Un errore bellissimo

By ombradiangeli

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[in revisione] COMPLETA. SEQUEL: Un Errore Bellissimo 2 Lei è Emily, lui è Tayler. Lei è la ragazza più incas... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Leggete, è importante
Capitolo 26
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Capitolo 29
Capitolo 30
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Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
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Capitolo 38
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Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
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Capitolo 106
Capitolo 107
Capitolo 108
Capitolo 109
Capitolo 110
Capitolo 111
Capitolo 112
Capitolo 113
Capitolo 114
Capitolo 115 - Epilogo
Sequel - Un errore bellissimo 2

Capitolo 52

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By ombradiangeli

L'ora iniziò in un silenzio tombale - se non le risate patetiche di Tayler e Allyson - tanto che la prof di chimica rimase sconvolta dato che mai aveva visto la nostra classe così silenziosa.
Eravamo conosciuti come "la classe peggiore della scuola", anche dagli altri studenti stessi.

Io ero sola. Non solo di banco, ma anche nel mondo. Avevo trattato di merda Erik, avevo litigato con Tayler, Crystal era sparita nel nulla e Chloe non era venuta a scuola.
Poggiai i piedi sulla sedia, misi le cuffie - conoscevo un bel modo per nasconderle dopo due anni -, la mente altrove e gli occhi persi.
«Un giorno ti sgameranno le cuffie. Vedremo»
Ormai la mia unica compagnia era la mia coscienza che non aspettava altro che rompermi i coglioni.

***

All'intervallo vidi Tayler parlare con Erik, mentre entrambi mi fissavano insistentemente.
Avevo un mal di testa incredibile e ciò mi rendeva ancora più irascibile.
«Grande errore, grandissimo errore. Ora sono cazzi vostri. Dio, mi conosci meglio tu di quanto io conosca me stessa. Sono la tua coscienza, ricordi? Ah, già.»
Mi avvicinai a loro col fumo che mi usciva dalle orecchie.
Non solo quell'idiota mi aveva messo le corna con Allyson, ma aveva pure il coraggio di guardarmi. Ma si può?
''Walker, tu non devi nemmeno guardarmi per sbaglio per il resto dei tuoi giorni, ti è chiaro?" ringhiai cattiva.
"E tu..." mi girai un poco tanto per guardare negli occhi Erik "Non so se l'hai capito, ma è una giornata di merda, quindi, Erik, porta via sto coglione e, ti prego, non fallo avvicinare a me se non vuoi che il tuo caro amico si trovi senza un testicolo" dissi a denti stretti e me ne andai senza lasciare loro il tempo di rispondere e nemmeno di metabolizzare le mie parole.

Passai le successive due ore a contare i minuti e, troppo lentamente, arrivò il secondo intervallo. Uscii dalla scuola e mi sedetti sul muretto, con le lacrime agli occhi e con la musica che mi spaccava i timpani.

Mi guardai le nocche. Erano rosse e viola per il livido e già si stava formando la crosticina. Gli occhi mi bruciavano terribilmente tanto.

Furono troppi pochi i dieci minuti che ebbi per metabolizzare le idee e ritornai in classe con lo stesso casino che avevo poco prima.
Non avevo risolto nulla, forse avevo solo peggiorato la situazione. Forse aveva ragione Crystal quando diceva che io, quando stavo male, non dovevo mai soffermarmi a pensare o ero fottuta.

Come se non mi bastasse il mal di testa lacinante, mi ritrovai al mio posto, contro il muro a cui mi appoggiavo sempre io, Tayler Walker in tutta la sua sfacciata spavalderia.
Che diavolo ci faceva lì? Come cazzo di permetteva di sedersi al mio posto e ad appoggiarsi al mio muro?

