Red Lights » Cashton

Von caluuumareyou_

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❝Non voglio fare sesso con te.❞ ❝Tutti vogliono fare sesso con me dolcezza.❞ Dove Ashton studia ad Amsterdam... Mehr

New story - Cashton
One; Amsterdam
Two; I just wanna talk
Three; Aw my gay best friend is in love
Four; Chinese food and maybe... another kiss (or else)?
Five; a date? (Pt.1)
Six; a date? (Pt.2)
Seven; just because I'm drunk it doesn't mean that I forgot your name
Eight; don't say goodbye
Nine; promises never end well
Ten; I got you babe
E p i l o g u e
Extra Chapter n.1; Restart
Extra Chapter n.3; Proposal

Extra Chapter n.2; uni degree and family issues

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Von caluuumareyou_

Continuo a sistemarmi il nodo della cravatta senza sosta; un attimo prima è troppo stretto e mi sembra di soffocare, un attimo dopo è troppo largo e mi da un aspetto trasandato.
Sono stressato e emozionato allo stesso tempo e questa consapevolezza mi fa tremare leggermente le mani.
Mi guardo allo specchio sospirando. Lascio stare il nodo della cravatta con uno sbuffo demoralizzato.

«Non riuscirò mai a sistemarlo.» sussurro a me stesso, rincominciando per la decima volta tutto da capo.

«Smettila di essere così nervoso, andrà tutto bene. Hai fatto tutto ala perfezione.» mi dice Sarah, la quale è appoggiata allo stipite della porta, intenta a guardare il mio misero tentativo di sembrare elegante.
Lei non si può lamentare d'altronde, visto che indossa una maglietta di Isaac e un paio di pantaloncini del pigiama.

«Sono nervoso.» ammetto, incrociando infine il suo sguardo nello specchio.

Lei scuote la testa, accennando un piccolo sorriso mentre si avvicina a me e mi poggia una mano sulla spalla, facendomi girare.

«Non ti devi preoccupare.» continua mentre mi sistema il nodo della cravatta «Te l'ho detto, hai organizzato tutto alla perfezione. Tutti sanno quello che devono fare e Cal non ha scoperto nulla. Persino Jordan è riuscito a tenere la bocca chiusa.» mi sorride, facendo rilassare un po' anche me.

«Quindi rilassati, fai un bel respiro e pensa positivo. Sembri quasi più nervoso di Calum, ed è lui che si laurea oggi.» ironizza finendo di armeggiare con la mia cravatta.

Ha ragione, sono molto nervoso, ma come mi potrebbe dar torto. Ho programmato la giornata di oggi per filo e per segno e non voglio che niente vado storto.
Voglio che oggi per Calum, per il mio ragazzo, sia una giornata perfetta.

«E se lei non si presentasse?» chiedo rigirandomi di nuovo verso lo specchio, osservando come sia inusuale per me vedermi vestito elegante.

«Arriverà Ash.» dice Sarah convinta, dando un ultimo sguardo allo specchio insieme a me e poi girandosi, diretta verso la cucina.

«Vuoi qualcosa?» mi domanda prima di sparire in cucina.

«Sono troppo nervoso per mangiare.» ribatto osservando come il nodo della cravatta fatto da Sarah non mi dia alcun fastidio.
Ora mi chiedo perché, in queste due settimane che è venuta a casa nostra praticamente tutti i giorni, non mi abbia detto che sapeva fare i nodi a queste maledette cravatte prima.

«Sei sicuro?» mi fa sussultare la bionda, che non avevo notato essere ritornata indietro, adesso con un enorme busta di patatine.

Rifletto per qualche istante sulla proposta, prima di allungare il braccio e prendere le patatine da dentro la busta.
«Il dottore non aveva detto di smetterla con il cibo spazzatura?» domando, notando come la ragazza si porti istintivamente una mano alla pancia.

«Stai insinuando che dovrei morire di fame?» chiede, fingendo un tono drammatico.
Io alzo gli occhi al cielo, sapendo fin troppo bene dove questo discorso andrà a finire.

«Perchè dovrei credere a delle stron-cavolate di non mangiare cibo spazzatura, o di limitare il troppo movimento o non bere? Insomma, mia madre ha fatto pallavolo fino al quarto mese di gravidanza e ha mangiato e bevuto come faceva normalmente, eppure sono nata io, sana come un pesce.» spiega incominciando a passeggiare per il salotto, spargendo persino briciole un po' ovunque.

«Be' non è che tu sia una persona del tutto normale Sa.» dico, beccandomi un'occhiata annoiata da parte sua.
«E poi smettila di disseminare il salotto di briciole, o Cal mi farà a pezzi.»

