Dark Eyes ➳ h.s.

By vivodinjall

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Lei: una ragazza che voleva solo lasciarsi il passato alle spalle. Lui: un demone spietato e malvagio, ma ch... More

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Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
AVVISO
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
AVVISO
Capitolo 37
Capitolo 38
AVVISO
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
AVVISO
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Eiii

Capitolo 42

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By vivodinjall

Quel giorno forse era stato il più brutto della mia vita. Non avevo mai pianto e gridato così tanto e mi sentivo uno schifo.

Tornata a casa avevo raccontato tutto quanto a mia madre, anche del fatto che Harry molto probabilmente era la causa di tutto questo.
Poi le avevo detto che sarei stata a casa di Sam e lei mi ha semplicemente capito.

Sapevo che Harry poteva raggiungermi in qualche modo, anzi, forse mi stava osservando anche in quel preciso istante. Ma se avesse avuto almeno un po' di pietà per me, mi avrebbe lasciata in pace.

Quella sera io e Sam non riuscimmo a dormire. Avevamo passato tutta la notte a guardare vecchie foto di Louis. Faceva male.

Volevo i risultati dell'autopsia subito. Volevo capire che cosa aveva fatto a Louis. Era riuscito ad ucciderlo solo per colpa della sua stramaledetta gelosia.

Volevo anche passare dalla sua famiglia per chiedere silenziosamente scusa per aver rovinato la vita di tutti loro. Non me lo sarei mai perdonato. Ci avevo parlato davvero pochissime volte, ma sapevo che era veramente una brava persona. Non si meritava tutto questo.

***

Non ero sicura di niente. Le immagini di Louis che sorrideva continuavano a girarmi in testa e a farmi venire la nausea. Avevo distrutto quel sorriso. Avevo rotto la sua immagine felice.

Quando ero passata a casa mia per prendere alcuni vestiti avevo ritrovato un braccialetto. Mi misi di nuovo a piangere perché sapevo che me l'aveva dato Louis. Era di sua sorella.

"Durante la conversazione mi aveva dato un braccialetto. Se l'era ritrovato in tasca, era di sua sorella, infatti aveva delle stelline e dei cuori come ciondoli. Me l'aveva dato perché a sua sorella non piaceva e non sapeva che farsene. Io risi come una matta perché era minuscolo e non mi sarebbe mai stato nel polso, ma eravamo troppo ubriachi per accorgercene."

Subito i ricordi di quella festa si impossessarono di me, portandomi un'immagine sfocata di un Louis spensierato che parlava e rideva con me.

Mi asciugai velocemente le lacrime, cercando di calmarmi e di respirare. Non ci pensai due volte e infilai il braccialetto nella tasca della mia giacca.

Avrei trascorso più tempo del previsto da Sam, ma per lei non era un problema. Avevo bisogno di un'altra persona che stesse passando quello che stavo passando io.

Molte volte mi sentivo addirittura egoista, perché mi sentivo distrutta come se avessi conosciuto Louis da una vita, ma pensando a tutto quello che aveva fatto per Luke e a come si era comportato da fratello maggiore per lui mi fece capire che altre persone stavano soffrendo più di me. E lo stesso  valeva anche per Sam.

Ci misi tutta la mia forza di volontà per non piangere durante il tragitto, ma quando arrivai di fronte alla porta della casa di Sam non ce la feci più.

E come una specie di richiamo, le mie lacrime fecero aprire la porta mostrando una Sam irriconoscibile, senza tutto quel trucco, rivestita solo di pianti, con gli occhi che esprimevano dolore.

Senza dire una parola lei uscì di casa e mi venne ad abbracciare e io semplicemente mi lasciai andare.

***

Quel giorno avevo intenzione di riportare il braccialetto a sua sorella. Volevo incontrare la sua famiglia. Forse mi sarei sentita meglio, oppure peggio. Non lo sapevo.

Volevo andarci da sola, avevo bisogno del mio tempo. Mentre camminavo notavo che le persone per le strade erano normali, con i loro problemi e le loro soddisfazioni e vivevano la loro vita. Quello che era successo a Louis non aveva cambiato assolutamente la loro routine, forse non sapevano nemmeno della sua esistenza, e questo mi fece in qualche modo arrabbiare. La sua morte mi aveva portato via una parte di me e solo per miracolo riuscivo ad addormentarmi la notte, mentre tutte le altre persone vivevano sapendo che nulla di tutto questo era accaduto. Mi irritava, ma in fondo non potevano farci niente.

Molto probabilmente iniziavo a fare questo pensieri contorti per scordare del fatto che io ero la causa della sua morte e ogni volta che ci pensavo sentivo il mio cuore venire schiacciato da tutto il peso della situazione.

Mi distaccai da tutti i miei pensieri quando arrivai davanti a casa sua. La casa era di medie dimensioni, nulla di troppo costoso.

Essere lì, nel luogo in cui Louis era cresciuto mi faceva sentire a disagio. E il pensiero che prima faceva quasi sempre la strada che stavo percorrendo io per arrivare all'abitazione che avevo di fronte mi fece rabbrividire perché da quel giorno i suoi passi non calpestavano più quella via o il suo vialetto o il suo giardino o le stanze di casa sua.

