How To Get Away With Murder

De saveabrokensoul

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E se, finalmente, avesse l'occasione di far tornare tutto come prima? E se quella fosse davvero la volta buon... Mai multe

II - "What the hell is going on?!"
III - "This must be a nightmare!"
IV - "Everything will be alright, Camz. I promise you."
V - "Maybe it's not too late"
VI - "Damn, grow up Camila!"

I - "These words are knives and often leave scars"

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De saveabrokensoul

N-noi... Noi non v-volevamo. È successo... Era solo... Non sarebbe dovuta finire così! Noi... non lo volevamo. D-davvero.

Venerdì 25 giugno, ore 7:27 AM

Non riusciva a dormire. Ormai erano giorni che quei pensieri le riempivano la testa, fino a farla scoppiare quasi, e non riusciva proprio a chiudere occhio. Il management aveva finalmente concesso a lei e alle ragazze una settimana di vacanza dopo la fine del tour, sette giorni di puro relax e divertimento, solo loro cinque... O così doveva essere. In realtà ben poco era cambiato, dato che erano costantemente controllate dai managers.
L'unica differenza era che erano riuscite a guadagnarsi un minimo di libertà, visto che i managers, al contrario di come erano soliti fare, le controllavano da lontano. Non sapeva il perché di questa decisione, forse pensavano che in questo modo non se ne sarebbero accorte... Peccato non fosse andata così. Ma com'è possibile non accorgersi di un paio di occhi perennemente puntati su di te, ad osservare ogni singola mossa che compi, a sentire ogni respiro che prendi, ad annotare ogni errore che commetti?

Ad ogni modo, erano quasi le sette e mezza del mattino e, mentre le ragazze dormivano beatamente - più o meno, dato che condividere la stanza con Dinah quasi rendeva il sonno una cosa impossibile -, lei era seduta sul balcone ad ammirare il panorama.

New York.

Una delle città più belle del mondo, per di più alloggiavano in un hotel che dava una visuale perfetta dell'Oceano... Insomma, non potevano chiedere di meglio.
Solo che... Sentiva che c'era qualcosa di sbagliato. L'essere continuamente controllate la infastidiva, non le faceva vivere appieno quell'esperienza. Lei voleva solo poter vivere come una ragazza normale, senza troppi obblighi o doveri... Voleva soltanto poter essere se stessa.
Ma alla fine cosa poteva pretendere? Ormai, da quando il rapporto con le ragazze era diventato impossibile da gestire, viveva ogni giorno con un peso non indifferente che sembrava schiacciarle il petto... Non sapeva per quanto tempo l'avrebbe sopportato. Le sembrava tutto così sbagliato... Insomma, cosa aveva fatto di così orribile per meritarsi tutto quello?
Certo, qualcosa c'era stato. E non negava di meritare il disprezzo di Normani, quello sapeva di esserselo... "guadagnato", in qualche modo.
E infatti, quella storia della vacanza... Era un po' forzata. Il management si era accorto del cattivo sangue che scorreva tra di loro, ormai traspariva persino nelle interviste, ad essere sinceri. Per questo avevano deciso di fargli passare più tempo insieme, per far vedere che era tutto a posto, che andava tutto alla grande... Be', non andava tutto "alla grande". Vogliamo partire dal rapporto con le ragazze? Anche se a dirla tutta quello nemmeno era il peggiore dei problemi. Ad ogni modo, Normani non le parlava quasi più. Ma questo già da un po', perciò ci si era persino "abituata", in un certo senso. Perché aveva smesso di parlarle? Diversi motivi. Principalmente, perché avevano litigato. E non quelle discussioni tra amiche che col tempo si risolvono, no. Loro avevano detto cose che non potevano rimangiarsi, avevano inferto ferite talmente profonde che il tempo mai sarebbe riuscito a curare.
Ricordava tutto come se fosse accaduto il giorno precedente...

Era una giornata tranquilla, in programma non avevano nessun evento, perciò ognuna di loro aveva deciso di fare cose diverse. Ally avrebbe passato la giornata con Troy, Lauren e Dinah avevano deciso - e in parte erano state "costrette" - di andare ad una festa dove ci sarebbero stati alcuni VIP, Normani sarebbe uscita con alcune sue vecchie amiche e lei... lei sarebbe rimasta in hotel. Non era un tipo da feste, per nulla, e andarci per vedere qualche idiota stare accollato a Lauren tutto il tempo, senza poter dire o fare qualcosa in merito... L'idea non l'allettava granché. Decise così di rilassarsi un po' e, verso sera, sarebbe uscita ad "esplorare" la città.
Tuttavia, quella sera non uscì. Verso le cinque del pomeriggio tornò Normani, e da lì cominciò tutto. Era a letto a leggere, quando Normani rientrò.

