TANTA VOGLIA DI LEI

By MarioLiverano

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E se fosse possibile tornare indietro nel tempo per rivivere i giorni del primo innamoramento? Lo sforz... More

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IL RITARDO
TANTA VOGLIA DI LEI
TUTTO IN GIOCO
NINO
INSIEME
ASSEMBLEA
MAMMA

LA SCELTA GIUSTA

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By MarioLiverano


Sono passati quasi quattro anni dalla visita a Milano, ora non sono più un bambino cicciottello con le lentiggini sul naso, la pancia si è quasi appiattita, i capelli allungati, anche se non ho ancora capito se sono lisci o ricci: cambiano al variare del tempo. Sono ancora timido è vero, ma in compagnia degli amici del rione San Rocco cerco di nasconderlo e mi impegno a sembrare un po'...

«Bastardo!!»

Proprio come mi urlava fino all'anno scorso Pippa vecchia, un anziano signore di quasi ottant'anni che vive in una casa di fronte alla piazzetta della "chiesa grande" che immaginavamo fosse il nostro campo di calcio privato. Le pallonate che arrivavano sulla porta di casa del malcapitato vecchietto frantumavano facilmente i vetri poco spessi. Quando succedeva la partita finiva immediatamente, era una costante, tanto che avevamo deciso sin dall'inizio che non contavano i minuti di gioco, si terminava quando qualcuno rompeva il vetro.

L'anziano inveiva contro tutti, nei miei confronti in modo più feroce, solo perché è cugino di mia madre e, considerandomi un parente stretto, pretendeva che accorressi in suo aiuto. Urlava con la pipa nella mano sinistra (di qui il soprannome che gli abbiamo affibbiato) alzando il braccio tremante al cielo senza stenderlo completamente.

«Bastardo, lo dirò a tua madre. Via tutti, andate a giocare davanti le porte di casa vostra! Vi giuro su Sant Roc che quando arriva il pallone dentro casa lo scoppio e lo taglio con le forbici».

Bè, lo fece sul serio.

Da "Arasmo", un antico emporio in una via ad angolo con il corso principale, aveva comprato un paio di forbici grosse come la chela di un granchio tropicale; si acquattava in casa con la porta aperta e non appena il pallone "volantino", quello bianco con i disegni neri esagonali, il "super tele", raggiungeva la meta lo bucava senza far sconti a nessuno.

Che nervi quando un giorno fece a brandelli un "super santos", il pallone arancione con le bande nere, comprato dal tabaccaio Sandrino con una mega colletta a cui parteciparono circa dieci bambini. Io per non fare la figura del pezzente mi feci prestare venti lire da Enrico, un mio compagno ricco che aveva sempre le tasche piene di spiccioli.

<<Figgj d puttè, però 'sti soldi me li ridai, ok?>>

Gli promisi che gliele avrei restituite sicuramente il giorno delle Palme, quando tutti i bambini fanno visita ai parenti e ricevono soldi in cambio di ramoscelli d'ulivo.

Quella volta per ripicca e per togliermi di dosso l'etichetta di ragazzino "buono e timido", con un balzo mi avventai contro Pippa vecchia e con un gesto repentino della mano gli feci saltare dalla bocca la pipa che finì per terra davanti agli occhi sbalorditi dei miei compagni. Nel silezio generale improvvisai una risata diabolica dimostrando finalmente a tutti, Scorvo compreso, di essere davvero un gran "bastardo"!

Ma la soddisfazione durò davvero poco, l'orgoglio per aver compiuto quel gesto si trasformò presto in pentimento e mi sentii un vero e proprio vigliacco nei confronti di un anziano indifeso che in fondo si, mi era anche... un po' parente!

Per tutta la notte non presi sonno e, travagliato da quel gesto insolito, decisi di diventare il primo difensore ufficiale di Pippa vecchia.

Ancora oggi vado a trovarlo e lo aiuto nei lavori pesanti, come spostare un mobile o portare in casa le buste della spesa. A volte mi capita di restare in casa e recitare il rosario con sua moglie che mi sembra più anziana di lui, forse perché è malata e porta sempre un fazzoletto bianco legato intorno alla fronte, credo le serva per alleviare il gran mal di testa che la affligge sempre, soprattutto quando vede i programmi televisivi di Corrado che è il suo conduttore preferito.

Ora siamo d'accordo: non si rompono più i vetri, a turno uno di noi diventa il secondo portiere e para la palla prima che arrivi sulla porta di "quella" casa, una variante apprezzata dai più piccoli che resterebbero altrimenti segregati in panchina senza la speranza di toccare palla per tutta la partita. Una giusta soluzione che ha portato la pace tra noi e il nonno più burbero del paese.

No, i soldi a Enrico non li ho più restituiti, il giro delle palme non ha fruttato molto, alcuni dei parenti hanno ricambiato con uova fresche, invece del denaro, con il pretesto che i nipoti sono tanti. Vivo ancora nel terrore che un giorno possa chiedermeli, non appena ricordiamo quell'episodio sudo freddo e cerco di cambiare discorso parlando di Vito Parrucchiere che corre sempre imitando Sandokan alla ricerca della Perla di Labuan.