«Noioso.» ribatte la ragazza andando a sedersi sul divano.

«Con questa pancia non posso nemmeno sedermi comoda come voglio io.» si lamenta.

Ridacchio, avvicinandomi a lei e lasciandomi cadere sul divano.
«Puoi sempre usarla come tavolino.» dico poggiando la busta di chips sopra la sua pancia.

Passa un momento di silenzio prima che entrambi scoppiamo a ridere, forse presi più dal fatto che la tensione si sia alleggerita che dall'umorismo della battuta.

Passano così altri dieci minuti, dove finiamo per parlare del più e del meno, come il nuovo lavoro di Isaac, la loro nuova casa e di come sia difficile non spendere tanti soldi online sui vestiti per i bambini.
Ridiamo a proposito delle scuse più ridicole che ci siamo dovuti inventare per non far scoprire tutto a Calum e di come un giorno i nostri figli potrebbero sposarsi e farci diventare parenti.

Mi sembra di essere in una bolla, dove tutti gli sforzi fatti ultimamente abbiano dato buon frutto e di come il nervosismo sia scemato pian piano.
Sono quasi convinto che la giornata possa andare bene, così come previsto quando, interrompendo la nostra chiacchierata, il campanello suona.

«Calum e Isaac?» aggrotto le sopracciglia confuso.

«No, Isaac mi ha mandato un messaggio poco fa, sono ancora in centro.»

«Allora è... oddio.» e come se niente fosse, tutta l'ansia di prima mi piomba addosso, ma è cento volte più pesante.

«Ash, vai.» mi incoraggia Sarah.

Guardo la bionda ancora seduta sul divano con occhi imploranti, di chi sa di non avere la forza di reggere una situazione del genere. Ma Sarah è irremovibile e continua a gesticolare di andare ad aprire la porta.

Faccio un respiro profondo, mi aggiusto la cravatta, d'un tratto diventata stretta e mi passi una mano nei capelli, sentendo caldo tutt'a un tratto.

Cala il silenzio quando il campanello suona ancora, mentre io poggio la mano sulla maniglia sento un borbottio indistinto dall'altra.

«Ash fatti crescere le palle e apri quella fottuta porta.» impreca Sarah a bassa voce dal divano, con la sua solita finezza.

«Smettila di dire parolacce.» mi lamento, facendole alzare gli occhi al cielo.

Il campanello suona ancora e io, trovato il coraggio, apro finalmente la porta, trovandomi davanti una ragazza alta, capelli e occhi castani, con la pelle leggermente ambrata.
Boccheggio un attimo non sapendo cosa dire, se invitarla a entrare o se aspettare che dica lei qualcosa.
A quanto pare lei non è nervosa quanto me, essendo la prima a rompere il silenzio.

«Sei tu Ashton Irwin?»

+

Il viaggio in macchina è silenzioso, eppure, per fortuna, la tensione di qualche minuto fa è quasi del tutto scomparsa.
Non abbiamo scambiato molte parole; dopo che lei mi ha domandato chi fossi mi ci sono voluti un po' di secondi per realizzare che avrei dovuto risponderle, ma alla fine ho risposto di si e anche lei si è presentata.

Le ho chiesto se voleva entrare a prendere qualcosa, ma ha gentilmente rifiutato, guardando l'orologio al suo posto e dicendo che sarebbe stato meglio incominciare ad andare.

Dandole ragione, sono corso dentro a salutare Sarah e a prendere la borsa, per poi uscire e dirigermi verso la macchina, la mia macchina, che anche se non è granché sono riuscito a comprarla con i miei soldi, evitando così di prendere sempre quella di Jordan.

Arrivati al parcheggio ho fatto il galantuomo, aprendole le sportello, e poi entrando nel posto del guidatore.
Durante il viaggio, osservo, provando a non farmi scoprire, i movimenti della ragazza.
La guardo appoggiare le testa allo schienale e incominciare a scrutare fuori dal finestrino, probabilmente ammirando il paesaggio e le belle case di Amsterdam, e forse anche persa in qualche pensiero.

In effetti, riflettendoci, vorrei tanto sapere cosa adesso stia pensando, come stia reagendo e gestendo questa situazione.
Vorrei tanto sapere se è ancora legata al passato così come lo è Calum, o se è riuscita a buttarselo alle spalle in qualche modo.
Tuttavia non sarebbe qui se non fosse che la ferita creatasi anni fa, non sia guarita almeno in parte.

«Possiamo accendere la radio?» mi chiede d'un tratto, riportandomi alla realtà.

Lo chiede senza girare la testa, ma abbassando leggermente il viso, incominciando a giocherellare con le sue dita, ingioiellate con qualche anello.