Mi avvicinai a gran passo al mio posto che era stato occupato illecitamente da un idiota patentato.
''Uno, levati dal mio posto e due, tornatene da quella zoccola. Chiaro?'' sussurrai a denti stretti.
''È il mio posto'' mi sfidò.
Ero furiosa. Ero furiosa per il posto e per tutto quello che aveva fatto.
Ero furiosa perché mi aveva portato in paradiso e poi, con un calcio nel culo, mi aveva spedito nell'inferno.
''Levati, ho detto'' ringhiai.
''Okay, bambola, calmati'' sfoggiò il suo famoso sorriso spavaldo facendomi uscire il fumo dalle orecchie.
Si stava prendendo gioco di me.
''E non dirmi di calmarmi e da dove cazzo l'hai cagato "bambola"?'' dissi ad alta voce cercando di evitare di sbraitare.
"Bambola" non era da lui. "Piccola" o "bimba" erano da lui, ma non "bambola".
Si alzò continuando a guardarmi negli occhi a mo' di sfida e si spostò nella sedia accanto. Io mi sedetti al mio posto con le lacrime agli occhi.

Mi faceva talmente schifo che non riuscivo nemmeno a guardarlo.
Perché mi stava facendo quello?

***

Era finita.
Finalmente quella giornata scolastica era finita.

Non avevo la forza di tornare a casa e sentirmi dire da mia mamma le ennesime cattiverie, non avevo la forza di sopportare qualsiasi domanda o semplicemente la sua figura.
Quindi le scrissi un messaggio avvisandola che sarei rimasta a mangiare in centro perché dovevo fare una ricerca in biblioteca.
Ormai ero diventata brava a mentire, soprattutto con lei.

Nessuna ricerca, nessun pranzo, semplicemente iniziai a camminare a vuoto senza sapere dove fossi rivolta.
Volevo solo svuotare la mente, ma fu impossibile dato che i pensieri iniziarono a invadermi la mente.
NON DEVI PENSARE, EMILY, O SEI NELLA MERDA PIÙ TOTALE.
Le parole di Crystal, quelle parole che mi ripeteva sempre, mi rimbombavano nella mente. Ci provai, ma fu tutto inutile.

Avevamo creato un casino per nulla.
O forse non era davvero un nulla? Cosa c'era sotto? Perché quel suo comportamento mi sapeva tanto da "voglio allontanarti, ma voglio averti vicina"?
Se avesse voluto solo chiudere, allontanarsi, non avrebbe fatto quella scenata per il posto. Voleva una mia reazione, voleva forse sentirmi più vicina a sè.
<<A me sembrano solo cavolate quelle che stai pensando. Ti voleva distruggere e basta.>>
Se solo avessi saputo quanto fossero veri quei pensieri, forse le cose sarebbero andate diversamente. Invece io, da codarda, sono stata zitta e ho buttato la mia vita nel cesso.

E poi sentii la sua voce.
Era dolce, non come quella con cui mi aveva parlato a scuola. Era quella che mi aveva sempre rivolto.

Alzai di scatto la testa e lo vidi.
Non so come fosse successo, o quando, ma ero davanti a casa sua.
Erano dall'altra parte della strada. Solo quella stradina mi separava dai due ragazzi a cui avessi mai tenuto in vita mia: Tayler e Erik.
Avevano in mano delle buste: molto probabilmente erano andati a prendere del cibo.
La sua risata era cristallina mentre cercava di tirare fuori le chiavi dalle tasche.
Sorrisi anche io a quella scena: Tayler continuava a frugare nelle tasche e Erik, per aiutarlo, fece cadere un sacchetto per terra. Tayler gli tirò un pugno sulla spalla facendo cadere tutto rovinosamente a terra.
Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata mentre io, dopo un lieve sorriso, scoppiai a piangere per poi iniziare a correre via come poche volte avevo fatto.

Cosa ci era successo?

***

Mi buttai sul letto, ero distrutta.
«Che bella giornata, vero? Zitta.»

Mi addormentai poco dopo tra le lacrime agli occhi, ma mia madre mi svegliò proprio quando stavo per cadere in un sonno profondo da cui, forse, ne sarei uscita solo la mattina dopo.

''Emily, svegliati, è ora di cena'' sentii mia mamma urlare di nuovo.
Volevo dire qualcosa, ma la mia voce era bloccata. Come diavolo mi stavo riducendo? Sembravo un vegetale.

