Take Care. |Ziam Mayne|

By Malikzayn01

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Può un cuore spezzato ritornare a battere? Il caos e le luci di New York condurranno Liam a ritrovare una spe... More

Prologue -I've loved and I've lost.
My hands they're strong, but my knees were far too weak.
It's another beautiful in the land of the free.
Life's too short to even care at all.
I'm lost in the world.
I let love run its course.
Are my wings strong enough to bear the winds our there?
So kiss me.
September Morn.
The worst things in life come free to us.
Nobady said it was easy.
Settle down with meand I'll be your safety.
Love is like an energy rushin' inside of me.
I've been here waiting for something to live and die for.
With you next to me there's no darkness I can't overcome.
Looking right at the other half of me.
Papa can you see me?
I just can't stop loving you.
What doesn't kill you makes you stronger.
Cause we know there's not much to say.
I know your hearts been broken but don't you give up.
Love is patience, love is kind.
You are the love off all my life.
Epilogue -I'll take care of you.
THANKS

Tattoo your name across my heart.

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By Malikzayn01


"La vita è una merda, Nic."

"Non è vero."

"Invece si.

Sai, mi chiedo perché debba riservare momenti veramente difficili per persone estremamente fragili di cuore. Ecco, vedi, io credo di avere il cuore veramente fragile perché non riesco a sostenere neanche il più piccolo dei problemi così che le cicatrici mi rimangono addosso per sempre. Pensaci Nic, cosa sono le cicatrici se non un segno indelebile che ti resta addosso per sempre? Pensaci. Le cicatrici rimangono per tutta la vita come i tatuaggi. "

Si stava già abituando alla metropolitana, non era l'unico a sfoggiare giacca e cravatta fra i vagoni.

Una volta uscito dalla stazione, si recò subito ad un piccolo bar che si trovava di fronte il palazzo che ospitava l'azienda.

Ordinò un caffè macchiato con cacao, poi si immerse fra i suoi pensieri.

Quel sogno lo aveva destabilizzato: sognare di dire quelle cose a Nicholas era doloroso.

Non lo aveva più sentito e lui aveva smesso di chiamarlo.

Non aveva ancora realizzato il fatto che adesso non esisteva più un "noi".

E pensare che aveva rinunciato ad amicizie per lui, a importanti impegni lavorativi. Tutto inutile.

"Uh! Sono già stanco!" una voce lo destò dai suoi pensieri.

"Ciao!" fece Zayn "Piccolo il mondo, eh?"

Liam annuì sorridendo, poco dopo il cameriere gli consegnò il caffè che aveva ordinato poco prima.

"Mh macchiato con cacao!" sussurrò il moro "Potrebbe fare un caffè come questo anche a me? Grazie!"

Il barista annuì e si mise all'opera.

"Tu non sei stanco?" fece Zayn.

"Come potrei esserlo? Mi sono appena svegliato dopo aver dormito 8 ore!"

"Oh beh anche io ho dormito tanto!" fece il moro, sorseggiando il caffè che il barista gli aveva appena consegnato "Sono stanco della ... Monotonia, abitudine chiamala come vuoi."

Liam sorrise amaramente.

"Vita." Esclamò il blindino.

"Cosa?" chiese l'altro.

"Sei stanco della vita! Me lo diceva sempre Nic ..." Liam si fermò immediatamente "U-un mio amico."

Zayn sollevò leggermente le spalle, continuando a sorseggiare la bevanda scura.

"Dì al tuo amico che ha ragione!" continuò poi.

Liam lo guardò per la prima vera volta: si perse fra quelle pagliuzze dorate, una strana forza attrattiva lo costringeva a non voltarsi altrove ma a concentrarsi solo su quegli occhi.

"N-noi non ci frequentiamo più."

"Oh! Mi dispiace."

"Già, anche a me." sussurrò Liam, tornando al suo caffè.

"Ahm che ne dici di andare?"

Liam annuì e, dopo aver pagato, seguì il moro.

Entrando all'interno dell'imponente palazzo, Liam si accorse di quanto potere – e altrettanto fascino – avesse Zayn sulla gente.

Molte persone lo guardavano, altri lo salutavano. Era molto stimato, a quanto vedeva.

Presero l'ascensore insieme, raggiungendo l'undicesimo piano di quell'edificio.

"Da quanto tempo sei a New York?" domandò il moro.

"Due settimane." Rispose il ragazzo.

"Sei un novellino, allora? Hai visitato già qualcosa?"

"Solo Central Park!" rispose Liam.

"Solo quello? Ah, ti suggerisco di non allungare le gambe a quel modo: i lividi mi sono rimasti su per ben tre giorni e ci sono molti corridori assenti come me che frequentano il parco!"

"M- mi dispiace." Fece il biondino, sentendosi maledettamente in colpa.

"Capita!" sorrise Zayn "Sul serio sei stato solo a Central Park?"

Liam annuì .

"Non va bene! Ti farò da guida: devi vedere ancora molto della grande mela e, credimi, ne vale veramente la pena!" esclamò entusiasta.

