Possessive

By HowIceAndFire

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ATTENZIONE.
Prologo.
Parte 1
Parte 2
Parte 3
Parte 4
Parte 5
Parte 6
Parte 7
Parte 9
Parte 10
Parte 11
Parte 12
Parte 13

Parte 8

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By HowIceAndFire

Il tepore che mi avvolge è piacevole, il profumo di ammorbidente mi culla, insieme al cinguettio degli uccelli che sento ovattato, probabilmente a causa delle finestre chiuse. Il fastidio che inizio a provare agli occhi mi costringe ad aprirli, riscontrando di aver lasciato le tapparelle alzate. Copro con il dorso della mano la visuale, abituandomi all'assenza di buio prima di scostarla. Mi siedo per un momento e mi stiracchio, cercando poi di mettere a fuoco ciò che ho davanti. In questo preciso istante, realizzo tre cose: la prima, la più importante, è che non sono nella mia stanza e non ho idea di dove io mi trovi. La seconda, non meno importante, non ricordo come io sia venuta fino a qui e, la terza, mi sono appena accorta di essere in intimo. Sospiro frustrata e cerco di fare mente locale di ciò che è accaduto ieri sera, prima di dare di matto. Ripercorro nella mia testa gli ultimi ricordi che ho ma, purtroppo, al momento ho un vuoto di memoria. Sconfortata e quasi in preda al panico, mi alzo di scatto e cerco i miei vestiti per la camera, così come i miei averi. Recupero il mio telefono dalla borsa posta su una scrivania poco più in la, notando sia piacevolmente al dieci per cento del suo potenziale. Riesco a leggere i messaggi di Meredith e Mike e a rispondergli, per poi trovare una chat con mia madre di cui non ricordo nulla. La apro e leggo velocemente il contenuto, lasciando un sospiro di sollievo nel averle scritto che avrei dormito da un'amica. La sua risposta è stata la solita, ovvero di stare attenta e non fare troppo tardi. Ma in nessuna conversazione menziono dove io mi trovi. Mi massaggio le tempie con i polpastrelli non sapendo cosa fare, puntando dunque a risistemare il posto in cui sono e darmi una ripulita. Con la coda dell'occhio noto una porta socchiusa, da cui intravedo il lavandino del bagno. Entro con cautela, osservando l'interno, per poi finalmente fare i miei bisogni fisiologici e darmi una sistemata. Riesco a togliere quasi del tutto le sbavature di trucco e il rossetto, raccolgo i capelli in una coda alta e, anche se delle ciocche mi ricadono sul viso perché non abbastanza lunghe, decido di lasciarla così. Noto un deodorante a spruzzo su una delle mensole davanti a me, così lo prendo in prestito dopo essermi sciacquata e asciugata con un asciugamano qua a fianco. Mi sento davvero a disagio, ma per fortuna sembra essere tutto pulito. Una volta che sono di nuovo presentabile, mi prendo del tempo per esaminare la camera, contenente un letto ad una piazza e mezzo, un guardaroba, una libreria ed una scrivania. Le pareti sono bianche e non ci sono decorazioni particolari o foto. Dove diavolo sono? E quanto ho bevuto? Decido di uscire, ritrovandomi in un corridoio lungo quattro o cinque metri, con varie porte ai lati. È un labirinto, altro che casa. Inizio a percorrerlo tutto, sperando che il salotto sia di qui e, per fortuna, mi ritrovo proprio lì. Mi perdo ad osservare la disposizione della mobilia, i colori e l'ordine. Mi riscuoto e mi dirigo verso la porta di uscita, quando qualcosa attira la mia attenzione. Un piatto sul tavolo, dell'acqua e un biglietto. Mi affaccio esitante, non volendo invadere più di quanto io abbia già fatto la privacy altrui.

