𝘴𝘦𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘱𝘪𝘵𝘺 ⦂ 𝘺𝘰...

By luh0pe

982 189 265

⎯⎯⎯ ֎⎯⎯⎯   ─𝙮𝙤𝙤𝙣𝙢𝙞𝙣    ⭗ angst; ┇Min Yoongi non capì di essere eterosessuale o omosessuale innamorand... More

   ⥠⁰⁰⥜
    ⥠⁰⥜
𝒊 𝒏 𝒕 𝒓 𝒐 𝒅 𝒖 𝒄 𝒕 𝒊 𝒐 𝒏
𝟏.   𝒂 𝒔 𝒕 𝒓 𝒖 𝒔 𝒐
𝟐.  𝒔 𝒐 𝒍 𝒊 𝒑 𝒔 𝒊 𝒔 𝒕 𝒂
𝟑.  𝒔 𝒑 𝒓 𝒐 𝒍 𝒐 𝒒 𝒖 𝒊 𝒐
𝟒.  𝒗 𝒂 𝒕 𝒕 𝒆 𝒍 𝒂 𝒑 𝒆 𝒔 𝒄 𝒂
𝟓.  𝒐 𝒃 𝒏 𝒖 𝒃 𝒊 𝒍 𝒂 𝒕 𝒐
𝟔.   𝒓 𝒆 𝒃 𝒐 𝒂 𝒏 𝒕 𝒆
𝟕.   𝒊 𝒍 𝒍 𝒂 𝒏 𝒈 𝒖 𝒊 𝒅 𝒊 𝒓 𝒆
𝟖.   𝒓 𝒆 𝒎 𝒊 𝒏 𝒊 𝒔 𝒄 𝒆 𝒏 𝒛 𝒂
𝟗.  𝒑 𝒊 𝒂 𝒈 𝒏 𝒊 𝒔 𝒕 𝒆 𝒊
𝟏𝟎.  𝒕 𝒓 𝒂 𝒔 𝒆 𝒄 𝒐 𝒍 𝒂 𝒕 𝒐
𝟏𝟏.  𝒑 𝒓 𝒐 𝒅 𝒓 𝒐 𝒎 𝒐
𝟏𝟐.  𝒇 𝒂 𝒄 𝒐 𝒏 𝒅 𝒊 𝒂
𝟏𝟒.ㅤㅤㅤ𝒎 𝒆 𝒍 𝒍 𝒊 𝒇 𝒍 𝒖 𝒐

𝟏𝟑.  𝒂 𝒍 𝒕 𝒆 𝒓 𝒄 𝒐

63 9 41
By luh0pe

𓆨

Erano passate almeno cinque ore da quando aveva messo piede nell'edificio e un intera giornata senza sua figlia. Doveva esserne abituato, tuttavia la consapevolezza di non poter vedere la sua bambina per tutta la settimana, o farlo solo con il permesso di Yoongi, gli fece provare nostalgia sin da subito.

Continuava a guardare lo schermo del suo cellulare, dove l'icona del telefono era evidenziata da un pallino rosso e il numero uno. Sospirò, incerto se richiamare o meno Yoongi. Temeva che fosse per Jiyoon, cosa di cui, d'altro canto, era ben certo. Altrimenti cosa?

"Ehi donzella - V chiamò la sua attenzione, posizionandoglisi davanti, oltre il bancone che ancora una volta evidenziava una finta differenza d'altezza - domani ti voglio qui alle 17. Puntuale se vuoi firmare il contratto d'assunzione." in più a quella splendida notizia, gli venne passata un'onesta banconota che soddisfaceva alla grande la performance della sua prima esibizione quasi teatrale, insieme a qualche balletto di lapdance giù dal palco per chi aveva espressamente chiesto di lui. Le regole andavano a suo favore e se erano concesse le palpatine al sedere era grasso che colava, perciò non era stato poi così difficile. Certo, doveva prenderci l'abitudine e sicuramente quello non era un lavoro da cui ricavava soddisfacimento se non a livello economico, ma non era assolutamente il caso di lamentarsi.

Jimin recuperò la banconota prima di sollevare gli occhi sul minore per dimostrargli con un cenno di capo che aveva capito. Era stanco di conversare con il suo nuovissimo collega.

"Sicuro che non vuoi saperne degli extra? So che mi hai già dato la tua conferma una volta, ma vista la richiesta mi sembra giusto riproportelo."

"Sì. Sono sicurissimo."

"Come preferisci splendore."