«Certo.» quasi sussurro, non essendo nemmeno sicuro che lei abbia sentito.

Incomincio a maneggiare con la piccola radio dell'auto, trovando in fine una stazione di musica abbastanza decente da essere ascoltata.
Entrambi ci rilassiamo notevolmente appena il dolce suono riempie l'abitacolo, tornando poi in silenzio per tutto il resto della corsa.

Calum's Pov

«Perfetto, arriveremo in ritardo. Te lo avevo detto.» dico esasperato ad Isaac per la decima volta in due minuti.

«Ti ho detto che non arriveremo in ritardo, stai tranquillo.» risponde il biondo esasperato, dando una controllata allo specchietto e poi di nuovo a me.

«Smettila di guardarmi così.» mi minaccia con il tono di uno che sta sgridando un ragazzino di cinque anni.

Io però, continuo a guardarlo imbronciato e con le braccia conserte. Batterei anche un piede per terra, se non fosse che siamo in macchina e che con la busta ai miei piedi mi viene leggermente difficile.

«È come meriti di essere guardato.» ribatto lasciandomi cadere sul sedile e guardando dalla parte opposta del mio amico.

«Be' fallo in un altro momento, se non ti lascio per strada con il culo per terra. E all'università ci arrivi da solo!»

«Non lo faresti mai!»

«Scommet-» la nostra piacevole conversazione viene interrotta dallo squillare del cellulare di Isaac.

Sarah <3 è il nome del contatto che appare sullo schermo e, in men che non si dica, Il biondo risponde lasciando solamente una mano sul volante, cosa che mi rende leggermente nervoso, visto che Isaac non è proprio un asso al volante.

«Dimmi piccola.» risponde con un sorriso così smielato da farmi quasi contorcere le budella.

Eppure lo faccio anche io quando parlo con Ashton penso per poi schiaffeggiarmi mentalmente.

«Ashton.» sussurro il suo nome mentre mi giro a guardare fuori dal finestrino.

Mi domando dove sia adesso e se sia nervoso quanto me, perché so che lui si preoccupa anche quando le cose non lo riguardano. Basta che riguardino me e allora è una faccenda personale anche per lui.

Penso all'altra sera quando mi ha detto che sarebbe stato uno fra le prime file e che sarebbe sempre stato fiero di me.
Il pensiero mi riscalda il cuore e non fa altro che farmi sentire ancora di più la sua mancanza.
Funziona così: due ore senza di lui e già vado a puttane.

Sospiro, non riuscendo a smettere di essere emozionato di rivederlo, poi con indosso uno smocking...

Proprio quando i miei pensieri si stanno facendo interessanti, il mio udito capta un pezzo di discorso di Isaac che non mi rassicura tanto.

«Oh.» lo sento dire d'un tratto, molto più rigido di qualche secondo prima.

Mi giro verso di lui, mandandogli un'occhiata inquisitoria, ricevendo però solamente un leggere sorrisino forzato, che non mi convince affatto.

«Okay, tanto noi stiamo arrivando... sì cinque minuti e siamo lì... manderò un messaggio a Ash. A dopo, ti amo.»

«È tutto apposto?» chiedo dopo che il biondo ha riattaccato.

«Sì era solo Sarah che mi ha... uh, detto che Ashton era appena uscito.» balbetta leggermente.

Io alzo un sopracciglio, non del tutto convinto della situazione.
«Sicuro che è tutto apposto?» indago.

«Sì, sono solo un po' nervoso sai. Oggi ci laureiamo, domani saremo finalmente liberi dalla scuola ma senza più nessuna certezza che il domani ci riservi qualcosa... sai com'è.» confessa, lasciandomi leggermente basito.

«È una delle cose più serie e filosofiche che tu abbia mai detto.» ammetto mettendomi comodo sul sedile.

«Nella vita capita qualche volta.» ribatte dopo un po'.

«Avrei dovuto registrarti.» ammetto, facendolo ridacchiare.

«Sì, è vero. Avresti dovuto.»

+

Quando arriviamo al campus è tutto un via vai di studenti, personale scolastico, genitori e parenti, i quali non fanno altro che cercare i loro figli e congratularsi con loro, prima dell'assegnazione generale delle lauree.

Sono nervoso anche io, in una maniera che non mi sarei mai immaginato di provare. In questi ultimi anni non pensavo nemmeno che sarei arrivato fino al college, avevo perso le speranze da tempo, invece infine le cose si sono voltate a mio favore.

Per questo cammino fra queste persone a testa alta. Sono fiero di me stesso, dopo tempo nella mia vita sono fiero del percorso che sto prendendo. So dove sono, cosa sto facendo e cosa vorrò fare.
Mi guardo intorno e osservo come un signore sulla cinquantina abbracci un ragazzo del mio corso.
Gli da un pacca sulla spalla e si può chiaramente vedere che è commosso.