" MANGIA E PRENDI QUESTO SE HAI MAL DI TESTA. TORNO PER LE 12.
-JADE "

Devo stare calma. Questo è quello che mi ripeto, ma sento già le palpitazioni aumentare e il mio respiro farsi più pesante. Abbiamo fatto qualcosa? No, non penso sia il tipo che si approfitti degli altri. Ma come posso esserne certa? Non avrei dovuto esagerare, così come lasciarmi andare tra le braccia di una persona che sto conoscendo solo ultimamente. Prendo vari respiri per calmarmi e schiarirmi le idee. Sconfitta, mi siedo e mangio, sorprendendomi del fatto che sia preparato con cura. Non faccio colazione come si deve da anni e devo dire che mi è mancato. I toast con marmellata e formaggio dolce sono croccanti ma morbidi nella parte centrali, accostati con del caffelatte e un succo d'arancia. Quando finisco, l'orologio appeso al muro davanti a me segna le undici e quarantacinque, segno che tornerà a breve. Sarebbe da maleducati sparire così, senza nemmeno ringraziarla, vero? Ma in che modo potrei ricambiare la sua gentilezza? Oltretutto, voglio essere sicura di non aver fatto niente che da sobria non farei. Mi alzo e mi dirigo dove penso sia la cucina, benché credo sia scontato. È divisa dal salone da un muro ed una porta scorrevole, ma non è angusta come pensavo. È abbastanza spaziosa grazie la disposizione ad angolo e un piccolo tavolo a muro. C'è un piccolo balconcino poco più in la, ci starebbe a malapena uno stendino, ma penso comunque sia ottimo. Dopo aver cercato e trovato il detersivo e la spugna, lavo i piatti e ripongo tutto nei posti appositi. Non mi piace frugare nelle cose altrui, ma è l'unico modo al momento per mettere tutto in ordine. Sento il rumore della porta che viene aperta e chiusa, seguito dal suono di chiavi. Istintivamente mi precipito a vedere se sia davvero lei e non qualcun altro. Me la trovo in tuta sportiva, le mani fasciate e i capelli spettinati raccolti in una treccia lunga. Sarà andata ad allenarsi. Il suo sguardo è attento sulla mia figura, ma accenna ad un sorriso, mentre lascia sull'attaccapanni giacca e capello. Ho un nitido flashback che mi fa arrossire enormemente, soprattutto quando è a pochi centimetri da me. Mi sudano le mani e non riesco a parlare.
" Buongiorno, dormito bene? " parla piano, probabilmente pensando io mi sia appena svegliata.
- Sì, grazie, tu hai dormito? - annuisce e, senza pensarci troppo, mi sistema delle ciocche di capelli dietro l'orecchio, come se fosse qualcosa di naturale. 
- Io... Ecco... Ho usato delle cose nel bagno, sai, per darmi una sistemata... Spero non ti dia fastidio la cosa... - e sorridendo scuote il capo segnalando un " no ".
" L'asciugamano e il resto te l'ho messo in bella vista, quindi nessun problema " l'occhiolino che mi riserba mi fa sorridere per un momento.
- Come siamo arrivate qui? - sto torturando con le mani l'orlo della mia gonna, indossando i vestiti della sera prima. Cerco sicurezza nel suo sguardo, ma non riesco ancora a capire cosa le passi nella mente. Le viene naturale una risata mentre mi lascia una carezza sul capo, prima di allontanarsi e andare nel corridoio da cui sono arrivata poco prima.
" Ti ho portata qui perché eri troppo ubriaca per restare, i tuoi amici non li trovavo ed ero stanca. Non ti ricordavi il nome della via e in macchina ti sei addormenta " sto morendo dalla vergogna, non ricordo nemmeno l'ultima volta che io abbia bevuto così tanto. Ma non ha menzionato la pazzia fatta ad un punto della serata. Che non le sia piaciuto? Penso di essere diventata un peperone fino alle orecchie, motivo per cui tengo il capo chino e fisso il pavimento. Sono appoggiata allo stipite di una porta, mentre la sento camminare e prendere cose.