Quando V si congedò dopo un fugace e benevolo occhiolino, Jimin fece lo stesso premendo con fretta ed esasperazione il pollice sull'icona del telefono, proponendo il contatto di Yoongi e avviando la chiamata. I primi tre toni d'attesa lo convinsero che presto sarebbe partita la segreteria telefonica e più aumentavano e più Jimin tremava, con il cuore che aveva raggiunto la gola con la sua pesante pulsazione, finché la voce di Yoongi gli risuonò in testa, chiara e rauca esattamente come la ricordava durante il messaggio di scuse che aveva registrato in passato, il quale suggeriva di parlare dopo il segnale acustico e che avrebbe richiamato. Ed ecco la segreteria, puntuale come un orologio.

Jimin espirò un pesante blocco l'aria che aveva trattenuto nei polmoni, quasi grato per non aver ricevuto un effettiva risposta. Era anche giusto così; occhio per occhio, dente per dente, no? Chiuse la chiamata in quanto non aveva voglia di registrare un messaggio, fermandosi poi all'ingresso dell'edificio, quando si chiese dove sarebbe andato una volta uscito. Non aveva una risposta, e non l'avrebbe certo avuta ma per il momento decise di retrocedere per occupare uno sgabello da cliente e ordinare a V un bicchierino. Era sempre meglio della strada o della solitudine.

Pochissimo dopo, la vibrazione del telefono, da poco riposto nella tasca della giacca, lo fece saltare quasi con tutto il suo Gin. Recuperò immediatamente l'aggeggio per scoprire di avere un messaggio da parte di Yoongi. Con scetticismo, Jimin cliccò sull'icona, pensando quanto potesse essere poco furbo il corvino per avergli rifiutato la chiamata e poi essersi fatto improvvisamente vivo.

Padre di Jiyoon:
Sono impegnato. Che c'è?

(Era mezzanotte inoltrata, in che modo poteva essere impegnato? Neppure le bugie s'impegnava di dire, pensò Jimin mentre formulava la sua risposta.)

Jimin:
Volevo sapere come sta andando? Ho ricevuto la chiamata persa.

Padre di Jiyoon:
Ah sì, quando mi hai chiuso lo schermo in faccia, me n'ero quasi scordato. Qui tutto bene, grazie per l'interessamento.

Jimin:
L'ho fatto per una giusta causa, non per ripicca. Ero impegnato sul serio.

Padre di Jiyoon:
Da cinque ore a questa parte?

Jimin:
Sfortunatamente questi non sono affari tuoi.

Padre di Jiyoon:
Come ti pare.

Jimin:
Lei dorme?

Padre di Jiyoon:
Sì.

Jimin:
Domattina posso passare a trovarla?

Padre di Jiyoon:
Ho lezione di boxe domattina. La porto con me alla palestra.

Jimin:
Posso passare in palestra...

Padre di Jiyoon:
Meglio di no. Torniamo a casa nel pomeriggio, puoi passare da me dopo le 5.

Jimin:
A quell'ora non posso...

Padre di Jiyoon:
Mi dispiace.

(Vaffanculo.)

Jimin:
Non importa. Vediamo dopodomani. Dalle un bacio da parte mia.

Padre di Jiyoon:
Buonanotte Jimin.

Jimin digitò qualche altro tasto prima di rimangiarsi tutto con il cancelletto. Yoongi aveva chiaramente chiuso la conversazione e qualcosa, nel tono che non poteva sentire ma poteva immaginare, gli diceva che il corvino non aveva alcuna voglia di parlargli, niente di cui stupirsi.

𓆨

La superficie trasparente del quarto giro di Gin pareva rispecchiare con disappunto il volto di Jimin, che dai suoi dolci lineamenti si mostravano chiaramente bordi consumati da una vita smodata da sequenze troppo ravvicinate di calci in faccia. Poiché mancavano tracce di sangue non significava che Jimin non barcollasse a causa dei suoi traumi.

Il primo bicchiere era stato consumato con un sorriso forzato sulle labbra, come il suo braccio sollevava dalla superficie del bancone quel mezzo trofeo, esaltandolo. Due lavori in uno richiedeva i suoi festeggiamenti, ma senza Jiyoon quei premi non avevano alcun valore, per questo, una volta ingoiato anche l'ultimo goccio del primo Gin, Jimin aveva fatto cadere il braccio sul bancone quasi esausto di sostenerlo. I prossimi giri difatti li aveva dedicati a lei e a Yoongi. Finì con prendersi una sbronza e chiamarla Yoongi. E nella quantità esagerata di alcol che scorreva nelle sue vene fino a stordirlo quasi completamente, Jimin piangeva e rideva da solo. Più faceva male, più beveva; più il mondo attorno sfocava, più beveva.