D'un tratto penso a mio padre e a come le cose fossero andate se non avessi commesso errori.
Se non avessi tradito la mia famiglia, forse anche loro oggi sarebbero qui, fieri e commossi di vedere il loro bambino crescere e trovarsi un posto nel mondo.
Mi rattristo un po', pensando che probabilmente a quest'ora la mia famiglia penserà che sono morto, e che non gliene importi niente.
Sospiro, passando una mano sulla toga che ho affittato questa mattina con Isaac.

«Hey.» mi richiama il biondo, poggiandomi una mano sulla spalla.

«Hey.» rispondo io con un sorriso triste.

«Va tutto bene?» mi chiede.

«Sì. Tutto apposto. Pensavo.» ammetto ritornando a guardare il ragazzo di poco prima.

«Cal, non ti abbattere. È il tuo giorno oggi, devi essere felice.» prova a sollevarmi il morale Isaac.

«Sì lo so, solo che stavo pensando a come sarebbe stato, se ci fossero stati pure loro.» confesso.

«Cal tu sei una persona fantastica, lo sai. Hai commesso uni sbaglio e loro non ti hanno voluto dare nemmeno una seconda chance. Non sei perfetto, nessuno lo è.» mi dice il biondo in uno dei modi più sinceri che abbia mai visto.

«E poi ricordati che la "famiglia" può anche non essere sangue del tuo sangue, devi solo trovare qualcuno che ti ami davvero per quello che sei. Qualcuno che ti tratti come meriti perché sa quanto vali e che rimarrà sempre al tuo fianco.»

Passa qualche secondo di silenzio, che io passi a riflettere su quello che ha detto il mio amico.
La mia vita ha avuto alti e bassi. Ho perso la fiducia nella mia vera famiglia e per un attimo il mio futuro si è oscurato, facendomi credere che non sarei più uscito da quell'antro di solitudine in cui mi ero andato a cacciare.
Eppure, riflettendoci bene, non sono mai stato solo.

Ho incontrato Sarah, che è stata come una roccia per me. Ho conosciuto Isaac e Jordan e infine Ashton.
Ashton Irwin, la ragione per cui sono qui adesso e del mio sorriso.

Questi ragazzi, sono la mia famiglia. E non fa niente se mio padre non mi accetta per quello che sono o se mia sorella non mi perdonerà mai, quello è il passato.
Adesso ho una vita mia, una casa, un ragazzo che mi ama e amici che mi vogliono bene.
Amerò sempre i miei genitori e mia sorella, anche se loro non mi amano più, ma ormai io di famiglia ne ho trovata un'altra e mi va bene così.

«Grazie Isaac.» gli sorrido riconoscente.

«Ma di nulla amico. Vieni qui.» mi dice, tirandomi in un abbraccio fraterno.

«E adesso andiamo a laurearci.» sorride, facendo sorridere anche me.

+

a/n non so bene come ci si laurei nei paesi bassi, quindi basandomi sulle solite robe americane e su come ci si laurea in Italia, lo descriverò come me lo immagino.

La sala è grande e hanno già incominciato a posizionare le sedie dove si dovranno sedere gli studenti.

Se prima ero nervoso adesso potrei scoppiare in qualsiasi momento.
Ho appena finito di cambiarmi. La toga mi sta leggermente larga e penso che lo strano cappello universitario mi faccia sembrare un deficiente.
In più, continua a cadermi.

«Maledizione.» impreco un'altra volta sottovoce, sistemandomi il cappello.

«Smettila di litigare con quel coso e muovi il culo, siamo già in ritardo, i professori ci aspettano.» mi ricorda Isaac.

Annuisco e lo seguo per la sala, stando attento a non scontrarmi con nessuno e a non perdere di vista il suo ciuffo biondo.

«Signor Hall, signor Hood!» ci richiama la nostra professoressa, facendoci girare entrambi nello stesso istante.

«Vi stavamo cercando ragazzi, siete in ritardo.» ci avvisa mentre guarda la lista che ha in mano.

«Ci scusi Professoressa Bakker, il posto è grande e ci eravamo persi.» ci giustifica Isaac.

«Non fa niente, l'importante è che siete qui. Siete in terza fila ragazzi. Cercate la vostra classe e sedetevi lì. Fra un po' avrà inizio la cerimonia.» ci spiega velocemente, non dandoci nemmeno il tempo per risponderle che lei è già sparita.

«Okay, andiamo. Jordan mi ha mandato un messaggio, ho capito dove sono.» mi informa il biondo.

