La più grande delle Avventure

By arcencielfw

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Cordelia e Giulietta sono amiche da sempre, e l'una per l'altra sono semplicemente Dee e Jule, inseparabili e... More

1 - La Chiave
2 - La Notte delle Stelle Cadenti
3 - Un Giorno Speciale
4 - Il Vuoto Dentro
5 - Il Serpente nell'Eden
7 - L'Inizio della Fine

6 - Il Dolore di una Madre

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By arcencielfw

Dopo aver letto quell'episodio nel diario di Jule molte domande avevano affollato la mia mente: cos'era accaduto quella notte, cosa era cambiato in lei, cos'aveva scoperto su se stessa, come era andata a finire quella vacanza.

Avevo anche cercato di ricordare ogni particolare di quando era tornata, cosa mi aveva raccontato, se il suo comportamento era stato in qualche modo diverso dal solito, ma non ero giunta a nessuna conclusione.

Avevo sfogliato il diario alla ricerca di indizi, ma nei giorni successivi non vi erano riferimenti a quanto accaduto e sembrava quasi che Jule avesse davvero voluto dimenticare tutto, cancellandolo dalla sua storia scritta, eppure ero certa che qualsiasi cosa fosse accaduta l'avesse segnata profondamente.

Sospirai: quello era un pezzo importante del puzzle, lo sentivo dentro, dovevo quindi scoprire assolutamente cosa rappresentava.

Iniziò a formarsi un piano ben preciso nella mia mente, ma per metterlo in atto dovevo prima trovare il modo per parlare con le uniche persone che potevano far luce su questo mistero, i gemelli che avevano passato con lei le vacanze.

Presi il telefono e un lungo respiro per calmare i battiti del mio cuore, poi chiamai la mamma di Jule.

"Buongiorno Bruna, ti disturbo? Sì, tutto bene grazie, tu come stai? Mi chiedevo se potessi venire a trovarti oggi... no, no, non è affatto un problema, mi fa piacere restare per pranzo. Ti serve qualcosa? Ok, pochi minuti e sono da te!".

Al telefono mi era sembrata tranquilla, la voce bassa e un po' roca, felice di sentirmi. Mi sentivo un po' in colpa ad andare a trovarla solo ora che avevo un obiettivo, ma prima proprio non mi ero sentita di affrontarla e condividere con lei il senso di perdita. Comunicavamo attraverso brevi messaggi quasi tutti i giorni, solo per sentirci comunque vicine e non isolate, ma credo entrambe sentissimo ancora il dolore per la scomparsa di una persona così importante con troppa intensità.

Mi cambiai, avvertii i miei genitori di dove sarei andata e uscii nell'afa di mezzogiorno, provando solo un leggero conforto nel fatto che le nostre case fossero vicine.

La luce e il calore erano insopportabili, opprimenti.

Io e Jule eravamo sempre state innamorate dell'autunno e dell'inverno, della pioggia e dei temporali, delle serate passate a casa sotto la coperta a vedere un film e gustarsi una cioccolata calda, dei colori delle foglie e e del profumo delle castagne arrosto, del vino e del mosto, del Natale... ora tutto sembrava immobile nell'aria densa, lontano e dimenticato, e sembrava davvero che quella lunga estate non dovesse finire mai.

A metà strada, lungo il giardino, un camioncino solitario vendeva frutta, verdura e altri prodotti gastronomici. Mi fermai per prendere qualcosa, poi continuai a camminare.

Arrivata a casa di Bruna aspettai che venisse ad aprirmi e sentii un dolore al petto, quasi come il cuore mi venisse strappato via, quando la porta si aprì e la vidi sorridermi in pigiama e realizzai che Jule non mi sarebbe venuta incontro come sempre accadeva quando andavo a casa sua, che di lei non era rimasto che il ricordo.

La casa era in ordine anche se appariva trasandata, un velo di polvere sulle superfici, tanti fiori sfioriti dentro vasi di fortuna, un odore dolce e nauseante di putrefazione.

Mi lasciai abbracciare e strinsi forte Bruna, sentii le sue lacrime silenziose sul collo, bruciare come fossero di fuoco. La portai dentro, quasi sostenendone il peso e la feci sedere in cucina, poi iniziai a preparare del tè.

Mia nonna era sempre stata un'amante di questa bevanda ambrata e delle sue tradizioni sparse per tutto il mondo, dall'Inghilterra al Giappone, e mi aveva cresciuto con l'idea che una tazza di tè migliorava ogni cosa, dissolveva i cattivi pensieri, focalizzava la volontà alla ricerca del bello e della positività. Se tutto questo era vero, adesso ne avevamo bisogno più che mai.

Le misi di fronte un tè nero con un lieve profumo di cannella e per me ne scelsi uno aromatizzato alla frutta. Non parlammo per un po'.

"Grazie Cordelia, mi spiace averti accolto così...".

"No no, è stato uno shock anche per me... capisco come devi esserti sentita.".

"Sono giorni che sono in casa, vorrei sistemare, pulire, organizzare, ma quando mi sveglio sono così stanca e non ho voglia di fare nulla... giro per casa e piango e quando arriva la sera mi rimetto a letto e spero solo che il giorno dopo sia diverso... ma non lo è!" mormorò, una mano a pugno sulla bocca, quasi a impedirsi di urlare.

Non l'avevo mai vista così: era una donna in carriera, sempre sistemata e truccata, sempre impegnata, ed era strano vedere come dopo tutto il tempo passato lontano da casa, lontano da Jule, adesso il suo mondo fosse in quelle quattro mura vuote.