Era ormai piena notte quando il locale chiuse e lui si ritrovò in strada, tremante per il freddo. Sebbene fosse stordito, a quanto pare non lo era abbastanza da schivare l'aria polare della notte di dicembre. Gli addobbi di natale sui portici delle abitazioni circostanti lo fecero ragionare sul fatto che fosse entrato per l'appunto l'ultimo mese dell'anno, finalmente, e con esso si stava avvicinando il compleanno di Jiyoon. L'idea sembrò pizzicargli le guance per costringerlo a sorridere come un bambino, ma ricordare le festività natalizie gli provocò l'effetto contrario. Gli ultimi anni li aveva trascorsi con Yoongi e per ovvie ragioni dedusse che stava per presentarsi l'eccezione di quei tempi.

Visto e considerato il suo stato attuale, vulnerabile e confusionato, non fu strano il bisogno che Jimin sentì di sedersi, quasi il pensiero agghiacciante appena scorso nella sua testa gli fosse costato l'ultimo briciolo di vitalità. Trovò posto sul ciglio del marciapiede e conforto sull'intervallata luminosità che decorava l'oscurità della strada e quella che si trovava all'interno dei suoi occhi.
Un attimo dopo, sulle sue guance, le sue lacrime riflettevano quel bagliore e lui singhiozzava ormai rumorosamente. I suoi toni riecheggiavano nella strada deserta, com'era giusto che fosse a quell'ora, lasciandosi andare all'angosciante solitudine che per nulla al mondo sembrava adattarsi a lui.

Non era l'alcol a renderlo vulnerabile, o almeno non poteva darsi la colpa solo a lui, era Jimin che si comportava con il suo dolore come un mostro da rinchiudere e sigillare dietro delle sbarre, quasi fosse un'oscura versione di se stesso, tenebrosa e temuta. Prima o poi, quella parte, sarebbe ovviamente venuta fuori.

𓆨

Tuu-tuuuu. Tuu-tuuuu. Tuu-tuuuu.

Tuu-tuuuu.

Tuu-tu"Jimin?" la voce di Yoongi impastata dal sonno stroncò sul nascere il quinto tono d'attesa di una chiamata inusuale che Jimin aveva deciso di avviare. Ci fu silenzio, tuttavia, dalla sua parte, perché impegnato a domandarsi cosa diavolo gli fosse saltato in mente e soprattutto, perché diavolo Yoongi gli aveva risposto?

"Jimin?"

"Yoongi." bisbigliò quasi incerto di parlare davvero con lui, o in dubbio se stesse solo immaginando la sua voce o magari fosse nuovamente partita la segreteria, invece Yoongi era proprio lì, dall'altra parte della chiamata in piena notte.

"Ma che diavolo... hai idea di che ore sono?" non era la prima volta che Jimin chiamava Yoongi nella notte, eppure, in tutti i casi passati, il corvino non si era mai mostrato così in disaccordo. Il suo tono sembrò una pugnalata al cuore, uno schiaffo di indifferenza nei suoi confronti. Quando Yoongi aveva raggiunto quella fase della loro relazione?

"Jimin sto per riattaccare se non parli."

"No!" venne fuori con un singhiozzo. Le labbra tremavano.

"M-mi hanno fatto del male, Yoongi." mentì spudoratamente, o quanto meno in parte. Metaforicamente era stato spezzato in due proprio da colui che giaceva dall'altro lato della cornetta, quindi perché giustificarsi? Era la pura verità: era stato gravemente ferito.

"Cosa? Di che stai parlando? Dove sei?"

"P-puoi venire a prendermi?" non riusciva a frenare la lingua, non aveva idea di cosa stesse dicendo e cosa stesse cercando. La verità è che aveva smesso di ragionare; che le raccomandazioni di V avessero già dato i suoi frutti positivi?

"Dimmi subito dove sei."

𓆨

Jimin si sforzò di sostenere il suo viso contro i palmi, sorretto dai gomiti sulle ginocchia. Si sforzava anche di giustificare il suo atteggiamento un po' infantile e nel frattempo cercava di elaborare un piano: cosa avrebbe fatto una volta che Yoongi l'avrebbe raggiunto? Temeva di aver fatto una stronzata e che presto gli sarebbe toccata una lite col maggiore che non avrebbe potuto sostenere, non in quello stato.