Annuisco e sto iniziando a seguirlo quando una mano mi afferra per il polso, facendomi voltare.

«Ciao piccolo.» mi salutano un paio di occhi color grano insieme a dei capelli ricci.

«Ash!» esclamo abbracciandolo e andando a posizionare la testa nell'incavo del suo collo, respirandone il profumo.

«Nervoso?» ridacchia ricambiando l'abbraccio.

«Non sai quanto, per fortuna che sei venuto a salutarmi. Mi mancavi.» biascico contro la pelle del suo collo.

«Anche tu mi mancavi Cal.» risponde lasciandomi un bacio sulla testa.

«Calum!» sento Isaac chiamarmi e, per quanto i miei sensi mi dicano di rimanere ancora un po' fra le braccia di Ashton, riesco a dar ragione al cervello e a staccarmi da lui.

«Devo andare.» sussurro guardandolo negli occhi.

«Vai, ci vediamo dopo.» sussurra di rimando, lasciandomi un leggero bacio sulle labbra.

+

La cerimonia sembra durare anni.
Gli studenti vengono chiamati uno ad uno sul piccolo palco, gli viene data la laurea, applausi, stringono la mano al presidente e poi scendono, venendo accolti dalle famiglie.

Ormai la lista di nomi si sta avvicinando pericolosamente anche al mio, visto che hanno già incominciato a chiamare i primi studenti della mia classe.
Mi guardo intorno, scorgendo Isaac e Jordan parlare affianco a me, quando d'un tratto sento il mio nome riecheggiare per la sala.

«Calum Thomas Hood.» mi alzo di scatto, facendo quasi cadere la sedia, ma bloccandola prima che se ne accorga qualcuno.

Passo fra gli studenti ancora seduti prima di salire le poche scale e prendere il foglio di carta per cui ho faticato duramente.

«Congratulazioni.» mi dice la Professoressa di fronte a me, porgendomi la laurea.

«Grazie mille.» sorrido riconoscente.

Mi avvicino al Presidente e gli stringo la mano, sentendo come ovattati gli applausi in sottofondo.
Mi sembra tutto così surreale. Avercela fatta mi fa sentire bene con me stesso.

Scendo dal piccolo palco con un sorriso ebete stampato in faccia e, prima che possa rendermene conto qualcuno mi sta abbracciando, quasi togliendomi il respiro.

«Ce l'hai fatta!» esulta Ashton sollevandomi da terra e facendomi ridere.

«Adesso sei ufficialmente un Dottore, congratulazioni!» esclama con la gioia di un bambino di sei anni, rimettendomi a terra.

«Non ci credo che ce l'ho finalmente fatta. Oddio mi sono laureato.» esclamo ridendo e abbracciando di nuovo il biondo.

«Sapevo che ci saresti riuscito. Ho un ragazzo così intelligente.» fa finta di vantarsi sistemandosi la cravatta.

«Però, certo che oggi sei vestito elegante.» confesso, realizzando quanto stia bene vestito in smoking.

«Solo per te.» sussurra avvicinandosi e lasciandomi un altro bacio sulle labbra.

Sorrido soddisfatto riavvicinandolo a me e ricambiando il bacio, stavolta con un po' più di foga.

«Cal.» mi chiama Ash, mordicchiandosi il labbro dive aver terminato il nostro bacio.

«Ash.» rispondo spostando il mio sguardo dalle sue labbra dannatamente invitanti ai suoi occhi.

«Ho una sorpresa per te.» sussurra, quasi come se fisse impaurito che qualcun altro possa sentirci.

«Uh, va bene. Ma perché la cosa sembra spaventarti?» gli chiedo confuso.

Lui sembra rifletterci un po' , sempre mordicchiandosi quel maledetto labbro.

«Ash, rispondimi. Lo sai che amo tutto quello che fai. E poi smettila di mordicchiarti il labbro. Ti ricordo che lo stai facendo con indosso uno smoking che ti rende stramaledettamente bello e che io non ti vedo praticamente da tutto il giorno.» ammetto sincero.

Lui ridacchia, passandosi una mano tra i capelli e poi prendendomi la mano.

«Okay, vieni te la mostro.» mi dice incominciando a trascinarmi verso la porta d'uscita.

Intanto che cammina io lascio il mio sguardo vagare per il suo corpo: dalle sue spalle alla sua schiena al suo sedere, il quale è fasciato divinamente dai pantaloni del completo.

Okay non bello, sexy.
Questo completo le rende tremendamente sexy penso mordendomi l'interno guancia.

Sto per chiedergli dove stiamo andando, non volendo altro che stare finalmente un po' da solo con lui, quando Ashton si ferma, facendomi quasi andare a sbattere contro la sua schiena.