«Camila!» gridò la maggiore, facendole venire un colpo. Subito dopo si precipitò nella stanza che le due condividevano. Era quasi in lacrime.

«È vero?» le domandò, mostrandole il proprio cellulare. Lo prese in mano e lesse un articolo. Parlava di loro due. Precisamente, di lei che insultava Normani.

«Che cosa? Sul serio credi che abbia detto queste cazzate? "...È solo una negra del cazzo, ecco tutto". "...Che torni al suo fottuto paese". Ma stiamo scherzando? Qui l'immigrata tra le due sono io, Normani!» disse, terminando la frase con una risata vigorosa.

Normani fece un sospiro di sollievo.

«Non puoi averci creduto davvero, dai! "...Normani non merita di-» si bloccò di colpo. Si era appena scavata la fossa da sola.

«Come, scusa?» domandò confusa la ragazza.

«Niente di importante...» sussurrò. Aveva sbagliato di netto ad interrompersi, e ora che stava negando tutto... Non faceva altro che peggiorare la situazione.

«Puoi terminare la frase che stavi leggendo, per favore?» chiese la nera, leggermente infastidita.

Merda, merda, merda! Ma cosa aveva combinato?

«Ti ho detto che non è nulla di importante, in fondo. Lasciamo stare questa storia e basta, okay? Alla fine è successo tanto tempo fa e-». Ennesimo passo falso. Doveva negare, cazzo! Normani la interruppe, alterandosi alla sua affermazione.

«Esattamente, COSA è successo tanto tempo fa? Mi stai dicendo che è tutto vero? Sul serio, Camila?» domandò Normani, sia scossa che arrabbiata.

«No! Per l'amor del cielo, non ho nulla contro il colore della tua pelle!» si giustificò, non menzionando la seconda parte. Normani se ne accorse.

«Allora dimmi qual era l'altra affermazione, è semplice. Dimmelo e la finiamo qua, Camila» le rispose la ragazza, guardandola. Camila era quasi sicura che potesse leggerle la verità negli occhi. Prese un respiro profondo e le disse come effettivamente stavano le cose.

«"...Normani non merita di stare nella band. Vocalmente è la più scarsa, perciò rischia di attribuire poca credibilità al gruppo. Credo soltanto che se non fosse stato per lei, avremmo raggiunto la fama molto più velocemente". Ma io non ho detto così!» affermò la cubana, cercando un contatto visivo con l'altra ragazza. Normani si rifiutava anche solo di guardarla negli occhi.

«Quindi stai fottutamente dicendo di aver detto qualcosa in merito? DIMMELO, CAMILA!» sbraitò la maggiore, avvicinandosi di colpo alla più piccola. Quest'ultima fece automaticamente qualche passo indietro.

«Che cazzo fai adesso, hai persino paura di starmi accanto? Credi che le mie "doti canore alquanto discutibili" possano in qualche modo influenzare la tua maestosa voce?» domandò ironicamente Normani. Camila scosse quasi furiosamente la testa. Le veniva piangere.

«No! Scusa, è s-stata una reazione involontaria!» si scusò Camila, rimanendo ferma. Normani avanzò nuovamente di qualche passo.

«Come vuoi, Camila. Ora dimmi però, e voglio che mi guardi negli occhi, cos'hai detto esattamente» esclamò la maggiore, fermandosi davanti a Camila e guardandola negli occhi. Quest'ultima deglutì. In quel momento Normani le stava facendo abbastanza paura. E se avesse perso il controllo? In fondo era il doppio di lei, ed era sicura che se avesse voluto l'avrebbe stesa anche solo con una singola mossa. Ma... Era pur sempre Normani, no? Non le avrebbe mai fatto del male... giusto?

«Io... Non lo ricordo neanche! È successo anni fa! Era un- un'intervista e i-io... ho detto cose di cui mi sono immediatamente pentita, tanto che ho chiesto che quella parte non venisse resa pubblica! Noi avevamo litigato quel giorno e- e allora ho detto cose che non erano propriamente dei miei pensieri concreti!» spiegò la ragazza, stringendosi al muro dietro di lei e abbassando lo sguardo.