Aveva ormai smesso di piangere, così come di ridere. Sembrava spento, seduto sul bordo del marciapiede a maledirsi mentalmente. Ogni tanto uno spasmo lo assaliva e lui non lo combatteva. Sembrava dormiente in riga, attento ma assopito.

Finché finalmente una voce risuonò ovattata dall'oscurità della notte, a risvegliare il suo senso uditivo, allora alzò il viso ma non per incontrare Yoongi; si lasciò catturare dall'intermittenza ipnotica delle luci di natale che lo circondavano in ogni direzione, mentre Yoongi parve comparire nell'ombra, raggiungendo il suo fianco. Venne osservato dall'alto, nella sua posizione curiosamente immobile verso una comune abitazione addobbata. I residui di lacrime sul suo volto brillavano d'un rosso acceso che saltava facilmente all'occhio, specie se questi erano di Yoongi e quelle lacrime avevano tanto di famigliare quanto di sconosciuto. Si avvicinò con cautela, occupando il posto accanto all'altro, sedendosi senza troppi giri di parole sul freddo asfalto.

"Jimin..."

Quando vide che il più piccolo non reagì minimamente alla sua voce e né tanto meno alla sua vicinanza, Yoongi avanzò con il prossimo passo, portando una mano sul suo ginocchio, che accarezzò dolcemente. Era preoccupato, naturalmente, Jimin non sembrava neanche lì e faceva paura.

"Ehi... cos'hai?" soffiava una pungente brezza che faceva danzare i loro capelli, finché qualche ciocca si incastrò sulle ciglia del minore e allora Yoongi sporse il suo braccio per sciogliere quell'intreccio e liberare al più piccolo la visuale, di cui quest'ultimo si servì solo per guardare lui, nel secondo momento, chinando di lato il capo.

La mano del corvino rimase lì, sui suoi capelli, a pettinarli con la punta delle dita con una lentezza e delicatezza quasi illusoria, guardandosi negli occhi come se stessero vivendo nientemeno che una visione onirica.

"Dovresti tingerli, sai? Il biondo... ti dona e sta quasi scomparendo." bisbigliò Yoongi. Era da un po' che aveva questo pensiero per la testa, perché aveva notato da altrettanto tempo la ricrescita che continuava ad avanzare inosservata dalla sua cute, ritoccando l'aspetto angelico del suo Jimin per uno più severo, sempre bellissimo, ma non biondo come colui che Yoongi aveva associato al ragazzo che gli aveva fatto perdere la testa. Non se la sentiva di dire addio a quella persona.

Jimin assottigliò le labbra, incerto se avesse capito o meno le parole dell'altro, volgendosi con tutto il busto in sua direzione finché furono l'uno di fronte l'altro. Il suo sguardo, tuttavia, aveva qualcosa di diverso: sembrava essere sul punto d'esplodere, a partire dal suo petto che continuava a gonfiarsi e sgonfiarsi ripetutamente. Yoongi era tentato dal chiedergli se stesse bene e l'avrebbe anche fatto, ma l'idea gli venne estirpata con tutta la radice da un destro che Jimin gli riversò in faccia con tutta la sua rabbia e frustrazione.

Sì, Jimin aveva chiamato Yoongi nel mezzo della notte per dargli un pugno.

Yoongi praticava la boxe, ovvio che aveva tutte le carte per schivare un colpo che per qualche strana ragione, invece, aveva deciso di accusare, che se solo il suo avversario avesse avuto il pugno più grande, avrebbe potuto rompergli il naso.

Si portò una mano sulla zona colpita per istinto, non avendo neppure il tempo di riprendersi che Jimin, ormai in piedi, gli s'era rivolto con i rimasugli di quella rabbia, a finire di sfogarsi su qualcosa che in quel momento non valeva di certo una lite.

"Magari non voglio più essere biondo, ci hai pensato? Magari voglio essere naturale o magari farmi nero. Che cazzo te ne frega dei miei capelli?!" immediatamente dopo lo vide allontanarsi, rifiutando chiaramente una replica, ma poi si fermò all'improvviso per ricalcare i suoi passi con la stessa fretta. Yoongi allontanò la mano dal suo viso solo per scoprire di perdere sangue, ma l'interesse maggiore era su Jimin che gli fu ad un palmo dalla faccia, di nuovo, con i suoi tremori a causa di un ipotetica ira bastarda, fin troppo repressa.