«Ash ma che...» inizio a lamentarmi confuso.

«Ciao Cal.» una voce femminile mi interrompe.

Mi giro verso di essa e il mio cuore perde qualche battito.
Osservo la ragazza di fronte a me in silenzio, a bocca aperta, non sapendo che dire.
Sento che le lacrime stanno incominciando ad accumularsi nei miei occhi e ad annebbiarmi la vista.

«Malikoa.» è l'unica cosa che riesco a dire, osservando mia sorella in piedi di fronte a me.

Lei accenna un sorriso, rimanendo però immobile.
Sento che le mie ginocchia potrebbero cedere da un momento all'altro, non capaci di sorreggere così tante emozioni in una volta.
Sono confuso, felice, triste, euforico, arrabbiato ma più di tutti commosso.

Sono commosso e ho voglia di piangere ed è quello che faccio, ma in silenzio, lasciando che le lacrime scorrano libere e copiose sul mio volto.

«Cal, ti prego non piangere.» mi dice lei lieve, anche se riesco a sentire la sua voce tremare leggermente.

«Come posso non piangere.» chiedo più con un singhiozzo che altro.

«Che significa?» chiedo girandomi finalmente verso Ashton, il quale guarda la scena senza fiatare.

«Durante il trasloco, in un tuo vecchio quaderno, ho trovato il suo numero e la sua mail. Pensavo che fossero vecchi invece quando le ho scritto, dopo un po' di tempo mi ha risposto. Volevo solo vederti felice Cal. Volevo che perdessi un po' del peso che portavi sul cuore. Lei mi ha...»

«Gli ho detto che volevo aggiustare le cose.» lo interrompe mia sorella, avvicinandosi a me di un passo.

Io tiro su col naso, non sapendo bene cosa fare, come reagire.

«Pensavo che parlare ti avrebbe aiutato. Io voglio solo vederti felice.» sussurra Ashton, ricevendo da me solo uno sguardo apatico.

Non rispondo ai due e semplicemente faccio qualche passo indietro, come volendo osservare la situazione da più lontano.
Osservo i due che si scambiano sguardi tra il preoccupato e il confuso, ma rimangono in silenzio.

Vorrei tanto sapere cosa Ashton intenda per "vedermi felice", perchè al momento io non sono felice.
Sono tante cose ma allo stesso tempo non sono nulla. Non sento nulla.
Le orecchie mi fischiano in maniera quasi fastidiosa e sento il vento che mi scombina i capelli più freddo di prima.

«Ash.» lo richiamo, facendogli alzare la testa per incontrare i miei occhi.

«Dimmi.»

«Potresti lasciarci un attimo soli?» chiedo, ricevendo un lieve di sì da parte sua, prima di osservarlo incamminarsi di nuovo dentro la sala.

«Non essere arrabbiato Cal, aveva buone intenzioni. Al massimo arrabbiati con me.» sento la sua vice tremare più di prima e, per quanto le lacrime me lo consentano, mi sembra di vedere che anche i suoi occhi sono più lucidi di prima.

«So che sono stata una pessima sorella. Quello che hai fatto tu mi ha ferita sul serio, non lo nego, ma so anche che non avrei dovuto dire tutto a papà e cercare di tagliarti completamente fuori dalla mia vita.» confessa sistemandosi i capelli nervosa.

«Ho capito, in questi anni, che la colpa non era del tutto tua, ma anche mia e di... di Dan.» chiudo gli occhi al suono del suo nome e una smorfia mi attraversa il viso al suo ricordo.

«Ero delusa e arrabbiata e volevo vendicarmi e sono andata troppo in là.» continua non ricevendo altro che il mio silenzio.

«Calum ti prego, rispondimi. Sono venuta qui per chiederti scusa. So che come io non ho accettato le tue allora, tu sei libero di non accettare le mie adesso, ma io vorrei sul serio riavere mio fratello.» esclama esausta, riversando una lacrima.

«A-ashton, dopo avermi contattato, mi ha raccontato quello che è successo tra voi e come vi siete conosciuti.» continua avvicinandosi piano a me «Mi ha fatto sentire uno schifo leggere come avevi vissuto per un periodo della tua vita, per colpa mia. Mi sono tenuta informata su come stavi e su cosa facevi. Quando ho saputo che Ashton era riuscito a farti lasciare quel lavoro e a farti tornare all'università, sapevo che avrei dovuto fare anche io qualcosa.» conclude finendo per piangere pure lei.

«Avrei voluto sistemare le cose prima.» dice sollevando su col naso.