" L'alcol ha un brutto effetto su di te, però... " mi faccio attenta.
- Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio? - alzo in tempo il mio sguardo su di lei per trovarmela davanti, i suoi occhi nei miei.
" No, anzi, sei stata fantastica " penso di non star respirando o che il cuore batta ad un ritmo così rapido, da non riuscire a sentirlo.
- Davvero? - non mi accorgo nemmeno di star sorridendo, finche non passa il pollice sulle mie labbra, umidendo le sue nel mentre.
" Davvero " deglutisco.
- Quindi... quello che è successo ieri... ti è piaciuto? - sento le mani formicolare, le gambe molli e non credo di essermi mai sentita così. La consapevolezza nei suoi occhi conferma le mie teorie, sicuramente pensava non ricordassi nemmeno questo.
" Sì " sospira e si allontana, uscendo e andando verso un'altra porta. Scopro essere il bagno principale, molto più grande del primo. Quante cavolo di stanze ci sono?
- Abbiamo fatto altro che devo sapere? - si ferma prima di chiudere la porta.
" No, Ashley, non lo farei mai " tiro un sospiro di sollievo, non immaginando nemmeno cosa avrei potuto combinare.
- Ed ero in intimo perché...? - continua a spogliarsi non curandosi della mia presenza.
" Avevi caldo e non volevi il pigiama " risponde tranquilla.
- Hai dormito con me? - il cuore batte veloce, ma cerco di trattenere le mie emozioni.
" No, non sapevo se ti fosse andato bene o meno... " 
- Grazie, Jade, di tutto quello che hai fatto per me - e sono davvero sincera.
- Posso ripagarti in qualche modo? - non so quante volte io glielo abbia chiesto ultimamente, ma ormai mi sento grata anche del fatto che esista. Non sono mai stata trattata in questo modo, mi fa sentire quasi di vetro, come se avesse paura di rompermi.
" Non so se ti piacerebbe quello che ti chiederei " e stavolta si gira completamente verso di me, mentre la felpa che aveva indosso viene sfilata e buttata a terra. Il top sportivo mette in risalto il seno, le braccia muscolose ma non troppo e il fisico di chi si allena da tempo. La cosa che mi piace del suo corpo è il fatto di essere sodo. Non è magra ne in carne, ma le forme che possiede mi sembra quasi mi parlino, urlandomi di toccarle. 
- Allora ti ringrazierò a modo mio - ho il cervello sconnesso, non sto pensando o forse, i pensieri si sono così sovrapposti che non voglio seguire la ragione. La bacio per la seconda volta, appoggiando le mani sulle sue spalle, mentre le sue circondano i miei fianchi per tenermi stabile, essendo in punta di piedi. È un bacio lento, le sue labbra sono calde e morbide, come ho sempre immaginato. Non è aggressiva, anzi, molto accondiscendente. Voglio di più, molto di più, ma so che non è il momento giusto e che, sicuramente, me ne pentirei successivamente. Mi lascia andare senza obbiettare una volta che ci stacchiamo per riprendere fiato e, quando mi allontano, le sorrido timida ma soddisfatta.
- A presto - e stavolta me ne vado, raccogliendo le mie cose nel tragitto e prendendo il caricatore portatile dalla borsa. Devo davvero essere impazzita. Metto le indicazioni stradali e la posizione di casa, avviandomi a piedi volendoci solo quindici minuti. Per mia sfortuna o fortuna non è lontana da dove abito.