"Sei venuto qui per sapere chi mi avesse fatto del male; per sapere cosa mi avessero fatto. Ma non deluderti, non ti ho mentito. Tu mi hai fatto del male, Yoongi. Tu mi stai distruggendo, tu e solo tu. Quindi se c'è qualcuno che vuoi punire, perché non cominci da te?!"

Come gli aveva detto un vecchio saggio: non poteva annullarsi per sempre, prima o poi sarebbe esploso e così fu. Ma la sua devozione a reprimere sé stesso in quell'istante lo soffocò per impossibilitargli la parola. Per come era accecato dall'ira, era impensabile affrontare un dialogo poiché avrebbe sputato solo veleno, e la visione di Yoongi lo fece sentire in difetto. Lui era a terra, piegato contro il marciapiede che lo seguiva con un cenno d'innocenza inciso nei suoi occhi -buono solo a mandare Jimin in confusione- mentre si ripuliva, con distacco verso di sé, il sangue che veniva fuori dalla sua bocca.

L'immagine che ricreò aggredì il povero Jiminie al cuore con la tremenda sensazione di aver sbagliato. E no, accidenti! Impazziva se pensava che aveva anche le forze di prendersi in carico un simile fardello come il senso di colpa. Era lui la vittima, dannazione! Era lui quello colpito in basso, alle spalle, tradito.

Tremando, Jimin diede le spalle a quell'orribile spettacolo, ricalcando per la terza volta i suoi passi, convinto che questa sarebbe stata l'ultima per scappare definitivamente da Yoongi che sembrava essere rimasto ad osservare il vuoto, come se si trovasse ancora in quella fase di elaborazione di vecchi dati, che si ripetevano e continuavano a farlo.

Il corvino, tuttavia, era stanco di acconsentire a Jimin, che per un passo in avanti ne faceva due indietro. Era una giostra così violenta da indurre il rigetto dell'anima, esattamente come sollevarsi da terra e raggiungere il minore a grandi passi.

Ci mise poco a recuperarlo ma non altrettanto tempo a fermarlo, sebbene avesse tentato col chiamarlo più di una volta, finché decise di optare con il suo polso, afferrandolo con devozione.

"Aspetta Jimin." l'istinto aiutò il più piccolo a liberarsi dalla presa, che strattonò il braccio senza neppure voltarsi indietro, ma Yoongi era davvero troppo stanco di tenere in sospeso quella discussione che da settimane affrontavano pezzo per pezzo. Era ora di sputare fuori tutto, per entrambi.

"Lasciami stare!"

"No! Dobbiamo parlare." utilizzando come spunto il primo fallimento, questa volta Yoongi seppe di poterci andare un po' più duro, riproponendosi con una maggiore resistenza che avrebbe persuaso Jimin ad affrontarlo una volta per tutte. L'afferrò ancora e questa volta non lo lasciò.

Jimin, fermandosi, voltandosi per guardare con quale arroganza da dietro veniva afferrato, letteralmente tirato, ebbe un duro impatto col passato solo incontrandosi con gli occhi languidi di Yoongi, che trainavano con sé un'insensata speranza a brillare come un astro sui suoi occhi spenti, e Jimin la individuò con scetticismo, chiedendosi cosa mai potesse volere ancora lei, dopo che li aveva entrambi presi in giro per più di una volta. Nel suo impatto con lei, Jimin prese un pesante respiro di rabbia per prepararsi a combattere anziché rischiare di farsi contagiare ancora. Era con la fiducia e l'aspettativa che pesavano maggiormente durante la sua caduta. Gli occhi tremavano mentre osservavano in prospettiva il viso di Yoongi, abbracciato dal buio della notte e variopinto a pastello dalla tenue luminosità dei lampioni. E la sua presa, ancora ferma sul suo polso, non faceva più alcun male.

"Parlare? Adesso vuoi parlare con me, Yoongi? Dopo che mi hai ignorato per giorni? No, che cosa dico? Mesi! Ora che legalmente non potremmo neppure vederci?" tentò di allontanarlo da sé, perché lo spazio tra di loro sembrava sparito e neppure con l'aiuto della notte Jimin avrebbe potuto nascondere i suoi occhi bagnati.

"Oh... scusami se non ho risposto positivamente ai tuoi sforzi per tentare il dialogo."

