La casa di Alex era di colore azzurro e le finestre erano bianche; bella come casa. La osservò per molto; sembrava volesse tirarsi indietro ma all'ultimo si convinceva di piú su ciò che stava facendo. Si mise davanti alla porta d'ingresso, suonò il campanello e fissò l'occhiello della porta immaginando che Alex fosse ad osservarla decidendo, nel frattempo, se aprirle o meno. Dopo qualche secondo la porta si aprí, ma dietro di essa non vi era il ragazzo, bensí suo padre.
«Ciao Sarah, posso aiutarti?»
«Ehm, in verità si... Cerco Alex, é in casa?»
«Bé, si. É in camera sua. Entri?»
«No, resto qui se non ti dispiace... Potresti dirgli che sono qui?»
«Come no?!» e si allontanò.
Sarah aspettò con il cuore in gola convincendosi secondo per secondo che Alex non sarebbe venuto da lei. Sperò che ogni rumore fosse attribuito ai suoi passi che si avvicinavano, ma invece provenivano dalla televisione. Poco dopo, però, dei veri passi si avvicinarono ed erano di Alex; era in pantofole, indossava il pigiama ed aveva i capelli arruffati. La fissò aspettando cosa avesse da dirgli.
«Alex, io...»
«Fai in fretta, ho delle cose da fare.»
«Ascolta, mi dispiace. Vengo a chiederti scusa per ciò che ti ho detto questa mattina: ero nervosa, stressata...»
«Certo, ora ti giustifichi anche?!»
«Non mi sto giustificando. Sto solo chiedendo perdono spiegandoti cosa mi ha spinto a trattatti in quel modo. » senza accorgersene stava agitando le mani come nei film.
«Sarah, ora ascoltami tu...»
In quel momento arrivò Micheal e li interruppe.
«Tutto bene? »
«Si, Sarah se ne stava andando» riaspose secco Alex. Poi se ne andò.
Micheal fece per chiudere la porta finché quando rimase aperta di poco fece un piccolo sorriso alla ragazza.
«Gli passerà...» le disse desolato. Poi chiuse la porta.