Take Care. |Ziam Mayne|

By Malikzayn01

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Può un cuore spezzato ritornare a battere? Il caos e le luci di New York condurranno Liam a ritrovare una spe... More

Prologue -I've loved and I've lost.
My hands they're strong, but my knees were far too weak.
It's another beautiful in the land of the free.
Life's too short to even care at all.
Tattoo your name across my heart.
I'm lost in the world.
I let love run its course.
Are my wings strong enough to bear the winds our there?
So kiss me.
The worst things in life come free to us.
Nobady said it was easy.
Settle down with meand I'll be your safety.
Love is like an energy rushin' inside of me.
I've been here waiting for something to live and die for.
With you next to me there's no darkness I can't overcome.
Looking right at the other half of me.
Papa can you see me?
I just can't stop loving you.
What doesn't kill you makes you stronger.
Cause we know there's not much to say.
I know your hearts been broken but don't you give up.
Love is patience, love is kind.
You are the love off all my life.
Epilogue -I'll take care of you.
THANKS

September Morn.

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By Malikzayn01

Poi il caso decide di uccidere qualcuno.

E intanto la vita continua.

Stava lavorando con Jess ad un importante progetto dalle otto di quella mattina, era sfinito ed aveva necessariamente bisogno di una pausa.

In quell'istante entrò Zayn.

"Liam ti va di mangiare fuori oggi? Così ne approfitto per farti vedere un altro angolo di New York." Gli chiese, mostrando un bellissimo sorriso.

Liam annuì, sorridendo di rimando.

"Ho proprio bisogno di una boccata d'aria!" esclamò, congedando così il moro.

Nel contempo Jess studiava i due in silenzio.

Non appena rimasero solo, la ragazza prese parola.

"E' simpatico Zayn, vero?" gli chiese.

"Dove vuoi arrivare, Jess?" fece Liam.

"Ehi non si risponde ad una domanda con una domanda, non te lo hanno mai detto?!"

Il biondino rise di gusto.

"Che tipo è?" chiese di getto, senza rendersene conto.

"Zayn? Non lo conosco molto bene. Cioè sì, però è... complicato da spiegare. E' molto introverso, sappiamo pochissimo sulla sua famiglia o sulla sua vita privata in generale.

Gli piace divertirsi con noi, ma niente più. E'molto professionale, anche se non si direbbe."

Liam annuì, ringraziando con lo sguardo l'amica circa le informazioni che gli aveva dato.

Quel giorno Zayn lo aveva portato a Ground Zero: gli aveva detto che era una tappa obbligatoria, per americani e non.

Arrivati a destinazione, Liam aveva provato una sensazione indescrivibile: il silenzio regnava sovrano, in quell'area i tipici clacson dei taxi gialli non suonavano, il caos sembrava non esistere, tutto era immobile.

Si respirava un'aria particolare, come se il disastro dell'11 Settembre, che aveva lasciato quella voragine nel cuore di ogni persona, fosse accaduto esattamente qualche minuto prima.

Invece erano passati 11 anni.

I bordi delle piscine che costituivano il Memorial erano delle placche di bronzo in cui vi erano incisi i nomi delle 2.947 vittime di quel tragico lunedì di Settembre.

Zayn si era allontanato da Liam qualche minuto prima, per avvicinarsi poi ad una di quelle lastre e sfiorare uno di quei nomi.

Liam gli si avvicinò in silenzio.

"Avevo 8 anni. Ero appena tornato da scuola quando quel maledettissimo aereo colpì la prima torre. Entrando vidi mia madre in un angolo del divano in salotto, i singhiozzi che la scuotevano ogni secondo. Era incinta di Safaa all'epoca, credevo stesse male per quello. Poi vidi le mie sorelle più grandi di fronte la tv, assenti, assistere in silenzio al secondo schianto."

Gli occhi del moro iniziarono a riempirsi di lacrime, continuava a passare le sue dita fra quelle lettere di ferro. Il biondino abbassò lo sguardo sulla scritta.

Recitava Yaser Malik.