Riuscendo a vincere la sua liberazione, Jimin ringhiò a denti stretti: "Non ho niente da dire alla tua arroganza del cazzo.", voltandosi, lasciandosi Yoongi alle spalle, Jimin ne approfittò per scacciare con fretta una lacrima che aveva rigato la sua guancia, con la stessa furia con cui riprese il passo. Non c'era alcuna meta alla fine del suo cammino eppure questo non lo rallentava affatto.

Yoongi, questa volta, si oppose al suo tentativo di fuga sbarrandogli la strada così velocemente che quasi Jimin andò a sbattere al suo petto.

"Ti chiedo scusa."

Il minore non si prese molto tempo a guardarlo negli occhi, e la vista offuscata non era d'aiuto, ma persino quei brevi momenti gli furono sufficienti per riscontrare un fremito scaturito da qualcosa che non era neppure sicuro esistesse ancora.

"Ormai è troppo tardi." chinando il capo in parallelo al suolo, Jimin tentò di passare di fianco al maggiore, invano dal momento in cui a Yoongi bastò fare un passo di lato per bloccarlo, ancora.

"Continui a farlo, almeno te ne rendi conto? Continui a tenermi lontano, a cacciarmi."

"Yoongi, ti prego, lasciami andare."

"Mi chiami nel bel mezzo della notte e credi che ti lasci andare da solo chissà dove adesso che non hai una casa? Davvero pensi mi importi così poco di te?" dal suo volto rilassato, quale si era sempre mostrato durante ogni lite, venne fuori un miscuglio di paura e rabbia che deformarono i suoi lineamenti. Jimin li notò, erano visibilmente scossi da emozioni agghiaccianti a cui lui dovette quasi ripresentarsi; era bello, da una parte, sapere che Yoongi si interessasse a lui. Non credeva ne fosse ancora capace.

"Forse sì. Ma cerca di capirmi quando dico che starti vicino è più dura che starti lontano, certe volte."

"Come faccio a capirti se per me è sempre stato il contrario e lo è tutt'ora?"

Jimin assottigliò lo sguardo con un sorriso beffardo che si animò automaticamente sul suo viso, aspro da bruciare agli occhi.

"Ma non mi dire. Se non sbaglio sei stato proprio tu a denunciarmi. Se non sbaglio, è stato il tuo avvocato a contattarmi per dirmi che avevi tutta l'intenzione di prenderti nostra figlia e buttare me in un angolo della strada. Abbandonarmi, tenermi dieci metri distante dalle vostre vite. Ora mi prendi anche in giro, come se non bastasse, dicendomi che in realtà tu mi preferiresti vicino? Ma si può sapere cos'hai? ─ Jimin fronteggiò i suoi occhi con i propri imbrattati e vulnerabili, lasciandosi scrutare anche l'anima a costo di essere seguito nelle parole e nel dolore, non più amaramente divertito ma tremante come la corda di un violino, così fortemente che il cumulo di lacrime traballava sfocandogli la visuale ─ Sei assurdo, Yoongi. L'unica cosa su cui ti stai impegnando è cercare di convincermi che sono una persona di merda per essermi rifiutato di allattare Jiyoon, o per aver provato a scappare, per aver pensato all'aborto, per averla persa in quella dannata fiera. E proprio perché ci stai riuscendo che ho bisogno di starti lontano. Ho passato tutta la giornata a domandarmi se magari fosse giusto così, se fosse giusto sparire dalle vostre vite, e non avere una risposta per paura di realizzarla, è stato... è... orribile." concluse con un filo di voce quasi non avesse respirato tutto il tempo.

"Non voglio che esci dalle nostre vite, Jimin. Non davvero, te lo giuro." Yoongi cercò di avvicinarsi, cercò di prendergli il braccio che puntualmente il minore sollevò per colpire il suo petto nel tentativo di allontanarlo da sé adesso ch'era stato vinto dalla battaglia contro l'idea di trattenere il suo pianto liberatorio, quale cominciò a sfogarsi a singhiozzi e contorcendo il suo viso.

"Se-se sei l'unica persona in questo mondo che può giudicare il mio lavoro, perché non ho mai sentito niente di bello uscire dalla tua bocca? Perché...perché la tua risposta deve essere silenzio o disaccordo? Non sei mai stato dalla mia parte, Yoongi. Perché?" Yoongi riuscì ad afferrarlo dopo aver accusato una manciata di deboli colpi sul petto, sporgendosi in avanti per catturare il suo sguardo e non dargli alternative.

