TANTA VOGLIA DI LEI

By MarioLiverano

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E se fosse possibile tornare indietro nel tempo per rivivere i giorni del primo innamoramento? Lo sforz... More

Corro...Corro...
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TANTA VOGLIA DI LEI
TUTTO IN GIOCO
NINO
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MAMMA

IL FILONE

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By MarioLiverano


Marinare, bigiare, bossare, salare, tagliare, fare sega o vela, ogni regione ha il suo termine per indicare la fuga da scuola. Noi la chiamiamo "filone"!

E si,come lo sfilatino, la forma di pane simile alla baguette francese che usiamo in campagna durante la pausa pranzo, ripieno solitamente di melanzane sott'olio con pomodorini appesi alla "corona" sui davanzali delle masserie dei secoli scorsi.

Filone, per noi studenti significa pausa, riposo, momento da godersi in santa pace possibilmente sotto l'ombra di un albero d'ulivo secolare mentre i sogni vengono sprigionati cosi profondamente fino a fargli prendere forma, fino a vederli, fino a toccarli.

Il filone è uno dei giorni più belli che possa vivere un ragazzo che frequenta un istituto superiore, ma ora guai a chiamarlo in questo modo, oggi siamo studenti che protestano, che sia chiaro!

Metà istituto si è trasferito compatto nel "polmone verde" di Castellaneta, siamo tutti qui, tranne qualche coppietta appena formata che si è nascosta prudentemente in piedi dietro i cespugli a pomiciare!

Spuntano anche due chitarre mentre il mio amico castellanetano Enzo, monta sulla sua vespa bianca con adesivo di Bob Marley ben in vista, portandosi via la mia compagna di classe Tonia appena conosciuta e divenuta da oggi la sua nuova ragazza: accelerando alza la testa in su come per sottolineare la sua potenza virile, sappiamo bene che la porterà in "gita" giù all'Assunta, una chiesa del '500 sempre chiusa, che nasconde nel retro in fondo alla scalinata un ingresso privo di cancello che conduce alla grotta dell'amore, un luogo sconsacrato da coppie in cerca di intimità,insomma un'alcova naturale per giovani amanti.

Il folto gruppo di filonisti si esalta, la protesta può iniziare davanti ai vecchietti che sorridono malinconicamente, la nostra età colpisce il loro cuore indebolito da forti ricordi, si guardano senza parlare, non c'è nessun motivo per farlo, entrambi sanno a cosa stanno pensando:

"Potessi ritornare indietro solo per qualche ora!"

Giulio è intonato, inizia a cantare la lunga sfilza di classici partendo da canzoni di Bob Dylan e via via passando dal "passerotto che non doveva andare via" di Baglioni a "noi semo quelli della Roma bella" con birre e Coca Cola che appaiono misteriosamente! Il nostro accompagnamento vocale a volte esagera e qualche urlo schizofrenico rende comunque più simpatico il concerto. Tonio, un frikkettone, come se nulla fosse, tira fuori dalla giacca di renna, "originale" appena comprata usata da un mercato americano, una "bustona" di erba, quella che.... quella che insomma ... non va mangiata, bensì fumata!

Tonio è un'icona, è L'Artista, un musicista che suona divinamente il pianoforte con mani delicate, le stesse che ora usa per il suo capolavoro! Mentre rulla con professione, parla. Sbuffa cercando di allontanare i suoi capelli lisci dagli occhi e sbatte le palpebre a ogni tentativo fallito. La sua voce è bassa, per ascoltarlo bisogna avvicinarsi con attenzione per non infastidirlo nell'operazione che svolge con molta cura. Racconta che la sua anima non è mai stanca di sognare e che un giorno porterà le sue composizioni classiche in giro per il mondo e i dischi scaleranno le classifiche planetarie. La busta rilascia forti esalazioni, lui è il primo a beneficiarne.

La "sigaretta ecologica" arriva accesa davanti ai miei dubbi, capisco che ora è il mio turno guardando gli occhi socchiusi degli altri, sono l'ultimo del grande cerchio che deve chiudersi.

Rifletto un secondo, un lungo attimo in cui rivedo tutti i momenti salienti delle ore appena trascorse.

La mia vita è cambiata radicalmente, ora mi sento un ragazzo cresciuto, velocemente, e per giunta innamorato della dea della bellezza che qui vicino, sta pensando a me teneramente, o almeno così spero, ma... mi sorge improvviso un dubbio: che sia già fidanzata?

Sento le sopracciglia aggrottarsi velocemente, la mano si avvia indipendente verso le mie labbra mentre respingo con forza questa idea che mi sconvolge, fanculo, ora è tempo di aspirare una boccata di gioventù.

