Queen of thieves [camren]

By vvclose

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Ispirato all'omonima serie presente nel gioco interattivo Lovestruck, tristemente cancellato dai suoi autori... More

Cast
Act one
Prologo
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Act two
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Act three
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Secondo libro

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By vvclose

Conteggio parole: Cigno Nero- Fedez ft
Francesca Michielin

Indossai la mia giacca in pelle, lasciandomi cadere contro il letto morbido. Aprendo gli occhi, notai tracce di Lauren ovunque. Si era fidata abbastanza da farmi entrare nella sua camera, perciò, mi misi a sedere e portai il capo tra le mani, ripensando ad ogni errore che avevo compiuto fino a quel momento. La maggior parte di essi erano frutto del mio desiderio di ottenere di più; perché quello che mi dava non era mai abbastanza. Se solo avessi potuto capirlo prima, magari avrei evitato persino che scappasse. Se le avessi dato più spazio...Se fossi stata più paziente...Proprio come i Poppy, appena l'avevo vista, avevo sentito il bisogno di averla per me. Di possederla. E in mia difesa, lei aveva flirtato con me! Tuttavia era difficile comprendere i suoi improvvisi sbalzi di umore riguardo i limiti che impostava. Emisi un verso frustrato, cadendo con il volto contro i cuscini. Attivando il timer sul telefono, mi concessi letteralmente dieci minuti di autocommiserazione. Solo dieci. Poi, al suono del cellulare, avrei fatto l'adulta, sarei uscita da quella stanza e avrei preso quel maledetto lampadario. Proprio per questo motivo, mi stupii sentire la suoneria piuttosto che l'allarme del timer. Con confusione, risposi alla telefonata.

<<Camila?>>, fu la voce di Lauren ad accogliermi dall'altro lato.

<<Ah, quindi mi parli? Grazie a Dio. Per un attimo, ho temuto tu fossi scappata via>>,
mormorai. Si schiarì la gola.

<<Sto scappando>>, sussurrò. Strinsi le sopracciglia.

<<Oh>>, non riuscii a trattenere la delusione ed il dolore nel tono della mia voce.

<<Da un po' di tempo, ho la sensazione che ogni volta che provo a dirti qualcosa di importante, mi precedi>>.

<<Mi dispiace>>, ammisi.

<<E tutto ciò mi confonde davvero tanto>>, esclamò.

<<Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto>>, dissi, sentendo il mento tremare. Sospirò, sembrando estremamente irritata, ma poi la sentii scoppiare a ridere. <<Che cosa devo fare con te?>>, domandò.

<<Ricominciamo tutto daccapo. Conosco un posto per andare a cena, stasera...hanno un lampadario stupendo, che dici?>>, proposi, mordendomi il labbro inferiore.

<<Sembra carino. Ci sono numerosi luoghi che vorrei farti scoprire> >. Combattei contro l'imbarazzo di quella conversazione, sforzandomi per poter parlare comunque con lei.

<<Lauren>>, la chiamai, passando il telefono da un orecchio all'altro per potermi asciugare i palmi sudati contro i jeans. <<Ritornerò in America se questo vuol dire che rimarrai.
Questo è il tuo posto e so che loro ti adorano quanto tu adori loro>>, rivelai con estrema difficoltà. Ovviamente, non riguardava il fatto che si volevano bene, quanto il fatto che comunque ci saremmo separate. Poi, ripresi a parlare perché se mi fossi fermata troppo a lungo, avrei perso il mio coraggio e non sarei più riuscita a continuare.

<<Se rimarrai, so che li proteggerai e non farai loro del male. Ma se dovessi andartene, gli spezzerai il cuore e...›>, <<Fermati>>, ordino ed obbedii.

<<Per favore, fammi parlare, altrimenti non sarò più in grado di dirlo. Avevi ragione quando mi hai dato della codarda: da un po' di tempo mi sento disgustata quando ripenso a quello che ho fatto in quest'ultimo periodo. Sono una codarda, una bugiarda e una donna senza cuore che ferisce tutti intorno a sé per paura. Per la paura che chiunque si avvicinerà troppo terminerà per farmi del male e allora preferisco colpire per prima, perché è più facile accettare che me ne andrò piuttosto che vivere con 1l dolore>>, disse tutto d'un fiato, con il tono di voce colmo di dolore, tristezza e pura disperazione. Anche se non mi aveva detto di fare silenzio, avrei comunque trovato difficoltà a rispondere ad una confessione del genere.