"No! No Jimin. Che stai dicendo? Stai-stai sbagliando. Io..." parlare con il cuore in gola era difficile, e Yoongi si stava sforzando per non associarsi al pianto dell'altro. "Guarda Jiyoon... è la bambina più bella che io abbia mai visto. I tuoi lineamenti dolci la formano fuori e dentro, già noto una certa somiglianza tra te e lei. ─ Riuscì a prendere il suo viso in mano, che strinse a coppa come se fosse acqua cristallina e lui fosse perso nel deserto ─ L'altra volta mi ha guardato male perché mi ha sorpreso con una sigaretta sulle labbra, e non sono stato io a insegnarle cos'è giusto e sbagliato. ─ si lasciò sfuggire uno schiamazzo, mostrando i suoi denti bianchi mentre con la fronte sfiorava quella del minore, ormai entrambi un disastro in volto ─ Le ho fatto mangiare waffle a colazione, e lei li ha adorati ma se è sana lo dobbiamo solo a te. Se ha il giusto concentrato di proteine o di carboidrati in corpo. Con me avrebbe solo un eccesso di grassi e zuccheri saturi che le menderebbero in pappe il metabolismo. Lei ha bisogno di te tanto quanto ne ho bisogno io, Jimin. E tu... sei un genitore bellissimo. Devi credermi, io non ho mai pensato che tu non fossi adatto al ruolo." con il pollice formulava sottili cerchi sulle guance dell'altro, consumando il fiumicello di lacrime che gli scorreva in volto.

Jimin chiuse gli occhi, piangendo apertamente mentre si abbandonava corpo ed anima alle carezze dell'altro, in parte toccato nel cuore e in parte ridotto in mille pezzi. Quelle parole l'avevano prosciugato che un attimo dopo aveva ridotto la distanza che lo separava dal maggiore, fino ad annullarla quando la sua guancia si affondò sulla spalla del corvino, chiedendo miseramente il suo abbraccio. Yoongi neppure ragionò quando già circondava le sue spalle con le sue braccia, sollevando gli occhi al cielo nel tentativo di riprendersi le lacrime che avevano già da un po' sfocato anche la sua di visuale.

Fu una lunga pausa, quella che si presero, in cui entrambi si strinsero così forte da ricambiare in maniera evidente la paura che avevano di essere lasciati. L'odore dell'uno, finalmente tornò forte ai sensi dell'altro, i quali se ne inebriarono con un certo accenno di bisogno reciproco.

"Per un po'... ho creduto che non fossimo compatibili." bisbigliò Yoongi, confessando un recente tormento con lo sguardo perso nel vuoto, mentre una mano si nascondeva tra le ciocche di capelli del minore che continuava ad accarezzare sulla cute sepolta, mai stanco di farlo. Jimin riaprì gli occhi stanchi, facendo strada a quell'idea nella sua mente, rendendosi conto che lui non l'aveva mai neanche pensato.

Soffrire così tanto per arrivare ad una conclusione così benevola? Risolvibile con un'accondiscendenza? Era ovvio che si trattasse di una balla.

Allontanandosi dalla sua spalla, il più piccolo, sollevò il viso per richiamare automaticamente lo sguardo del maggiore, il quale venne catturato immediatamente. Non seppe cosa rispondergli, o almeno quali parole usare per fargli capire quanto fosse errato il suo pensiero. Rimase a guardarlo, rimasero a guardarsi, cadendo nella trappola più mortale che potesse esistere, come lo scacco matto al re, quando, con le pupille dilatate, scivolarono di poco, all'unisono, dagli occhi alle labbra dell'altro. Un passo indietro e tornarono a guardarsi negli occhi, come se volessero scusarsi con l'altro per aver osato desiderare, anche se solo per un attimo. Erano così bravi a mostrarsi mortificati, adesso che condividevano lo stesso identico peccato. Ma riflettendoci era anche un po' ironico. Scusarsi per aver desiderato la stessa cosa, nel momento in cui il cuore dell'uno toccava quello dell'altro e la loro pulsazione s'era fusa in un'unica composizione. Avevano resistito più volte al desiderio di baciarsi che ormai avevano dimenticato come ci si muovesse, quindi non era forse giunto il momento di porre fine a tante sofferenze? Ma anche avvicinarsi, quale senso avrebbe dato ai loro cuori? Cosa ne sarebbe stato di domani? Cosa avrebbero fatto? Dove sarebbero andati? Cosa sarebbero stati?