«Ho provato a chiamarti, ma mi diceva che il numero non era più esistente. Ho chiamato l'università ma mi dicevano che da quando te n'eri andato non avevano saputo più niente di te e quando chiamai Dan mi disse che vi eravate lasciati e che per quanto lo riguardasse potevi anche essere morto!»

«Ero così arrabbiata e... e frustrata che avevo perso le speranze.» ammette in un sussurro, reso roco dal pianto.

«La nostra famiglia non è più la stessa senza di te.» mi dice guardandomi negli occhi e io riesco a vedere che è sincera.

Potrebbe starmi mentendo, potrebbe star usando tutte queste parole solo come scusa, ma io so che mi sta dicendo la verità.
Fra me e mia sorella c'è sempre stato un nesso speciale che io che non si sarebbe mai sciolto, e questa ne è la prova.

Faccio un lungo sospiro, passandomi una mano fra i capelli, scompigliandomeli e poi sulla faccia, volendo asciugare le ultime lacrime rimaste.
Mi guardo intorno, riflettendo su cosa fare, se la decisione che sto per prendere è giusta, se mi farà soffrire ancora o se veramente le cose possano migliorare.

«Vieni qui piccoletta.» sussurro infine parendo le braccia.

Lei non se lo fa ripetere che si butta su di me, abbracciandomi e nascondendo il viso nel mio petto.
È scossa dai singhiozzi del pianto e sento le sue lacrime bagnarmi la toga, ma non mi importa.
La stringo a me più forte che posso, poggiando il mento sulla sua testa e sentendo il suo profumo dolce, che mi riporta a quando andavamo ancora al liceo e di mattina la casa era piena del suo profumo.

Passiamo così minuti interi, l'uni abbracciato all'altra, con un peso in meno sul cuore dopo tanto tempo.

Ashton's Pov

Mi mordicchio le unghie incessantemente da ormai ben dieci minuti, aspettando che Calum e sua sorella entrino finalmente da quella maledetta porta.
Forse ho sbagliato e non avrei dovuta farla venire così, di punto in bianco. Forse avrei dovuto parlarne con Calum prima. Dirgli che avevo trovato il biglietto e che forse, dico forse sarebbe stato d'aiuto chiamare sua sorella e provare ad aggiustare le cose.

Il fatto che avrei potuto sconvolgerlo mista mangiando vivo. Non voglio vederlo soffrire per il suo passato, perché anche se mi dice che lui ormai non ci pensa più, so che è una bugia.
So che continua a rimanerci male. So che se non avessi curato quella cicatrice si sarebbe infettata e avrebbe rovinato il suo futuro.

Hai fatto la cosa giusta continuo a pensare, ma non posso negare di aver paura.

Intanto la cerimonia è andata avanti, chiamando sia Isaac che Jordan, i quali adesso sono con le loro famiglie a parlare del più e del meno.

«Che ci fai qui solo soletto?» una voce da dietro di me mi domanda.

Mi giro e vedo Sarah, i capelli biondi raccolti in uno chignon disordinato e un sorriso dolce dipinto sul volto.
La guardo un attimo in trans, prima di ricordarmi che mi ha fatto una domanda, che però ignoro.

«Che ci fai qui?» domando alzandomi dalla sedia e facendo cenno a Sarah di sedersi.

«Non sono un invalida.» mi dice portandosi le braccia al petto.

«No, ma sei una donna incinta e io un gentiluomo.» ribatto, facendola sedere.
Lei alza gli occhi al cielo, ma accennando un sorriso riconoscente.

«Come sei arrivata fin qui?» domando inginocchiandomi affianco a lei, così da essere più o meno alla stessa altezza.

«Autobus.» mi risponde come se niente fosse.

«Se Isaac scopre che sei venuta in autobus prima s'incazza, poi sviene e infine quando rivenisce mi uccide.» sospiro facendo ridacchiare Sarah.

«Tranquillo, ci penso io a lui. A proposito di persone che s'incazzano, svengono e poi ti uccidono, Cal dov'è?» mi chiede guardandosi intorno e non vedendolo.

«È fuori che parla con sua sorella.» le dico piatto.

«Oh.» è l'unica risposta che ottengo, facendo finire così la conversazione.

Passano un paio di minuti in cui entrambi rimaniamo fermi esattamente dove siamo, ad osservare le persone che passano in silenzio.

«Sarah?» ci giriamo entrambi per vedere Isaac correre verso di noi.

«Tesoro che ci fai qui? Pensavo dovessi stare a casa.» chiede in tono preoccupato.

E nel mentre che Sarah e Isaac parlano, la porta si apre e Calum e Malikoa fanno il loro ingresso uno affianco all'altra.
Si vede che hanno pianto entrambi, ma anche che adesso le cose stanno iniziando a prendere una piega migliore.

