MAMMA

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Ho voglia di raccontare Mariella a mia madre.

Parlo poco con lei, forse vorrebbe conoscere la mia vita più a fondo, sono certo che le farà piacere vedermi così felice.

Questa volta è giusto che le dica del mio amore dopo che questa estate mi ha raccontato del suo in una serata fresca di tramontana, seduti sotto la folta chioma di un ulivo appena fuori dalla palazzina, un albero monumentale che avrà superato il secolo da molti decenni e che onostante tutto esibisce il suo tronco con la saggezza di un vecchio nonno.

Mio padre aveva raggiunto il letto a fatica dopo una terribile giornata passata a litigare con la motozappa che non ne aveva voluto sapere di funzionare per tutta la mattina, una battaglia a senso unico, non era riuscito a metterla in moto neanche dopo averle scaricato addosso tutti i nomi dei santi del calendario, niente, l'attrezzo di campagna che incute terrore a ogni contadino aveva vinto con facilità. "Caterina", così la chiama, non si era accesa neanche per un secondo e mio padre era stato costretto a zappare l'orto per tutto il caldo pomeriggio fino al tramonto.

Mio fratello Piero, approfittando dell'orario, aveva preso "in prestito" la macchina per raggiungere la sua nuova fiamma, in quel di Mottola, che non vedeva da giorni.

Angelo era in camera a disegnare su dei fogli copiando con la matita i suoi personaggi preferiti di "Alan Ford" e intanto mia sorella Rocca si esercitava con i bigodini sui capelli della maggiore che aveva tutto a un tratto deciso di provare la sua acconciatura matrimoniale e di farsi i boccoli che tanto andavano di moda negli anni '60.

Sotto il gigante eravamo seduti solo io e lei, un'occasione quasi rara in una famiglia numerosa: avere tutta una madre a tua disposizione dona sensazioni che difficilmente può capire soprattutto chi ha avuto la fortuna di essere figlio unico, cosa abbastanza insolita nel Sud!

Ha cominciato parlandomi dei canti notturni delle "cuccuvace" che sentivamo molto distante, le ricordavano la sua lontana infanzia e poi pian piano è arrivata dove credo volesse arrivare, alla sua giovinezza.

Era una ragazza intraprendente tanto che il padre stentava a domare la sua vivacità, lei era sempre attenta a sfuggire a ogni controllo per incontrare le amiche che l'aspettavano nella strada principale del paese, pronte a guardare i maschietti che giravano intorno senza mai fermarsi per timore di essere visti e redarguiti severamente dai parenti adulti. Tanto tempo fa non era possibile, a Palagiano, poter parlare liberamente tra ragazzi di sesso opposto, un po' come succede ancora oggi nei paesi sperduti della Calabria!

Mi godevo ogni attimo, ogni ricordo, ogni sua parola.

Osservavo attentamente mia madre: occhi lucidi che guardavano lontano, mani appoggiate sulle gambe unite come a voler proteggere pensieri preziosi.

Le sue memorie scorrevano felici dalle labbra come un fiume in piena, e le parole che uscivano malinconicamente dal suo cuore mi scaldavano in quella serata di tramontana, una magia che solo una notte d'estate in campagna può regalare. Il cielo esibiva la sua straordinaria via Lattea e una luna fiera illuminava il volto di una mamma magicamente trasformata in una bellissima principessa dai capelli rossi del 1940.

«Tuo padre mi girava intorno ogni sera per tanto tempo, mi aveva adocchiata in chiesa e da allora non ha mai smesso di cercarmi. Si fermava in fondo a via Guerrazzi con i suoi amici che spesso mi guardavano come a cercare conferma che fossi io! Ero seduta con mia madre e una vicina di casa fuori per strada, il petto mi doleva e si muoveva forte forte, ero emozionata dai suoi sguardi e contenta di essere nei suoi pensieri, mi voleva bene, lo capii subito, dal primo giorno» ...

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⏰ Last updated: Mar 18, 2017 ⏰

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