Al diavolo!

Concluse proprio Jimin, che con un balzo risucchiò la distanza che lo separava da Yoongi, aggredendo le sue labbra con le proprie in un bacio disperato, dal quale sembrava bisognoso di recuperare ossigeno che aveva smesso, senza alcuna ragione, di arrivare ai suoi polmoni. Lasciò cadere le palpebre che si alleggerirono del cumulo di lacrime sul bordo, le quali però non seguirono i precedenti percorsi sulle sue guance, ne costruirono di nuovi, con lentezza e una certa... speranza?

Yoongi abbracciò il suo viso e Jimin si aggrappò alle sue spalle, facendo cadere il volto da un lato per comodità e lasciando che fossero le loro lingue, che s'abbracciarono e rimasero così per i primi momenti, a giudicarli compatibili o meno, e non la loro voce che alle volte non sapeva di cosa parlasse.

Poi cominciarono a mangiarsi a vicenda, usando addirittura i denti sulle labbra dell'altro come a volersi pizzicare, animare scariche di dolore vero allo scopo di realizzare se stessero vivendo solo un sogno o la semplice realtà. Eppure erano ancora lì, e Jimin sentiva chiaramente un retrogusto ferreo sulla bocca del maggiore ─ come causa del colpo che gli aveva sferrato solo poco prima ─, cosa che lo fece ragionare sul fatto che fosse anche fin troppo reale. E mentre Jimin si lasciava avvolgere da una dolce oscurità per preservare l'attenzione ai sensi del tatto, Yoongi aveva socchiuso gli occhi per impiantare nella sua mente quell'immagine, spingendo il minore contro la parete di un edificio che giaceva alle sue spalle, cercando solo un contatto più marcato, cercando di abbracciare il suo corpo così forte che sembrava credere di poter confondere le loro anime, sovrastarsi, unificarsi.

Jimin liberò un mugolio nella bocca dell'altro quando la sua schiene ebbe un imbatto col muro, ma non se ne curò affatto. Yoongi aveva afferrato il suo volto, aveva allargato la sua mandibola per dare uno spazio più amplio alle loro lingue per muoversi liberamente, fare l'amore come meglio sapevano fare, in un mare di saliva e brama.

Le loro teste si ribaltarono dall'altro lato, quasi il collo avesse incominciato a far male e volessero invertire i ruoli, fermandosi tuttavia a metà strada. Il bacio si prese con loro una pausa, sentendo di aver bisogno di ossigeno che recuperarono senza pensare di allontanarsi, ancora con le labbra dell'uno su quelle dell'altro, con la punta dei loro nasi che si toccava. Sollevarono le palpebre, insieme, guardandosi intensamente negli occhi che trovarono così vicini, rimanendo fermi a lasciarsi guardare dall'altro. Scoprirono il mondo e questa volta lo fecero con euforia, sapendo di essere esattamente dove avevano creduto di essere anche quando avevano chiuso gli occhi, dopo che la loro immaginazione s'era totalmente consumata per proporre quel luogo che si trovava tra le braccia dell'altro.

*che bello quando tutto sembra andare per il meglio:') durerà? E chi lo sa. Non nego che questo capitolo mi abbia fatto sudare parecchio; passando le giornate in faccia ai libri e mentalmente esausta non sono proprio capace di rendermi conto cosa ne sia effettivamente venuto fuori:( vi dico solo che ho riscritto il capitolo tre volte prima di riuscire ad essere un minimo soddisfatta. Però mi sembra che ci sia sempre qualcosa di diverso almeno dal punto di vista narrativo, rispetto ai primi capitoli, solo in questo periodo non riesco a fare di meglio</3 (questo è il momento che chiama l'aiuto di una beta che... ops)e niente... fatemi sapere il vostro punto di vista se vi va<3 ps. niente sospiri di sollievo;)

Continue Reading

You'll Also Like

4.6K 307 8
Intrappolato nel buio,Yoongi cerca una via d'uscita. La sua via d'uscita era il ricordo di un ragazzo dai capelli biondo cenere
2.4K 258 11
Mi chiusi la porta alle spalle e scesi in fretta le scale. Salii sul taxi e partii senza guardarmi indietro.
131K 7.3K 117
quando incontri la persona giusta poi è così difficile lasciarla andare, diventa il tuo punto di riferimento, la tua casa, il tuo tutto.
140K 8.1K 39
"I want to show u my big dick!" "Che cazz-" Social series / @redyeou ©jinssmile