non so che dire. È un capitolo intenso e... Fate un po' voi, sfogatevi e ditemi cosa ne pensate della piega che ha preso la storia. È stato difficile prepararmi mentalmente a questo capitolo e... Lo sarà di più anche per il prossimo.

Sotto un po' di coppiette per addolcire il capitolo.

Una Joanne Sharp che cerca l'attenzione di Seth Frost

Non so, io adoro disegnare questi due, ne sono ossessionata.

Nemmeno il prossimo capitolo ha ancora un titolo, quello che ho messo mi sembrava troppo spoiler. Ne sto cercando uno che metta la giusta ansia.

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