Andai in sala con la lentezza di una tartaruga.
''Ho dormito così tanto? Davvero?''
''Si, non volevo svegliarti''
Oh, una gioia: mia mamma era ritornata dolce.
''Ah , grazie'' feci un debole sorriso.
''Stai bene, tesoro?'' chiese preoccupata.
Mi stava cadendo il mondo addosso, ma non potevo dirglielo.
''Si, mamma'' spostai lo sguardo sul muro.
''Tayler?''
Fu come una coltellata al cuore.
''Tayler? Ehm... Si, tutto bene'' mentii.
«Fa male, vero? Si, tanto»
''Comunque non ho fame, mamma, vado a studiare''
''Va bene'' fece spallucce.

Corsi in bagno, chiusi la porta a chiave e mi posizionai davanti allo specchio.
Avevo gli occhi vuoti e rossi. Avevo gli occhi di chi aveva versato troppe lacrime, lacrime che mi era ripromessa di non versare più in così grande quantità.
Mi accasciai a terra, prendendomi i capelli tra le mani e scoppiai a piangere di nuovo.

Mi stava cadendo il mondo addosso e io non riuscivo a salvarmi. Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa pensare. Sapevo solo che faceva maledettamente male.

"Basta, Emily, basta" singhiozzai "Non pensare più" continuai tra le lacrime "Basta, basta, basta"
Capivo, in quel momento. Capivo chi mi aveva sempre detto che l'amore faceva schifo.
"Basta" sussurrai piangendo ancora più forte.
"Ora tu asciughi le lacrime, alzi il culo, e vai studiare biologia che domani interroga" mi dissi.
Nulla. Le mie gambe non volevano collaborare.

Perché faceva tutto così schifo?

Dopo forse un'altra ora in bagno a piangere, riuscii a alzarmi e a studiare. Fu un modo utile per utile per cercarcare di non pensare a Tayler.
«E allora perché avevi continuamente le lacrime agli occhi? Non lo so, okay? E comunque non sono cazzi tuoi. Siamo acide. Vai a fanculo»

Non dormii tutta la notte. Era normale sentire così tanto la mancanza di una persona? Avevo bisogno di lui.

***

''Vuoi dirmi che diavolo succede?'' mi si materializzò davanti Erik.
Non lo avevo mai visto così furioso con me.
''Buongiorno anche a te'' dissi asettica superandolo col caffè in mano.
Il caffè era l'unico modo per me di superare il mattino.
''Rispondi, Emily'' disse serio prendendomi il braccio.
''Fattelo spiegare dal tuo amico'' dissi girandomi per guardarlo negli occhi.
''Voglio saperlo da te''
''Non c'è nulla da dire, solo che è un fottuto coglione e che lo odio. È chiaro? Ora lasciami in pace!'' strattinai il braccio dalla sua presa e me ne andai con le lacrime agli occhi.
Lo sentii urlare il mio nome ma io lo ignorai.

Perché era ancora lì? Perché mi aveva parlato ancora nonostante il modo in cui lo avevo trattato. Perché mi chiamava nonostante le mie parole?
Perché Erik White ha sempre mantenuto la promessa che mi aveva fatto esattamente il quinto giorno dopo il nostro primo incontro?

Mi ricordo ancora quel giorno.
"Sei una rompicoglioni assurda, stronza e acida" sbottò quando gli dissi che sarebbe stato meglio per lui starmi alla larga.
"Lo so, per questo te lo sto dicendo, ti brucerai" urlai con le lacrime agli occhi.
Il fatto è che mi ero affezionata a lui esattamente dal primo giorno.
"Te lo scordi, Emily Evans" urlò a sua volta.
"Cosa?" sussurrai.
"Te lo scordi che me ne andrò. Non succederà mai perché mi sono affezionato a te. Quindi chiudi quella cazzo di bocca, razza di bisbetica, che per oggi hai rotto abbastanza"
E sorrisi quel giorno. Sorrisi tanto.
Nonostante tutto, nonostante il mio caratteraccio, nonostante le mie risposte, lui era lì.

Io invece ero solo una stronza.
E mi odiavo.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

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