Dalla finestra vicino alla scuola si vede perfetta la visuale della classe dove passo la maggior parte delle ore. Si suddivide così: quattro ore lì, altre due in quella accanto. Nella settima ora si esce fuori, ci si siede sulle panchine sporche e fredde - o magari calde, se l'estate incombe sopra di noi - e si procede in egual ritmo. Niente di particolare si può notare da quella posizione, ma io sono sempre contento di poter prendere un po' d'aria fresca e di poter ascoltare ancora di meno la voce del professore di turno, che di solito arranca una mezz'oretta in stupidi convenevoli come il registro elettronico e il suo smisurato amore per la cravatta o la borsetta di turno. Ed anche per il suo telefono. Sono esattamente venti minuti che guardo da qua fuori. Sperando che nessuno mi noti mi sono messo in una posizione scomoda, acquattato nel mio letto più o meno alto che mi dà il permesso di vedere con i soli occhi, aspettando stupidamente che escano dalla scuola. Non credo di capire bene perché lo sto facendo, o forse cerco di nasconderlo. Nella mia mente non si vedranno mai, non usciranno mai, non li vedrò mai più, e tutto questo perché mi faccio troppe domande, ma invece niente di tutto questo accade, niente che non sia loro due che escono, si tengono per mano, sorridono. E non mi piace sapere che io sono geloso di lei, della mano e dello sguardo che sostiene col suo lui. Smetto di guardare qualche secondo dopo aver visto questa scena così subdola nei miei confronti, ma me la sono cercata. Non si può sfuggire al proprio destino, diceva qualcuno. Chiudo gli occhi, li riapro, li richiudo, ed ecco finalmente un sospiro profondo.
Mi faccio questa domanda: esistono così tanti gay al mondo da esserne uno anche lui? Poi un'altra: e io cosa sono?
Mi addormento così, in una posizione scomoda sia dentro che fuori.
sm
Em... Cosa abbastanza vecchiotta che ho scritto. *si va a nascondere per il WTF? generale*