Queen of thieves [camren]

By vvclose

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Ispirato all'omonima serie presente nel gioco interattivo Lovestruck, tristemente cancellato dai suoi autori... More

Cast
Act one
Prologo
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Act two
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Act three
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Secondo libro

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By vvclose

Canzone per il capitolo: Love me or leave me-
Little Mix

Quella frase sembrò appesantire l'aria nella stanza, anche se Lauren continuò a rimanere estremamente composta dinnanzi ai miei occhi.
Avevo passato così tanto tempo ad osservarla per evitare di cadere nei suoi giochetti, che mi fu impossibile non notare subito il modo in cui portò le braccia al petto. Non ci volle un genio per comprendere che quello era segno di sconforto; che il suo corpo provava a prendere le distanze e creare barriere tra di noi.

<<E' una conclusione interessante quella a cui sei appena giunta>>, mormorò alla fine.

<<Ed è sbagliata?>>, domandai. Dal momento in cui l'avevo vista senza maschera, era diventato più naturale per me leggere le sue reazioni, anche quelle silenziose. Quando stava per mentire, per esempio, il suo corpo sembrava mutare come se stesse facendo spazio a qualcun altro.

<<Se hai intenzione di mentire, non provare nemmeno a parlare> >, borbottai. Sbatté le palpebre, sorpresa. Poi, emise un piccolo sospiro e rilassò le spalle.

<<Non l'avrei fatto fino ad averti preparata; avrei atteso almeno fino ad un altro paio di colpi>>, ammise. Sentire quell'affermazione fu più difficile di quanto potessi immaginare, poiché sembrò ferire diversi punti del mio corpo. La sua intenzione non era mai stata quella di rimanere, voleva solo assicurarsi che potessi prendere il suo posto. A peggiorare le cose c'era la consapevolezza che se non lo avessi capito io, lei non me l'avrebbe detto. Mi sarei svegliata una mattina scoprendo che non c'era più. Aveva intenzione di abbandonarmi di nuovo. Con quella rivelazione, sentii il sangue iniziare a ribollirmi nelle vene.

<<Allora...perché.insomma, tu...come..perché>>, mormorai. Mi aveva detto che essere una seduttrice risiedeva nell'importanza di comprendere cosa volevano le persone, eppure non ero in grado di comprendere cosa voleva.

<<Come spiegarlo in modo che tu possa comprendere?>>, chiese, parlando più a se stessa che a me. Il modo in cui guardava il suo anello, poi, mi permise di capire che stava vedendo qualcos'altro.

<<Sei così diretta. E' una cosa tipicamente americana>>, sussurrò, scuotendo la testa.

<<Che cosa...›>, << Io li adoro>>, mi interruppe improvvisamente.

<<Adoro i Poppy. Hanno i loro segreti, ovviamente li hanno, ma loro non sono come me. Nemmeno Harry, ad essere onesta.
Soprattutto Dinah- ebbe la forza di ridere-. Quello che vedi, è quello che otterrai con lei; non ha mai sentito il bisogno di essere qualcun altro.
Per questo è sempre stata la mia preferita. Per un po', è stato un sogno meraviglioso>>, terminò, toccando nervosamente il capo del serpente sul suo anello.

<<Perché dovrebbe finire?>>, domandai con curiosità.

<<Perché alla fine dobbiamo svegliarci, non importa quanto sia bello il sogno. L'unica cosa che puoi fare è preparati alla realtà o attendere che ti colga alla sprovvista: più ti avvicini ad una persona, più aumenti le possibilità di farle del male...anche se non è tua intenzione, la natura ragiona in questo modo. E il mio egoismo mi ha fatta avvicinare troppo a delle persone che non voglio ferire>>, provò a spiegare, continuando a tenere lo sguardo basso.

<<Quindi devo credere che lo stai facendo per proteggerli? In realtà, sei una codarda. Nel momento in cui le cose non vanno secondo i tuoi piani, scappi a gambe levate> >, l'accusai con un tono di voce più duro del previsto.
Lauren sorrise.