<<Non so come funziona. Non so da dove cominciare. Posso solo dirti che mi dispiace...mi dispiace non averti detto per quale motivo ti avevo scelta; mi dispiace averti lasciata a Parigi; mi dispiace averti privato della possibilità di scegliere e di aver giocato con il tuo cuore. Non avrei mai dovuto farlo; non avrei mai dovuto agire seguendo il timore. Mi dispiace averti allontanata, attirata a me e allontanata di nuovo, ma tremavo al pensiero che avessi potuto scoprire chi ero per davvero. E mi dispiace perché, tutt'ora, ho paura che più mi conoscerai, più mi odierai. Ma sopratutto, mi dispiace averti ferita. Le mie paranoie non sono buone scusanti ed io non avrei mai voluto farti del male, anche se avrei dovuto capirlo, dato che è l'unica cosa che sono in grado di fare>>, mormorò. Se avevo avuto dei dubbi fino a quel momento, quelle parole confermarono tutto: se ne stava andando per davvero. Nessuna mia parola o azione avrebbe potuto farle cambiare idea. Seduta sul bordo del letto, attesi che continuasse a parlare oppure terminasse definitivamente la telefonata.

<<Non scappo solo dai Poppy, altrimenti sarei andata via parecchio tempo fa. Scappo da te, perché tutto ciò che ti riguarda mi spinge ad aggrapparmi ad una sensazione quasi sconosciuta e più tempo passo al tuo fianco, più forte diventa.
Mi rendo conto che farei cose impensabili per te. Con te. Farei di tutto per tenerti stretta e...quando ho dovuto affrontare l'idea che qualcuno potesse toccarti, ho sentito di stare per impazzire. E sto scappando perché tutto ciò mi terrorizza, ma non posso negare che al tempo stesso sia esilarante. Scappo, ma sento di non voler scappare affatto> >, affermò e potetti sentire la frustrazione nella sua voce. Ma soprattutto...

<<Aspetta..non vuoi andartene?>>, domandai.

<<Il mio istinto di preservazione mi dice che devo farlo, però non voglio perché mi rendo conto che farlo sarebbe come strapparmi il cuore dal petto. Perciò, ti prego, dimmi che non devo farlo. Non ho la più pallida idea di come funzioni tutto questo, tuttavia voglio provare. Se sei disposta a perdonarmi, ovviamente. Per favore, dimmi cosa devo fare> >, mormorò con un piccolo sospiro. Avevo compiuto la mia scelta ancor prima che terminasse di parlare, perciò mi resi conto di aver indossato le scarpe e di essere intenta a correre verso le scale per uscire dall'hotel.

<<Non devi fare niente. Resta esattamente dove sei>>, ordinai con un tono di voce severo.

<<Cam...>>, <<Non muoverti>>, ripetei con convinzione. Presi a correre come non avevo mai corso in vita mia, pronta a riunirmi con lei.
Non con poca confusione da parte sua, riuscii a farmi dire dove si trovava e chiunque mi incontrò, quel giorno, avrebbe sicuramente raccontato con confusione e divertimento della pazza che correva con un telefono premuto contro l'orecchio e una scarpa mezza slacciata verso solo Dio sapeva cosa.
Arrivata alla piazza. trovare Lauren fu facilissimo. Riusciva sempre a risaltare, non importava quanta gente ci fosse intorno a lei. I miei occhi riuscivano sempre a incontrare la sua figura. Falena, incontra fiamma.

<<Lauren!>>, urlai, combattendo contro la mancanza di ossigeno per catturare la sua attenzione. Fece giusto in tempo a voltarsi verso di me prima che mi scontrassi con il suo petto, travolgendola in un abbraccio che rischiò di farci cadere nel canale. Fortunatamente, riuscì a ritrovare l'equilibrio giusto in tempo per evitarci un bagno pomeridiano. Le sue braccia ricambiarono la mia stretta, anche se ci misi un po' per rendermi conto che era lei a tremare, non io.

<<Sei fuori di testa?>>, domandò, prendendo il mio volto tra le mani.

<<Sì>>, risposi con un piccolo sorriso. Scosse la testa.

<<So che ho sbagliato, ma ti prego, dammi una seconda...>>, <<Non dobbiamo etichettare subito la....>>, dicemmo nello stesso momento.
Frustrata ed imbarazzata, posai la mano sulla sua bocca per tenerla zitta.

<<No, tu hai già parlato. Ora tocca a me>>, l'ammonii. Spostò di lato il volto per allontanarsi dal mio palmo, poi poggio la fronte contro la mia.

<<C'è qualcosa che vuoi dirmi?>>, mi stuzzicò.
Eravamo così vicine che riuscivo a sentire il battito del suo cuore; pulsava con violenza insieme al mio.