"O- ok non vorrei toglierti del tempo ..." rispose Liam: era combattuto fra la riservatezza e l'indiscrezione.

"Scherzi?! Si inizia da sta sera!"

"Sta sera?"

"Sì!"

L'ascensore arrivò al piano e Zayn si perse immediatamente fra i meandri degli uffici. "Aspettami qui appena finisci, ok?" aggiunse poco dopo, poi entrò nel suo studio.

Liam si diresse immediatamente verso l'ufficio che avrebbe condiviso con Jess – la ragazza gliel'aveva mostrato il giorno prima – trovandola al telefono.

"No, no abbiamo detto fra due settimane. L'ala destra dell'Hilton deve essere completamente libera e la sala conferenza ci serve per l'intera giornata. Perfetto, grazie mille! A presto!"

Non appena chiuse la cornetta Liam le sorrise, leggermente in imbarazzo.

"Ehi Liam!" fece la ragazza, alzandosi e raggiungendolo "Come ti senti?"

Il ragazzo prese un lungo respiro.

"Agitato!"

"Vedrai andrà benissimo, questa è la tua scrivania!" fece Jess, indicando la lastra di vetro alla sua sinistra. "Puoi sistemare le tue cose qui, io devo fare ancora un paio di telefonate."

Il biondino si sedette, così come fece la ragazza, quando qualcuno bussò alla porta.

"Ehi Jess sei libera?"

Liam alzò lo sguardo verso la porta, per vedere chi fosse la fonte di quella voce così profonda e rimase semplicemente senza fiato.

A parlare era un uomo sui trent'anni, alto e tremendamente affascinante.

"Sto chiamando la Collar Consulting Company, vengo da te fra poco." Rispose Jess con la cornetta già in mano, l'uomo annuì e poi chiuse la porta.

"Chi era?" chiese, quasi in un sussurro, il biondino.

"Sean DeKay, consulente e gran fico!" rispose Jess.

"Già!" fece Liam "Intendo ... consulente, eh?"

"Sì, perdonami ma adesso devo chiamare!"

La pausa pranzo arrivò abbastanza in fretta: tutto il lavoro che gli aveva assegnato Jess lo stava tenendo occupato, non era molto complicato ma a volte doveva chiedere informazioni alla ragazza.

Si riunirono nella sala dove il giorno precedente aveva conosciuto tutta l'equipe.

"Allora Liam" prese subito parola Niall "Come va?"

"Oh abbastanza bene!" sorrise il ragazzo: era molto contento di aver trovato un ambiente lavorativo ospitale come quello, tutti erano stati molto gentili con lui e sperava che quell'equilibrio lo avrebbe accompagnato nel suo percorso lavorativo.

"Bene!" abbozzò un sorriso l'irlandese.

"Che si fa sta sera?" fece Josh, passando un panino a Niall.

"Ho invitato Liam ad uscire, pensavo di andare allo Splash. Che ne dite?" prese subito parola Zayn, cercando consensi fra i suoi colleghi.

Acconsentirono tutti, poi si rivolsero a Liam.

"Oh b-beh verrei volentieri ma domani si lavora e vorrei essere nel pieno delle mie forze e ..."

Tutti scoppiarono a ridere, quasi convulsivamente, non appena sentirono le parole del ragazzo.

"Tesoro questa è la città che non dorme mai, vedrai imparerai ad uscire ogni sera ed a essere fresco come una rosa il giorno dopo!" fece Jess, mettendo un braccio intorno alla spalla di Liam.

Quest'ultimo fissò tutti negli occhi, trovandoli d'accordo con ciò che aveva appena pronunciato la sua collega.

"Allora, sei dei nostri?"

Liam si ritrovò ad annuire e ad essere stretto dalle gracili braccia di Jess.

"Perfetto alle otto tutti qui!" fece Zayn, poi tutti tornarono al proprio lavoro.

Aveva capito che lo Splash era uno dei locali più 'in' di New York e l'affluenza di persone lo dimostrava.

Non aveva mai visto niente di simile in vita sua: luci stroboscopiche ovunque, qualsiasi cosa luccicava, pareti di cristallo e musica a palla.

Notò anche che i suoi nuovi colleghi erano molto conosciuti in quel posto e si sentì abbastanza rassicurato dopo aver visto un uomo della security stringere amichevolmente la mano a Niall.

Presero tutti qualcosa da bere, posizionandosi presto in una delle zone dedicate al privè.

"Tu non prendi niente?" gli fece Zayn, avvicinandosi leggermente per farsi sentire meglio e non essere sovrastato dai bassi della canzone.

"Non posso bere!" rispose, aumentando il suo tono di voce "Ho un solo rene e non posso bere alcolici!"

"Oh!" fece il moro, adombrandosi leggermente "Prendi una coca!"

"Non mi va grazie!" sorrise il biondino.

Qualche ora dopo Jess, Louis, Harry e Zayn si stavano scatenando in pista, mentre gli altri erano rimasti nel privè.

Liam era ancora seduto sul divanetto- Niall e Josh in piedi, coinvolti dalla musica- un fastidioso dolore si era impossessato della sua testa: non era abituato alla musica così alta, né alla confusione. I locali, nella sua piccola cittadina, erano completamente diversi.