«Non girarci fottutamente intorno e dillo chiaramente! PENSAVI DAVVERO QUELLE COSE?» le gridò la maggiore, spaventandola abbastanza da non farla ragionare. Infatti, si ritrovò a dire qualcosa che mai avrebbe dovuto dire.

«Sì cazzo, l'ho pensato! Personalmente ti ho sempre trovata quella con la voce più debole tra tutte noi e non mi sono mai capacitata di come tu possa essere finita in un gruppo con quattro vere cantanti! Sarà perché sei una cazzo di bella ragazza, ma devi sapere che nelle live non è quello che ti para il culo, come invece ti succede nel resto della vita!» sputò fuori Camila, pentendosi subito dopo di averlo detto.

«Aspetta Mani, io non inten-» il gesto che la interruppe provocò un suono che rimbombò per tutta la stanza. L'aveva colpita. Le aveva appena tirato uno schiaffo sulla guancia. Subito quest'ultima cominciò a bruciarle, così la toccò lievemente con la mano. Non poteva crederci. Lo aveva... Lo aveva fatto davvero? Improvvisamente gli occhi le si colmarono di lacrime. Diede una spinta a Normani e si precipitò in bagno. Chiuse la porta a chiave, appoggiò la schiena alla porta e chiuse gli occhi.

"Non è vero, non è vero, non è vero. Non l'ha fatto." continuava a ripetersi mentalmente, cercando di convincersi che non fosse accaduto nulla. Lentamente, scivolò verso terra, la schiena sempre poggiata alla porta.

«Camila! Camila, ho f-fatto una cazzata! N-non d-dovevo... Non s-so cosa mi sia preso. Perdonami, t-ti prego» balbettò Normani dall'altra parte della porta, bussando incessantemente.
Camila aprì di scatto gli occhi. Una rabbia improvvisa si impossessò di lei, e cominciò a gridarle qualsiasi cosa le passasse per la testa.

«VAI A FARTI FOTTERE, NORMANI! Ti rendi conto di che cazzo hai fatto? Mi hai fottutamente colpita perché ho detto una cazzo di verità! Che cazzo, sapevo di far bene a non volerti nella band! Oltre a non saper cantare non hai nemmeno un quoziente intellettivo abbastanza elevato per farti capire che la violenza non risolve mai un cazzo! Complimenti Normani, sei proprio un modello da seguire! Mi fai fottutamente schifo, sei una cazzo di decerebrata! Hai presente tutte le persone che non hanno mai creduto in te? Che ti hanno sempre detto di "tornare a casa", che non era un mestiere adatto a te? Che ti hanno sempre "sottovalutata"? Be', forse dicevano soltanto il vero, cazzo! Nessuno ti ha mai sottovalutato, hanno solamente visto come s-» sbottò la minore, alzandosi in piedi e scaraventando diversi oggetti contro la porta. Non riuscì a terminare la frase perché delle urla la interruppero.

«STAI ZITTA! STAI FOTTUTAMENTE ZITTA! TU NON MERITI UN CAZZO! E NON USARE LA MIA INSICUREZZA CONTRO DI ME, RAZZA DI TROIA! PERCHÉ SAI UNA COSA? ANCHE TU MI FAI SCHIFO, FROCIA DEL CAZZO. EH GIÀ, SEI SOLO UNA LESBICA REPRESSA DEL CAZZO, NON VALI NULLA, CRISTO! SEI SOLTANT-».

Silenzio assoluto. Nemmeno una parola, nemmeno un respiro.

Cos'era successo? Camila si preoccupò leggermente, ma non si azzardò ad aprire. Avvicinò l'orecchio alla porta per sentire meglio, e riconobbe una voce per lei facilmente riconoscibile, ormai.

«Camila è... che cosa?»

A/N

Okay, spero che come "introduzione" non sia tanto male.

Che dire? Quest'idea ormai la porto avanti da quasi un anno e finalmente ho deciso di postarla.
Spero vi abbia incuriosito, soprattutto perché non siamo ancora giunti al vero "drama", ma tranquilli che non tarderà ad arrivare haha

Inoltre mi piacerebbe sapere se siete #TeamCamila o #TeamNormani in questo momento, e se vi va magari potreste anche spiegarmi perché state dalla parte di una e non dell'altra.

Ad ogni modo, credo aggiornerò molto presto, ma la pubblicazione dei capitoli successivi non sarà altrettanto rapida.

Noi ci ritroviamo al prossimo capitolo!

Au revoir,

- saveabrokensoul

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