<<Io...tu...non guardarmi in questo modo quando sto provando ad usare le parole>>, la rimproverai.

<<Come dovrei guardarti?>>, domandò.

<<Non lo so, però al momento, sembra che tu mi stia leggendo l'anima ed è difficile concentrarsi>>, ammisi.
<<Comunque, volevo dirti che sarai tu a scegliere. Voglio quello che puoi darmi, perciò se una volta che sarà finita, deciderai di volertene andare ancora, ti prometto che ti lascerò andare. Non proverò a fermarti. Non ti toglierei mai la libertà, te lo giuro. Sei al sicuro con me, non c'è bisogno di avere paura>>, sussurrai, lasciandole un pizzicotto contro la guancia. Perciò, portai il pollice contro le sue labbra, sfiorando il suo rossetto rosso.

<<Ma anche i miei limiti sono importanti. Basta giochetti, sono seria> >, esclamai. Lauren studiò con attenzione le mie parole, prendendosi il suo tempo per riflettere. Alla fine, aprì la bocca per mordermi il pollice, mostrandomi i denti.

<<Ouch!>>, dissi, allontanando la mano per osservare il ghigno che prendeva vita sul suo volto.

<<Ho ancora intenzione di giocare con te, Camila. Sei adorabile quando ti arrabbi>>, sussurrò, poi strinse le sopracciglia e mi guardo dritto negli occhi. <<Ma ti prometto che non rifarò mai più quello che ho fatto a Parigi>>, aggiunse, facendo un passo indietro per prendere la mia mano nella sua. Mi lasciò un bacio contro le nocche.

<<Iniziamo daccapo, che dici? Ogni volta che siamo da sole, vorrei che il tempo si fermasse e per quanto la cosa mi terrorizzi...ti va di iniziare proprio ora? Mi permetti, in questo istante, di passare del tempo con te per dimostrarti che ho intenzione di trattarti come meriti?>>, propose.
Lanciai un'occhiata all'orologio della torre, notando con mio grande sollievo che avevamo ancora un po' di tempo prima del colpo. Perciò,
sorrisi ed annuii.

<<Sarebbe un peccato se tu mi avessi inseguito fino a Venezia, per perderti la possibilità di scoprire un po' la città>>, disse.

<<Esatto e, mettiamo in chiaro una cosa...non ho inseguito te, ho inseguito i Poppy>>, dissi, puntando un dito contro il suo petto per spingerla leggermente.

<<Così sembra>>, commentò.

<<Sembri delusa>>, notai.

<<No, è un sollievo, in realtà. Se avessi inseguito solo me, saresti stata un rimpiazzo pessimo. Avevo bisogno che tu volessi i Poppy, anche se io non facevo parte dell'equazione.
E...adesso...con questa frase ho già rovinato l'idea di essere una brava persona> >, disse, mordendosi il labbro inferiore, giocando nervosamente con il capo del serpente sul suo anello. Per provare a sollevarle il morale, la spinsi leggermente con la spalla.

<<Ammetto che forse volevo rivedere soprattutto te>>, mormorai.

<<Lo so. Ecco perché è così difficile avere a che fare con te: certe volte, riesco a sentire quanto mi desideri e la cosa diventa stressante>>, mi prese in giro, facendomi un occhiolino. Mi prese per mano, portandomi lontano dalla piazza verso un vialetto stretto.

<<Anche se, credo che fosse stressante soprattutto perché temevo che ti affezionassi troppo a me e dunque provavo a resistere>>, spiegò. Annuii, accarezzando il suo anello. Una parte di me temeva ancora che potesse scappare, dunque era difficile rilassarsi completamente.

<<Sta succedendo davvero, giusto? Non mi allontanerai di nuovo?>>, le chiesi.

<<No, te lo prometto. So che la mia parola non ha valore, però al momento è l'unica cosa che posso darti. Col tempo, ti assicuro di provartelo con le mie azioni>>, promise con intensità. Il sole e la mia corsa dall'altra parte della città mi avevano ridotta ad un disastro accaldato, dunque appena trovai un punto all'ombra, ci trascinai Lauren per continuare la nostra conversazione in privato.

<<Penso che d'ora in poi, le cose diventeranno solo più facili: dopotutto, ho meno cose da nascondere e più cose da ottenere>>, mormorò.
Con un cenno del capo, mi indicò un negozio che vendeva del gelato, perciò osservai come si allontanava per prendere una singola coppetta che mi porse, alcuni minuti dopo, con un sorrisetto orgoglioso.