Ecco, da quando ho risolto pacificamente la diatriba con il nonnetto, sono più convinto che sto iniziando a maturare, a diventare responsabile. Le marachelle da bambino vengono sostituite con gesti da adulto, ed è per questo che insieme a Lino e Franco, i miei amici del cuore, sto iniziando a frequentare "la strada della piazza", in centro, dove i ragazzi grandi vivono in pieno la propria gioventù nei bar, nei club, o addirittura nelle radio locali che, sul finire degli anni '70, crescono come... funghi. Funghi "artari"!

Il quartiere lo lasciamo in eredità ai nuovi bambini con i gloriosi giochi di sempre:

"Luna luna",

"Zumpa paret",

"Palla-avvelenata"

e l'intramontabile gioco della "Campana", da diverse generazioni un classico dell'infanzia che riempie di numeri scritti con il gesso intere strade asfaltate, a volte affiancati da un grosso fallo disegnato velocemente da sconosciuti che spesso mette in imbarazzo le ragazzine.

Una sana partita a calcio, però, non la disprezziamo, almeno una volta a settimana si continua a organizzare un torneo a cinque, in palio gassose e aranciate comprate obbligatoriamente dalla salumeria di "Paladino", famoso anche per la sua mortadella che emana un profumo genuino in tutta via De Gasperi, una lunga strada principale che parte dal bar "Laterza" e finisce alla Madonnina di fronte al campo di calcio lungo la via che porta a Palagianello o al cimitero, che poi è la stessa cosa dato che in quel piccolissimo villaggio non ci vorrei mai finire!

L'esame di terza media l'ho superato a pieni voti nell'unica scuola dell'obbligo in paese, ora sono in trepida attesa di vivere la nuova esperienza del passaggio alle superiori, pronto al grande passo e orgoglioso perché i miei genitori sono entusiasti di farmi studiare nonostante i sacrifici dal momento, visto che i soldi non bastano per far fronte a tutte le esigenze della famiglia numerosa.

Tuttavia mio padre è stato chiaro: il diploma o la campagna. Qui in paese vige una regola arcaica per cui ogni genitore deve avere almeno un figlio che lo affianchi nei lavori dei campi. Per il momento è tranquillo, mio fratello già lo segue ogni giorno anche se non vede l'ora di fuggire da lui stanco di sentire solo imprecazioni, rimproveri e bestemmie. Angelo ha finito la scuola superiore ed è in attesa di un lavoro fisso che si augura arrivi presto. Secondo la mentalità della stragrande maggioranza dei paesani l'occasione migliore si presenta durante le elezioni comunali con un voto di scambio dato al candidato politico della Democrazia Cristiana o del Partito Socialista. Del Partito Comunista neanche a parlarne, non vince mai una elezione e non è in grado di elargire favori, poveracci!

Per esempio l'arsenale di Taranto sarebbe l'ideale, posto ritenuto poco impegnativo, statale, dove ci si può assentare facilmente o mettersi in malattia per poter svolgere anche una seconda attività.

Intanto per me è troppo presto parlare di lavoro. L'istituto superiore che ho preferito si trova a Castellaneta anche se mi sarebbe piaciuto l'agrario a Massafra per contribuire allo sviluppo e all'ammodernamento delle tecniche agricole dei nostri terreni e... far capire finalmente a mio padre che per dosare la giusta quantità di veleni, per la disinfestazione degli alberi, non è obbligatorio chiedere istruzioni agli amici in piazza!

Ma alla fine ho scelto il Perrone. Ha un indirizzo tutto nuovo che mi affascina: il Turismo, la specializzazione che andrà per la maggiore nei prossimi anni. Con gli amici abbiamo riflettuto molto una sera mentre guardavamo le stelle, seduti sui muri del campo di San Rocco con le gambe appese nel vuoto, e sognavamo ad occhi aperti immaginando la nostra vita da adulti.

<< Prima o poi l'Italia scoprirà questa incantevole costa jonica con un mare cristallino, pieno di polipi, gamberoni, pesce di ogni specie. E quando i turisti stranieri, stanchi di Rimini, scopriranno finalmente Chiatona , ci sarà  una forte richiesta di persone specializzate, cioè noi che a scuola studieremo strategie e tecniche per lanciare il turismo sul territorio pugliese! Sentite a me, non ne perdiamo tempo: là dobbiamo andare!>>

Giuro che è stata la prima e l'unica volta che abbiamo sentito parlare in questo modo Vincenzo Lo Scorvo!

Per adesso non vorrei volare alto, sono consapevole di essere un semplice figlio di contadino, o meglio, «coltivatore diretto, perché tuo padre è proprietario terriero...», come mi redarguì, correggendomi, il maestro Marchetti all'esame di scuola elementare regalandomi un orgoglio fino ad allora celato.

Per ora ho bisogno di eliminare la certezza che non me ne va bene neanche una.

E so che devo ancora maturare, lo farò ogni giorno impegnandomi con la stessa intensità e convinzione di quando, sul terrazzo, cerco di cantare "Noi due nel mondo e nell'anima", imitando la voce di Riccardo Fogli, con Rosarietta, la vicina, che mi ascolta con piacere dal finestrino del bagno della sua soffitta abusiva in anticorodal e che ogni volta mi lancia un provocante occhiolino di approvazione.

Sì, penso di aver fatto la scelta giusta, studierò anche l'inglese che mi servirà per il lungo viaggio a Londra e per tradurre finalmente la canzone di Cat Stevens che adoro, "Father & Son", considerato che quando la canto sono costretto a inventarmi ogni parola con un accento americano masticato con tanta saliva.






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