Dopo una doccia, una pulita alla stanza e alla sala, mi stendo sul letto e mi prendo qualche minuto per riflettere su tutto ciò che è accaduto fino ad ora e per riposarmi. Una parte di me è entusiasta dei progressi fatti con Jade, dell'andamento del nostro rapporto e del fatto che sembri davvero interessata a me. L'altro lato di me è in ansia, in attesa di qualcosa che accada e mi dimostri che avevo ragione a non volermi avvicinare. Sono molto combattuta sul da farsi. Sbuffo e chiudo gli occhi per un po'. Mi lascio cullare dal silenzio per qualche tempo indefinito finché, rassegnata dal fatto che non troverò oggi le mie risposte, mi alzo a sedere e controllo l'ora sul telefono messo in carica una volta arrivata. Sono le due e mezza di pomeriggio. Nel mentre sento i miei genitori rientrare e mia madre chiedermi aiuto per aiutarla a sistemare. A quanto pare oggi è andata a far la spesa con mio padre, approfittando del fatto che fosse a casa dal lavoro. Non capita spesso, ma almeno riusciamo a stare un po' insieme. O almeno, è quello che mi dico quando ce ne è la possibilità. Alla fine di ogni pasto, entrambi fanno sempre cose opposte, in stanze diverse, per poi lamentarsi con me perché prendo impegni. Mi chiedo che senso abbia stare in casa insieme se comunque mi sento sola, si comportano come se io non esistessi e in stanze diverse a fare cose diverse. Non escono quasi mai insieme, se non per lavoro o impegni comuni. Probabilmente non sanno che io l'abbia notato, ma è una cosa abbastanza triste dal mio punto di vista. Mi sento una famiglia di fatto ma non nei fatti.
<< Ashley? >> mi volto verso di lei perplessa, mentre in mano ho una pelata di pomodori e nell'altra del prosciutto.
- Dimmi - mi sento come dentro in una bolla.
<< È successo qualcosa? >> sembra quasi preoccupata, ma capisco dal tono che in realtà ha solo nasato qualcosa e vorrebbe che glielo raccontarsi. 
- No, è tutto okay - effettivamente è così, anche se ultimamente non mi è indifferente l'aria tesa che c'è quando siamo tutti in casa. Ripongo le ultime cose ai loro posti e mi lavo le mani nel lavello.
- Perché? - che abbia dei sospetti su di me e Jade?
<< No, così, ti vedo distratta >> alza le spalle mentre piega le buste ormai vuote. 
- Ho dormito poco, sto morendo di sonno, sarà per quello - ed effettivamente la stanchezza si sta iniziando a far sentire.  
- Altro? Se no torno in camera a riposarmi, più tardi vorrei studiare e sono ancora più stordita dato che abbiamo fatto molto tardi - il solo pensarci mi fa venire mal di testa e sonno.
<< No tesoro, vai pure. Ah, mi raccomando, ringrazia ancora la tua amica! >> le sorrido dicendo che lo farò e vado in stanza. Sono stremata, vorrei dormire e svuotare la mente, ma sono elettrizzata da tutto ciò e ho bisogno di parlarne. Mi sdraio sul piumino e mi allungo verso il comò per recuperare il cellulare, sbloccandolo poi e cercando il contatto della mia migliore amica. Mentre sento gli squilli con il vivavoce, noto la batteria ormai carica. Risponde la segreteria e attacco la chiamata, sbuffando delusa qualche secondo dopo. Probabilmente avrà il telefono in silenzioso o sarà occupata. Decido allora di chiamare Meredith, che ancora non ha risposto ai miei messaggi di stamattina al contrario di Mike, che mi ha fatto un resoconto della serata finché non ci siamo separati. Mi sento rincuorata in parte da questo, soprattutto perché alcune parti combaciano con quello che mi ha raccontato la mora. 
<< Pronto? >> sbiascica un po' e ha un tono stanco, molto probabilmente l'ho svegliata. 
- Buongiorno dormigliona, come stai? - cerco di non alzare la voce per non infastidirla, sperando abbia voglia di parlare un po'. 
<< Devastata, ho bevuto troppo, i miei non ne saranno contenti >> sbuffa e sento del movimento di sottofondo.
- Vedrai che non si arrabbieranno, sei tornata tardi ma siamo comunque adolescenti, che si aspettano? - 
<< Forse, non lo so, spero di non ricevere qualche ramanzina >> 
- Beh, alla nostra età é ancora possibile, anche se imbarazzante - la sento ridere piano, finché non torna in silenzio.
- Ti ricordi qualcosa di ieri sera? - è il momento di tastare il terreno.
<< Mi ricordo tutto... >> e da come lo dice, deduco sia successo qualcosa.
- Cosa è successo? - spero non si senta sotto torchio, non è mia intenzione, ma sono preoccupata che abbia fatto qualcosa di cui si sia pentita, o che lo abbia fatto io. Sento un sospiro seguito dal puro silenzio. 
<< Non so come dirtelo, è successo tutto così... >> non riesco a capire se sia agitata o meno, ma è la prima volta che parliamo in questo modo, forse è a disagio. 
- Se non vuoi non ti costringo, sono solo preoccupata, non voglio tu ti senta obbligata - ed è vero. Abbiamo fatto amicizia in fretta ma, nell'effettivo, sento ancora distanza tra noi. Potrebbe essere un modo per avvicinarci ed entrare più in confidenza. 
<< Io e Mike ci siamo baciati >> mi strozzo con la saliva, iniziando a tossire. 
- C-cosa? - quindi la ragazza che gli piace è lei? 
<< È imbarazzante parlarne così, appena sveglia, però mi ricordo tutto proprio perché ci siamo baciati >> mi fa sorridere, anche perché mi sono sentita anche io così. O almeno penso. 
- Come è successo? Racconta! - ed è così che alla fine parliamo per circa un'ora di come lei e Mike si siano avvicinati, abbiamo parlato delle loro esperienze, della famiglia e dei vari progetti. Tra un ballo e l'altro, un drink e una chiacchiera, durante un lento si sono persi a guardarsi ed è successo. Sono davvero contenta che entrambi si corrispondano, anche se questo vorrà dire che passeranno più tempo insieme ed io farò la terza in comodo. Al pensiero rido da sola, anche se la cosa non mi dispiace in realtà. Le racconto anche io della mia serata, del mio tempo trascorso con Jade, delle nostre conversazioni, dei baci, dell'aver dormito da lei. Siamo davvero piene di novità per aver deciso di passare una semplice serata fuori in discoteca. Riattacco che ormai sono quasi le cinque di pomeriggio, lasciandola alla sua routine e volendo concentrarmi sullo studio, che ho tralasciato da qualche giorno. Trovo un messaggio dalla mia migliore amica dicendomi che non è in città, ma a fare trekking con la sua famiglia e non c'è campo. Le rispondo con un messaggio veloce e, dopo aver rifatto il letto, decido di prendere di malavoglia i libri di teoria, sapendo benissimo di dovermi esercitare anche nella pratica.