<<Certo che scappo. Non mi sembra di aver mai affermato il contrario>>, sembrò quasi volermi prendere in giro. Sbuffai, mettendomi in piedi.

<<Lauren...>>, sussurrai, scuotendo la testa.
Poi, presi a camminare verso la porta perché temevo di dire o fare la cosa sbagliata.

<<Camila>>, mi richiamò. Continuai a darle le spalle, però la mia mano sembrò rifiutarsi di chiudersi intorno alla maniglia e farmi uscire da quella stanza che sembrava diventare più stretta minuto dopo minuto.

<<Lasciarti a Parigi era la cosa più intelligente da fare. Adesso, nessuna delle due deve più fingere: tu corri verso i Poppy, io corro lontano da loro. Tu appartieni a questo gruppo, non io>>, disse a voce bassa. Risi amaramente, uscendo dalla stanza per chiudermi la porta alle spalle con più forza del necessario. Ad essere onesta, non sapevo nemmeno se avevo il diritto di essere arrabbiata. Io non ero niente per Lauren, se non una semplice pedina in quella sua strana e perversa partita di scacchi contro un nemico immaginario. Dunque, non potetti evitare di chiedermi se ogni minuto in cui sembrava volersi avvicinare a me, fosse in realtà una tecnica per legarmi a loro? Persa com'ero nei miei pensieri, non vidi Allyson finché non mi scontrai con il suo petto muscoloso.

<<Attenta>>, disse, avvolgendomi un braccio intorno ai fianchi per tenermi ferma, tuttavia le bottiglie che teneva con l'altra mano tintinnarono in maniera quasi minacciosa, ricordandogli di saldare la presa per evitare che cadessero.

<<Tutto bene?>>, chiese quando i nostri occhi si incontrarono.

<<Sto bene, ho solo bisogno di un po' d'aria>>, mormorai. Allora, sembrò rendersi conto che ero appena uscita dalla camera di Lauren.

<<Sai che ti dico? Anche io ho bisogno di un po' d'aria, posso farti compagnia?>>, domandò con gentilezza. La sua improvvisa gentilezza mi portò quasi alle lacrime, però sapevo che sarei morta di imbarazzo se fossi scoppiata a piangere in quel momento. Perciò, facendomi forza, emisi un sospiro ed annuii.

****

<<Cosa beviamo?>>, chiesi. Ally ed io eravamo sedute nelle vicinanze di un canale. Mi mostrò una bottiglia di prosecco, prima di versare il contenuto in un due bicchieri. Subito dopo, posò la bottiglia su una sedia accanto a noi, posizionandola accanto ad altre due ancora chiuse.

<<Ci raggiungono anche gli altri?>>, domandai poi, facendo riferimento all'eccessiva presenza di alcol.

<<Sì, ma li chiamerò tra un paio di minuti.
Perciò, nel frattempo, ti va di dirmi cosa succede>>, rispose, inarcando un sopracciglio.

<<Non è niente. Sto bene>>, mormorai.

<<Se lo dici tu, non ho intenzione di farti pressioni>>, disse con gentilezza. Sentii di nuovo gli occhi riempirsi di lacrime, come se invece mi avesse insultata oppure presa a schiaffi.

<<Ti prego, non essere gentile con me. Temo di non meritarlo> >, sussurrai, mordendomi il labbro inferiore per trattenere il pianto che sapevo stava per arrivare.

<<Questo non è vero› >, commentò con un piccolo sorriso.

<<Okay, allora mettiamola così: se continui ad essere carino, scoppierò a piangere>>, ammisi alla fine. Ally si grattò il retro del collo con fare nervoso.

<<Oh. Questo mi mette in difficoltà>>, mormorò. Sorrisi, sedendomi in una delle sedie libere che aveva sistemato, sicuramente per la bevuta al chiaro di luna che stava preparando insieme agli altri. Mi presi il mio tempo per guardare verso l'orizzonte, osservando il modo in cui la luna sembrava rendere argentea l'acqua.