Dopo il primo tiro tossisco come un fumatore ottantenne,sento che i miei bulbi oculari traboccano fuori dalle orbite e quasi toccano Paola, una ragazza del corso C, seduta di fronte a me, un filo sottile sulla fronte impedisce che il vento le scompigli i capelli, sembra appena uscita dal concerto dell'isola di Wight.

Il cervello reclama ossigeno e immagino che il rossore della mia faccia avrà assunto i toni della maglia del Torino.

Ma non riesco a fermarmi.

Dopo il secondo tiro per poco non svengo. O forse sì.

O forse salgo su nel cielo a salutare i miei avi mentre pascolano come pecore nella grande prateria. Naaaaa, ora tutto è cambiato intorno a me.

Angeli sorridenti mi accompagnano mentre scendo dal cielo, alcuni di loro suonano la lira e altri si abbracciano stretti a simpatici diavoletti appena redenti.

Gli alberi della villa comunale sono diventati giganteschi, ospitano fra i loro grossi rami uccelli colorati di ogni specie che non emettono un cinguettio ... ma un fastidioso nitrito.

Il chitarrista, non più unico musicista, viene accompagnato musicalmente dall'orchestra della "Scala" nella canzone di Nicola Di Bari "Vagabondo".

Occhi offuscati disturbano la visione ma in lontananza mi sembra di scorgere Mariella, vestita da sposa, che bacia il mio amico fraterno Lino a bordo di una carrozza con otto cavalli bianchi al trotto che attraversano il viale, un compatto gruppo di fotografi è pronto a scattare foto alla donna in bianco che ha sulle spalle un pappagallo albino.

E tutto intorno figure disegnate in multicolor e autoritratti di Van Gogh invadono quadri di Botero che imitano "L'Urlo" di Munch.

Se tutto questo non è un sogno, allora... sono un drogato.

Sta accadendo ciò che mai avrei immaginato potesse avvenire, neanche nel film di Jack Nicholson "Qualcuno volò sul nido del cuculo". Può davvero una cima d'erba ridurre una persona in questo stato?

Per la seconda volta in poche ore mi si accendono segnali di illuminazioni extrasensoriali, in questo cervello ormai sfatto ogni situazione diversa prende il sopravvento.

E finalmente tutto si placa, il mio corpo, non proprio esile, si accascia sulla panchina e si abbandona a un sonno che pare durare secoli.

Vedo... vedo...

Vedo la maschera luminosa di Vincenzo Lo Scorvo in fondo a un tunnel spento!

No, anche qui!

Non voglio continuare a seguire la luce che conduce a lui, devo uscirne al più presto, aiuto!

E qualcosa di "molto forte" mi aiuta per davvero: gli schiaffi di Enzo che, tornato dall'Assunta con un sorriso da ebete, mi riportano indietro e mi fanno prendere consapevolezza del mio corpo...

e infatti la prima cosa che sento è un volto gonfio e tumefatto dai suoi ceffoni!

Ma solo quando qualcuno mi infila in bocca un limone,spuntato chissà da dove, riesco a ricondurre un pizzico di coscienza nel mondo terreno.

E vomito.

Lunghi schizzi che prima bagnano il mio amico antipatico ritornato anch'egli dal tunnel e poi sfiorano i cigni nel laghetto centrale che alzando le ali si rifugiano nella loro tana oltre il ponticello in finto legno.

La droga? Brutta bestia, proprio come scrivono sulla "Gazzetta del Mezzogiorno".

Non riesco per nulla a riprendere il pieno possesso del mio corpo, scopro solo ora che la risata che mi ha accompagnato per tutto il tragitto proveniva dalle mie labbra, sono spaventato, impaurito, prometto a me stesso che mai più lo farò, e non fumerò neanche sigarette!

Afferro il pacchetto di MS per buttarlo via e mi accorgo che ne ho solo una, porc... ci hanno già pensato gli altri a svuotarlo approfittando della confusa situazione, che "rabbini"!

Raggiungo la fermata del pullman solo grazie a Vincenzo e Marcella, mi trascino aggrappato alle loro spalle, mi rendo conto di avere una mano poggiata sull'ampio seno di lei ma non mi arriva nessuna protesta e allora la stringo lievemente e... piacevolmente.

Nel pullman, quando il controllore mi chiede di mostrare l'abbonamento per bucarlo scoppio a ridergli in faccia, Franco mi salva rivolgendo uno sguardo implorante comprensione all'uomo offeso da tale affronto. Lui è corpulento, tarchiato, con pochi capelli che tentano di coprire una testa abbronzata dal sole di un'estate appena finita e si muove a fatica tra le file dei sedili, si allontana imprecando, non capisce, ma non ha voglia di far discussioni oggi.

E... io nemmeno. E richiudo ancora gli occhi.

E non capisco come mai dopo pochi secondi sono a letto con un fazzoletto bagnato sulla fronte con mia madre che continua a ripetere le stesse parole:

«Uh Gesù mio... Gesù mio...».

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