Sono al parco vicino casa mia, avendo bisogno di una boccata d'aria. Sono abbastanza di malumore e giù di morale, la situazione che si sta creando in casa non mi rasserena e nemmeno mi aiuta a capire se ci sono effettivamente problemi. Durante la cena ho sentito la tensione tra i miei genitori e, per smorzare il tutto, ho iniziato a chiedere loro della giornata passata, del lavoro e se fosse in programma qualche gita in famiglia, dato che è da un'anno che non organizziamo insieme qualcosa. Anche una semplice grigliata in estate. Non mi aspettavo però, che da una semplice conversazione innocente, potesse scatenarsi una lite tra loro. Non ricordo l'ultima volta che li ho sentiti gridare o attaccarsi, per non parlare dello sguardo di mia madre. Mentre lei ha lanciato accuse, mio padre si è difeso al meglio che potesse, esagerando i modi e i toni per darsi un contegno. Mi sono sentita in colpa. Se non avessi parlato o fatto domande, probabilmente avremmo parlato del programma in televisione o del mio rendimento scolastico e sarebbe andato tutto bene.  Sto trattenendo il groppo in gola, le mani mi fanno male per il freddo e non aver messo i guanti.
" Che ci fai qui tutta sola? " la sua voce è come un fulmine a ciel sereno, soprattutto quando i suoi piedi entrano nel mio campo visivo. Alzo lo sguardo su di lei, che si avvicina ancora un po' prima di accovacciarsi tra le mie gambe.
" Cos'è successo? Perché piangi? ". È solo quando le sue mani calde si appoggiano sulle mie guance per asciugarmi le lacrime con i polpastrelli delle dita, mi accorgo di essere crollata silenziosamente. Si siede al mio fianco e mi abbraccia, sussurrandomi all'orecchio parole di sostegno e incoraggiamento a farmi smettere. Mi lascio andare, stringendo nei pugni la sua giacca cercando conforto in lei e nel suo profumo, sapendo benissimo che una volta iniziato, ci metterò tanto tempo a smettere.



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