<<Lauren mi ha detto che ha intenzione di lasciare i Poppy. Non ora, almeno credo, ma presto>>, dissi, stringendo le sopracciglia. Ally non sembrò sorpreso o, se lo fu, riusci a nascondere le sue emozioni.

<<E' un peccato>>. Possibile che non aveva altro da dire? Possibile che fossi l'unica che stava dando di matto? Ed ecco che i miei dubbi si concretizzarono: avevo fantasticato, mi ero creata una relazione che nella realtà non esisteva.

<<Non sei triste? O arrabbiata? O qualsiasi altra cosa?>>, chiesi.

<<Non possiamo obbligare Lauren a fare quello che vogliamo, perciò se crede che il suo tempo con noi è finito, allora dobbiamo rispettare la sua scelta>>, spiegò con un'alzata di spalle.
Ovviamente, le sue parole erano frutto di una mente razionale, ma in mia difesa non avevo mai finto di non lasciarmi sopraffare dalle emozioni. Sopratutto quando c'era di mezzo quella donna.

<<Sento che è colpa mia. Nel senso che più provo a tenerla stretta, più si allontana, però va contro ogni mio istinto fingere che non mi importi>>, affermai. Inarcò l'angolo della bocca, come se avessi appena confermato un dubbio che lo affliggeva da un po'.

<<Vedi? Mi sto lasciando travolgere dalle emozioni e sembra che la cosa adesso giri solo intorno a me>>, borbottai.

<<Va tutto bene. Sei passionale, perciò ci piaci›>, mi rassicurò e non potetti evitare di ridacchiare.

<<Vorrei essere come voi>>.

<<Non siamo così perfetti come sembriamo>>, disse, posando una mano nella tasca per perdersi poi a guardare l'acqua. Chiuse gli occhi quando una folata di vento sembrò toccargli il volto, come se stesse accogliendo la carezza di una persona amata.

<<Sicuramente meglio di me, insomma..sono un disastro ambulante. Hai mai la sensazione che le emozioni che provi siano così forti da temere che possano distruggerti il corpo?>>, chiesi, mordendomi il labbro inferiore.

<<Una volta. ero così innamorata che il mio mondo intero si è distrutto>>, disse.
Indietreggiai, sia perché aveva parlato di amore, sia per il tono solenne che aveva utilizzato. Il mio primo pensiero fu che qualsiasi cosa fosse successo, Allyson aveva perso qualcuno di molto importante. Poi, subito mi dissi che non potevo essere innamorata di Lauren.

<<Avete iniziato senza di noi? Volevate rubare l'alcol, non è così?>>, la voce allegra e divertita di Dinah interruppe il momento.

<<Più che altro, direi che qualcuno vuole rubare le attenzioni di Camila>>, commentò Harry con un sorrisetto. Giunsero portando altro alcol e una gigantesca ciotola di pasta, però ero troppo persa nei miei pensieri per poter chiacchierare con loro e rimasi in silenzio mentre preparavano ciò di cui avevano bisogno per quella cena.

<<Il cibo italiano è tra i migliori del mondo.
Mangeremo come dei re, stasera>>, affermò
Dinah.

<<Sarei d'accordo con te, ma temo che revocherebbero la mia cittadinanza britannica se lo facessi>>, mormorò Harry.

<<Ho portato il dessert>>, disse Louis, arrivando dalla direzione opposta rispetto agli altri con una scatola tra le mani. Non ebbi nemmeno bisogno di aprirla per sapere cosa c'era all'interno: tiramisù. Erano ossessionati da quel dolce.

<<Io ho portato me stesso. Prego›>, esclamò Normani. Lo fulminarono con lo sguardo, perciò quando venne minacciato di essere gettato nei canali, mostrò una ciotola di polenta. Quando terminarono di sistemare le pietanze, mi resi conto che Lauren non c'era e non ci avrebbe raggiunti: sarebbe rimasta chiusa nella sua stanza. Lontana da tutti.

****

La mia collezione di origami a forma di papaveri divenne così grande che nemmeno il gigantesco vaso rubato dai Poppy in passato riuscì a contenerli, infatti presero ad accumularsi sul tavolo, sul divano dove dormivo e persino sul pavimento.