"Perché non vai a rinfrescarti e ti vesti comoda? Io intanto inizio a dare una pulita... sono sicura che dopo ti sentirai meglio..." le dissi cercando di sorridere.

Annuì, si guardò allo specchio passando nel corridoio e annuì di nuovo.

Lavai le tazze e i piatti che trovai nel lavello, poi presi una busta nera per l'immondizia e prendendo un bel respiro iniziai a buttarci dentro tutti i fiori. Buttai via l'acqua sporca e putrida, aprii le finestre e con strofinaccio e anti-polvere mi diedi da fare per rendere tutto pulito. Bruna tornò mentre finivo di spazzare, in tuta e pettinata.

"Come va?" le chiesi.

Si guardò attorno.

"Mi sento un pochino più me stessa, grazie, anche per aver iniziato a pulire... mi sembrava di non riuscire a respirare, ma credo fosse anche colpa di tutti quei fiori... ora va molto meglio!".

Finimmo di pulire in silenzio, in cucina poi gettammo via tutto ciò che era nel frigo, ormai scaduto, e insieme preparammo il pranzo con quello che avevo comprato dall'ambulante: mozzarella, pomodoro e basilico e prosciutto e melone.

"Lo so che l'ho già detto, ma grazie, davvero! Questi giorni sono stati durissimi, mi sono sentita completamente fuori dalla realtà. Vederti è stato uno shock ma nello stesso tempo è stato come riprendere a respirare dopo essere stata troppo tempo in apnea... fa così male che quasi non si riesce a sopportare, ma finalmente sento di essere potercela fare!".

Mi prese la mano e la strinse affettuosamente.

"Tu come stai?".

"Non lo so... a volte sembra più facile e altre volte invece... ci sono così tante cose che mi ricordano Jule che non so bene cosa fare di me adesso che lei non c'è...".

"Dopo lo spettacolo che ho dato oggi può non sembrare così, ma sono certa che ce la faremo, la vita va avanti e il dolore con il tempo sarà meno acuto. Quando io ho perso mia madre o tu tua nonna è stato doloroso, ma siamo ancora qui... nel bene e nel male. Certo quella di Giulietta è un'altra storia, è mia figlia, era così giovane, nessun genitore dovrebbe mai vedere i propri figli andarsene prima di lui... però si va avanti, in un modo o nell'altro. Non è facile, non è giusto, ma è la vita!".

Tornò il silenzio.

"Sai, continuo a rileggere la lettera che mi ha lasciato, ma non riesco a comprendere perché l'ha fatto... la vita di Giulietta sembra quella di tante giovani donne, non era depressa, non aveva particolari problemi... quindi perché? Perché? Cos'è che l'ha spinta a togliersi la vita?".

Lo chiese con un filo di voce, fissandomi dritto negli occhi, e io sentii quello sguardo come una coltellata.

"Non lo so. Non lo so! Era la mia migliore amica, che cos'è che non ho visto? Che cos'è che non ho capito? Come è potuto accadere che non potessi aiutarla? E' colpa mia? Me lo chiedo ogni secondo... è colpa mia?" singhiozzai, le lacrime improvvisamente iniziarono a scorrermi sulle guance.

Bruna si alzò e mi abbracciò.

"Oh Cordelia, no... non volevo accusarti, non devi sentirti in colpa. Non credo sia colpa di nessuno. E' difficile credere che non potessimo aiutarla, ma sono sicura che nessuno di noi l'ha delusa a tal punto da farle prendere quella maledetta decisione. Era qualcosa che aveva dentro e che non ha voluto vedessimo. Ho ripercorso ogni singolo istante di quest'ultimo anno e non ho scoperto nulla di nuovo. Vorrei avere delle risposte, ma non sono sicura si possa comprendere appieno il comportamento umano. Ognuno di noi ha dentro un mondo che si evolve, è in continuo cambiamento, ostile e bellissimo. Non lo mettiamo in mostra così com'è, nudo e crudo, sarebbe come mettere in mostra l'anima. No, lo mostriamo poco alla volta, attraverso degli scatti fotogenici, scelti accuratamente. Nessuno di noi è sincero sempre, anche e soprattutto con le persone che amiamo. Vogliamo renderle orgogliose, desideriamo che ci amino e ci stimino, non vogliamo deluderle o allontanarle. E allora nascondiamo dentro i mostri che abitano i nostri incubi, sperando non vengano alla luce, non vengano scoperti. La mente umana è una trappola Cordelia, ci convinciamo di aver vinto le nostre paure e ci sentiamo liberi, ma quando questo meccanismo si incastra, è come veder svelato il trucco del mago e capire che la magia è solo un'illusione. Niente potrà più essere lo stesso..."

Istintivamente capivo che quello che Bruna diceva era la verità, ma intellettualmente mi rifiutavo di credere che non ci fossero colpevoli, che Jule avesse deciso da sola e avesse tenuto tutto nascosto. C'erano molti segreti che ancora non conoscevo, ma intendevo svelarli e arrivare fino in fondo. Ero pronta ad accettare che non ci fosse stato altro destino che quello solo dopo aver tentato tutto il resto.

Soffocai il dolore e mi concentrai sul mio obiettivo. Mi calmai quasi istantaneamente.

"Bruna, ho bisogno del tuo aiuto!" le dissi.




Note dell'Autrice

Mi scuso per il ritardo, ho saltato una pubblicazione la scorsa settimana, ma questo capitolo è stata una specie di incubo da scrivere... l'ho ritoccato così tante volte che alla fine avevo quasi pensato di eliminarlo... sono contenta di non averlo fatto!

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