A pensarci bene erano più locande che vere discoteche.

Socchiuse leggermente gli occhi, massaggiandosi le tempie ed attirando immediatamente l'attenzione di Niall e Josh che lo raggiunsero in pochi minuti.

"Tutto bene, Liam?" chiese Josh.

"Oh, sì." Fece il ragazzo, riaprendo faticosamente le palpebre "Solo ... Un po' di mal di testa!"

Josh si girò verso Niall.

"Dammi le chiavi di casa."

"I farmaci sono nell'armadietto in bagno!" gli disse Niall.

"Lo so, ci vivo in quella casa!" gli rispose il ragazzo, poi si girò verso Liam "Vieni con me."

Liam si accorse di essere in un posto tranquillo solo dopo che Josh chiuse la porta dell'appartamento.

Il ragazzo si inoltrò verso il bagno, lasciando Liam all'ingresso, per poi tornare da lui pochi secondi dopo.

"Cosa ti serve per il mal di testa?"

"Qualsiasi cosa che contenga paracetamolo." Rispose il ragazzo.

"Paracetamolo, perfetto. Accomodati pure sul divano!" gli disse Josh.

Liam seguì alla lettera il suggerimento del ragazzo, stravaccandosi sul divano con il dolore alla testa che gli impediva di stare in piedi.

Si guardò intorno notando quanto fosse in perfetto ordine quella casa dai colori caldi e dall'arredamento etnico. Dopo aver guardato superficialmente intorno a sé, si accorse di una mensoletta in legno, non poco distante da lui, con diverse cornici contenenti foto.

Le immagini ritraevano Niall e Josh in diverse posizioni, alcune divertenti altre serie, e in diversi contesti.

Una in particolare colpì l'attenzione del ragazzo, che la prese e l'avvicinò a sé per osservarla meglio: sembrava una festa di compleanno, probabilmente quella di Niall dato che era in piedi dietro ad un tavolo con su diversi pacchetti. L'irlandese stava leggendo qualcosa, una mano a tenere il foglio l'altra che si posava direttamente su una delle gote rosee, come a voler asciugare una lacrima.

Dietro Niall, ad abbracciarlo, vi era Josh sorridente e radioso.

"Niall compra ogni volta un casino di roba, scusami se ci ho messo tanto. Questo va bene?" fece Josh, porgendo a Liam una scatoletta bianca ed un bicchiere d'acqua.

Il ragazzo la prese, poggiando delicatamente la foto sul divano.

"Perfetto!" gli disse, poco dopo ingoiò la piccola capsula contente il medicinale.

Nel contempo Josh si era seduto sul divano, accanto a lui, prendendo la cornice che, poco prima, teneva in mano Liam.

"L'anno scorso ho organizzato una festa a sorpresa per il suo compleanno." Iniziò a dire il ragazzo, osservando la foto come se fosse un gioiello prezioso, con tutto l'amore che metterebbe una madre per il proprio figlioletto.

"C'erano tutti i nostri amici più cari, i nostri colleghi ed avevo persino fatto venire la sua famiglia dall'Irlanda."

Il biondino lo stava ascoltando attentamente, sospirando amaramente ad ogni singola parola che Josh pronunciava, ad ogni singolo sguardo innamorato che posava sull'immagine.

"Qui stava leggendo la lettera che gli avevo scritto, in cui affermavo che lo avrei sposato non appena avremmo fatto un bel gruzzoletto!" Josh sorrise amorevolmente e posò delicatamente un dito sulla figura di Niall, accarezzandola con lentezza. "E lui piangeva, piangeva così tanto che ho dovuto levargli il foglio dalle mani e continuare io con la mia pronuncia storpiata e la voce da maniaco!"

Liam rise di gusto, poi si soffermò a pensare a quanto Niall fosse fortunato ad avere al suo fianco qualcuno che lo amasse così tanto come Josh.

Entrambi erano fortunati.

Josh rimise a posto la cornice, guardando poi il ragazzo.

"Ci giurammo amore eterno: io lo amo ogni giorno e lui mi ringrazia ogni giorno per quella promessa."

"Da quanto tempo state insieme?"

"Tre anni. I più belli della mia vita."

Liam sorrise, pensando a quanta dolcezza potesse contenere Josh in corpo.

"Sei fortunato ad avere qualcuno come lui ed avere qualcuno che vi supporta e vi accetti per quello che siete."

"E' vero!" esclamò "Scusami se ti ho annoiato con questa favoletta!"

Il biondino rise di gusto: il mal di testa era praticamente sparito.

"Ma smettila, mi piace molto ascoltare queste 'favolette'!"

"Il mal di testa?"

"Andato! Adesso vorrei solo distendermi e riposare: non sono ancora abituato a questo tenore di vita!"

Liam si alzò dal divano, andando a prendere la giacca che aveva lasciato all'ingresso.

"Sai quale linea porta a Brooklyn da qui?" chiese.

"Ti accompagno io!" rispose il ragazzo.

"Non devi i-io..."

"Shsh! Niente storie!"

"Grazie!"



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