<<C'è una cosa che vorrei sapere: di preciso, quante ex furiose cercano vendetta?>>,
domandai, nascondendo il mio sorriso dietro al
boccone di gelato.

<<Eh?>>.

<<Non c'è bisogno di entrare nei dettagli, puoi semplicemente approssimare>>, continuai,
inarcando un sopracciglio.

<<Diciamo che è un numero diverso da zero, che te ne pare?>>, mormorò.

<<Almeno posso prepararmi>>, la presi in giro.

<<Dato il mio passato, la cosa ti sorprende davvero? E' difficile impegnarsi con una donna come me, perciò devo avvertirti che non sarà una strada in discesa>>, disse con divertimento. Erano tutti così intensi...certo, mi avevano detto che ero una romantica inguaribile, eppure avevo la sensazione che anche nell'animo dei Poppy bruciavano sensazioni simili alle mie. Una fiamma coordinata con la mia, ecco perché lavoravamo così bene insieme.

<<E facile legarsi a te>>, dissi, cercando i suoi occhi.

<<Ma...>>, <<Niente ma›>, la fermai, stringendo le sopracciglia. Siccome avevo terminato metà del mio gelato, allungai il piccolo cucchiaio di plastica verso di lei. Dovette letteralmente sporgersi in avanti per giungere al livello del cucchiaio e la trovai una cosa estremamente tenera. La differenza d'altezza mi piaceva più del dovuto.

<<E' buono>>, disse.

<<Puoi finirlo, se ti va>>, ma rubò la coppetta ancor prima che potessi finire la frase e terminò quel che restava del gelato in meno di pochi minuti. Sbattei le palpebre, sorpresa.

<<Sei davvero amante delle cose dolci>>, mormorai, facendo riferimento a quella vecchia conversazione sul tetto dell'hotel a Parigi, dove mi rivelò di avere una debolezza per la cioccolata.

<<Mi nutrirei di cioccolata bianca e basta, se potessi>>, disse. Infatti.

<<E ti prego, non dirmi che la cioccolata bianca non è vera cioccolata...›>, mormorò, stringendo le sopracciglia. << Perché dovrei?>>, chiesi con confusione.

<<Misura preventiva. Louis ha delle proprie opinioni sui prodotti che contengono cacao e ho dovuto sopportarlo per anni>>, borbottò, mettendo persino il broncio. Non riuscii a fermarmi e la strinsi tra le mie braccia, rendendomi conto che forse il suo profumo ricordava il cioccolato di proposito.

<<Sì, è molto facile legarsi a te. Più tempo passiamo insieme, più aumentano le cose che mi piacciono di te>>, sussurrai contro il suo petto. La sentii ridere, mentre ricambiava l'abbraccio per poi lasciami un bacio contro i capelli.

****

Mentre il sole tramontava, io ed i Poppy organizzavamo gli ultimi preparativi del colpo.

<<Hai tutto quello che ci serve? >>, domandai.
Lauren rispose con un sorriso, poi aprì ampiamente il proprio mantello. Al suo interno, riuscii a vedere che tutte le tasche nascoste erano piene. Sistemai una corda contro il mio braccio, sporgendomi in avanti per poterle lasciare un bacio contro la guancia. Per buona fortuna.

<<Ci sarà un altro incontro de Il Cerchio.
Diamogli qualcosa di cui parlare per i prossimi anni>>, mormorai.

Giunte all'edificio, non fu difficile trovare il punto esatto per entrare dal tetto. Da lì, ci calammo verso un balcone aperto, dove mi toccò lavorare per forzare la serratura per concederci l'accesso all'interno della sala in cui si trovava il lampadario.

<<Se va tutto secondo i piani, dovrebbe essere...> >, la finestra del balcone venne aperta di scatto. Dall'altro lato, come se ci avesse atteso fino a quel momento, c'era Alexa.

<<Alexa! Che sorpresa! Sei proprio la donna che cercavamo>>, esclamai. Il suo sorriso divenne ancora più ampio ed inarcò un sopracciglio. Nel frattempo, feci un passo indietro e terminai per scontrarmi con il petto di Lauren. Posò una mano sulla mia spalla, tenendomi ferma.

<<Sapevo che sareste venute stasera, dopotutto, passata quest'opportunità, il lampadario verrà mostrato di nuovo tra sei mesi>>, ci informò la donna. Mi morsi il labbro inferiore: merda, sapevo che l'avrebbero messo in mostra quella sera, ma non immaginavo che sarebbe stata anche la nostra unica possibilità per prenderlo. Perciò, ci toccava fare le cose per bene. Ora o mai più.

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