"Sai, Liam, mio padre era la persona più altruista che io conoscessi. Per questo aveva deciso di fare il poliziotto: doveva aiutare a mantenere l'ordine pubblico e far si che la gente potesse vivere bene. Per questo aveva deciso di accettare quel posto di lavoro come guardia in quella banca, in quel fottutissimo 120esimo piano della torre numero uno. Quel lunedì stava sostituendo uno dei suoi colleghi che si era dato malato."

Zayn rivolse il suo sguardo verso il ragazzo, uno sguardo pieno di lacrime e dolore.

E lì, in quell'esatto momento, Liam capì chi era veramente Zayn Malik.

Lì, fra i nomi di Ground Zero e le lacrime di una perdita prematura.

"Mi chiedo ogni singolo giorno perché? Perché lui? Lui che ha sempre fatto del bene, che ha sempre aiutato gli altri. E chi ha aiutato lui in quel momento? Chi?" Urlò il moro con tutta la rabbia che aveva in colpo. "Nessuno." Sussurrò.

E si buttò fra le braccia di un Liam scosso da singhiozzi.

Il biondino lo accolse, stringendolo forte al suo petto come a volerlo riparare da tutto quel male.

Quando Zayn alzò lo sguardo avvertì qualcosa di umido sulle sue labbra, qualcosa che lo lasciò piacevolmente sorpreso.

Liam lo stava baciando, delicatamente e con una dolcezza disarmante.

Dopo qualche secondo però si staccò, guardandolo negli occhi con evidente imbarazzo, poi corse via verso l'azienda.

"Liam aspetta!" urlò il moro, ma ormai era troppo tardi.

Quando arrivò in azienda, Liam era un miscuglio di emozioni.

Era confuso, i pensieri si susseguivano senza sosta nella sua mente: perché lo aveva baciato? Perché questo senso di vuoto nello stomaco?

Non lo aveva provato neanche con Nicholas, cosa significava?

Il biondino era talmente distratto che non si accorse di aver urtato qualcuno.

"Liam!"

"Sean, ciao, scusami ma stavo pensando."

Sean sorrise.

"Noi due dobbiamo parlare!" disse alzando un sopracciglio, quasi con fare malizioso "Ti aspetto all'uscita quando finiamo."

Aveva detto senza concedergli repliche, così che Liam si ritrovò costretto ad accettare.

Percy 17 era il caos per antonomasia.

Era una dei luoghi più trafficati di tutta New York, piena di locali, di gente che rideva e viveva.

Sean lo aveva portato in un localino kitch, particolare ed alternativo.

Una volta seduti ed ordinato due martini, l'uomo gli rivolse uno sguardo intenso.

"Scusami se non mi sono fatto sentire." Fece, riferendosi al weekend appena trascorso.

Il biondino fece spallucce, non sapendo cosa rispondere.

"E' che ero ad un parco giochi con mio figlio."

Si era appena fermato tutto, Liam ne era certo.

Aveva sentito bene o aveva solamente immaginato?

Sean aveva detto figlio? Sul serio?

"Sono stato sposato per quattro anni con Rose, ho capito troppo tardi chi ero veramente. Jack ha 3 anni adesso, siamo molto affiatati nonostante tutto." Disse Sean, sorridendo al vuoto.

"Mi piacerebbe tanto fartelo conoscere, Liam."

Il ragazzo sentì girare tutto vorticosamente, il pavimento inesistente sotto ai suoi piedi: prima bacia Zayn, adesso Sean gli dice che vuole presentargli il figlioletto.

Cosa stava succedendo?

"Liam?" lo chiamò l'uomo "E' tutto ok?"

No, niente era ok.

"I-io non mi sento tanto bene." Sussurrò. "Mi gira la testa."

"D'accordo, ti riporto a casa, finiamo questo discorso un'altra volta."

La macchina accostò accanto il palazzo che ospitava l'appartamento di Ted.

"Scusa." Fece Liam.

"Smettila, stai male. Sarà lo stress, riposati." Fece l'uomo, depositando un soffice bacio sulla guancia del ragazzo.

Il biondino gli sorrise grato, poi scese raggiungendo il settimo piano.

Era confuso.

Era confuso e fragile.


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