<<Sei più stressata del solito oggi>>, notò Ally.

<<Cosa? No>>, mormorai. Anche se era giunto il giorno del colpo del secolo, mi sentivo stranamente tranquilla. Sorridendo, porsi un origami a Ally, perciò lui lo accettò con un piccolo sorriso.

<<Mi servono per qualcosa che ho programmato>>, spiegai, inarcando un sopracciglio con fare misterioso.

<<Ne ha preparati così tanti che ho pensato di renderli utile>>, disse Louis. Normani alzò lo sguardo verso il soffitto, dove altri papaveri di carta pendevano attraverso una serie di fili.

<<Tipico comportamento da donna: appena si trasferisce, sente il bisogno di ridecorare>>, mi prese in giro con il suo solito ghigno divertito.

<‹No! Louis ed io abbiamo progettato qualcosa>>, dissi, provando a rimanere vaga perché volevo essere sicura di potercela fare concretamente prima di diffondere l'idea ed
illudere gli altri.

<<Dove sono Dinah ed Harry?>>, chiese l'uomo dagli occhi azzurri.

<<Sono impegnati a piantare il seme della discordia>>, mormorai. Ovvero: dovevano mettere una chiavetta USB nella scatola degli oggetti smarriti della società ed attendere che qualcuno degli impiegati, preso dalla curiosità, la inserisse in uno dei computer di ufficio per vedere cosa c'era al suo interno.

<<Mi serviranno alcune delle tue bombe fumogene al glitter, Normani> >, lo avvertii, stringendo le sopracciglia per concentrarmi sull'ennesimo origami. Louis emise un verso annoiato, ma appoggiò la mia idea e perciò, insieme, continuammo a progettare. Mi resi conto che era estremamente naturale e compresi che Lauren aveva ragione: quello era il mio posto.
Quando a metà pomeriggio la maggior parte dei Poppy si preparava ad uscire e controllare gli ultimi dettagli del colpo, sentii la porta della camera di Lauren venire aperta. Il senso di colpa si impossessò del mio petto, poiché anche se ero ancora arrabbiata, non meritava quella scenata infantile.

<<Abbiamo appena terminato di rivedere dei dettagli con Camila>>, le spiegò Ally quando fece il suo ingresso.

<<Ha bisogno del mio aiuto?>>, domandò.
Guardai il modo in cui era vestita e seppi che stava preparando una piccola rapina per conto suo, poiché da quel che avevo capito, era una sua abitudine. Notai anche che stava sorridendo, ma se la conoscevo abbastanza bene, quello era un falso sorriso.

<<Sono qui, se non ci aveste fatto caso>>, dissi, stringendo la mascella.

<<Scusa>>, dissero in coro Allyson e Lauren. Gli altri si affrettarono a lasciare la stanza, quasi come se temessero la tensione che si era appena creata.

<<Vado fuori per un po'>>, disse quando fummo completamente sole.

<<Piccolo furto per calmare i nervi?>>, chiesi, ricordando la sensazione delle sue braccia strette intorno a me mentre ci calavamo nella gioielleria.

<<Qualcosa del genere>>, mormorò.

<<Ritorna in tempo per il nostro colpo> >, dissi a mo' di battuta, ma era evidente che nel tono della mia voce c'era troppa preoccupazione. Lei non rise, né tanto meno rispose. Ritornava, vero? Oppure avevo peggiorato la situazione e aveva deciso di andarsene immediatamente?
Anche se ogni fibra del mio corpo urlava di fare qualcosa; di chiedere chiarimenti, mi resi conto che saperlo non avrebbe cambiato le cose e non avrebbe fatto nessuna differenza. Come aveva detto Allyson, non potevo costringerla a rimanere.
Non potevo stringerla né costringerla a sentire quello che sentivo io.

<<Mi mancherai>>, sussurrai. Fu abbastanza innocente, ma sapevo che aveva capito. Mi lanciò un'occhiata incomprensibile, poi la porta si chiuse tra di noi. Non mi era dato sapere se si sarebbe riaperta.

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