Appena Calum alza lo sguardo, io mi alzo in piedi e mi avvicino a loro.
Ci metto qualche secondo a pensare alla frase più giusta da dire, ma l'unica cosa che mi passa per la testa è il vuoto più totale.

«Hey.» finisco col dire, schiaffeggiandomi mentalmente.

Bravo Ashton, sei proprio un genio in queste situazioni.

«Hey.» mi sorride Calum, scaldandomi il cuore. Almeno so che non è arrabbiato con me.

«Come è andata?» chiedo ricevendo uno sguardo sollevato da entrambi.

«Bene. Abbiamo ancora molto su cui lavorare ma è bello avere di nuovo una sorella.» ammette Calum, stringendo sua sorella a sé con un braccio e lasciandole un bacio sulla fronte.

«Piccoletta.» sussurra, ricevendo una gomitata scherzosa da parte della mora.

«Sei tu il marmocchio qui.» ribatte.

Lui alza gli occhi al cielo, ma stringendola di più a sé.
Lo vedo sorridere ed è la cosa più bella di sempre. Vedere Calum felice, il mio Calum superare il suo passato complicato e doloroso mi fa venire voglia di baciarlo con tutto l'amore che sento. Ed è quello che faccio.

«Scusa Mali, se te lo rubo un attimo, ma è importante.» le spiego, prendendo Calum per un braccio e stringendolo al mio petto prima di baciarlo.

«Ti amo e amo vederti felice.» gli dico poggiando la mia fronte sulla sua.

«Ti amo anche io ed è grazie a te sono felice.» mi sorride voltandosi a guardare sua sorella parlare con Sarah.

«Se quelle due diventano amiche per me è la fine.» mi sussurra ridacchiando.

«Non può essere così terribile.» ribatto ricevendo un sopracciglio alzato da parte sua.

«Cal!» arriva da noi correndo Sarah, seguita da Malikoa che tiene per un braccio.

«Congratulazioni!» esclama prima di abbracciarlo, o meglio cercando visto il problema del pancione.

«Grazie Sarah.» le sorride lui.

«Ho conosciuto tua sorella. Vi assomigliate tantissimo, oddio non vedo l'ora che mi faccia vedere le foto di quando eri bambino come mi ha promesso. Così posso aiutare Ashton a fare quel collage dei ricordi! Mica si può partire dai vent'anni di qualcuno a fare un collage!» esclama entusiasta.

«Mali, perché glielo hai promesso?» si lamenta Calum.

«Mai andare contro le voglie di una donna incinta.» è la risposta della sorella.

Io intanto, guardando la scena, scoppio a ridere di gusti, osservando la faccia esasperata di Calum, dal quale ricevo un pugno sulla spalla.

«Ahia! È questo per che cos'era?» chiedo massaggiandomi il punto dolorante, ma pure sempre con un sorriso in faccia.

«Perché diavolo ti metti a fare un collage tu?»mi chiede imbronciato.

«Pensavo fosse un idea carina.» ammetto, facendo un sguardo dolce e lasciandogli una bacio sulla guancia.

«Te la cavi solo perché sei fottutamente sexy in quello smoking.» mi dice Calum, facendomi ridacchiare.

«Adiamo,» ribatto «abbiamo una laurea da incorniciare e appendere al muro.»

☞❀☜•☞❀☜•☞❀☜•☞❀☜

HERE I AM AGAIN

Hey ragazzi, scusate se aggiorno così in ritardo ma ormai sapete come sono no? Non odiatemi vi prego ahah

Spero che il capitolo vi sia piaciuto sono praticamente quasi 5500 parole e ci ho messo tre giorni per scriverlo non stop.
Poi oggi mi sono anche sentita male e mi è capitato di stare a casa e allora ho pensato "perchè no?" ed eccomi qui.

All'inizio volevo aggiungere anche un altro pezzo a questo capitolo, ma ho deciso che sarebbe stato troppo lungo, quindi lo scriverò nel prossimo, che credo sarà molto più corto e facile da scrivere.

Non so voi ma io sono fiera di aver scritto questo pezzo di storia.
Mi piace l'idea di come sia cresciuti Calum e del suo incontro con sua sorella. Per un momento mi sono sentita commossa pure io ahaha

Dopo questo credo ci saranno altri tre capitoli, sarebbero dovuti essere due ma ho diviso un pezzo da questo quindi.

Spero vi stia piacendo questa storia come la sto adorando io e che qualcuno compatisca il mio dolore nell'averla quasi finita, mi mancheranno troppo tutti i personaggi... ci sto lasciando un pezzo di cuore.

Btw see ya soon xx

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