Scossi la testa.

Da quando Louis non c'era più, parlavo poco e pensavo troppo.

Iniziavo a chiedermi cose che prima non mi sarei mai chiesta, ed era abbastanza strana come cosa.

Le mie gambe erano diventate rigide mentre camminavo attraverso il piccolo vialetto che portava davanti alla sua porta e mi sembrò l'azione più difficile del mondo alzare il braccio per cliccare il piccolo pulsante con sotto la scritta 'Tomlinson'.

Un suono metallico improvvisamente mi fece capire che ero veramente lì e che stavo per incontrare i suoi parenti. Iniziai ad avere paura.

Una donna giovane e bella aprì la porta soffermandosi sulla mia figura, ovviamente non mi conosceva.

Chiunque avrebbe potuto dire che la sua vita era perfetta, senza problemi, ma un dei piccoli residui di mascara ai lati degli occhi mi fecero capire che non era così. Molto probabilmente aveva cercato con le mani di togliere tutto il nero da sotto gli occhi prima di venire ad aprire la porta.

"Posso aiutarti?" Cercò di allargare il suo sorriso e io non potevo che pensare che fosse una donna forte.

"Si. Ero un'amica di Louis. Volevo solo passare di qui per..." Le parole mi morirono in gola. Dire ero mi aveva fatto allargare un crepa nel cuore e le mie lacrime iniziarono a lasciare i miei occhi. Perché ero così sensibile?

La donna mi guardò con compassione e mi fece entrare per una tazza di tè. Mi fece sedere sul divano e iniziai a fare come mi aveva detto Sam: inspirare e espirare, tante volte e profondamente.

Quando la madre di Louis ritornò mi offrì la tazza e io ne bevvi due lunghi sorsi.

"Mi scusi è solo che sono molto scossa."  Sussurrai abbassando il capo.

"Si, ti capisco." Mi disse lei.

"Era una brava persona." Le dissi cercando di non crollare di nuovo.

Inspira e espira, inspira e espira...

"Era anche gentile e sincero con tutti." Continuai.

La madre annuì semplicemente è mi rivolse un piccolo sorriso.
Finito il tè era giunta l'ora del braccialetto.

"Louis mi aveva dato questo tempo fa." Presi l'oggetto e lo mostrai alla donna. "È di sua sorella, volevo riconsegnarglielo." Alle mie parole la madre si illuminò.

"Me lo ricordo. Louis le aveva fatto un regalo, ma a lei non piaceva." Rise.

"Penso che sarebbe felice adesso di riaverlo." Mi indicò la sua cameretta , ma mi aveva avvertito che non aveva preso per niente bene la notizia.

Bussai leggermente sul legno di colore bianco della porta che poco dopo si aprì mostrando una piccola bambina di 5 anni.

"Chi sei tu?" Mi chiese con la voce incrinata.

"Sono un'amica di tuo fratello." Cercai di sorridere.
"Mi aveva chiesto di portarti una cosa." Le dissi.

Quando nominai suo fratello i suoi occhi iniziarono a brillare.

Mi fece sedere su un grande tappeto peloso dove c'era una fotografia che raffigurava lei è Louis insieme. Louis la stava prendendo in braccio e i loro sguardi felici erano puntati uno sull'altro.

"Cosa voleva darmi mio fratello?" Mi chiese timidamente. Io distaccai lo sguardo dalla foto e tirai fuori dalla tasca il suo braccialetto.

Lei lo guardò un attimo e separò leggermente le sue labbra, poi i suoi occhi divennero lucidi e io distaccai lo sguardo per non crollare di nuovo.

Lei si alzò piano piano e si avvicinò a me. Quando appoggiò le braccia sulle mie spalle e mi strinse in un abbraccio mi rilassai.

"Gli avevo detto che non mi piaceva." Mi disse lei piangendo.

"È che non mi piacevano le stelline." Mi disse. Mi parlava di quelle cose come se fossero state così fondamentali nella sua vita. Continuava a dirmi che solo i ciondoli con le stelle non le piacevano ma il resto si. Mi diceva che non voleva dirgli quelle cose. Per lei era così importante quel braccialetto. Forse pensava che la causa della sua morte fosse stato proprio quel bracciale.

"Adesso però mi piace molto, non volevo dirlo sul serio. Adesso sarà arrabbiato con me." Mi disse la piccola bambina.

"Ma no. Louis non è arrabbiato con te. Anzi è felice. Lo faresti più felice se indossassi il suo braccialetto." Le dissi. La situazione per me era così straziante e cercavo assolutamente di non mostrarmi debole davanti alla sua famiglia perché semplicemente non me lo meritavo, era tutta colpa mia.

Lei se lo infilò subito. Prese poi la fotografia e inziò a parlare con la figura di Louis.

"Guarda Lou Lou. Ho il tuo braccialetto. Ti prego non essere arrabbiato. Ti voglio bene."  Continuavo a piangere. Era convinta di poter comunicare con lui. Mi faceva così tenerezza.

"La tua amica é molto gentile. Ti vuole bene anche lei, lo so." Singhiozzai e la bambina mi sorrise. Se solo avesse saputo che io ero la causa della morte di suo fratello.

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